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da ansa
«Se i tuoi interessi non sono più in Italia, non puoi vendere le auto come marchio italiano. Se ti porta valore dire "marchio italiano", allora la fai in Italia». Lo ha detto la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parlando dell'ad di Fca, Sergio Marchionne dal palco dell' iniziativa elettorale organizzata dal suo partito a Milano. Giorgia Meloni ha poi sottolineato che bisogna «difendere» il made in Italy e aiutare «le aziende che non delocalizzano».
Mah e' vero che i tempi son cambiati
Ma Fiat ha resistito a Berlinguer e al suo partito , alla sua ideologia ,
a scioperi di mesi , a morti ********* dei suoi resposabili , a fabbriche ingovernabili ...
mi pare che trovare un accordo con la Meloni di turno sia oggi un tantino piu' agevole
Mah...ai tempi lo scenario era diversissimo: c'era molto meno concorrenza, il mercato interno era di fatto monopolizzato da fiat, quindi tutte le beghe interne erano bilanciate da privilegi de jure e de facto (su cui ancora gli italiani pensano di poter speculare).
Oggi non è così. Marchionne ha rotto il cordone ombelicale col consociativismo e si muove in uno dei business più competitivi del pianeta, senza avere (fose unico tra i grandi costruttori) un sistema-paese alle spalle che, entro i termini consentiti dalle normative, faccia da supporto. Forse lo diventeranno gli Stati Uniti, ma al momento GM e Ford sono i prescelti.
Quindi non bisogna sottovalutare il danno che politica e stampa nostrana fanno a Fiat. E in Fiat non lo sottovalutano, tanto è vero che continuano a indirizzare il Business in una direzione che lo renda indipendente dalla vendite domestiche. Bene fanno, e le recenti dichiarazioni di marchionne confermano un po' le mie previsioni. In Italia non si chiudono stabilimenti (e mi sembra giusto). Ma non si apre nemmeno nulla di nuovo (e mi sembra sacrosanto).
La Meloni non lo sa, ma lei e quelli come lei (ricordo anche prese di posizione della Boldrini quantomeno discutibili ai tempi di Renegade & 500X - su Landini & Brothers non mi ripeto) fannno solo del male al loro Paese. Perché, a quanto pare, è più facile per Fiat trovare altri Paesi in cui investire che per l'Italia trovare altri costruttori che vengono ad investire.
Uno-due stabilimenti in più in Italia in questo momento avrebbero posto il Paese in una condizione totalmente diversa al tavolo europeo. Potremmo alzare la voce, dettare qualche regola. Bastava un po' meno ostilità mediatica, e un conseguente 5-10% in piu di mercato interno. Ma gli italiani (politici, media, esponenti del mondo industriale e sindacale etc.etc.) hanno preferito lo scontro muso a muso. Contenti loro, contenti tutti.