13/04/2017 12:00
Eni, parte la fase di consolidamento e crescita
Uscito dalla fase di ristrutturazione e trasformazione, il gruppo entrerà in una fase di consolidamento di risultati e di ulteriore crescita grazie alla generazione di cassa, ha detto in assemblea il presidente Emma Marcegaglia. Mentre l'ad Descalzi ha assicurato il dividendo anche con prezzi del petrolio molto bassi. L'Aie riduce le previsioni di consumo di petrolio nel 2017
di Francesca Gerosa
Al via l'assemblea degli azionisti di Eni chiamata ad approvare il bilancio 2016, chiuso con un utile netto adjusted di -0,34 miliardi di euro e la distribuzione di un dividendo di 80 centesimi di euro, di cui 0,40 centesimi già pagati in acconto. All'ordine del giorno anche il rinnovo del consiglio di amministrazione, con la conferma dell'attuale presidente, Emma Marcegaglia, e dell'ad, Claudio Descalzi, e del collegio sindacale. All'assemblea è presente il 63,4% del capitale. Gli unici azionisti sopra la soglia rilevante sono la Cassa depositi e prestiti con il 25,76% del capitale e il Mef con il 4,34%. Eni ha in portafoglio azioni proprie pari allo 0,91% del capitale.
"Gli eccezionali risultati industriali economici e finanziari raggiunti nel 2016 e le rafforzate prospettive di crescita e generazione di valore dimostrano l'efficacia della strategia avviata nel 2014 anticipando quello che poi è stato uno straordinario trend decrescente dello scenario petrolifero", si legge nella lettera agli azionisti dell'ad, Claudio Descalzi, e del presidente, Emma Marcegaglia. "Nell'esecuzione della strategia abbiamo innanzitutto rafforzato il settore E&P quale principale driver di crescita e di generazione di valore. Negli ultimi tre anni, nonostante la riduzione del 33% degli investimenti, la produzione di idrocarburi è cresciuta del 15% a circa 240mila barili al giorno esclusivamente in modo organico e per il 2017 traguardiamo un livello produttivo in ulteriore crescita a 1,84 milioni di barili al giorno, record storico per Eni , con una ancora maggior disciplina nello spending".
Sotto la guida dell'amministratore delegato Claudio Descalzi Eni è stata completamente trasformata. Da società conglomerata, divisionalizzata e costosa è diventata una oil & gas company più veloce, più snella, più solida, con la ristrutturazione del mid downstream e la focalizzazione dell'upstream. Così al termine del mandato "vi consegniamo una società rinnovata nelle strategie, più efficiente e in grado di generare stabilmente valore nel nuovo scenario dell'energia che si sta delineando".
Tre i dati che fotografano con chiarezza la grande trasformazione compiuta: nel 2013 il capex cost neutrality era pari a 127 dollari, mentre oggi è pari a 46 dollari; il gruppo ha lo stesso cash flow cumulato rispetto ai tre anni precedenti, allora il prezzo medio era a 110 dollari al barile, ora è a 46 dollari; la società è stata l'unica O&G company ad abbassare il leverage in questi tre anni e oggi ha il livello più basso dell'industria di riferimento.
Su queste basi il consiglio formulerà all'assemblea la proposta per un dividendo di 0,80 euro e "confermiamo per il futuro, confortati dai risultati conseguiti, la nostra remuneration policy crescente in funzione dell'atteso miglioramento dello scenario e degli utili", hanno aggiunto i vertici, ricordando anche che Eni negli ultimi 25 anni non ha subito nessuna condanna neppure in primo grado per reati societari, frode o corruzione.
Infatti Eni è stata assolta per il procedimento giudiziario "Misura Gas" e c'è stata l'archiviazione per il "Kazakistan". Marcegaglia ha però ravvisato in entrambi i casi "un'incredibile attenzione mediatica che ha messo in cattiva luce la società. Vista la successiva chiusura positiva di questi procedimenti giudiziari, tale attenzione negativa nei confronti di Eni e dei suoi manager era certamente sproporzionata oltre che non giustificata". Attualmente ci sono procedimenti giudiziari pendenti in Algeria e in Nigeria. Il presidente ha ribadito la massima cooperazione e la massima fiducia nella magistratura nonché la tranquillità da parte dell'azienda, in particolare in relazione alla vicenda Nigeria Opl 245.
La continuità è fondamentale per un'azienda come Eni , che opera in un business in cui si è obbligati a pensare al medio-lungo termine. Nei prossimi tre anni il gruppo uscirà dalla fase di ristrutturazione e trasformazione ed entrerà in una fase di consolidamento di risultati e di ulteriore crescita, che sarà possibile grazie alla cassa che sarà in grado di generare. "L'obiettivo è crescere mantenendo il valore del break even finanziario sotto i 45 dollari, per resistere ed essere in grado di pagare i nostri dividendi anche a valori molto bassi del petrolio", ha precisato l'ad. "Se riusciamo a fare questo, ci siamo riusciti in questi tre anni e siamo molto motivati a farlo, riusciamo a creare molto free cash flow", ha spiegato Descalzi.
La produzione di idrocarburi è prevista in crescita del 3% l'anno nel periodo 2017-2020, ha aggiunto Descalzi ripercorrendo i punti principali del piano strategico presentato lo scorso marzo. Al 2020 Eni prevede nuove scoperte per 2-3 miliardi di barili di petrolio equivalente, nonostante una riduzione del capex (investimenti) rispetto al piano precedente dell'8%. "Grazie ai successi della strategia esplorativa, alle sinergie con gli asset esistenti e alla rinegoziazione dei contratti, il break-even medio dei nuovi progetti è di circa 30 dollari al barile", ha ribadito l'ad.
Naturalmente sarebbe opportuna un'estensione dell'accordo tra i Paesi Opec e non Opec sul congelamento della produzione di petrolio, ha auspicato Emma Marcegaglia. A valle dell'accordo del 30 novembre scorso, e di quello successivo con i produttori non Opec, "i mercati sembrano più positivi, ma restano comunque molto volatili", ha osservato. "Nel breve termine l'accordo sembra tenere: ne abbiamo conferma dal rispetto degli impegni da parte dei diversi Paesi che vi hanno aderito. Ma l'andamento degli stock che si stanno riducendo, seppur lentamente, fa nascere dubbi sull'efficacia degli interventi. La natura graduale del bilanciamento del mercato renderebbe opportuna una estensione dell'accordo oltre al mese di giugno e di questo stanno discutendo i principali attori in gioco".
A Piazza Affari al momento il titolo Eni cede l'1,25% a 15,05 euro anche se i prezzi del petrolio sono poco mossi (Brent +0,05% a 55,89 dollari al barile e Wti -0,04% a 53,09 dollari al barile), con il mercato bilanciato dalle spinte al ribasso legate all'aumento della produzione Usa e la dinamica rialzista innescata dai tagli all'output di vari Paesi. Dal rapporto settimanale dell'agenzia governativa Eia è emerso un calo inatteso delle scorte di greggio, scese di 2,2 milioni di barili; ma i dati hanno evidenziato un incremento ulteriore della produzione.
Negli ultimi giorni i prezzi hanno corso sulle indiscrezioni riguardanti le pressioni dell'Arabia Saudita sugli altri membri dell'Opec e sulla Russia per prolungare oltre giugno i tagli alla produzione concordati nel novembre scorso. A sostegno delle quotazioni anche i dati sulle importazioni di greggio da parte della Cina, che a marzo sono salite al record di 9,17 milioni di barili. Mentre l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie) ha previsto un calo della crescita della domanda mondiale di greggio e un rialzo della produzione Usa. L'agenzia ha infatti stimato per quest'anno una crescita dei consumi petroliferi di 1,3 milioni di barili al giorno a 97,9 milioni di barili giornalieri, contro i +1,4 milioni calcolati in precedenza. Inoltre ha previsto una produzione dei Paesi non Opec in aumento di 485.000 barili al giorno a 58,1 milioni di barili al giorno, soprattutto grazie all'incremento della produzione Usa.