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In Australia scatta la tattica dell'istrice: mine subacquee per fermare la Cina
Dopo Taiwan anche l’Australia ha deciso di armarsi per contrastare la minaccia della flotta cinese sempre più moderna e numerosa che avanza inesorabilmente verso le sue coste. Uno scontro diretto tra le due forze navali vedrebbe la sconfitta di Canberra, che ha quindi optato per la strategia dell’istrice. Il governo laburista di Anthony Albanese ha firmato il contratto d’acquisto di oltre 5mila mine subacquee di ultima generazione, che creeranno un vero e proprio muro esplosivo attorno ai 19.600 chilometri coste e ai quattordici porti principali.
“Dobbiamo diventare una fortezza e avere armi sufficienti a convincere i rivali a rinunciare ad un attacco”, ha affermato il ministro della difesa Richard Marles. Questi ordigni saranno il pilastro della difesa australiana contro Pechino nel prossimo ventennio. Gran parte del contratto è coperta dal segreto, ma la spesa totale dovrebbe essere attorno ai 600 milioni di euro, il prezzo di una singola fregata lanciamissili.
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