Etf JEGA, un valido alleato per vivere di rendita e rivalutazione capitale

  • Ecco la 67° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Nell’ultima settimana borsistica, i principali indici globali hanno messo a segno performance positive. In assenza di dati macro di rilievo, gli operatori si sono focalizzati sugli utili societari e sulle banche centrali. La stagione delle trimestrali è infatti entrata nel vivo in Europa e a Piazza Affari con oltre la metà dei 40 titoli che compongono il Ftse Mib ad alzare il velo sui conti. Per quanto riguarda le banche centrali, la Reserve Bank of Australia ha lasciato i tassi di interesse invariati, come previsto. Anche la Bank of England ha lasciato fermi i tassi, con due voti a favore di un taglio immediato sui nove totali. La Riksbank svedese ha invece tagliato i tassi per la prima volta in otto anni, riducendo il costo del denaro di 25 punti base al 3,75%, evidenziando la divergenza dell’Europa dalla linea dura della Fed. Per continuare a leggere visita il link

Sbagliato, ha ragione Jonny 1982.
Se vendi in perdita una quota che ha capitalizzato il dividendo, è come incassare il dividendo. Esattamente lo stesso.
Con il vantaggio che vendendo quote per ammontare DIVIDENDO NETTO pagato dalla versione a distribuzione, non paghi tasse lasciandole nell’etf a lavorare per te.
È solo un discorso psicologico. Vendere in perdita fa male psicologicamente.
anzi se vendi un etf in perdita per "dividendo" ti prendi pure una minus da usare per altre plus
 
Strumento ad accumulo scende a da 100 a va a 90 stacca vendi il 10% Hai 81

Strumento a distribuzione da 100 va 90 stacca il 10% di dividendo post stacco prezza 81

Differenza solo che nel secondo caso incassi un netto più basso.

Quando inizierate ad usare più matematica e meno psicologia magari inizierete a guadagnare qualcosa sui mercati e ragalarne meno allo stato
Non è psicologia, bensì matematica ad un più alto livello.
Se incassi il dvd, con un mercato orso, la perdita del capitale originario investito nell'ETF è solo temporanea.
Al contrario, se vendi quote dell'ETF in un mercato orso la perdita del capitale è definitiva.
 
Sbagliato, ha ragione Jonny 1982.
Se vendi in perdita una quota che ha capitalizzato il dividendo, è come incassare il dividendo. Esattamente lo stesso.
Con il vantaggio che vendendo quote per ammontare DIVIDENDO NETTO pagato dalla versione a distribuzione, non paghi tasse lasciandole nell’etf a lavorare per te.
È solo un discorso psicologico. Vendere in perdita fa male psicologicamente.
Non sono io a sbagliare per fattori psicologici.
Se incassi il dvd, con un mercato orso, la perdita del capitale originario investito nell'ETF è solo temporanea.
Al contrario, se vendi quote dell'ETF in un mercato orso la perdita del capitale è definitiva.
Nel primo caso incassi una rendita e rimani totalmente in gioco col capitale investito (che potrà recuperare), nel secondo caso non incassi alcuna rendita, bensì riduci sempre più e in perdita secca il capitale investito... ossia, esci gradualmente dal gioco in rosso irreversibile.
 
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16 anni che sei iscritto i questo forum ed ancora scrivi queste boiate ?
 
Non sono io a sbagliare per fattori psicologici.
Se incassi il dvd, con un mercato orso, la perdita del capitale originario investito nell'ETF è solo temporanea.
Al contrario, se vendi quote dell'ETF in un mercato orso la perdita del capitale è definitiva.
Nel primo caso incassi una rendita e rimani totalmente in gioco col capitale investito (che potrà recuperare), nel secondo caso non incassi alcuna rendita, bensì riduci sempre più e in perdita secca il capitale investito... ossia, esci gradualmente dal gioco in rosso irreversibile.
Mi spiace ma non funziona così.
Non capisci che le quote rimanenti di uno strumento ad accumulo, post vendita in perdita delle quote per prendere il dividendo capitalizzato, al Netto dalle tasse ( calcolate prendendo il dividendo lordo distribuito dal gemello a distribuzione ) , è la stessa identica cosa che percepire il dividendo, con il vantaggio di lasciare dentro le tasse.
Quindi avrai meno quote, ma che valgono di più. Quindi nonostante il ribasso dei prezzi, conviene sempre quello ad accumulo.
È da vedere poi di quanto, ma comunque conviene sempre
 
Francesco e Johnny hanno sicuramente ragione. Tre considerazioni però: in primo luogo l'aspetto "psicologico" non credo sia del tutto secondario; molto dipende dagli obiettivi di ognuno: se l'obiettivo è crearsi una rendita passiva mi sembra (nei fatti, non matematicamente) veramente difficile gestirlo con uno strumento ad accumulo: in questo caso secondo me non ci sono alternative alla distruzione, anche perche, e qui vengo al punto due, spesso la differenza (a meno che non si parli di grandi cifre e tenute molto a lungo) è poi poco significativa. Punto tre: la distribuzione in fase di accumulo se vogliamo ha un vantaggio innegabile: la possibilità di avere liquidità da reinvestire non per forza nello stesso strumento; si può ad es. utilizzare la liquidità proveniente dallo strumento x, che in questo momento sta sovraperformanto, nello strumento y, al momento sottovalutato.

Detto questo anch'io sono in una fase di indecisione. Ho parte del ptf a distibuzione e parte ad accumulo. Non lo nego: ricevere la "paghetta" dà una senzasizone di sicurezza che l'accumulo non ha, anche perché, come detto sopra, quasi mai rimetto la paghetta nello stesso strumento. Mediterò
 
Francesco e Johnny hanno sicuramente ragione. Tre considerazioni però: in primo luogo l'aspetto "psicologico" non credo sia del tutto secondario; molto dipende dagli obiettivi di ognuno: se l'obiettivo è crearsi una rendita passiva mi sembra (nei fatti, non matematicamente) veramente difficile gestirlo con uno strumento ad accumulo: in questo caso secondo me non ci sono alternative alla distruzione, anche perche, e qui vengo al punto due, spesso la differenza (a meno che non si parli di grandi cifre e tenute molto a lungo) è poi poco significativa. Punto tre: la distribuzione in fase di accumulo se vogliamo ha un vantaggio innegabile: la possibilità di avere liquidità da reinvestire non per forza nello stesso strumento; si può ad es. utilizzare la liquidità proveniente dallo strumento x, che in questo momento sta sovraperformanto, nello strumento y, al momento sottovalutato.

Detto questo anch'io sono in una fase di indecisione. Ho parte del ptf a distibuzione e parte ad accumulo. Non lo nego: ricevere la "paghetta" dà una senzasizone di sicurezza che l'accumulo non ha, anche perché, come detto sopra, quasi mai rimetto la paghetta nello stesso strumento. Mediterò
non è molto difficile una volta l'anno vendi qualche quota... appunto è solo psicologia... la nemica numero 1 dei risultati negli investimenti
 
Dividendo a parte, stavo guardando l'equivalente (JEPI) quotato al Nyse oltre ad avere poco storico se non ho capito male tratta solo azionario usa mentre l'etf JEGA di cui parla il thread è sui mercati globali. Difficile fare un confronto...
Quello che io mi chiedo è: alla fine questo strumento farà meglio di un VWCE? Ho i miei dubbi, al momento monitoro...
JEPI lo devi confrontare con gli etf SP500 (come ha indicato l'altro utente facendo attenzione a calcolarne bene il rendimenti visto che è a distribuzione) risultato : meno volatile ma anche meno redditizio

JEGA con SWDA (MSCI world) non VWCE che è un indice All-World (include gli emergenti)
 
Francesco e Johnny hanno sicuramente ragione. Tre considerazioni però: in primo luogo l'aspetto "psicologico" non credo sia del tutto secondario; molto dipende dagli obiettivi di ognuno: se l'obiettivo è crearsi una rendita passiva mi sembra (nei fatti, non matematicamente) veramente difficile gestirlo con uno strumento ad accumulo: in questo caso secondo me non ci sono alternative alla distruzione, anche perche, e qui vengo al punto due, spesso la differenza (a meno che non si parli di grandi cifre e tenute molto a lungo) è poi poco significativa. Punto tre: la distribuzione in fase di accumulo se vogliamo ha un vantaggio innegabile: la possibilità di avere liquidità da reinvestire non per forza nello stesso strumento; si può ad es. utilizzare la liquidità proveniente dallo strumento x, che in questo momento sta sovraperformanto, nello strumento y, al momento sottovalutato.

Detto questo anch'io sono in una fase di indecisione. Ho parte del ptf a distibuzione e parte ad accumulo. Non lo nego: ricevere la "paghetta" dà una senzasizone di sicurezza che l'accumulo non ha, anche perché, come detto sopra, quasi mai rimetto la paghetta nello stesso strumento. Mediterò
Bravo giusta considerazione, perché poi la teoria è una cosa la pratica è altra cosa.
alla fine anche io ho fatto 50 ad accumulo e 50 a distribuzione.
La parte ad accumulo è MVOL-JPGI-GGRA.
La parte a distribuzione VHYL-XGSD , FGQI, JGPI.
 
Non è psicologia, bensì matematica ad un più alto livello.
Se incassi il dvd, con un mercato orso, la perdita del capitale originario investito nell'ETF è solo temporanea.
Al contrario, se vendi quote dell'ETF in un mercato orso la perdita del capitale è definitiva.
Quello che non capiscono molti e' che cosi' come capitalizza un delta positivo, allo stesso modo capitalizza un delta negativo.
 
Mi spiace ma non funziona così.
Non capisci che le quote rimanenti di uno strumento ad accumulo, post vendita in perdita delle quote per prendere il dividendo capitalizzato, al Netto dalle tasse ( calcolate prendendo il dividendo lordo distribuito dal gemello a distribuzione ) , è la stessa identica cosa che percepire il dividendo, con il vantaggio di lasciare dentro le tasse.
Quindi avrai meno quote, ma che valgono di più. Quindi nonostante il ribasso dei prezzi, conviene sempre quello ad accumulo.
È da vedere poi di quanto, ma comunque conviene sempre
In primo luogo, non è possibile paragonare un tradizionale ETF a distribuzione con un ETF ad accumulazione col quale si effettua un vero e proprio decumulo (vedere video su questa strategia di "fine vita").
In secondo luogo, la rendita (tassata) derivante dall'ETF a distribuzione può benissimo essere tutta o in parte reinvestita in altri strumenti (ad esempio, un deposito bancario di emergenza remunerato, un ETF monetario, un bond perpetual, ecc...), quindi può rientrare in gioco in diverse altre modalità... non cade necessariamente nel nulla.
In terzo ed ultimo luogo, nel mio ptf c'è spazio per tutte le categorie di ETF... a gestione passiva o attiva, a distribuzione o ad accumulo, ecc... pertanto, non ho alcun tipo di posizioni preconcette.
 
non è molto difficile una volta l'anno vendi qualche quota... appunto è solo psicologia... la nemica numero 1 dei risultati negli investimenti
Questa strategia si chiama "decumulo" e normalmente si attiva su un ETF ad accumulazione (quasi mai a distribuzione) nella cosiddetta fase di "fine vita"... sia dell'investimento, sia dell'investitore... :cool:
 
E allora justetf ha fatto confusione perchè nella descrizione riporta testualmente: "L'ETF investe in aziende provenienti dai mercati sviluppati ed emergenti di tutto il mondo." mentre JPmorgan (sono andato a controllare) nel sito effettivamente indica msci world come benchmark :rolleyes:
mi basavo su cosa diceva il sito JPM...
 
E allora justetf ha fatto confusione perchè nella descrizione riporta testualmente: "L'ETF investe in aziende provenienti dai mercati sviluppati ed emergenti di tutto il mondo." mentre JPmorgan (sono andato a controllare) nel sito effettivamente indica msci world come benchmark :rolleyes:
Per verificare con certezza è sufficiente esaminare le partecipazioni azionarie dell'ETF.
 
Non prendete justetf come riferimento affidabile (almeno non prima di aver verificato le fonti o i siti ufficiali), spesso ci sono errori nei dati e/o nelle descrizioni
 
In primo luogo, non è possibile paragonare un tradizionale ETF a distribuzione con un ETF ad accumulazione col quale si effettua un vero e proprio decumulo (vedere video su questa strategia di "fine vita").
In secondo luogo, la rendita (tassata) derivante dall'ETF a distribuzione può benissimo essere tutta o in parte reinvestita in altri strumenti (ad esempio, un deposito bancario di emergenza remunerato, un ETF monetario, un bond perpetual, ecc...), quindi può rientrare in gioco in diverse altre modalità... non cade necessariamente nel nulla.
In terzo ed ultimo luogo, nel mio ptf c'è spazio per tutte le categorie di ETF... a gestione passiva o attiva, a distribuzione o ad accumulo, ecc... pertanto, non ho alcun tipo di posizioni preconcette.
Spiace vedere dei continui tentativi, privi di fondamento, al solo scopo di giustificare le proprie scelte e convincersene…
Paragonare un etf ad accumulo con uno a distribuzione è possibile, visto che quello che chiami decumulo è di fatto un’operazione che riduce il numero delle quote ma non della quantità espressa di sottostante il quale, nella versione ad accumulo, post vendita quote per incassare il dividendo netto, rimane la stessa rispetto a quanta ne possiedi con la versione a distribuzione, perché le quote rimanenti capitalizzano il dividendo per intero.
In verità la posizione su etf adaccumulo post incasso dividendo attraverso il decumulo, riflette una quantità di sottostante che è pari a quella dell’etf a distribuzione, maggiorata delle tasse che in quella a distribuzione paghi subito….
Il tuo punto due è senza senso perché tu puoi benissimo ogni 6 mesi o ogni anno vendere le quote incassando liquidità che puoi appunto utilizzare esattamente come utilizzeresti il dividendo pagato dalla versione a distribuzione… con la differenza che nella versione a distribuzione paghi tasse e perdi quel montante di capitale, in quella ad accumulazione, tale montante rimane nell’etf a produrre reddito perché l’etf ci ha comprato sottostante con quei soldi ….
Il terzo punto è soggettivo, ci sta.
Non c’entra nulla il preconcetto, che piaccia o no, l’accumulo conviene tecnicamente rispetto alla distribuzione… NON È OPINABILE.
È solo un discorso psicologico e basta, che è importante non dico di no.
Ma non ha senso cercare di convincersi di essere furbi tanto quanto gli altri che hanno strumenti ad accumulo perché così non è.
 
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