Superspazzola
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In che senso scusa? E' arcinoto che ENI abbia varato un buyback (e non è il primo) e lo stia eseguendo ... Intendi qualcos'altro che non colgo nella tua domanda?qualcuno del forum a una spiegazione perche' ENI continua a comprarsi le azioni? Poi tutte questo mese. Se qualcuno mi illumina lo ringrazio.
il motivo del buy back ,perchè compra le sue azioni? io penso che abbia paura di un opa,oppure vuole far salire di piu' il valore delle azioni.In che senso scusa? E' arcinoto che ENI abbia varato un buyback (e non è il primo) e lo stia eseguendo ... Intendi qualcos'altro che non colgo nella tua domanda?
Le aziende quando hanno un bel giro di denaro contante (Cash Flow) e non sanno dove investirlo perchè hanno già ampiamente investito in piani di sviluppo, diminuito il debito e non ci sono aziende del settore da acquistare, optano per riacquistare le proprie azioni specialmente se ritengono che siano sottovalutate.il motivo del buy back ,perchè compra le sue azioni? io penso che abbia paura di un opa,oppure vuole far salire di piu' il valore delle azioni.
grazie ,credo di aver capito,Le aziende quando hanno un bel giro di denaro contante (Cash Flow) e non sanno dove investirlo perchè hanno già ampiamente investito in piani di sviluppo, diminuito il debito e non ci sono aziende del settore da acquistare, optano per riacquistare le proprie azioni specialmente se ritengono che siano sottovalutate.
Insomma hanno la fresca in tasca ... non ci sono opportunità invitanti sul mercato, remunerano il socio con lauti dividendi e indirettamente cercano di dare valore al socio riacquistando le proprie azioni.
Forse ti conviene leggere un pò le basi.
N.b. Eni è una società controllata indirettamente dallo stato che detiene quote tramite CdP .
De Scalzi (amministratore delegato) viene rinnovato indirettamente in carica dal Governo.
Se durante il suo mandato porta Eni a valere 20 euro, sarà impopolare destituirlo da qualsiasi governo di qualuque colore, non credi?
per noi piccoli azionisti e' una notizia positiva o negativa secondo te?Insieme con Repsol tratta con l'ente statale Pdvsa per importare gas e petrolio
Energia, Eni punta al Venezuela
di Nicola Carosielli
tempo di lettura 2 min
Caracas pronta a riprendere la produzione dopo la fine delle sanzioni Usa del 2019. Parte la corsa delle big oil per una torta da 303 miliardi di barili e 5 miliardi di mc di gas
Anche per il prossimo decennio, con buone probabilità, l'America Latina sarà la regina del petrolio. A differenza degli ultimi anni, però, potrà contare sul ritorno del Venezuela sui mercati internazionali dopo la decisione dell'amministrazione Biden di stoppare le sanzioni al Paese in vigore dal 2019. L'accordo, condizionato in sostanza allo svolgimento di elezioni trasparenti e democratiche entro il 2024, consentirà al Venezuela di aprire i suoi rubinetti e quindi di quella che è la riserva più grande al mondo, che sotto i suoi piedi ha 303 miliardi di barili e oltre 5 miliardi di piedi cubi di gas naturale.
Un'occasione imperdibile per le grosse major internazionali, che hanno avviato una vera e propria corsa. Tra queste, secondo quanto riferito da Bloomberg, vi sono anche Eni e Repsol che in questi giorni starebbero definendo i termini di un contratto con la Petróleos de Venezuela Sa (Pdvsa), la compagnia di proprietà statale. I dialoghi sarebbero in fase molto avanzata, tanto da far supporre l'accordo possa essere raggiunto entro la fine del mese. In questo modo le due major possono ambire ad esportazioni su uno dei più grandi giacimenti di gas offshore del Sudamerica.
Non è la prima volta che negli ultimi mesi si parla di trattative che vede coinvolte Eni e Repsol con il Venezuela. E non solo perché Eni gestisce cinque compagnie petrolifere nel Paese e Repsol quattro, ma perché a fine agosto si era parlato dell'estensione dell'accordo “petrolio-per-debito” con il Venezuela con il placet degli Stati Uniti, con l'obiettivo di fornire prodotti raffinati al Pdvsa e aumentare le forniture di petrolio all'Europa. Allo scoppio delle sanzioni Usa, Eni e Repsol avevano ricevuto dal Dipartimento di Stato americano l'autorizzazione a prelevare il greggio venezuelano e a lavorarlo nelle raffinerie europee, solo per recuperare il debito accumulato e i dividendi delle loro joint venture nel Paese sudamericano. Non era però consentito lo scambio di petrolio né i pagamenti in contanti a Pdvsa.
Inoltre mercoledì 6 dicembre indiscrezioni hanno riportato che Pdvsa ha assegnato finestre di carico questo mese a due navi dirette in India, nell'ambito di accordi spot sul greggio con Eni e Chevron. Intanto, il gruppo guidato da Claudio Descalzi, secondo indiscrezioni di questa estate, sarebbe anche in trattative con Pdvsa per aumentare la produzione nel progetto congiunto (gestito dalla jv Petrosucre) in acque poco profonde Corocoro, con l'obiettivo di riprendere le esportazioni in un giacimento che prima delle sanzioni del 2019 produceva circa 24mila barili di petrolio al giorno.
Ovviamente le altre major non stanno a guardare. Almeno 12 società hanno stabilito intese di massima, dalla francese Maurel et Prom – che riprenderà le sue operazioni nel lago di Maracaibo – a China Petroleum e Indian Oil, che stanno firmando le concessioni per alcuni siti. Trinidad ha in corso trattative per lo sfruttamento congiunto del Dragon Campus, gestito da Shell, mentre Mitsubishi ha intenzione di riprendere il progetto petrolchimico Metanolo de Oriente. Ma anche la colombiana Ecopetrol ha confermato di avere contatti per piani comuni di petrolio e gas mentre, la brasiliana Petrobras e Indian Reliance hanno mostrato interesse senza però specificare su quali progetti vorrebbero orientarsi.
Una corsa che il Venezuela sfrutterà ma che potrebbe aiutare in parte anche l'Europa visto che Caracas, con i suoi 800 mila barili prodotti quotidianamente, può compensare il vuoto creato dalla Russia. Nonostante sia ancora lontana dai 3 milioni di barili che estraeva ogni giorno, la Pdvsa stima di poter incrementare la sua produzione di altri 300mila barili raggiungendo l'obiettivo di 1,2 milioni entro la fine del prossimo anno.
MF - Numero 241 pag. 11 del 08/12/2023
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