Ho letto qua e là il thread ed ho visto che come al solito si è finiti a parlare di ral, lauree e costo della vita.
Riporto allora la mia esperienza: laurea (triennale) in economia, 110 l in tempo, ammesso alla magistrale, corso tra i più quotati, in una blasonata università del nord (di cui non farò il nome). Siccome sono un co.glio.ne. abbandono tutto dopo pochi mesi: mi trovo malissimo e mi pesa la distanza da casa. Ritorno al "paese" con le pive nel sacco e mi impiego nell'attività di famiglia ( lo faccio praticamente dai 13 anni). Vengo quindi convinto a re-iscrivermi all'università, vicino casa e molto controvoglia. Alla fine, complici diversi problemi di salute in famiglia, lascio in stand by pure quel percorso universitario (ad oggi mi manca pochissimo) e mi ritrovo mio malgrado sempre più immerso nell'attività (che non riesco a "digerire"). Nonostante le tante c.azzate e un percorso universitario non all'altezza e discontinuo, starei comunque bene: oltre ad avere comunque un lavoro (molto poco "skillato"), vengo da una famiglia con un patrimonio importante (e purtroppo sono "affetto" da tirchieria quasi incurabile). Non mi sento comunque soddisfatto: mi considero un fallito e il lavoro di famiglia non mi va giù: troppe ore, zero vita privata, troppe responsabilità. Qualità della vita pessima, guadagno non proporzionato alle ore (almeno 12 giornaliere per 6 giorni, con punte di 16-17) e costante senso di inadeguatezza verso l'attività e verso i genitori ( tocca fare questo lavoro perchè i figli non si sono sistemati). Questo sunto serve per capire che sono un co.glio.ne che s'è fatto scappare non so quanti treni.
Poco più di un'anno fa mi iscrivo ad un concorso pubblico: una sessantina di posti, 5000 domande. Da lì in poi seguono altre 10 domande per altrettanti concorsi. Faccio due preselezioni, le passo entrambe. Mi ritrovo con una marea di materie diverse da studiare. Poi arriva il covid. Un concorso si blocca, l'altro, su cui inizialmente facevo poco affidamento, va avanti. Una decina di giorni fa concludo con l'orale. Punteggi alti e medio-alti. Essendo uno "sbarbatello" dei concorsi e non avendo titoli valutabili o esperienze pregresse in p.a. ricevo un punteggio titoli pari a zero. E' andata bene comunque: mi posiziono nella fascia alta della graduatoria, primo tra i giovani (pur avendo "ben" 29 anni): non solo tra i vincitori, ma in una posizione tale che mi consentirà, con buona probabilità, di lavorare nella mia stessa città di residenza. La retribuzione non sarà alta (1500-1600 netti se va bene) e poche possibilità di carriera (ma non assenti da quel che sembra). Avrò un impegno orario che sarà la metà di quello attuale, conoscerò sabati, domeniche e ferie. Avrò tempo di coltivare la mia passione per la gestione del patrimonio ( e magari spuntare uno 0,qualcosa % in più a fine anno). Manterrò magari un minimo di impegno "ufficioso" nell'attività o , se sono fortunato, vedrò i miei godersi qualche anno di vita.
A me sembra vada bene (certo fossi rimasto a Milano e finito la magistrale magari a quest'ora avrei migliori prospettive di ral, ma piangere sul latte versato è inutile).
Che ve ne sembra?