China's giant step: Red moon rising

Come la Cina può evitare la trappola giapponese, di Martin Wolf (da Financial Times, 26 settembre 2023)

Il periodo di crescita relativamente rapida della Cina è giunto al termine? Era questo il centro dell’articolo della settimana scorsa. La risposta, sostenevo, è che la Cina ha ancora il potenziale per raggiungere i livelli di vita dei paesi più ricchi del mondo, perché è relativamente povera. Ma questo non significa che lo farà. Per un successo duaturo, essa ha dinanzi grandi ostacoli. In questo articolo, affronterò uno dei più importanti tra tali ostacoli: il “sottoconsumo”.

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Questo appare un momento decisivo nella storia economica moderna della Cina. Se il Governo riconosce che il vecchio modello di elevati consumi ed elevati investimenti è in crisi, esso può generare una crescita ragionevole con una economia più equilibrata guidata dai consumi. Un tasso di risparmio, ad esempio, del 30-35 per cento del PIL sarebbe sufficiente. Ma per raggiungere qualcosa di simile a questo, esso deve fare cambiamenti rivoluzionari nella distribuzione del reddito e nelle priorità del Governo. La Cina può evitare la trappola del Giappone. Ma vorrà farlo?


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In Australia scatta la tattica dell'istrice: mine subacquee per fermare la Cina

Dopo Taiwan anche l’Australia ha deciso di armarsi per contrastare la minaccia della flotta cinese sempre più moderna e numerosa che avanza inesorabilmente verso le sue coste. Uno scontro diretto tra le due forze navali vedrebbe la sconfitta di Canberra, che ha quindi optato per la strategia dell’istrice. Il governo laburista di Anthony Albanese ha firmato il contratto d’acquisto di oltre 5mila mine subacquee di ultima generazione, che creeranno un vero e proprio muro esplosivo attorno ai 19.600 chilometri coste e ai quattordici porti principali.

“Dobbiamo diventare una fortezza e avere armi sufficienti a convincere i rivali a rinunciare ad un attacco”, ha affermato il ministro della difesa Richard Marles. Questi ordigni saranno il pilastro della difesa australiana contro Pechino nel prossimo ventennio. Gran parte del contratto è coperta dal segreto, ma la spesa totale dovrebbe essere attorno ai 600 milioni di euro, il prezzo di una singola fregata lanciamissili.


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Mejo...

L'Australia non ostacolerà l'adesione della Cina al partenariato trans-pacifico

Negli ultimi giorni, Cina e Australia hanno assistito a un netto miglioramento delle relazioni politiche e commerciali, con la decisione di Pechino d’iniziare a rimuovere alcuni dei dazi imposti sull’importazione di vino e aragoste dal Paese dell’Oceania e quella di Canberra di sospendere un’azione legale contro la Cina in sede di Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Sempre nei giorni scorsi, inoltre, la Cina ha rilasciato dopo tre anni di carcere il cittadino australiano Cheng Lei, precedentemente accusato di spionaggio. I rapporti tra i due Paesi erano arrivati al minimo storico nel 2020, dopo che il governo australiano, all’epoca guidato dal premier Scott Morrison, aveva promosso un’inchiesta internazionale sull’origine del coronavirus e sulla gestione iniziale della pandemia da parte della Cina. Le relazioni sono poi costantemente migliorate dopo l’arrivo al potere di Albanese, nel maggio del 2022. La sua sarà la prima visita a Pechino di un leader australiano da sette anni a questa parte.

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Andava bene anche in altri threads...

Il mondo che ci aspetta

Tom Standage, Vicedirettore dell’Economist, ha recentemente offerto sulle colonne del noto settimanale inglese, un’anteprima di “The World Ahead”, la sua pubblicazione annuale dedicata alle previsioni sugli scenari futuri, in cui delinea un interessante quadro dei trend che impatteranno sul piano globale nel corso del prossimo anno.

Lo scenario che traccia l’autorevole :rolleyes: giornalista, è sostanzialmente quello di una seconda guerra fredda. Con il rallentamento della crescita cinese, infatti, le tensioni aumenteranno su Taiwan e l’America continuerà a limitare l’accesso dell’Impero del Sol Levante alle tecnologie avanzate. Standage afferma che le aziende occidentali che cercheranno di ridurre la dipendenza delle loro catene di approvvigionamento dalla Cina, troveranno molto più facile dirlo che farlo. Nel frattempo, entrambi i blocchi cercheranno di conquistare i “Paesi intermedi” del sud globale, soprattutto per le loro risorse verdi.


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In Australia scatta la tattica dell'istrice: mine subacquee per fermare la Cina

Dopo Taiwan anche l’Australia ha deciso di armarsi per contrastare la minaccia della flotta cinese sempre più moderna e numerosa che avanza inesorabilmente verso le sue coste. Uno scontro diretto tra le due forze navali vedrebbe la sconfitta di Canberra, che ha quindi optato per la strategia dell’istrice. Il governo laburista di Anthony Albanese ha firmato il contratto d’acquisto di oltre 5mila mine subacquee di ultima generazione, che creeranno un vero e proprio muro esplosivo attorno ai 19.600 chilometri coste e ai quattordici porti principali.

“Dobbiamo diventare una fortezza e avere armi sufficienti a convincere i rivali a rinunciare ad un attacco”, ha affermato il ministro della difesa Richard Marles. Questi ordigni saranno il pilastro della difesa australiana contro Pechino nel prossimo ventennio. Gran parte del contratto è coperta dal segreto, ma la spesa totale dovrebbe essere attorno ai 600 milioni di euro, il prezzo di una singola fregata lanciamissili.


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Vedi l'allegato 2946560

Australian navy divers injured after sonar pulses detected from Chinese warship
 
Un bilancio del vertice tra Joe Biden e Xi Jinping

“Il passare del tempo è come un fiume impetuoso: molto viene spazzato via, ma ciò che è più prezioso rimane. La tendenza storica della coesistenza pacifica tra Cina e Stati Uniti non cambierà, così come il desiderio dei nostri due popoli di scambi e cooperazione”, ha detto Xi alla fine dell’incontro, un messaggio che va nella direzione opposta a quella di una nuova guerra fredda.

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Come le navi "invisibili" della Cina stanno danneggiando la pesca europea

Invisibili solcano i mari di tutto il mondo pescando senza rispettare regole e criteri di sostenibilità ambientali. Non si tratta di pirati, ma della flotta peschereccia cinese, così come viene descritta da uno studio indipendente finanziato dal Parlamento europeo. Tramite sussidi statali non trasparenti, azioni di oscuramento e accordi sottobanco con Paesi africani ed asiatici, Pechino starebbe esaurendo le scorte negli oceani per sfamare la sua popolazione e soddisfare le esigenze delle industrie di trasformazione nazionali.

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Tutto molto bello

Transizione a parole. Ecco il bluff ecologico della Cina - Formiche.net

Predicare bene e razzolare male. La Cina, non è certo un mistero, è uno dei Paesi più inquinanti al mondo, in costante ritardo sulla tabella di marcia della transizione globale. E questo nonostante sia il primo produttore globale di pannelli solari. Il leader del Dragone, Xi Jinping, sono anni che va in giro per i Continenti a predicare una Cina a emissioni zero entro il 2060, anno in cui la seconda economia del pianeta dovrebbe trasformarsi in un ecosistema totalmente green.

Peccato che nella pratica le cose stiano diversamente e questo nonostante poco più di un anno fa Pechino abbia aderito a una sorta di alleanza finanziaria con l’Occidente, proprio per sostenere lo sforzo della transizione ecologica. Si trattava allora, di inserire alcune grandi banche di Paesi quali Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e, per l’appunto Cina, in un progetto per il supporto alla green economy. Tutto molto bello, almeno a parole. Sì, perché secondo uno studio della Boston University istituti di credito del calibro della Export-Import Bank of China e la China Development Bank , ovvero delle maggiori banche statali cinesi, non hanno stanziato alcun finanziamento per il settore energetico tra il 2021 e il 2022. Proprio gli anni in cui Pechino si impegnava dinnanzi al mondo intero a dare un taglio alle emissioni.

:rolleyes:

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quindi intuisco che le yuan sostituirà il dollaro domani :o
 
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