Faccio fatica a capire la tua insistenza nel definire più onorevole un percorso difficilmente impraticabile da CIA e comunque non soddisfacente.
Spiace osservare anche la disillusione verso la possibilità di cambiare le regole del gioco.
Quanto ai Feudi, certo, la loro cessione ha segnato il futuro di CIA e questa presa di coscienza il nostro gruppo l'aveva fatta subito, altrimenti non avremmo deciso di sostenere tutte le iniziative fatte all'epoca per cercare di fermare l'operazione. Non ci siamo riusciti, ma è anche vero che i comportamenti della società sono stati sanzionati e forse la questione non è ancora definitivamente chiusa.
Vengo ora alla spiega che mi hai chiesto sulla scissione.
Dato che dici che ti spiace per i giovani, immagino che ti sei laureato in economia prima dell'ultima riforma in materia di fusioni e scissioni.
Ti informo che il dott. Vincenzo Armenio (quello della foto sopra) ha già portato avanti almeno un caso di scissione totale asimmetrica non proporzionale, un'operazione che può avere senso ad esempio in ambito familiare per dividersi dei beni tra parenti o tra pochi soci che si conoscono bene tra loro, ma che nelle società quotate o ad azionariato diffuso è sinonimo di contenzioso garantito al 100%.
Tuttavia gli amministratori senza scrupoli corrono volentieri questo rischio calcolato perché le vertenze riguardano solo una piccola parte delle minoranze e comportarsi male è egoisticamente e statisticamente conveniente.
L'operazione è pensata così: la scissa si estingue, la beneficiaria con i rami di valore/profittevoli è attribuita ai soli amministratori mentre la beneficiaria con i rami secchi è partecipata da tutti, fermo restando che i magheggi sui concambi azionari sono tali da consegnare agli amministratori il pieno controllo di entrambe le società.
Con questa accortezza, nel tempo si possono continuare a fare tutte le operazioni ostili che servono per giungere all'obiettivo finale dello svuotamento totale e alla liquidazione della società che contiene gli azionisti diversi dagli amministratori.
Chi non condivide il progetto e non se la sente di andare in tribunale deve accontentarsi del valore di liquidazione determinato dagli amministratori stessi.
Per dirla con i termini (da presa in giro) del Ddl Capitali, questa è una gran bella "semplificazione".
Gli amministratori disonesti hanno campo libero.
Difficile che le autorità intervengano d'ufficio nei tempi utili.
Al piccolo non rimane che pagarsi i propri consulenti (legali, commercialisti, esperti vari).
Il confronto è impari, perché gli amministratori non usano i soldi loro, ma della società: questa è la cruda realtà dei fatti.
Che sul mercato succedano cosa strane è sotto gli occhi di tutti e dal mio punto di vista il Ddl Capitali è stata un'occasione persa.
Tornando al caso specifico e al dubbio di Steelhead sui premi concessi a CFV, dando una prima lettura ai documenti, devo dire che qui non mi sembra siano stati fatti magheggi sui concambi.
Nel bilancio di CFV la partecipazione in CIA è rivalutata del 20%, ma questo premio di maggioranza, correttamente, non sembra applicato nel concambio.
Non c'è una vera relazione dell'esperto, ma raffrontando i numeri delle partecipazioni prima e dopo la fusione si può dedurre questo e se vogliamo questa è una buona notizia, dato che mi sembra che qua abbiamo deciso quasi tutti di rimanere soci.
Anche il nuovo statuto è incoraggiante per chi ha deciso di rimanere.
Chiedo invece lumi circa gli importi degli impegni e garanzie a favore della controllata TPS e circa la (apparente?) sproporzione tra la produzione a zero e le garanzie multimilionarie concesse da un colosso bancario:
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