@InZzane
No, non ho stravolto ciò che hai detto.
Il paper è proprio quello, AQR produce davvero tanta ricerca di alto livello e, personalmente, la sua attività è molto utile perché mi permette di tenermi aggiornato in financial economics con i risultati più recenti. Le pubblicazioni sono spesso di alto spessore e pubblicati su riviste di fascia alta; alcuni risultati oggi sono molto rilevanti su momentum e su strategie betting against beta (di cui si parla proprio diffusamente in quel paper, ma è stato 'ideato' altrove) e sono diventati dei riferimenti indiscussi in letteratura. Una buona parte dei lavori si fonda su metodi econometrici tradizionali, quindi sono anche abbastanza leggibili, seppur non banali.
Ciò che ho scritto (speravo chiaramente) è che anche riferendosi all'intero portafoglio (come tu preferisci fare) Berkshire, il 15% su Apple (è una cifra che mi hai dato tu, pensavo fosse più bassa!), sul totale delle holdings, è un peso che nessuno dei modelli che conosco restituirebbe, purché costruito con misure di rendimento e rischio un minimo robuste rispetto all'estimation error (che sia resampling, shrinking, etc...).
In ogni caso, come ho avuto modo di dire, è un confronto spurio e la quota giusta è quella nel portafoglio listed. Non ho scritto affatto che il portafoglio non è diversificato in quanto il 50% degli assets non è pubblico; nessuna "teoria", come affermi, perlopiù bizzarra. Ma non è questo il punto. Ciò che mi interessa sottolineare, è che Buffett sia fermamente convinto della correttezza di non diversificare troppo, a prescindere da cosa faccia Berkshire.
Ed evidenzio volentieri che tutte queste pratiche messe in atto da Buffett (quality minus junk, betting against beta e idiosyncratic alpha) sono due volte un merito, sia perché l'ha messa in pratica ben prima della sua sistematizzazione in letteratura, sia perché un asset manager deve raccogliere risk premia e/o market anomalies (come tendenzialmente sarebbe il quality).
Non è una sorpresa quindi che abbia fatto molto bene, a posteriori naturalmente.
Non ho detto che la performance della parte private sia inesistente, bensì la 'superperformance': se i grandi meriti di Berkshire derivano principalmente dagli investimenti meno liquidi, perché poi la parte public ha un alpha più consistente?
Tieni conto che le serie storiche usate in quel paper sono molto lunghe.
Chiudo con la confrontabilità di Berkshire con i mutual funds. Spesso vedo confronti tra le performance di mutual funds e Berkshire, ma l'argomento ab autorictate vale poco (anche perché gli asset managers rilasciano dichiarazioni in malafede, la cui utilità è sottozero -essendo in conflitto d'interesse- they are talking their books).
Tu stesso fai un'affermazione secondo me giusta e contemporaneamente curiosa, quando menzioni i pagamenti che i mutual funds devono fare. Non ti fa pensare che -se proprio si deve fare un confronto- la somiglianza sia maggiore con un fondo chiuso?
C'è poco da discutere su questo, secondo me. I mutual funds hanno molta meno libertà (a partire proprio dalla leva!) di azione e non possono fare le stesse cosette che fa Buffett. Se vuoi fare confronti, usa la parte public (che pure non è pienamente confrontabile, ma transeat). E lì Apple vale il 45%, altra cosa vietata ai mutual funds.