Godiamoci per adesso questa bella salita, anche con un più a due cifre per i titoli più sacrificati a Wall Street.
Non voglio fare l'uccello del malaugurio, personalmente, però, non vedo gran motivazioni per questo cambiamento di trend, se non proprio i prezzi scesi parecchio. Chi era short, forse, ha pensato di portare in cascina i guadagni, innescando questo movimento in crescita...
Vedremo nei prossimi giorni come evolverà.
dal canale telegram di Davide Biocchi, mi piace perchè cerca di spiegare sempre i movimenti improvvisi
Molti si (e mi) chiedono a cosa sia dovuto un rialzo di questa portata, che coinvolge praticamente tutto lo scibile finanziario, senza che vi sia stata apparentemente alcuna notizia ad innescarlo.
Alla sua dimensione concorre senz'altro il diffuso ipervenduto, che gli conferisce un effetto molla non banale, specie se combinato con le immancabili (e feroci) ricoperture, di quei ribassisti che non vedevano l'ora di monetizzare i lauti guadagni conseguiti.
Ma questo non basta e qualche altra causa va ricercata. Iniziamo allora col dire che ulteriore boost ai rialzisti lo ha dato la decisione della Royal Bank of Australia, che ha alzato i tassi ma solo dello 0.25% (contro 0,5% atteso), facendo subito pensare che presto anche la Fed potrebbe “ravvedersi”.
Per ultimo direi che i ribassisti sentono ancor maggiore pressione (e quindi sono più “cattivi” nel ricoprirsi) perché temono che una disoccupazione Usa sopra le stime (il dato uscirà venerdì), possa richiamare ulteriori acquisti.
Potrei fermarmi qui, ma questo non mi basta e mi vengono allora in mente le banche centrali.
Escludendo a priori che possano avere cambiato idea sull'inflazione, potrebbero invece essersi sensibilizzate alle difficoltà di fondi pensione e fondi comuni, finiti quasi KO per il micidiale mix di rapidità sommata a ripidità, con cui si sono mossi i bonds governativi da agosto, su scala globale.
Troppo incisivo, in così poco tempo, l'evolversi dei rendimenti per essere digerito senza colpo ferire. Inoltre un super-dollaro così tirato forse non giova più nemmeno agli USA.
E allora? In questo caso, due sarebbero gli input:
1. frenare il crollo dell'obbligazionario
2. contenere il super-dollaro
Per attuarli serve un'azione di concerto, condivisa dai principali istituti centrali. Essa si porterebbe appresso un rialzo collaterale, a breve termine, di commodities e listini azionari, ma fermerebbe il dissanguamento dei fondi.
Ora, se fosse vero, cambierebbe qualcosa nella narrativa che sin qui abbiamo portato avanti?
La risposta è no. Quel percorso non sarebbe inficiato da un rally contro trend dell'azionario, mentre l'obbligazionario odorerebbe sempre più di bottom, il che si incastra alla perfezione nel nostro puzzle.
Il motivo per cui il bottom azionario dovrebbe arrivare più avanti, è legato ai riflessi di una recessione sempre più incombente, che dovrebbero riverberarsi più a lungo sui titoli quotati.
Ovviamente ogni rally azionario, seppur contro il trend principale, è comunque benvenuto, perché aiuta gli investitori a tirare respiri di sollievo, in attesa di conclamare un bottom.