Antelcat's Friends Febbraio/Marzo 2014

quando finalmente partirà, e vi garantisco che partirà, lo farà a razzo
 
la chiusura poteva andare peggio....ma se chiude a 6.15 in ah vale :D ?
 
Domani è il giorno giusto....
 
buongiorno ..6,19 poi si vedrà
 
le res sempre 6,15/16/19....la cosa che non va è che hanno caricato il daily con pochi spicci
 
Buongiorno, non avendo troppa forza in se il titolo potrebbe appoggiarsi all'indice, dato che presumibilmente proveranno i 20600... se passa il MIB potrebbe accodarsi, altrimenti muffa.... ieri S&P ha fatto nuovi massimi , ma poi ha chiuso sotto...
 
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Buongiorno, non avendo troppa forza in se il titolo potrebbe appoggiarsi all'indice, dato che presumibilmente proveranno i 20600... se passa il MIB potrebbe accodarsi, altrimenti muffa.... ieri S&P ha fatto nuovi massimi , ma poi ha chiuso sotto...

col fib alla fine tornano sempre a vedere il 20250 supp e 20450 res ..se riescono a tenere lo portano a 20960
 
Stmicroelectronics potrebbe valere gli stessi multipli di Whatsapp........

Buongiorno, non avendo troppa forza in se il titolo potrebbe appoggiarsi all'indice, dato che presumibilmente proveranno i 20600... se passa il MIB potrebbe accodarsi, altrimenti muffa.... ieri S&P ha fatto nuovi massimi , ma poi ha chiuso sotto...





.........o anche di piu'.......?????????

.......visti i DVD che elargisce???
 
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.......visti i DVD che elargisce???

a proposito di whatsapp...

La fine del mondo in un blackout
di Umberto Rapetto


Si ferma WhatsApp per quattro ore e un intero pianeta comincia a preoccuparsi: un malfunzionamento banale e ininfluente sul destino dell’umanità innesca l’angoscia dell’impossibilità a comunicare con amici e conoscenti.

Lo scenario degli incubi digitali è purtroppo ben più inquietante e il rapporto di ciascuno – singolo cittadino, azienda, istituzione – con tecnologie e reti evidenzia una dipendenza riconosciuta solo quando il vincolo ombelicale viene spezzato da un imprevisto o, peggio, da un incidente non casuale. Ma mentre il blackout della soluzione di messaggistica istantanea tocca direttamente il quisque de populo che non tarda a lamentarsi, la ben più grave paralisi di sistemi complessi non può contare sulla disperazione unanime ma colpisce l’attenzione solo dei più attenti o dei diretti interessati. La vulnerabilità riguarda qualunque settore e la sua intensità si avverte soprattutto sul fronte delle infrastrutture critiche. Si pensi, ad esempio, al segmento del trasporto pubblico. Un anno fa, il 10 febbraio 2013, un problema al sistema Arco della compagnia di bandiera (utilizzato anche da altre linee aeree) ha mandato in crisi l’aeroporto di Fiumicino , bloccando per ore le operazioni di check-in e di accettazione e di smistamento dei bagagli con ripercussioni sul traffico dello scalo. Una quindicina di giorni dopo un guasto hi-tech blocca la metropolitana di Torino e solo gli autobus sostitutivi salvano dalla baraonda. Se il 30 luglio scorso un problema all’impianto di segnalamento nella stazione torinese di Porta Susa ha determinato solo ritardi nella regolare circolazione dei convogli e la cancellazione di alcuni Freccia-rossa, è ben diversa la situazione del successivo 12 agosto in cui sono “deragliati” i computer di Trenitalia, gestiti in outsourcing da Almaviva e Telecom Italia. Il risultato dell’inconveniente non è passato inosservato grazie alla paralisi del call center, delle biglietterie e delle macchinette self-service di tutta la penisola, che ha seminato panico e disperazione tra i passeggeri.

I blackout informatici non risparmiano gli enti pubblici e le cosiddette “reti civiche”: il 31 maggio 2013 è toccato in sorte al Comune di Torino, con il fermo tecnico degli uffici dell’Amministrazione locale, ma anche delle società partecipate e di numerosi servizi; il 6 febbraio 2014 è stato il turno di Verona e a farne le spese sono stati gli ospedali cittadini, il tribunale, gli uffici comunali e il comando della polizia municipale. Non sono occasionali problemi ad inquietare, ma il rischio che qualcuno ne possa preordinare l’accadimento. La maggior paura viene da possibili attacchi semantici, che lasciano apparentemente intatti dati e archivi ma vanno a variarne il significato inducendo in errore chi se ne serve e innescando decisioni o azioni irrimediabilmente sbagliate nel caso nessuno rilevi l’avvenuta manipolazione del patrimonio informativo. Un caso pratico.

Ospedale Gradenigo, Corso Regina Margherita 8 a Torino. È il 20 gennaio. Un morto risulta prenotato per un esame medico, molti pazienti hanno cambiato il loro cognome con quello di altri, parecchi registrati nel database sono incredibilmente ringiovaniti di vent’anni o adesso hanno una patologia differente da quella originariamente diagnosticata. Il direttore amministrativo del nosocomio, Ilaria Siboni, dichiara che “i dati dei pazienti ci sono ma sono in disordine…”.
 
Security: Embedded with us.....

a proposito di whatsapp...

La fine del mondo in un blackout
di Umberto Rapetto


Si ferma WhatsApp per quattro ore e un intero pianeta comincia a preoccuparsi: un malfunzionamento banale e ininfluente sul destino dell’umanità innesca l’angoscia dell’impossibilità a comunicare con amici e conoscenti.

Lo scenario degli incubi digitali è purtroppo ben più inquietante e il rapporto di ciascuno – singolo cittadino, azienda, istituzione – con tecnologie e reti evidenzia una dipendenza riconosciuta solo quando il vincolo ombelicale viene spezzato da un imprevisto o, peggio, da un incidente non casuale. Ma mentre il blackout della soluzione di messaggistica istantanea tocca direttamente il quisque de populo che non tarda a lamentarsi, la ben più grave paralisi di sistemi complessi non può contare sulla disperazione unanime ma colpisce l’attenzione solo dei più attenti o dei diretti interessati. La vulnerabilità riguarda qualunque settore e la sua intensità si avverte soprattutto sul fronte delle infrastrutture critiche. Si pensi, ad esempio, al segmento del trasporto pubblico. Un anno fa, il 10 febbraio 2013, un problema al sistema Arco della compagnia di bandiera (utilizzato anche da altre linee aeree) ha mandato in crisi l’aeroporto di Fiumicino , bloccando per ore le operazioni di check-in e di accettazione e di smistamento dei bagagli con ripercussioni sul traffico dello scalo. Una quindicina di giorni dopo un guasto hi-tech blocca la metropolitana di Torino e solo gli autobus sostitutivi salvano dalla baraonda. Se il 30 luglio scorso un problema all’impianto di segnalamento nella stazione torinese di Porta Susa ha determinato solo ritardi nella regolare circolazione dei convogli e la cancellazione di alcuni Freccia-rossa, è ben diversa la situazione del successivo 12 agosto in cui sono “deragliati” i computer di Trenitalia, gestiti in outsourcing da Almaviva e Telecom Italia. Il risultato dell’inconveniente non è passato inosservato grazie alla paralisi del call center, delle biglietterie e delle macchinette self-service di tutta la penisola, che ha seminato panico e disperazione tra i passeggeri.

I blackout informatici non risparmiano gli enti pubblici e le cosiddette “reti civiche”: il 31 maggio 2013 è toccato in sorte al Comune di Torino, con il fermo tecnico degli uffici dell’Amministrazione locale, ma anche delle società partecipate e di numerosi servizi; il 6 febbraio 2014 è stato il turno di Verona e a farne le spese sono stati gli ospedali cittadini, il tribunale, gli uffici comunali e il comando della polizia municipale. Non sono occasionali problemi ad inquietare, ma il rischio che qualcuno ne possa preordinare l’accadimento. La maggior paura viene da possibili attacchi semantici, che lasciano apparentemente intatti dati e archivi ma vanno a variarne il significato inducendo in errore chi se ne serve e innescando decisioni o azioni irrimediabilmente sbagliate nel caso nessuno rilevi l’avvenuta manipolazione del patrimonio informativo. Un caso pratico.

Ospedale Gradenigo, Corso Regina Margherita 8 a Torino. È il 20 gennaio. Un morto risulta prenotato per un esame medico, molti pazienti hanno cambiato il loro cognome con quello di altri, parecchi registrati nel database sono incredibilmente ringiovaniti di vent’anni o adesso hanno una patologia differente da quella originariamente diagnosticata. Il direttore amministrativo del nosocomio, Ilaria Siboni, dichiara che “i dati dei pazienti ci sono ma sono in disordine…”.



........OK!



https://sen.se/
 
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farà prima nokia a tornare a 6,30 che sto cesso KO!
 
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