Come diventare poveri

COME SI FA A DIVENTARE POVERI ( POVERTA' RELATIVA E ASSOLUTA)

  • DIVORZIO ( lei o oggi lui ha si prende la casa + alimenti per i figli )

  • OPERAZIONE FINANZIARIA ANDATA A MALE ( ALL IN )

  • SPESE ( QUALI SPECIFICARE) > ENTRATE, PER DECENNI (tenore di vita )

  • TROPPI IMMOBILI POCO REDDITO

  • CAUSA LEGALE

  • ASSENZA DI ASSICURAZIONE E INCIDENTE O GRAVE MALATTIA O INVALIDITA' PERMANENTE

  • PROBLEMI MENTALI ( INABILE AL LAVORO ) DEPRESSIONE

  • LUDOPATIA

  • ALCOLISMO

  • TOSSICODIPENDENZA


I risultati saranno visibili solo dopo aver votato.
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Un tempo stavo molto bene – ci racconta Luca, 43 anni -, poi ho perso tutto a causa di dissidi familiari e così ho dovuto andarmene dalla mia città".

"Sono sei anni che vago tra Milano, Venezia, Padova, Torino… Cerco lavoro ma non ne trovo uno stabile, per fortuna ho la mia tenda e di notte dormo lì".

"La monto vicino alla Sisley, dietro piazza San Babila – dice ancora -, la mattina i vigili vengono a svegliarci, sbaracchiamo tutto e andiamo via".

continua su: Da architetto a clochard: “Sono più milanese del panettone, ma a Natale sarò solo e senza casa”
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Per @bow , nell'esempio citato prima di "Carlo" se lui avesse casa di proprieta' ( quella dei suoi genitori) e mancanza di vizi particolari ( gioco, alcool ) fosse una specie di personaggio di alcune canzoni di Max Pezzali ( per esempio ) dove si situerebbe la situazione di fragilita' finanziaria?

Certo Carlo non diventera' ricco, ma potrebbe diventare "povero " ?
Ha un reddito basso, nessun'altra fonte di entrate nel nucleo famigliare salvo genitori anziani, lavoro non professionalizzante per datore di lavoro non chissà quanto solido (1400 da impiegato comunale non sono 1400 da supermercato).
Da solo basta un problema con il lavoro, la salute, un inconveniente personale, etc... come ripeto per peggiorare seriamente la situazione personale.
Io se fossi in lui cercherei di investire un pò di tempo in una seconda attività, anche piccola (c'è chi fa l'istruttore in palestra, chi il dogsitter, il tatuatore, le ripetizioni... a seconda delle passioni-capacità individuali). Cercherei di approfittare del supporto famigliare (ATTUALE) per risparmio/investimento anche previdenziale. Per fare in modo, dopo qualche decennio, di affrontare la vita con una base personale più forte e resiliente (poi da alcolismo, tossicodipendenza, ne sono usciti male anche miliardari).
 
Nelle tue esperienze dirette e indirette, hai mai visto nuclei familiari passare in stati di poverta' assoluta ( o relativa) anche per altre cause?


Gli articoli di cronaca, spesso superficiali o con dati inesatti sono pieni di queste storie, ma io mi sono sempre chiesto come sia possibile a livello finanziario.

Brutalmente è una questione di conti, di soldi. Se spendi più di quanto guadagni e spendi troppo finisci in uno stato di poverta' relativa ( assoluta, tipo sotto i ponti a mendicare viene sempre citato ma non pare sia possibile , almeno a livello di "conti")


Per @123abc , a parte quello che dicono gli assicuratori per vendere le polizze, in Italia , possibile diventare poveri tutto ad un tratto , per un grave incidente o una malattia invalidante anche a causa di una scarsa copertura assicurativa?
Come ti ha risposto un altro utente direi che se vuoi fare la lista completa degli eventi che possono compromettere la tua serenità economica e finanziaria stiamo qui fino a stanotte (e nemmeno ci vengono in mente tutte).
A livello pratico i consigli sono quasi ovvi:
- vivi serenamente mai al di sopra delle tua possibilità e cercando più la cooperazione che la competizione con gli altri;
- sposa chi ti fa stare bene e, se vuoi, fai dei figli (ecco, magari non 4...:D);
- se vuoi comprare una casa non fare il passo più lungo della gamba, il mutuo non è il diavolo, ma va fatto avendo dei buoni margini di sostenibilità anche in caso di crisi [che sia perdita di lavoro, divorzio, infortunio, malattia o altro];
- assicura i maggiori rischi che possono provocarti danni ingenti (polizza casa, invalidità e caso morte, quest'ultima solo se hai persone che dipendono da te);
- accantona quello che riesci in un fondo pensione per una vecchiaia maggiormente serena.

Per il resto accetta che la vita è fatta di alti e bassi, incertezza, cigni neri, ma anche bianchi, va vissuta in modo prudente ma anche pieno. Altrimenti muori dentro prima che corporalmente.
 
la lista completa degli eventi che possono compromettere la tua serenità economica e finanziaria
E' proprio quello il senso del thread, anche se con taglio operativo e finanziario.

Cosa avrebbe dovuto fare X per evitare l'esito Y?

Per esempio, nelle ultime storie citate online si vede


Architetto; intestare tutto alla seconda moglie + vergogna di chiedere aiuto ( misto a senso di colpa) e attesa della pensione


Dog sitter ;lavori non professionalizzanti, in nero e mal pagati; finita la giovinezza è più difficile farli ma non ci spuò "reinventare"


Dissidi in famiglia; situazione poco chiara, potrebbe essere anche un uomo che vuole fare il "bohemienne" o ha problemi mentali non diagnosticati.


Paola: "Dormo con la finestra aperta"
Paola sta in disparte, seduta a un tavolino all'angolo del locale. Ci mostra le tessere della Caritas: "Sono arrivata in Italia dalla Romania più di vent'anni fa, ma non ho mai trovato fortuna".

"Non è facile stare nei dormitori – racconta -, ci sono tante persone con molte difficoltà e la maggior parte non ha modo di lavarsi, per questo la notte dormo con la finestra aperta, altrimenti non respiro".

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Nell'ultimo caso citato la situazione è troppo fumosa e quindi non si riesce a fare un'analisi.
 
Alcuni dati ufficiali

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La sintesi

Le statistiche ufficiali.
Nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

In riferimento all’età, i livelli di povertà continuano ad essere inversamente proporzionali all’età: la percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65 (valore sotto il la media nazionale). Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le 2 famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. È cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani.

I dati di fonte Caritas offrono un prezioso spaccato sui volti di povertà del nostro tempo. Nel 2021, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati, le persone incontrate e supportate sono state 227.566 persone. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri); non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno. Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%).

Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 23.976, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord (questa macroregione ha intercettato quasi la metà degli homeless d’Italia).

Si rafforza nel 2021 la consueta correlazione tra stato di deprivazione e bassi livelli di istruzione. Cresce infatti il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%; tra loro si contano anche persone analfabete, senza alcun titolo di studio o con la sola licenza elementare. Nelle regioni insulari e del sud, dove lo ricordiamo c’è una maggiore incidenza di italiani, il dato arriva rispettivamente all’84,7% e al 75%. Strettamente correlato al livello di istruzione è, inoltre, il dato sulla condizione professionale che racconta molto delle fragilità di questo tempo post pandemico.

Nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%; parallelamente si contrae la quota degli occupati che scende dal 25% al 23,6%. Risulta ancora marcato anche nel 2021 il peso delle povertà multidimensionali: nell’ultimo anno il 54,5% dei nostri beneficiari ha manifestato due o più ambiti di bisogno. In tal senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità), le difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori. In termini di risposte gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e vari.

Complessivamente risultano erogati nel 2021 quasi 1milione 500mila interventi, una media di 6,5 interventi per ciascun assistito (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 7,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 4,6% l’erogazione di sussidi economici (per il pagamento di affitti e bollette), il 2,2% il sostegno socio assistenziale e l’1,5% interventi sanitari.

L’analisi della conversione degli interventi in euro mette in luce, tuttavia, che le erogazioni di sussidi economici pur rappresentando solo il 4,6% degli interventi assorbono oltre il 76% delle spese.

La povertà intergenerazionale. In Italia il raggio della mobilità ascendente risulta assai corto e sembra funzionare prevalentemente per chi proviene da famiglie di classe media e 3 superiore; per chi si colloca sulle posizioni più svantaggiate della scala sociale si registrano invece scarse possibilità di accedere ai livelli superiori (da qui le espressioni “dei pavimenti e dei soffitti appiccicosi”, “sticky grounds e sticky ceilings”).

A partire da tali consapevolezze Caritas Italiana ha condotto il primo studio nazionale su un campione rappresentativo di beneficiari Caritas al fine di quantificare le situazioni di povertà ereditaria nel nostro Paese. Complessivamente nelle storie di deprivazione intercettate, i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59,0%; nelle Isole e nel Centro il dato risulta ancora più marcato, pari rispettivamente al 65,9% e al 64,4%; il nord-Est e il Sud risultano le macroaree con la più alta incidenza di poveri di prima generazione.

Il rischio di rimanere intrappolati in situazioni di vulnerabilità economica, per chi proviene da un contesto familiare di fragilità è di fatto molto alto. Il nesso tra condizione di vita degli assistiti e condizioni di partenza si palesa su vari fronti oltre a quello economico. In primis nell’istruzione. Le persone che vivono oggi in uno stato di povertà, nate tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio, in alcuni casi senza qualifiche o addirittura analfabeti (oltre il 60% dei genitori possiede al massimo una licenza elementare).

E, sono proprio i figli delle persone meno istruite a interrompere gli studi prematuramente, fermandosi alla terza media e in taluni casi alla sola licenza elementare; al contrario tra i figli di persone con un titolo di laurea, oltre la metà arriva ad un diploma di scuola media superiore o alla stessa laurea. Anche sul fronte lavoro emergono degli elementi di netta continuità. Più del 70% dei padri dei nostri assistiti risulta occupato in professioni a bassa specializzazione. Per le madri è invece elevatissima l’incidenza delle casalinghe (il 63,8%), mentre tra le occupate prevalgono le basse qualifiche.

Il raffronto tra le due generazioni mostra che circa un figlio su cinque ha mantenuto la stessa posizione occupazionale dei padri e che il 42,8% ha invece sperimentato una mobilità discendente (soprattutto tra coloro che hanno un basso titolo di studio). Più di un terzo (36,8%) ha, invece, vissuto una mobilità ascendente in termini di qualifica professionale, anche se poi quel livello di qualifica non trova sempre una corrispondenza in termini di impiego (data l’alta incidenza di disoccupati) o un adeguato inquadramento contrattuale e retributivo, vista l’alta incidenza dei lavoratori poveri.

La povertà intergenerazionale: contesti, voci e storie. È stata realizzata anche una ricerca qualitativa in 6 diocesi per narrare il vissuto delle famiglie in povertà intergenerazionale, tracciare una mappa dei fattori che la alimentano e delineare approcci utili per spezzare la catena della trasmissione della povertà. La ricerca ha dato voce alle persone provenienti da contesti familiari in cui la povertà è stata trasmessa per almeno tre generazioni e ha coinvolto operatori e volontari delle Caritas, operatori sociali di istituzioni e di enti del Terzo Settore.

Emerge un quadro in cui ai fattori fondamentali che determinano la trasmissione della povertà (educativa, lavorativa ed economica), si aggiungono la dimensione psicologica (bassa autostima, sfiducia, frustrazione, traumi, mancanza di speranza e progettualità, stile di vita “familiare”), conseguenza di un vissuto lungamente esposto alla povertà e una più ampia dimensione socio-culturale (territorialità, contesto familiare, individualismo, sfiducia nelle istituzioni e nella comunità, povertà culturale), che coinvolge tutta la società ma si amplifica nelle fasce di popolazione in situazione di disagio.

Ne deriva la necessità di interventi e presa in carico che vadano oltre gli indispensabili aiuti materiali che, nel caso delle povertà multigenerazionali, non appaiono sempre risolutivi. I due elementi chiave nelle storie con esito positivo sono la cura della relazione di fiducia con accompagnamenti prolungati nel tempo e l’inserimento attivo nelle comunità, costruendo reti di sostegno e di reciprocità, sensibilizzando e attivando le comunità alla prossimità. “Nessuno merita di essere dimenticato”, afferma una delle persone intervistate, una sollecitazione e un invito alla fraternità e al superamento di stigmi e preconcetti verso gli ultimi che talvolta limitano inconsapevolmente il percorso delle persone in situazione di disagio multidimensionale e reiterato.

Il futuro lavorativo e formativo dei giovani in difficoltà in Europa. E’ stata condotta un’indagine in 10 paesi europei, con la collaborazione di Caritas Europa e Don Bosco International, avente come obiettivo lo studio della delicata fase di transizione scuolalavoro, riferita a giovani e adolescenti che vivono in famiglie in difficoltà e che sono intercettate da Caritas o da Centri di Formazione Professionale (CFP) dei Salesiani. Secondo i dati raccolti presso un campione di giovani in cinque paesi, il 41,3% di essi ha vissuto in famiglia gravi problemi economici a causa del Covid; il 44,1% riceve aiuto per pagare le spese scolastiche; il 37,4% non si sente preparato per continuare gli studi; il 57,1% non si sente pronto ad entrare nel mondo del lavoro; il 78,6% non è stato aiutato da nessuno a scuola per orientare il proprio futuro.

L’ascolto dei direttori dei CFP Salesiani conferma l’impatto del Covid-19: per almeno quattro studenti su cinque, la pandemia ha influito significativamente nella pianificazione del loro futuro, soprattutto in termini negativi. Tenendo conto che il 90,5% dei ragazzi intervistati non ha mai partecipato ad esperienze di scambi internazionali, appare importante l’attività di sostegno fornita su questo ambito dai CFP (47 centri su 67)."
 
è difficile rispondere al sondaggio indicando una sola risposta. i motivi possono essere tanti, in prima battuta sulla base di quanto ho visto in vita mia mi verrebbe da dire: spese maggiori alle entrate cioè chi vive sempre sopra le proprie possibilità indebitandosi continuamente, ludopatia il gioco ne ha rovinati tanti, tossicodipendenza altrettanto, operazioni finanziarie andate male soprattutto quando si investono capitali che potrebbero essere necessari. Gli "all in" si fanno solo con i capitali che si possono perdere perchè ogni russiabond ci sono anche 100 fessi che hanno perso tutto. Ma le ragioni indicate sono tutte più o meno valide. Fra le meno, "tanti immobili e poco reddito" mi sembra poco credibile a mio avviso basterebbe razionalizzare il patrimonio imm.re vendendo qualche immobile. Aggiungo perchè non indicato nelle casistiche riportate incappare in un commercialista farabutto, fidarsi in tutto e per tutto delegando a lui ogni cosa e ritrovarsi cosa successa ad un mio carissimo amico sul lastrico ! Perdere tutto è molto facile creare ed amministrare un capitale ( bene) è molto più difficile richiede buon senso e saggezza ( merce sempre esaurita sugli scaffali dei supermarket).
 
ritrovarsi cosa successa ad un mio carissimo amico sul lastrico
Puoi raccontare di più , ovviamente in forma anonima e tralasciando zone e nomi.....

Da un punto di vista finanziario, qual'è stato il meccanismo finanziario dell'impoverimento ?
 
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Fra le meno, "tanti immobili e poco reddito" mi sembra poco credibile a mio avviso basterebbe razionalizzare il patrimonio imm.re vendendo qualche immobile
Per esperienza indiretta, spesso, ci sono famiglie che vogliono mantenere il patrimonio immobiliare creato dallo zio perché c'è il cd. "valore affettivo".......e intanto imu e tasse sulla seconda casa.....
 
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Il motivo di questo impoverimento è, secondo i dati, legato all'assegno di mantenimento, spesso superiore alle capacità economiche. L'Unione Padri Separati spiega che nel 94% dei casi, l'uomo deve versare l'assegno di mantenimento, solo nel 30% dei casi viene concesso al papà di mantenere la casa, mentre il 70% deve sostenere le spese relative a una nuova abitazione.

"Purtroppo, i fatti di cronaca ci raccontano situazioni di estrema difficoltà, con padri costretti a vivere in auto perché non riescono a sostenere le spese di una casa. Questo, oltre ad essere intollerabile per una società civile, implica anche delle limitazioni alla loro genitorialità, poiché appare evidente che non potranno tenere i figli con sé, facendoli dormire in auto, riducendo il tempo da trascorrere insieme. – spiega l'Avvocato Valentina Ruggiero, specializzata in diritto di famiglia – Con la pandemia e le relative difficoltà economiche, poi, la situazione è peggiorata ulteriormente. Certamente nella valutazione del Giudice c'è sempre l'obiettivo primario di tutelare i minori, ma sarebbe auspicabile tenere nel giusto conto anche la vita dei genitori".

Le associazioni dei padri separati sottolineano che il più delle volte gli assegni per il mantenimento sono superiori alle disponibilità economiche. Con uno stipendio di circa 1.400 euro mensili, solitamente si arriva a versare fra 400 e 700 euro.
 
Ci sono anche i casi di truffe, però e questa è solo la mia opinione, sembrerebbe statisticamente raro che una persona perda tutta a causa di una sola truffa......

I classici casi di cronaca;

ho dato tutto alla badante o alla bella del night ( magari non era tutto)

Milano, «Pensavo fosse amore: invece mi ha rubato i risparmi di una vita»


ho perso tutto nel trading online di una societa' extra europea ( magari una parte del patrimonio)
 
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Per dare un taglio pratico al problema dei padre separati , con spunti di soluzioni semplicistiche....

Se un uomo risultasse nullatenente al momento del matrimonio e tutti i beni acquistati durante il matrim o convivenza li spendesse , nel caso di una separazione come potrebbe la moglie ottenere qualcosa?

Lui torna a vivere in una casa intestata al padre e non spende nulla in alimenti ( nullatenente)


Come per l'assicurazione IP o LTC o TCM in caso di figli , si potrebbe utilizzare una sorta di "preparazione" per il matrimonio.....

Risultare nullatenenti e ad avere i piani b ( cash e casa ) intestati ad un terzo ( meglio se parente "fidato") in caso di separazione e cambio di idea della donna.......

Mi chiedo solo cosa può succedere se il padre decida di non pagare gli alimenti ( se è nullatenente cosa possono fargli.....?)
 
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tossicodipendenza
Una cosa che non ho mai compreso , per assenza di esperienza personale in merito è sul costo della stupefacente; visto che si parla di impoverimento "aritmetico " mentre l'alcool non costa tantissimo ed una persona di classe media si può permettere di essere "alcolizzato " senza entrare in poverta' , anche se il problema è quello della lucidita' mentale e quindi della possibile assenza del lavoro, nel caso delle sostanze stupefacenti , si parla sempre di "tossici " ad alta funzionalita' che mantengono il lavoro nonostante la dipendenza.

Come si riesca a spendere patrimoni nelle sostanze quando "fisiologicamente " sussite un limite oltre il quale esiste la morte e il coma e quindi umanamente la persona non riesce più andare avanti ......


Cioè prima si decede rispetto alla rovina finanziaria..............
 
Io non ho conosciuto nessuno che sia finito per la strada, ma parecchi che si sono mangiati i soldi di una vita col trading, che è in sostanza una alternativa più intellettualmente stimolante del betting.
 
Per esperienza indiretta, spesso, ci sono famiglie che vogliono mantenere il patrimonio immobiliare creato dallo zio perché c'è il cd. "valore affettivo".......e intanto imu e tasse sulla seconda casa.....
gestire un patrimonio immobiliare mantenendolo per via del "valore affettivo" non è segno ne di buon senso ne di saggezza ! I patrimoni si gestiscono con la testa, non certamente con il cuore....... a meno che non se ne abbiano le possibilità economiche !
 
i soldi di una vita col trading
Quando parli di mangiati i soldi intendi dire "tutti" i soldi che avevano., del tipo 100,200, 400 k euro oppure una parte gli è rimasta.

Per trading intendi solo azionario o anche opzioni binarie, bond trading (basta inanellare GRECIA , ASTALDI , SNS , AIR BERLIN, GIACOMELLI e WIRECARD tipo legge di murphy e in effetti anche patrimoni importanti scompaiono)

A livello pratico hai osservato in quanto tempo sono finiti i risparmi e se c'è stato qualche fattore protettivo ( sono tornati nell'azienda del padre, hanno aperta un'altra attivita'......) oppure rovina completa...
 
Puoi raccontare di più , ovviamente in forma anonima e tralasciando zone e nomi.....

Da un punto di vista finanziario, qual'è stato il meccanismo finanziario dell'impoverimento ?
Quando hai un'attività commerciale e deleghi interamente senza controllare (perchè non sei in grado, perchè non ne hai voglia, perchè hai altro da fare e non puoi seguire tutto, ma soprattutto perchè ti "fidi".......SIC !) al commercialista tutta la parte "finanziaria" versamenti di contributi dei dipendenti, versamenti delle tasse, pagamenti di alcuni fornitori o trovi una persona per bene ( come lo sono la maggior parte dei commercialisti) oppure se hai la sfortuna di incappare in un farabutto ( e qualcuno a suo tempo c'era, oggi non so) la strada che hai imboccato è quella del fallimento. I creditori ( stato, dipendenti e fornitori e banche) un giorno verranno alla tua porta e tu cercherai e proverai a sistemare le cose ma non ce la farai e perderai tutto. Specie quando non hai "messo per tempo in sicurezza" i tuoi beni e questi risulteranno "aggredibili" dai creditori.
 
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