Argentina 38: holdouts, griesa Pollack

non ci sarà stay senza consenso Holdouts!

E' chiaro, aspettative mercato (anche mie) si basano soprattutto su razionalità e convenienza per l'Argentina a cercare il settlement definitivo ed omnicomprensivo, ma secondo gli H.O. mancano i presupposti, non c'è serietà nelle proposte di Bs As, sono irricevibili. Quindi Griesa non può ripristinare lo stay, perché gli H.O. 1° farebbero ricorso 2° non lo sostengono, viceversa lo sosterebbero solo se ci fosse accordo per essere pagati per intero, a Rufo scadute e Rufo permettendo! Certo che non approfittare dei bassi tassi interesse attuali, che potrebbero ulteriormente scendere e stabilizzarsi a livelli impensabili solo qualche mese fa...Bs As se la gioca fino all'ultimo, da qui a fine mese ci saranno montagne russe, chi ha i titoli sia ristrutturati che veteranos può vendere anche ora e realizzare grossi guadagni, grazie al rally degli ultimi tempi...
 
BRICS Development Bank

BRICS Development Bank Formation 27 March 2013
Type International Financial Institution
Legal status
Proposed
Affiliations BRICS

The BRICS Development Bank is a proposed multilateral development bank operated by the BRICS states (Brazil, Russia, India, China and South Africa) as a
:D possible alternative to the existing World Bank and International Monetary Fund.[1]:D

The establishment of the bank was agreed to by BRICS leaders at the 5th BRICS summit held in Durban, South Africa on 27 March 2013.[1]


:D It will be inaugurated at the 6th BRICS summit in Brazil in July 2014.[2]:D

Among its goals is to provide funding for infrastructure projects and create a
"Contingent Reserve Arrangement" worth US$100 billion which will help member countries counteract future financial shocks.[3] This fund will consist of $10 billion of "paid-in capital" ($2 billion from each member to be provided over seven years) and an additional $40 billion to be "paid upon request".[4]
 
E' chiaro, aspettative mercato (anche mie) si basano soprattutto su razionalità e convenienza per l'Argentina a cercare il settlement definitivo ed omnicomprensivo, ma secondo gli H.O. mancano i presupposti, non c'è serietà nelle proposte di Bs As, sono irricevibili. Quindi Griesa non può ripristinare lo stay, perché gli H.O. 1° farebbero ricorso 2° non lo sostengono, viceversa lo sosterebbero solo se ci fosse accordo per essere pagati per intero, a Rufo scadute e Rufo permettendo! Certo che non approfittare dei bassi tassi interesse attuali, che potrebbero ulteriormente scendere e stabilizzarsi a livelli impensabili solo qualche mese fa...Bs As se la gioca fino all'ultimo, da qui a fine mese ci saranno montagne russe, chi ha i titoli sia ristrutturati che veteranos può vendere anche ora e realizzare grossi guadagni, grazie al rally degli ultimi tempi...

Orc... che rivelazione il giovine!
 
E' chiaro, aspettative mercato (anche mie) si basano soprattutto su razionalità e convenienza per l'Argentina a cercare il settlement definitivo ed omnicomprensivo, ma secondo gli H.O. mancano i presupposti, non c'è serietà nelle proposte di Bs As, sono irricevibili. Quindi Griesa non può ripristinare lo stay, perché gli H.O. 1° farebbero ricorso 2° non lo sostengono, viceversa lo sosterebbero solo se ci fosse accordo per essere pagati per intero, a Rufo scadute e Rufo permettendo! Certo che non approfittare dei bassi tassi interesse attuali, che potrebbero ulteriormente scendere e stabilizzarsi a livelli impensabili solo qualche mese fa...Bs As se la gioca fino all'ultimo, da qui a fine mese ci saranno montagne russe, chi ha i titoli sia ristrutturati che veteranos può vendere anche ora e realizzare grossi guadagni, grazie al rally degli ultimi tempi...

Chi ha i veteranos in giudizio con Griesa e sentenza esecutiva in mano se vende perde la possibilità di restare in giudizio……..oltre pagare le spese degli avvocati in % al prezzo di vendita eseguito.

In caso di vendita dovrebbe ricominciare l'iter giudiziale da capo…….salvo se ci sarà nel 2015 una proposta di nuovo scambio per tutti quelli rimasti fuori. ;)
 
Gualt .. guarda che i brics hanno appena scaricato l'argentina.

Magari andando a bussare alla porta del banco del sur ottengono qualcosa di più. :rotfl::rotfl::rotfl:
 
Orc... che rivelazione il giovine!

che simpatico il giovine...dai dai lo sappiamo che alla fine l'accordo lo fanno, altrimenti come fanno a rifinanziare 30mld$ in scadenza da qui al 2019! O sale o scende chi se ne frega, i soldi per mediare al ribasso ci sono e non servono per i prox 5 anni, se la prendano con comodo, con tutta calma, al resto ci pensano interessi composti e di mora.

A me, che ci sono stato diverse volte in Argentina, dispiace solo per la gente, onesta e generosa, in grandi quantità...per risparmiatori avidi e un po' allocchi poco o meno...per traders o pseudo tali 0!
 
La Argentina sueña con los Brics, pero la puerta sigue cerrada


"Nada insinúa que haya una invitación especial para que la Argentina se asocie al grupo Brics.

Es probable que haya un gesto formal hacia la Argentina en la cumbre de Brasil. Pero no será su incorporación al bloque. En las declaraciones políticas de los encuentros con presidentes de la Unasur, se prevé un apoyo a Cristina Kirchner en su embestida contra los holdouts.

Pero estos posicionamientos se encuadran en los objetivos ocultos de China y Rusia: su búsqueda por lograr una mayor presencia en América latina para contrarrestar el poder de Estados Unidos

... una patetica argentina, praticamente una nullità che vive della propria arroganza.

credono di giocare a qualche importante gioco ed invece sono solo delle misere pedine sacrificabili.
 
Putín y Rousseff descartan que Argentina se sume a los BRICS: "No está en discusión"

A días de la cumbre de Fortaleza, ambos países salieron al cruce de los rumores sobre sumar integrantes: "Por ahora no se considera"


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che simpatico il giovine...dai dai lo sappiamo che alla fine l'accordo lo fanno, altrimenti come fanno a rifinanziare 30mld$ in scadenza da qui al 2019! O sale o scende chi se ne frega, i soldi per mediare al ribasso ci sono e non servono per i prox 5 anni, se la prendano con comodo, con tutta calma, al resto ci pensano interessi composti e di mora.

A me, che ci sono stato diverse volte in Argentina, dispiace solo per la gente, onesta e generosa, in grandi quantità...per risparmiatori avidi e un po' allocchi poco o meno...per traders o pseudo tali 0!

Qui, allocchi lo siamo stati tutti - praticamente tutti ante 2001 - avidi praticamente nessuno, e spero vivamente che non ci facciano scemi dopo tredici anni. Che bel pensierino che ho messo insieme. Però.
 
Io non escluderei affatto che il 30 corrente passi senza accordo.
Qualche "amico degli amici" fa una barca di soldi incassando i CDS..
i prezzi calano per la mala notizia, consentendo "saldi"..
e poi l'accordo arriva comunque, anche se in ritardo.
 
intendevo in senso buono...

Qui, allocchi lo siamo stati tutti - praticamente tutti ante 2001 - avidi praticamente nessuno, e spero vivamente che non ci facciano scemi dopo tredici anni. Che bel pensierino che ho messo insieme. Però.

è pacifico che anche Buffett è stato o è ancora allocco quando sbaglia investimenti, nessuno è perfetto, eppoi l'evento del 2001 era francamente difficilmente prevedibile, anche se io nel marzo 2001, in procinto di partire per l'Argentina, mi aspettavo la svalutazione. difatti quando poi andai strapagai i dollari o pesos (era la stessa cosa) perché l'euro era sceso a 0.80, due mesi lì ti assicuro che la vita era veramente cara. Ci andai una seconda volta a ottobre e rimasi fino a fine novembre, qualche giorno prima della caduta di De La Rua. e si capiva che le cose sarebbero peggiorate. Una cosa che non dimenticherò mai di quando sbarcai ad Ezeiza, durante il tragitto per il centro della capitale, ovunque c'era scritto Dueno vende, io non capivo la parola dueno e pensavo fosse un'agenzia immobiliare, invece erano privati che vendevano la casa per racimolare pesos o dollari al cambio 1/1, perché sapevano che sarebbe durato poco la pacchia del peso fuerte. Inoltre una volta un tassista (di remis) mi disse che c'era una grande differenza tra la crisi degli anni '80 sotto Alfonsin, la grande inflazione, con l'austral, e quella di quei giorni. Durante la prima (inflazione al 10000%) la gente non stava bene ma nessuno si moriva di fame, l'economia si muoveva. e bene o male si lavorava tutti..testuali parole! Con De La Rua e Cavallo,ancor prima Menem, l'economia per i più era ferma, rimpiangeva il ventennio precedente, la gente aveva smesso di produrre e le imprese di esportare, anzi lo sport preferito era andare all'estero e comnprare merce da rivendere in patria, sfruttando il cambio 1/1 o quasi. Cmq c'era gente che pagava con i pataccones, una sorta di buoni provinciali o algo asì, poi addirittura c'erano monete fuori corso che rifilavano ai turisti, ancora eri costretto a pagare in dollari, perché se pagavi in pesos te li scontavano nei fatti del 5%, anche nelle banche,ed una volta per fare una denuncia di smarrimento alla policia federal del bancomat mi fecero pure pagare 10$! Tra Argentina intesa come Bs As, Cordoba, Rosario, Santa Fè e la Patagonia c'è un abisso incredibile. Due mondi diversi, sembrava la Svizzera o la Germania al sud, poi d'accordo a Bariloche se uscivi di sera per andare al boliche o al casino e ti fermavi a comprare sigarette o birre nei chioschi erano tutti protetti da serrande come saracinesche, appena un piccolo spazio per passarti il dovuto, segno che la criminalità dilagava.
Se poi andavi a Olivos, dove c'è la Quinta Presidencial, era da panico, ville dopo ville dopo ville dopo ville a far paura, verde ed ordine, polizia e guadie private dappertutto. Ovviamente come tutto il sudamerica e tra poco anche da noi, classe media quasi assente e grosso contrasto tra benessere e poverta solo sbagliando strada o traversa.

Avendo conosciuto degli argentini sul posto (che mi hanno trattato eccellentemente!!!) si sentiva che l'umore era nero, purtroppo in Italia oggi come allora è mancata l'informazione, è giusto che chi è stato in qualche modo fuorviato o ingannato recuperi quello che è dovuto, ma la borsa sia si tratti di azioni che di bond che di forex e comodities, non ammette ignoranza, o valori come la pietà e il buonismo lascia il tempo che trova. Purtroppo è così e ci capiteremo sempre tutti, dal portafoglio più grande al più piccolo. Buona fortuna a tutti
 
Che cos’è accaduto in Argentina?
A partire dal 2003, lo sganciamento dal dollaro e l’andamento favorevole dei prezzi delle materie prime alimentari hanno reso possibile un cambio drastico della politica economica, in precedenza dettata dal FMI: espansione fiscale invece dell’austerità; espansione monetaria invece degli alti tassi d’interesse; fine dell’indipendenza della banca centrale; integrazione regionale e un maggior grado di protezionismo verso il resto del mondo invece del libero mercato imposto con la forza militare a partire dalla fine dei Settanta. Ciò si è tradotto in altissimi tassi di crescita e drastica riduzione della disoccupazione, oggi al 6,8%.
In maniera non dissimile dal passato, questa strategia di crescita impone però il massimo di attenzione per quanto riguarda le riserve internazionali in dollari, sennò si rischia di cadere dalle stelle alle stalle, in base al paradosso del ciclo stop and go: la forte crescita del Pil innesca un’impennata delle importazioni (maggiore della crescita delle esportazioni) che genera un crescente disequilibrio di conto corrente della bilancia dei pagamenti. Per arrestare questo fenomeno si ricorre a una drastica svalutazione, che, dato il contesto di crescita, fa schizzare l’inflazione fuori controllo, peggiora la distribuzione, raffredda l’economia e annulla gli effetti della crescita economica precedente, condannando il paese a un perenne sottosviluppo

Tra il 2003 ed il 2011, le importazioni sono cresciute in media del 16,6% annuale mentre le esportazioni soltanto del 6,3% annuale. Ciò ha determinato un deficit nelle partite correnti, tuttavia la forte crescita ha permesso di contenerlo a livelli inferiori al resto della regione



Tuttavia, tra l’agosto e il dicembre 2011 un fortissimo attacco speculativo colpisce duramente le riserve. In vista delle imminenti elezioni presidenziali, i media oppositori iniziano una campagna martellante in base alla quale la presidentessa starebbe pensando ad una mega svalutazione post-elettorale del peso. Nel pieno rispetto della legge, avviene così un’enorme “corrida cambiaria”, che determina una fuga all’estero di quasi 11mila milioni di dollari.

Come conseguenza, il governo introduce rigidi controlli ai capitali e al mercato della valuta straniera, di fatto ristretto alle sole imprese e non più ai cittadini.

Come contro-conseguenza, nasce quindi un mercato nero del dollaro, con quotazioni molto superiori di quella ufficiale.

Entrambi questi elementi permettono la nascita di una enorme macchina della speculazione finanziaria e fondiaria (gestita da imprese multinazionali, banche estere come HSBC e grandi proprietari terrieri) che nel 2013 ha portato a un crollo delle riserve in dollari, passate da 42.000 milioni a 30.000 milioni. Che cosa è successo?

Le banche estere con filiale negli Stati Uniti, garantivano l’afflusso di dollari al mercato nero attraverso un meccanismo simile al pronti contro termine: il cliente comprava in pesos un titolo della Borsa di Buenos Aires ma quotato anche a Wall Street; quindi apriva un conto corrente all’estero e lo rivendeva a New York ricavando dollari, da rivendere in Argentina al mercato nero o da depositare all’estero.

Dal lato delle importazioni, le tante multinazionali che operano nel paese (automobilistiche, farmaceutiche etc.) sono costantemente ricorse alla sovrafatturazione delle componenti inviate dalla casa madre per approvvigionarsi di dollari extra da rivendere al mercato nero o trafugare all’estero. In più, la quasi totalità delle imprese hanno anticipato le quantità da importare per avere subito in mano dollari, che avrebbero più avanti rivenduto al mercato nero, confidando nel continuo apprezzamento del dollaro illegale.

Dal lato delle esportazioni, infine, le grandi esportatrici della soja e del settore primario hanno letteralmente smesso di esportare nel 2013, confidando nella forte meccanizzazione che permette di conservare il raccolto per anni, sotto vuoto in enormi silos. Visto infatti l’andamento del mercato nero del dollaro il loro interesse era aspettare il punto più alto della svalutazione per vendere il raccolto e approvvigionarsi di dollari, da rivendere al mercato nero o nascondere all’estero.

Ma perché le imprese hanno potuto anticipare l’import e il settore primario ritardare l’export senza fallire o soffrire perdite? Perché per eccesso di “zelo keynesiano” il governo ha mantenuto tassi d’interesse reali negativi che hanno permesso ad entrambe di finanziarsi prendendo prestiti vantaggiosi, in attesa della speculazione.

Del resto, cosa ancor più grave, anche in termini nominali è esistito un differenziale tra tasso d’interesse domestico e resto del mondo.

Attenti, non vogliamo qui affermare che sia giusto il rigore della politica monetaria o che gli economisti keynesiani abbiano torto a priori, ma solo che l’esistenza di un differenziale nominale negativo col resto della regione (e talvolta lo stesso primo mondo) ha determinato che questi stessi capitali, frutto della speculazione, prendessero, in ultima istanza, la via della fuga all’estero (FAE).

Insomma, la forte differenza di rendimento nominale tra pesos e dollari ha determinato l’inefficacia dei controlli di capitale.

Di fronte a questo scenario complicato, il governo ha giocato lo spariglio: ha svalutato il peso sul dollaro fino a quota 8 ed ha liberalizzato l’accesso all’acquisto di dollari (ovviamente esiste un tetto massimo in base al reddito dichiarato). Allo stesso tempo, ha aumentato il tasso di interesse di riferimento per il settore agricolo (il cosiddetto tasso Badlar, attualmente al 21%).

La strategia del governo mira a tenere il cambio inchiodato ad 8 per far fallire il mercato nero ed obbligare gli esportatori a esportare. Allo stesso tempo, esiste anche la convinzione che le importazioni saranno ora più care e che, di fronte a un cambio stabile, non verranno più anticipate. Ovviamente, mantenere questo cambio implicherà il sacrificio di ulteriori riserve, stimato tra i 5mila e i 10mila milioni di dollari, una cifra senza dubbio importante. Al riguardo, si vocifera però che la banca centrale brasiliana si stia preparando a venire in soccorso, dati l’abbondanza di riserve (oltre 320.000 milioni di dollari) e il fatto che il crollo argentino avrebbe l’effetto di una tsunami sulla regione.

Se questi sono i fatti, a noi interessa rimarcare una serie di implicazioni.
In primo luogo, che questi interventi non implicano necessariamente l’abbandono del modello di crescita che l’Argentina ha sin qui adottato se, per esempio, verranno implementate misure compensatorie per i redditi più bassi colpiti dalla svalutazione e se venisse segmentato il tasso d’interesse, in modo da contenerne gli effetti recessivi su consumo e impiego, mantenendolo basso per le famiglie e gli investimenti produttivi. Del resto, il permanere a zero dei tassi d’interesse nei paesi sviluppati permetterebbe anche ad un aumento moderato del tasso argentino di essere efficace, specie se accompagnato da una riduzione dello spread.

La presentazione, questa settimana, dei piani di intervento PROGRESAR (sussidio per i giovani neet che si riscrivano alla scuola o all’università, per un totale equivalente a 1.375 milioni di dollari) e FONDEAR (credito agevolato per le imprese che operino in settori ad alto valore aggregato, per un totale di 1.250 milioni dollari) sembrerebbero rafforzare questa ipotesi.

In secondo luogo, che la situazione attuale non smentisce nessuna delle nostre critiche alla diagnosi di Frenkel e Rapetti.

Intanto, perché la svalutazione appena compiuta non aveva affatto come obiettivo né l’aumento dell’export né stimolare la crescita economica (per la cronaca, il PIL quest’anno chiuderà al +5,1% e la disoccupazione è al minimo storico del 6,8%). Il suo obiettivo era infatti interrompere la fuga di capitali e spezzare le reni alla speculazione fondiaria e finanziaria per salvare questo modello di crescita. A che serve dunque sacrificare oltre misura il salario reale se come mostrano differenti contributi (Fiorito, Guaita & Guaita; Berretoni & Castresana; Vernengo) le esportazioni e le importazioni argentine sono inelastiche rispetto al tasso di cambio?
Del resto, a nostro avviso la stessa inflazione non dipende da eccesso di domanda ed emissione (come argomentano a più riprese Frenkel e Rapetti) ma, piuttosto, dall’effetto trascinamento del forte prezzo dei prodotti primari esportati sui prezzi interni (anche a noi piace mangiare la carne argentina e mangiamo pane e farinacei!), dal conflitto distributivo (a partire dal 2009, anno in cui il salario reale recupera il potere d’acquisto perso nel 2003) e dal ritmo della stessa svalutazione (che a dispetto dei luoghi comuni è stata del 61% rispetto allo scorso gennaio 2013) Del resto, anche l’utilizzo della capacità produttiva installata oggigiorno è ben al di sotto delle possibilità dell’economia argentina, che pertanto non si trova in una condizione artificiosamente surriscaldata. Nemmeno può dirsi che il tasso di cambio reale fosse in ritardo rispetto al resto della regione determinando un problema di competitività, ad esempio data l’enorme apprezzamento nominale del real.

Tasso di cambio reale bilaterale con USA (100=2000)
Fonte: Frenkel & Rapetti, (2011), p.16

Infine, neanche il deficit fiscale rappresentava un problema tipicamente argentino, che anzi poteva contare su un saldo primario di parte corrente in linea con la media del resto della regione:



Insomma, il 2014 sarà pure un anno complicato per l’Argentina ma non ci sentiamo di fissare già la data del funerale di questo paese.
 
BRICS Development Bank

BRICS Development Bank Formation 27 March 2013
Type International Financial Institution
Legal status
Proposedg
Affiliations BRICS
The
The BRICS Development Bank is a proposed multilateral development bank operated by the BRICS states (Brazil, Russia, India, China and South Africa) as a
:D possible alternative to the existing World Bank and International Monetary Fund.[1]:D

The establishment of the bank was agreed to by BRICS leaders at the 5th BRICS summit held in Durban, South Africa on 27 March 2013.[1]


:D It will be inaugurated at the 6th BRICS summit in Brazil in July 2014.[2]:D

Among its goals is to provide funding for infrastructure projects and create a
"Contingent Reserve Arrangement" worth US$100 billion which will help member countries counteract future financial shocks.[3] This fund will consist of $10 billion of "paid-in capital" ($2 billion from each member to be provided over seven years) and an addit,ional $40 billion to be "paid upon request".[4]
Sempre da ignorante cosmico quale io sono, con la creazione della banca dei brics, gli stati aderenti vogliano avere un'ulteriore strumento per poter accedere ai mercati senza dover necessariamente passare per la banca mondiale, e quindi avere piu'autonomia gestionale. Ti ricordo che non e' la prima banca nata con questo scopo, ad es la bei. L'ultimo pensiero dei fondatori di questa banca, sempre secondo me, e' quello di pagare i debiti degli argentini, anche perche li conoscono molto bene. L'argentina non e' da paragonare nemmeno lontanamente a cuba, se non fosse altro per la posizione strategica di cuba.
Come ho gia'avuto modo di dirti, il dollaro verra' sicuramente sostituito, ma non nel breve periodo, e soprattutto non a causa dell'argentina
 
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Che cos’è accaduto in Argentina?
A partire dal 2003, lo sganciamento dal dollaro e l’andamento favorevole dei prezzi delle materie prime alimentari hanno reso possibile un cambio drastico della politica economica, in precedenza dettata dal FMI: espansione fiscale invece dell’austerità; espansione monetaria invece degli alti tassi d’interesse; fine dell’indipendenza della banca centrale; integrazione regionale e un maggior grado di protezionismo verso il resto del mondo invece del libero mercato imposto con la forza militare a partire dalla fine dei Settanta. Ciò si è tradotto in altissimi tassi di crescita e drastica riduzione della disoccupazione, oggi al 6,8%.
In maniera non dissimile dal passato, questa strategia di crescita impone però il massimo di attenzione per quanto riguarda le riserve internazionali in dollari, sennò si rischia di cadere dalle stelle alle stalle, in base al paradosso del ciclo stop and go: la forte crescita del Pil innesca un’impennata delle importazioni (maggiore della crescita delle esportazioni) che genera un crescente disequilibrio di conto corrente della bilancia dei pagamenti. Per arrestare questo fenomeno si ricorre a una drastica svalutazione, che, dato il contesto di crescita, fa schizzare l’inflazione fuori controllo, peggiora la distribuzione, raffredda l’economia e annulla gli effetti della crescita economica precedente, condannando il paese a un perenne sottosviluppo

Tra il 2003 ed il 2011, le importazioni sono cresciute in media del 16,6% annuale mentre le esportazioni soltanto del 6,3% annuale. Ciò ha determinato un deficit nelle partite correnti, tuttavia la forte crescita ha permesso di contenerlo a livelli inferiori al resto della regione



Tuttavia, tra l’agosto e il dicembre 2011 un fortissimo attacco speculativo colpisce duramente le riserve. In vista delle imminenti elezioni presidenziali, i media oppositori iniziano una campagna martellante in base alla quale la presidentessa starebbe pensando ad una mega svalutazione post-elettorale del peso. Nel pieno rispetto della legge, avviene così un’enorme “corrida cambiaria”, che determina una fuga all’estero di quasi 11mila milioni di dollari.

Come conseguenza, il governo introduce rigidi controlli ai capitali e al mercato della valuta straniera, di fatto ristretto alle sole imprese e non più ai cittadini.

Come contro-conseguenza, nasce quindi un mercato nero del dollaro, con quotazioni molto superiori di quella ufficiale.

Entrambi questi elementi permettono la nascita di una enorme macchina della speculazione finanziaria e fondiaria (gestita da imprese multinazionali, banche estere come HSBC e grandi proprietari terrieri) che nel 2013 ha portato a un crollo delle riserve in dollari, passate da 42.000 milioni a 30.000 milioni. Che cosa è successo?

Le banche estere con filiale negli Stati Uniti, garantivano l’afflusso di dollari al mercato nero attraverso un meccanismo simile al pronti contro termine: il cliente comprava in pesos un titolo della Borsa di Buenos Aires ma quotato anche a Wall Street; quindi apriva un conto corrente all’estero e lo rivendeva a New York ricavando dollari, da rivendere in Argentina al mercato nero o da depositare all’estero.

Dal lato delle importazioni, le tante multinazionali che operano nel paese (automobilistiche, farmaceutiche etc.) sono costantemente ricorse alla sovrafatturazione delle componenti inviate dalla casa madre per approvvigionarsi di dollari extra da rivendere al mercato nero o trafugare all’estero. In più, la quasi totalità delle imprese hanno anticipato le quantità da importare per avere subito in mano dollari, che avrebbero più avanti rivenduto al mercato nero, confidando nel continuo apprezzamento del dollaro illegale.

Dal lato delle esportazioni, infine, le grandi esportatrici della soja e del settore primario hanno letteralmente smesso di esportare nel 2013, confidando nella forte meccanizzazione che permette di conservare il raccolto per anni, sotto vuoto in enormi silos. Visto infatti l’andamento del mercato nero del dollaro il loro interesse era aspettare il punto più alto della svalutazione per vendere il raccolto e approvvigionarsi di dollari, da rivendere al mercato nero o nascondere all’estero.

Ma perché le imprese hanno potuto anticipare l’import e il settore primario ritardare l’export senza fallire o soffrire perdite? Perché per eccesso di “zelo keynesiano” il governo ha mantenuto tassi d’interesse reali negativi che hanno permesso ad entrambe di finanziarsi prendendo prestiti vantaggiosi, in attesa della speculazione.

Del resto, cosa ancor più grave, anche in termini nominali è esistito un differenziale tra tasso d’interesse domestico e resto del mondo.

Attenti, non vogliamo qui affermare che sia giusto il rigore della politica monetaria o che gli economisti keynesiani abbiano torto a priori, ma solo che l’esistenza di un differenziale nominale negativo col resto della regione (e talvolta lo stesso primo mondo) ha determinato che questi stessi capitali, frutto della speculazione, prendessero, in ultima istanza, la via della fuga all’estero (FAE).

Insomma, la forte differenza di rendimento nominale tra pesos e dollari ha determinato l’inefficacia dei controlli di capitale.

Di fronte a questo scenario complicato, il governo ha giocato lo spariglio: ha svalutato il peso sul dollaro fino a quota 8 ed ha liberalizzato l’accesso all’acquisto di dollari (ovviamente esiste un tetto massimo in base al reddito dichiarato). Allo stesso tempo, ha aumentato il tasso di interesse di riferimento per il settore agricolo (il cosiddetto tasso Badlar, attualmente al 21%).

La strategia del governo mira a tenere il cambio inchiodato ad 8 per far fallire il mercato nero ed obbligare gli esportatori a esportare. Allo stesso tempo, esiste anche la convinzione che le importazioni saranno ora più care e che, di fronte a un cambio stabile, non verranno più anticipate. Ovviamente, mantenere questo cambio implicherà il sacrificio di ulteriori riserve, stimato tra i 5mila e i 10mila milioni di dollari, una cifra senza dubbio importante. Al riguardo, si vocifera però che la banca centrale brasiliana si stia preparando a venire in soccorso, dati l’abbondanza di riserve (oltre 320.000 milioni di dollari) e il fatto che il crollo argentino avrebbe l’effetto di una tsunami sulla regione.

Se questi sono i fatti, a noi interessa rimarcare una serie di implicazioni.
In primo luogo, che questi interventi non implicano necessariamente l’abbandono del modello di crescita che l’Argentina ha sin qui adottato se, per esempio, verranno implementate misure compensatorie per i redditi più bassi colpiti dalla svalutazione e se venisse segmentato il tasso d’interesse, in modo da contenerne gli effetti recessivi su consumo e impiego, mantenendolo basso per le famiglie e gli investimenti produttivi. Del resto, il permanere a zero dei tassi d’interesse nei paesi sviluppati permetterebbe anche ad un aumento moderato del tasso argentino di essere efficace, specie se accompagnato da una riduzione dello spread.

La presentazione, questa settimana, dei piani di intervento PROGRESAR (sussidio per i giovani neet che si riscrivano alla scuola o all’università, per un totale equivalente a 1.375 milioni di dollari) e FONDEAR (credito agevolato per le imprese che operino in settori ad alto valore aggregato, per un totale di 1.250 milioni dollari) sembrerebbero rafforzare questa ipotesi.

In secondo luogo, che la situazione attuale non smentisce nessuna delle nostre critiche alla diagnosi di Frenkel e Rapetti.

Intanto, perché la svalutazione appena compiuta non aveva affatto come obiettivo né l’aumento dell’export né stimolare la crescita economica (per la cronaca, il PIL quest’anno chiuderà al +5,1% e la disoccupazione è al minimo storico del 6,8%). Il suo obiettivo era infatti interrompere la fuga di capitali e spezzare le reni alla speculazione fondiaria e finanziaria per salvare questo modello di crescita. A che serve dunque sacrificare oltre misura il salario reale se come mostrano differenti contributi (Fiorito, Guaita & Guaita; Berretoni & Castresana; Vernengo) le esportazioni e le importazioni argentine sono inelastiche rispetto al tasso di cambio?
Del resto, a nostro avviso la stessa inflazione non dipende da eccesso di domanda ed emissione (come argomentano a più riprese Frenkel e Rapetti) ma, piuttosto, dall’effetto trascinamento del forte prezzo dei prodotti primari esportati sui prezzi interni (anche a noi piace mangiare la carne argentina e mangiamo pane e farinacei!), dal conflitto distributivo (a partire dal 2009, anno in cui il salario reale recupera il potere d’acquisto perso nel 2003) e dal ritmo della stessa svalutazione (che a dispetto dei luoghi comuni è stata del 61% rispetto allo scorso gennaio 2013) Del resto, anche l’utilizzo della capacità produttiva installata oggigiorno è ben al di sotto delle possibilità dell’economia argentina, che pertanto non si trova in una condizione artificiosamente surriscaldata. Nemmeno può dirsi che il tasso di cambio reale fosse in ritardo rispetto al resto della regione determinando un problema di competitività, ad esempio data l’enorme apprezzamento nominale del real.

Tasso di cambio reale bilaterale con USA (100=2000)
Fonte: Frenkel & Rapetti, (2011), p.16

Infine, neanche il deficit fiscale rappresentava un problema tipicamente argentino, che anzi poteva contare su un saldo primario di parte corrente in linea con la media del resto della regione:



Insomma, il 2014 sarà pure un anno complicato per l’Argentina ma non ci sentiamo di fissare già la data del funerale di questo paese.
Ti leggo volentieri , riconoscendo la tua cultura e la conoscenza dei fatti. Però non puoi bleffare in modo così spudorato :
Il provvisorio benessere goduto dall'Argentina dopo il default del 2001 è dovuto unicamente al fatto che non dovevano pagare interessi sul debito accumulato e l'economnia ha continuato di andare avanti come se nulla fosse avvenuto . poi è un'altra storia
 
Cara Monica concordo che tu possa aspettare , io invece sono stanco di aspettare e dl ladroni non ho solo gli argentini da combattere , ma Istituzioni Italiane quali l'Inps che da 20 anni ( ha fatto calcoli sbagliati sulla pensione) nonostante una sentenza del tribunale si ostina a non pagare ricorrendo alla Corte di Cassazione che dopo 5 anni ignora l'appello.
Le conclusioni sono che sono stanco di aspettare e questa mattina ho accettato la proposta della banca di vendere i tangobond a 100, pur sapendo che le banche non fanno beneficenza. Ma ero solo, titoli di giurisdizione inglese ed i peggiori nell'universo tangobond. Ciaò , continureò a seguirvi e seguirti, tifando per i tuoi sicuri futuri successi. Comunque ho un nipote campionr del mondo (18 mesi) essendo nato a Dusseldorf , che in questi giorni è con me a Roma .

In bocca al lupo per tutto :)
 
Argentine debt holdout urges talks, says deal still possible | Reuters
+
Argentina Refusing Talks With Elliott as Default Looms - Bloomberg
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"Buitres": el acuerdo parece lejano pero el mercado apuesta - 14.07.2014 - lanacion.com  
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http://www.ieco.clarin.com/economia/fondos-buitre-calientan-quejan-avances_0_1174682808.html




GermanHoldout wrote

FOLLOWING COULD BE THE SOLUTION TO END ARGENTINA'S NIGHTMARE DEFAULT

JUDGE GRIESA DETERMINES how the debt repayment TO ALL HOLDOUTS must look like. (after mediator Mr. Pollack has held talks with Argentina and the holdouts)

AS JUDGE GRIESA DETERMINES the procedures for the reimbursement to the holdouts (AND NOT ARGENTINA) the RUFO clause becomes obsolete.

A firm deadline should be set for the repayment, say January 2, 2015, two days after the expiration date of the Rights Upon Future Offers clause.

HOW COULD BE THE CONDITIONS FOR THE REPAYMENT?

Argentina owes to today about 230% to the Holdouts (since 2002 Argentina has not repaid anything to the holdouts)

- at the latest, on 02/01/2015 (end of RUFO clause) Argentina would repay in CASH 100% of the nominal value of the defaulted bonds, which became due before 2015.

- For the accrued interest between 2002-2015 (until now about 130%), Argentina would emit new bonds with a maturity of 5-7 years.
 
i miei titoli
Argent 8,125%08 Eur 87,75
Argent 9,25%04 EUR 84 11.07.14

saranno prezzi realizzabili o ... di fantasia ? grazie e saluti a tutti
 
i miei titoli
Argent 8,125%08 Eur 87,75
Argent 9,25%04 EUR 84 11.07.14

saranno prezzi realizzabili o ... di fantasia ? grazie e saluti a tutti

direi in linea con i bids.
ma trovi difficilmente offerte sotto la pari.
 
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