Porti, la sfida della tecnologia. Abatello (Circle): “Nel 2026 burocrazia digitalizzata”
Il presidente della società genovese hi tech Circle parla alla Mobility Conference organizzata da Confindustria
ALBERTO QUARATI
10 Aprile 2024Aggiornato alle 15:122 minuti di lettura
Container in porto a Genova
Genova – Il problema oggi non è più la tecnologia, quanto piuttosto il suo governo. La sintesi è di
Fabrizio Ferrari, presidente della
Aitek, la società genovese che negli anni Novanta contribuì a realizzare il Telepass. Il mondo della logistica infatti fatica a sfruttare le potenzialità dell’hi-tech: è quello che emerge alla Mobility Conference organizzata ieri mattina dalla Confindustria contemporaneamente a Milano, Torino e Genova (dove il panel è stato moderato da
Gilda Ferrari, giornalista del
Secolo XIX).
«Oggi - spiega
Giovanni Scarangella, titolare del
Torino Terminal Container - non abbiamo ancora la possibilità di garantire i tempi certi ai clienti. Per intercettare almeno la metà del milione di container che passa dal Nord Europa da e verso il Nord Italia, dobbiamo lavorare sulla certezza dei tempi». Per farlo, bisogna coordinare la tecnologia: «Oggi tutte le aziende hanno un sistema informatico in proprio - spiega
Massimo Gerardo Pozzi Chiesa, vicepresidente del gruppo logistico milanese
Italmondo -. Noi abbiamo un sistema di lettura dei flussi per riuscire a ottimizzarli. Per questo investiamo tanto in tecnologia 4.0 e start-up, dove abbiamo in corso 20 milioni di euro di investimenti».
Come
in ogni altro comparto economico, la tecnologia negli ultimi 20-30 anni si è affermata disordinatamente. Ognuno ha creato il suo sistema informatico, e questo è un bel problema per chi come nella logistica lavora lungo la catena che accompagnano la merce dalla fabbrica al consumatore. Spesso i sistemi non si parlano (basti pensare che sono 20 anni che si prova a realizzare un sistema informatico unico per le Autorità portuali, che a loro volta devono interfacciarsi con le centinaia di aziende che ogni giorno lavorano con e dentro ai porti) e ad aggravare la situazione ci si mette la burocrazia, con l’enorme mole di documenti che accompagna la merce, sottoposta a decine di enti di controllo.
È solo risolvendo questi due nodi che si potrà provare a realizzare quello che in porto chiamano “l’appuntamento”, cioè far combaciare l’arrivo del camion con quello della nave (o quello del treno o l’altro camion all’interporto), evitando code e alleviando il traffico sulle autostrade. Per Genova, ricorda
Laura Ghio, dirigente della Pianificazione dell’Autorità di sistema portuale, il lavoro va coordinato anche con la futura linea del Terzo valico e le strutture logistiche a suo servizio.
Dal punto di vista normativo qualcosa si muove. Pochi giorni fa il governo ha licenziato la riforma del Codice doganale, che dovrebbe facilitare il funzionamento dello sportello unico dei controlli. Inoltre, ricorda Luca Abatello, presidente della società genovese hi tech Circle, che ha realizzato un servizio di interfaccia per lavorare con i sistemi informatici di tutte le compagnie di navigazione del settore container: «La scorsa settimana è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il regolamento che recepisce la lettera di vettura elettronica, entro il 15 giugno sarà realtà e quindi potremo muovere i traffici in maniera totalmente digitale. La piattaforma digitale è già stata implementata e operabile in maniera integrata. L’altro aspetto è l’entrata in vigore del Regolamento europeo Efti dal 21 luglio. La pubblica amministrazione avrà l’obbligo di controllare digitalmente la merce su ferro, gomma, nave. Entro il dicembre del 2026 avremo quindi effettivamente tutti i controlli digitalizzati e dematerializzati. Non siamo sempre indietro: facciamo parte dei nove Paesi pilota che fanno parte di questa sperimentazione».