E ho anche notato che in questo 13 dicembre durante la predica i vescovi (non so quanti, e non so se imbeccati) hanno citato parole di Giovanni il Battista
È
caro a molte
obbedienze. Così come lo è San Giovanni evangelista.
Riguardo l'omelia non so se ci sia un nesso. Cmq Gesù Cristo viene anticipato qui su questa terra da suo cugino, Giovanni Battista, più grande di lui di sei mesi. Il Battista lo annuncerà "ufficializzandone" il ruolo e la missio. E quando Gesù è prossimo a morire in croce affida Sua Madre a Giovanni evangelista e a Lei affida Giovanni, che è quello che chiude i Vangeli con l'Apocalisse (rivelazione). I due Giovanni segnano l'inizio e il termine della vita terrena del Cristo.
Logge di San Giovanni Massoneria Universale Libera Muratoria
Loggia La Fenice Logge di San Giovanni Massoneria Universale Libera Muratoria
MASSONERIA UNIVERSALE
Federazione Logge di San Giovanni
R.L. La Fenice
SAN GIOVANNI
San Giovanni è stato sempre scelto quale patrono da quasi tutte le antiche sette cristiane esoteriche, come dalle più recenti società iniziatiche quale, per esempio è la Massoneria nei cui Statuti, pubblicati nel 1721, è espressa l'invocazione di San Giovanni in questi termini:
"I Fratelli di tutte le Logge di Londra, di Westminster e dei dintorni, si uniranno nel luogo convenuto nel giorno di S. Giovanni Battista o di S. Giovanni Evangelista ...".
L'invocazione di S. Giovanni assai spesso ha confuso i due Santi: l'Evangelista e il Precursore. Ciò è dovuto probabilmente alle affinità simboliche che esistono tra i due Santi. Pertanto cerchiamo di vedere quali sono queste affinità prendendo in considerazione le vite separate dei due Santi, prima il Battista e poi l'Evangelista.
S. Giovanni Battista era figlio di Zaccaria e di Elisabetta. Le notizie della sua nascita ci sono fornite dal Vangelo di Luca: l'angelo Gabriele apparve a Zaccaria annunciandogli la nascita di un figlio che "sarà ripieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre" (I, 16) e "andrà come precursore, con lo spirito e la potenza di Elia" (I, 17). Poiché Zaccaria non credeva alle parole dell'angelo, questi gli disse che sarebbe rimasto muto sino al giorno della nascita di Giovanni. E così fu. Quando nacque Giovanni, Zaccaria, non potendo parlare, scrisse sopra una tavoletta: "Giovanni è il suo nome" e da quell'istante riacquistò la parola.
Il Battista nacque esattamente sei mesi prima di Gesù. Questi venne al mondo durante il Solstizio d'inverno, Giovanni nel Solstizio d'estate. Sia Gesù sia Giovanni vissero sino a 33 anni ed ambedue morirono per mano degli uomini.
S. Giovanni Battista era chiamato il "precursore" in quanto preparava la via al Cristo e "battista" perché battezzava nelle acque del Giordano:
"Io per me vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più potente di me, e io non son degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco" (Matteo, III, 11).
Gesù era della setta degli Esseni nella quale aveva il grado di "Nazareno" (Nariz = Maestro). Questo grado era conferito a coloro che avevano raggiunto il più alto grado di Conoscenza.
Il Battista, oltre ad essere esseno, era capo della setta dei battezzatori. Il battesimo praticato consisteva nell'immersione totale, per tre volte consecutive, nell'acqua. Il battesimo ricevuto da Gesù fu, come lo stesso Giovanni dice, di acqua e di spirito:
"Ma Quegli che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quegli che battezza con lo Spirito Santo" (I, 33).
Dopo il battesimo con acqua, c'era il battesimo con lo Spirito, cioè con l'imposizione delle mani come dice l'Evangelista:
"Poi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo" (Atti, VIII, 17).
La festa del Battista cade il 24 giugno, Solstizio d'estate, quando il sole è al suo apogeo. È necessario osservare però che Giovanni Battista non è il simbolo del sole materiale, dell'astro che dà luce e calore al mondo, ma è, soprattutto, la rappresentazione simbolica del principio universale, il Fuoco Principio. Come tale la leggenda lo vuole vestito di pelle di agnello o di ariete vergine, è, dunque, l'immagine del sole e della costellazione dell'Ariete.
Il nome stesso, Giovanni, secondo alcuni, deriverebbe dall'ebraico "Jeho h'annan" cioè "Colui che Jeho favorisce", in tal modo diventa il simbolo dell'uomo illuminato. Secondo un'altra interpretazione Giovanni deriva da due parole ebraico-caldee: "Io" che vuol dire colomba e "Oannes" nome del dio caldeo delle iniziazioni. Quindi Giovanni vorrebbe dire "colomba di fuoco" che ci riporta alla colomba dello Spirito Santo.
Infatti sappiamo che dopo il battesimo di Gesù, una colomba era discesa su di Lui. Essa era il simbolo dello Spirito Santo.
Era lo Spirito del Cristo che discendeva nel corpo di Gesù che sarebbe stato il suo veicolo per tre anni, aumentandone la forza con la quale Egli poté poi compiere le guarigioni.
Discepolo del Battista fu Giovanni l'Evangelista, assieme agli altri due apostoli Andrea e Simone. Figlio di un pescatore galileo di nome Zebedeo e di Salomè, una delle donne che seguirono Gesù, anch'egli pescatore, era nato a Bethsaida e morì nel 101 a Efeso durante il regno di Traiano.
La tradizione cristiana lo considera patrono dei fabbricanti di candele, dei teologi, degli studenti e di tanti altri e questo è il motivo per cui, egli, meglio di chiunque altro, era in grado di dare la luce. Come donatore di luce era il patrono dei Templari, degli Gnostici e dei Rosa-Croce. Questa è forse la ragione per cui la sua festa cade durante il Solstizio d'inverno, quando il sole sembra risalire lungo l'eclittica ed i giorni farsi sempre più lunghi.
L'Evangelista è importante soprattutto perché ci ha lasciato due monumenti esoterici: l'Apocalisse ed il Vangelo. Mentre gli apostoli Luca, Matteo e Marco, nei loro vangeli, si perdono spesso in fatti senza base storica, Giovanni entra subito in argomento:
"Il principio era il verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui;
e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta ..."
Da questo prologo si sprigiona un insegnamento di notevole portata. Il "Logos", creatore del nostro sistema solare, non è il Dio Universale, ma il Demiurgo intermediario tra l'uomo e Dio stesso. Ciò risulta dalla distinzione tra "Theos" Dio Supremo e "theos" (un dio), il Logos.
Cerchiamo di capire meglio il significato di questi pochi versi del Prologo:
"In principio" quando i tempi non avevano ancora un inizio, cioè i periodi nei quali si manifestarono gli esseri e le cose;
"era il Verbo", il Logos, la Parola divina;
"e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio", cioè un dio (theos, scritto con iniziale minuscola), un Elohim, figlio di Dio.
"Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui;
e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta...".
Questo Elohim è colui che ha chiamato alla vita materiale tutti gli esseri inferiori, per mezzo della parola. È l'intermediario tra Dio e Creazione che la Cabala chiama Adamo kadmon.
Da quanto è stato detto sembra che sussista un dualismo tra Dio e Demiurgo, dualismo che esiste solo in apparenza e che lo Zohar demolisce con questi termini:
"Rabbi Simeone disse loro: io non vi ho detto che Colui il quale è chiamato la Causa di tutte le cause sia lo stesso Elohim e neppure ho detto che Colui il quale è chiamato la Causa di tutte le cause sia tutt'altro che Elohim. Nell'essenza divina non esiste associazione, né numero: tutto è Uno [ed] ecco perché Dio ha detto: "Vedete io sono io ed Elohim non è con me", cioè: "Elohim non è con me, ma io sono Elohim ed Elohim è me" (Zohar, I, 22b).
Cerchiamo ora di affrontare un misterioso capitolo dell'esistenza di Giovanni, cioè quello relativo alla sua morte.
Si narra che, preavvisato da Gesù circa la sua prossima fine, Giovanni si facesse scavare una fossa poi, gettatovi il mantello, vi si distese addormentandosi nel riposo eterno.
Il giorno seguente i discepoli, vollero ritornare sul suolo dove era sepolto Giovanni, ma non trovarono di lui che i suoi sandali e la terra, nel punto in cui era stato sepolto "ribolliva".
Da parte di alcuni si è voluto supporre che, nel testo originale, anziché leggere terra che "ribolliva", si dovesse leggere terra dura, gelata. Ciò fa pensare che l'apostolo sia morto in pieno inverno e potrebbe giustificare il fatto che la Chiesa abbia situato la sua festa nel solstizio d'inverno.
S. Agostino (in Joan, 2, tr. CXXIV) scrive che tra le chiese d'Africa si riteneva che Giovanni, in attesa del ritorno del Signore, riposasse addormentato nella tomba e con il suo respiro agitasse dolcemente la terra ...
In greco, soffio si dice pneuma; questo termine designa anche lo spirito ... Allora si può intuire che lo spirito di Giovanni fosse capace di liberarsi dalla terra ed il Vangelo, con le sue misteriose parole, ci viene in aiuto:
"Pietro voltandosi, vide venirgli appresso il discepolo che era caro a Gesù, quello stesso che, durante la cena, stava posato sul seno di Gesù ... Pietro vedendolo chiese a Gesù: "Signore, e di lui che sarà?". Gesù gli rispose: "Se voglio che rimanga finch'io vengo, che t'importa? Tu seguimi". Fu così che si sparse tra i fratelli la voce che quel discepolo non morrebbe; Gesù però non aveva detto che non morrebbe, ma: "Se voglio che. rimanga finch'io vengo, che t'importa?". Questo è il discepolo che attesta queste cose, e le ha scritte; e noi sappiamo che la sua testimonianza è verace" (Vangelo Giovanni, XXI, 20/24).
Così Giovanni vive nella tomba un sonno particolare in uno stato che non è vita e non è ancora morte. Egli è il guardiano intermediario tra la Chiesa Celeste e la Chiesa Terrestre.
Secondo Paolo l'uomo si compone di:
soma corpo
psiche anima
pneuma spirito
Pietro ricevette la direzione materiale della Chiesa sul nascere, come testimonia Matteo, XVI, 18: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa ...".
A capo di questa Chiesa sta il Cristo, il corègo, lo spirito:
"Ed egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa; egli che è il principio, il primogenito dai morti" (Paolo, Colossesi, I, 18).
Da tutto ciò se ne deduce:
1) Cristo, Spirito, Chiesa Trionfante, il Sole.
2) Giovanni, Anima, Chiesa Sofferente, la Luna.
3) Pietro, Corpo, Chiesa Militante, la Terra.
Il simbolismo del Battista è strettamente legato a quello dell'Evangelista. Essi sono come la vita e la morte, il passato e il futuro, il sole e la luna ecc.
Il Battista, posto nel Solstizio d'estate, rappresenta il culmine dello splendore del sole, mentre l'Evangelista, nel Solstizio d'inverno, rappresenta quasi la morte dell'astro. Ma non è così perché sappiamo che ciò che raggiunge il massimo deve poi diminuire, mentre ciò che è pervenuto al minimo di se stesso deve cominciare a crescere, come testimonia il Vangelo:
"Bisogna che egli cresca e ch'io diminuisca" (Giov. III, 30).
Il Battista chiude l'antica Legge o l'antico Patto come afferma Geremia (XXXI, 31):
"E io per certo concluderò con la casa di Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; non come il patto che conclusi coi loro antenati nel giorno che li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto ...", dove Geremia allude ai due "patti" conclusi tra Dio e l'uomo: l'antico patto quello che si fondava sulla Legge, ed il nuovo patto che si fonda sulla Grazia, che Matteo ci conferma:
"Bevetene tutti, questo è il mio sangue, il sangue del patto ..." (XXVI, 28). Se il Battista chiude l'antica Legge, l'Evangelista apre la nuova Legge ed annuncia la Rivelazione cristiana. Uno chiude e non può aprire, l'altro apre, ma non può chiudere:
"Ecco quel che dice il Santo, il Verace, colui che tien la chiave di David: colui che apre, e nessuno chiuderà, che chiude e nessuno aprirà" (Apocalisse, III, 7).
I due San Giovanni - Il culto solare
I due San Giovanni – Il culto solare
Tratto “Il libro del vero massone”
Caratteristica universale delle antiche Confraternite dei Costruttori è il patronato, che esse, in ogni luogo ed in ogni tempo, assunsero di uno dei due San Giovanni, o del Battista, precursore del Cristo, battezzatore, nel Giordano, degli uomini, i quali, purificandosi, anelavano a ricevere i doni e le grazie del Figlio di Dio; o dell’Evangelista, che scrisse anche l’Apocalisse, il libro misterioso e pressoché indecifrabile nel quale eretici, riformatori e filosofi videro, o cedettero di vedere, preannunciate e rappresentate, sotto strane, poetiche allegorie, le dottrine dei loro sistemi. E i Rosacroce, che svecchiarono audacemente quelle Confraternite dei Costruttori, lasciarono alla Massoneria speculativa, da essi immaginata e costituita sulle teorie delle remote istituzioni iniziatorie, il patronato dei due Sangiovanni, che ancora si invocano, aprendosi i lavori massonici, in quasi tutte le Loggie del mondo.
Noi abbiamo più volte visto errare un sorriso di ironia e quasi di compassione sulle labbra di molti neofiti, i quali, non ancora abituati a riflettere ed a cercare la ragione recondita delle cose e delle forme, che permangono, malgrado i tempi e le innovazioni, non sapevano concepire come mai in un istituto, che fa guerra ad ogni credenza volgare, potesse durare il costume, difeso pertinacemente dai più esperti Massoni, di raccogliersi, come una confraternita di barbieri o di falegnami, sotto il patrocinio dei santi.
Non sarà male che quei neofiti sappiamo perché i Rosacroce, che pur erano spiriti lati e liberi e nemici di ogni credenza irragionevole e superstiziosa, lasciassero all’Ordine, e l’Ordine mantenga ancora, i due Protettori.
Altrove abbiamo accennato fugacemente che i due patroni delle Loggie massoniche si festeggiano, l’uno al solstizio d’inverno, l’altro a quello d’estate, rilevando perciò come essi, per la Massoneria , dovessero essere emblemi di quel culto solare, che formò il fondamento di tutte le vecchie teogonie, e che, con nomi mutati, fortissimi pensatori ritengono nascondersi ancora nei sistemi delle religioni moderne.
Si può forse ammettere che solamente per caso i patroni delle Confraternite Costruttrici fossero i due santi, che il calendario religioso festeggia ai solstizi? Che solamente per caso, o così come senza pensarci, i Rosa-Croce li conservassero? Il buon senso risponde di no: quindi la necessità di investigare e concludere. Le vecchie confraternite avevano ereditato dalle istituzioni iniziatorie e dagli antichi collegi, specialmente Greci e Romani, l’uso di festeggiare i solstizi, per festeggiare la natura che, in quelle epoche dell’anno, sente rinvigorirsi od indebolirsi la forza del suo maggior ministro, del sole, il quale comincia allora a rimanere di più o di meno sul nostro emisfero, cioè comincia a nascere o comincia a morire. Le religioni, oltre alle feste solstiziali, si erano tramandate dall’una all’altra quelle degli equinozi, nelle quali si festeggiavano, con grida di gioia, a quello di primavera, il sole che arditamente ascende nei cieli, e scalda e feconda ed infiamma d’amore l’universo; e si celebrava, a quello d’autunno, con pianti e gemiti di dolore, il sopraggiungere della tenebra, che vince la luce. Johannes è forse corruzione e derivazione del vecchio Janus, bifronte, che ha in mano le chiavi, con le quali apre o chiude le porte dei cieli “ianua coeli” del vecchio Giano che ritorna, sotto il nome di Pietro, al quale ed ai suoi successori, i sommi pontefici, i cristiani hanno attribuito le chiavi per aprire o chiudere il tempio della grazia divina e della beatitudine eterna; ed i pensatori ritengono perciò i due Sangiovanni simboli dei solstizi, che sono veramente le porte dei cieli: inoltre anche ritengono che la doppia fronte del nume, il quale volge gli occhi tanto al passato che al futuro e dai cui quei santi derivarono il nome, sia l’emblema del pensiero massonico che deve contemporaneamente guardare indietro e avanti, perché è indispensabile tener conto degli insegnamenti del passato e dell’esperienza, per preparare all’umanità le vie del progresso nell’avvenire.
E bene a ragione, se i due Sangiovanni sono simboli dei solstizi e quindi emblemi del culto solare, la Massoneria li ha conservati come patroni, essa che si fonda sulle dottrine delle antiche istituzioni iniziatorie ed ha, come tutte quelle avevano, per suo obietto fondamentale lo studio ed il culto della natura.
Nelle vecchie teogonie, talvolta sotto leggende involute ed oscure, tal’altra sotto emblemi semplici e trasparentissimi, tutta la credenza si riassume nei menomi naturali e più segnatamente nei corsi apparenti del sole. Platone diveva che i Greci, fin dalla più remota antichità, adoravano il sole, la luna e gli astri; né si accorgeva che anche ai suoi tempi conservavano i medesimi Iddii sotto i nomi di Ercole, Bacco, Apollo, Diana, Escupalio: i Romani deridevano le divinità adorate sulle sponde del Nilo e proscrivevano, o poco veneravano, Anubi, Iside, Se rapide; e nondimeno li adoravano anch’essi sotto i nomi e le forme di Mercurio, Diana, Cerere e Pluto. Nel Cristianesimo si svolge questa leggenda: un dio nasce da una vergine al solstizio d’inverno, muore e resuscita all’equinozio di primavera, dopo esser disceso alle regioni infernali: ha un corteggio di dodici apostoli, che ricordano i 12 mesi dell’anno, o i 12 segno dello zodiaco, condotti da un capo che ha tutti gli attributi del vecchio Giano. Questo Dio si incarna in una vergine al solstizio di inverno, quando il sole comincia a rinascere; grandeggia nel sacrificio e vince le tenebre dell’inferno, all’equinozio di primavera, quando il sole si solleva nei cieli, e la nascita ed il sacrificio e la resurrezione ed il trionfo avvengono per redimere l’umanità dal malo spirito, che, sotto le forme del serpente, il quale nelle antiche credenze egiziane assumeva il nome di Tifone, aveva indotto una donna a disobbedire al comando di Dio, introducendo così nel mondo il disordine e il peccato. La donna era stata creata con l’uomo al sesto giorno, cioè, sciogliendo l’allegoria della Genesi, alla fine del tempo nel quale la natura si era tutta ordinata, e dal suo fecondo seno erano usciti i più preziosi prodotti ed appariva come un meraviglioso giardino, che gli Ebrei chiamarono Eden, forse corrompendo il nome Eiren, col quale questo luogo di delizie, ricolmo di bellezze e di beni, era designato dai Magi. Così, decorsi i primi sei giorni della creazione, giunti al principio degli altri sei, apparisce l’albero del bene e del male, cioè s’inizia l’azione del principio malefico, la natura comincia a disordinarsi, finché, più tardi, il serpente, simbolo di Tifone, induce l’uomo al peccato, ed il principio del male trionfa; cioè l’inverno ed il freddo, e la desolazione ed il pianto invadono la natura; il sole è breve e languido sul nostro emisfero, finché non torni a rinascere, nel solstizio d’inverno, non torni a rinascere dalle regioni infernali ed a trionfare con l’Ariete con l’Agnello all’equinozio di primavera. In quel tempo si celebra anche oggi la Pasqua, che significa “passaggio”, cioè il punto in cui il sole passa ai segni superiori dello zodiaco e torna ad illuminare e fecondare il creato: “Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi”
A confortare queste nostre osservazioni riproduciamo ils seguente brano di un discorso pronunciato il 27 dicembre 1884 a Parigi dal Fratello Leblanc del Supremo Consiglio dei 33
“Da tempo immemorabile i Fratelli Massoni si intitolavano: Massoni di S. Giovanni, Massoni liberi di S. Giovanni, Fratelli di S. Giovanni; e la loro corporazione era spesso designata col nome di Confraternita di S. Giovanni”
Le riunioni o gruppi di operai massoni chiamavansi Loggie di S. Giovanni.
Questo vocabolo era divenuto sinonimo di quello di Officina ove si insegnava e si praticava l’arte di tagliar la pietra.
Il patronato di S. Giovanni si è trasmesso fino a noi. Per chi vuole andare al fondo delle cose, esso costituisce un’intera rivelazione sulla natura delle idee religiose professate nelle Loggie.
Adottando questo vocabolo, i nostri padri, o almeno i più intelligenti fra loro, quelli che dirigevano, non avevano ubbidito semplicemente ad un’idea pia conforma all’opinione del tempo; essi continuavano, sotto il nome di S. Giovanni, l’antico culto filosofico di Giano, dio della pace, protettore, nell’antichità pagana, dei collegi degli architetti e degli operai, le cui feste celebravansi nei solstizi, come quelle di Giovanni Battista e di Giovanni l’Apostolo, onorati dalla Chiesa il 24 giugno e il 27 dicembre.
Sembra provabilissimo che se i Massoni avessero voluto prendere un santo nella Chiesa cattolica per loro patrono, essi avrebbero almeno designato con esattezza quello che sceglievano. Al contrario essi rimangono nel vago: si dicono Fratelli di S. Giovanni: ma di qual S. Giovanni? Del Precursore o dell’Apostolo Evangelista? Essi non se ne curano e solennizzano indistintamente la memoria di questi due personaggi: il San Giovanni d’inverno e il San Giovanni d’estate.
In realtà essi celebrano i solstizi, perché il fondo del loro culto, come quello degli iniziati in ogni tempo, consiste nella venerazione della gran madre natura, e le loro feste sono quelle del loro benefico sole, nei suoi due apogei. Il loro dogma è la ragione simboleggiata nello studio della geometria, rappresentata dalla squadra, dalla riga e dal compasso.
La loro morale è la più dolce di tutte, la morale di pace, rincarnata nel vecchio Giano a due facce, che la Chiesa Romana, in quel periodo indeciso, sì bene denominato periodo di paganizzazione del cristianesimo, ha continuato a deificare ad ogni solstizio sotto il nome dei sue San Giovanni.
Per conto nostro aggiungiamo: che tutti i popoli, verso il 25 dicembre, cioè al solstizio d’inverno, celebrano feste in onore di un dio adorato generalmente come un nume solare. Nell’India il solstizio d’inverno era un giorno di grande allegrezza, e si chiamava il mattino degli dei