La classifica a cui ti riferisci utilizza il Texas ratio: un indicatore che ha
il pregio della sintesi (è il rapporto tra crediti “marci” e i mezzi per farvi
fronte), ma che proprio per la sua sintesi non è in grado di valorizzare i
dettagli. E spesso sono questi che contano.
Per questo, nel valutare la solidità delle banche si continua a
privilegiare il Cet 1 e il Total capital ratio. È vero, anche questi sono due
numeri “sintetici” che rapportano il patrimonio ai rischi: ma sono costruiti
con un calcolo molto più approfondito, che tiene in considerazione non solo
l’ammontare dei prestiti concessi, ma anche le diverse tipologie di creditore
(enti pubblici, grandi imprese con diversi rating, piccole imprese, privati) e
di conseguenza la diversa probabilità di recupero del credito.
Sono, insomma, degli indicatori più raffinati: non a caso, le stesse autorità
di controllo (Bce e Banca d’Italia) si basano su questi, e non sul Texas ratio,
nel loro monitoraggio sulla sicurezza delle banche, fornendo anche dei
livelli minimi di Cet 1 e Total capital ratio che le banche devono rispettare.