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bene, proseguo
Nel 1957 Lucio Fontana riceve dall’ingegnere Ronca, per conto della proprietà Collini, l’incarico di realizzare un intervento decorativo nell’Hotel Alpi a Bolzano. L’edificio doveva essere inaugurato l’anno seguente e all’artista viene chiesto di intervenire sul pilastro portante posto di fronte al banco della reception. Fontana realizza un bassorilievo ceramico molto animato e plastico, composto di getto, che si sviluppa attorno ai quattro lati, con movimenti di figure e puri interventi segnici giocati sui toni del nero e dei grigi su uno sfondo bianco .
La narrazione è divisa in due parti: la prima diurna, sotto il segno del sole, e la seconda notturna, sotto il segno della luna. A fianco di elementi figurativi tipici del repertorio decorativo dell’artista, quali danzatori e cavalieri, compaiono puri segni che rimandano alle sue prime sperimentazioni spaziali databili alla fine degli anni ’40. La faccia recante firma e data presenta due danzatori; in alto, un padiglione con uno spicchio di luna e in basso, segni dominati da una complessa spirale .
Sull’altra faccia vi è un cavaliere su un cavallo impennato, XII Congresso Nazionale IGIIC – Lo Stato dell’Arte – Accademia Di Belle Arti di Brera – Milano 23/24 ottobre 2014 quasi danzante, con un dinamico personaggio appiedato; in alto un accenno di sole, in basso segni che suggeriscono una “grande natura morta” caratterizzata da due articolate spirali .
I segni, più essenziali, seguono anche sulle facce laterali.
L’impiego della ceramica come quarta dimensione della scultura non è nuovo in Fontana che già a partire dagli anni ’30 aveva iniziato a sperimentare nuove soluzioni plastiche nelle fornaci di Albissola.
Nel 1939, in un articolo sul quotidiano Tempo, Fontana aveva dichiarato:”Io sono uno scultore e non un ceramista, non ho mai girato al tornio un piatto né dipinto un vaso […] il fuoco era una specie di intermediario, perpetuava la forma e il colore, … i critici dicevano ceramica, io dicevo scultura”.
A quel decennio risalgono anche le prime collaborazioni con gli architetti, tra cui Baldessarri, Terragni, Figini e Pollini, che lo portano a sperimentare nuove tipologie di relazione tra opera e architettura, sia in bassorilievi per esterni sia in decorazioni di interni, attività che proseguirà fino alla fine della sua carriera, affiancandola alle sue più conosciute ricerche artistiche e “spaziali”.