Nessuna strada se non quella di partecipare ad una ipotetica OPV (offerta pubbloica di vendita). Praticamente se fosse messa in vendita Exor non ha nessuma prelazione, ma dovrebbe concorrere con indiani, cinesi, americani, tedeschi per ottenere il controllo di Ferrari.
Probabilità? Zero + Zero = Zero.
e allora mi domando come sarebbe in pratica percorribile una simile ipotesi di quotaz ferrari, visto le voci e i chiacchierii sulla stampa aumentano...
Meno tensioni internazionali ma i mercati europei restano con il fiato sospeso (11/08/2014) - FIRSTonline
.....FIAT ALLE PRESE CON IL RECESSO.
E CON MONTEZEMOLO
Cominciano i giorni della verità per Fiat alle prese con l’esrcizio del diritto di recesso. Tra i soci illustri che hanno votato non alla fusione tra Fiat e Chrysler per protesta contro l’introduzione della loyalty share che consentirebbe un doppio voto agli azionisti di lungo periodo (vediExor) a detrimento dei diritti degli altri soci figura Norges Bank, forte del 2,1% del capitale. Altri soci, tra cui la People Bank of China e Baillie Gifford (forte del 2,6%) hanno votato no con una frazione della quota di pertinenza, aggiudicandosi così il diritto al recesso a quota 7,727 euro. Se il totale dei recessi superasse i 500 milioni di euro, la fusione verrebbe annullata. Il regolamento però prevede che il dato si riferisca al saldo tra le azioni cedute e quele eventualmente acquistate dagli attuali soci. Exor, in particolare, potrebb acquisire un 3% senza incorrere nell’obbligo d’Opa. Non sono previsti dati sul recesso, ha anticipato lo stesso Sergio Marchionne, fino a cinque giorni prima della fine di agosto. Ancor più calda la partita Ferrari. Luca di Montezemolo, in predicato di salire alla presidenza di Alitalia, fa sapere che non accetterà deleghe che possano mettere a rischio la sua permannza ai vertici Ferrari.
Intanto si fa strada l’ipotesi, osteggiata da Fca, di una quotazione separata del Cavallino Rampante, non a Wall Street bensì a Shanghai: una collisione non è da escludere. .....
qualcosa anche sui cinesi e sul panorama internaz in italy....
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INVESTITORI IN RITIRATA MA TIENE (PER ORA) LA DIGA DEI BTP
Dietro la ritirata dei listini azionari c’è l’inversione di tendenza nelle strategie dei grandi investitori. Nell’ultima settimana i money managers hanno ritirato 7,1 miliardi di dollari dai mercati azionari facendo di nuovo rotta sul mercato obbligazionario, con il risultato di abbassare il rendimento medio al 4,82% dal precedente 5,73%. Sul mercato dei titoli di Stato, del resto, il Btp in settimana ha perso un po’ di terreno, ma niente di drammatico. Il rendimento del decennale è salito al 2,82% da 2,75% di una settimana fa. Dopo esser schizzato a quota 190 bp lo spread tra Btp e Bund è rientrato a quota 180. Non meno inquietante lo spread tra i Btp e i Bonos spagnoli: 25 punti, ai massimi da settembre. Stesso fenomeno sui cds: Spagna 80 punti base, Italia 120 come nel febbraio 2012. C’è attesa in questa cornice per le aste dei titoli di stato italiani: Bot annuali martedì e titoli a medio-lungo termine il giorno successivo, quando la Banca d'Italia renderà anche nota la consistenza del debito pubblico a fine giugno.
LA CINA CAMBIA SHOPPING. PIU’AZIONI, MENO LUSSO
La Cina ha acquistato anche il 2,014% di Generali dopo una quota analoga di Fca (Fiat), Prysmian, Eni, Enel e Telecom Fca (Fiat), Prysmian, Eni, Enel e Telecom. Perché questa strategia? “Pechino vuol farsi notare - dice Alberto Forchielli socio fondatore di Mandarin Capital Partner - Nella testa dei cinesi gesti come questi, che comportano un investimento minimo, dovrebbero rendere la Cina, oggi guardata con grande diffidenza, più amata nel nostro Paese”. I motivi? “Sono molteplici – spiega Forchielli a Formiche.net - Primo, tra i Paesi industrializzati l’Italia è uno dei più colpiti dalla competizione cinese. Secondo, le nostre pmi che sono andate in Cina senza protezione sono state letteralmente massacrate e depredate di risorse e know how. Terzo, truffe come Suntech in Puglia o vetrine permanenti degli orrori come Prato rappresentano immagini difficili da cancellare. E non è un caso che le prime partecipazioni dichiarate, quelle in Eni ed Enel, siano arrivate subito dopo la strage in un’azienda tessile della città toscana, dove persero la vita sette persone”.......
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