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Nell’ultima settimana borsistica, i principali indici globali hanno messo a segno performance positive. In assenza di dati macro di rilievo, gli operatori si sono focalizzati sugli utili societari e sulle banche centrali. La stagione delle trimestrali è infatti entrata nel vivo in Europa e a Piazza Affari con oltre la metà dei 40 titoli che compongono il Ftse Mib ad alzare il velo sui conti. Per quanto riguarda le banche centrali, la Reserve Bank of Australia ha lasciato i tassi di interesse invariati, come previsto. Anche la Bank of England ha lasciato fermi i tassi, con due voti a favore di un taglio immediato sui nove totali. La Riksbank svedese ha invece tagliato i tassi per la prima volta in otto anni, riducendo il costo del denaro di 25 punti base al 3,75%, evidenziando la divergenza dell’Europa dalla linea dura della Fed. Per continuare a leggere visita il link
In Australia scatta la tattica dell'istrice: mine subacquee per fermare la Cina
Dopo Taiwan anche l’Australia ha deciso di armarsi per contrastare la minaccia della flotta cinese sempre più moderna e numerosa che avanza inesorabilmente verso le sue coste. Uno scontro diretto tra le due forze navali vedrebbe la sconfitta di Canberra, che ha quindi optato per la strategia dell’istrice. Il governo laburista di Anthony Albanese ha firmato il contratto d’acquisto di oltre 5mila mine subacquee di ultima generazione, che creeranno un vero e proprio muro esplosivo attorno ai 19.600 chilometri coste e ai quattordici porti principali.
“Dobbiamo diventare una fortezza e avere armi sufficienti a convincere i rivali a rinunciare ad un attacco”, ha affermato il ministro della difesa Richard Marles. Questi ordigni saranno il pilastro della difesa australiana contro Pechino nel prossimo ventennio. Gran parte del contratto è coperta dal segreto, ma la spesa totale dovrebbe essere attorno ai 600 milioni di euro, il prezzo di una singola fregata lanciamissili.
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DRAGONE AZZOPPATO - L'ECONOMIA CINESE STENTA A RIPARTIRE DOPO LO STOP PER LA POLITICA ZERO-COVID IMPOSTA DA XI JINPING - I FUNZIONARI DI PECHINO PREVEDEVANO UNA CRESCITA DEL PIL DEL 5-6% NEL 2023, MA CON GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE ANCORA FERMI A CAUSA DELLA CRISI DEL SETTORE IMMOBILIARE, LE ESPORTAZIONI IN CALO E LA SPESA PUBBLICA LIMITATA, HANNO DOVUTO RIVEDERE AL RIBASSO LE STIME - LA SPERANZA E' CHE L'ANNO PROSSIMO…
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