finalmente gli affitti costeranno meno

Ma infatti nella multinazionale in cui lavoravo fino a pochi mesi fa tutta la parte di fatturazione, receivables, credit management ecc e' terziarizzata ad una azienda nelle Filippine, non solo per la mia regione ma anche per tutta Europa Italia compresa. Altro che Trapani e Reggio Calabria :D
Viceversa ci sono dei lavori che sono parzialmente fattibili lavorando da casa, nel senso che richiedono riunioni periodiche da fare in sede. Li credo ci sia una opportunita' di ottimizzazione costi per le aziende. Non so pero' quanto questo sara' favorevole al dipendente.

E centri un altro grande punto nella tua chiusura: lo smartworking è una scelta aziendale, non solo un benefit.
Certo il dipendente ha il vantaggio di poter essere a casa in situazioni di necessità varie (penso al classico figlio malato che non va a scuola), ma molte aziende avevano già iniziato a proporlo in forma soft (1 gg a settimana).

Il conto è semplice: meno costi. Meno costi di utenze, meno costi per le mense, meno costi per gli uffici che saranno ottimizzati invece di essere spesso vuoti, meno costi HSE perché a casa basta che ti diano un foglio con le prescrizioni.
 
E se invece accadesse il contrario, ossia questo telelavoro forzato dal virus giocasse completamente a sfavore del telelavoro stesso?

Fare una cosa per costrizione al 100% è molto diverso da un'introduzione graduale, volontaria, e organizzata. Stiamo dando per scontato che tutti si abitueranno a lavorare 100% da remoto, ma potrebbe benissimo succedere che "il lavoro da remoto non lo diamo, ai tempi del virus ha funzionato male".

Sulla naturalità del lavoro remoto poi concordo con chi dice che le opportunità ci sono da anni, e appunto da anni esistono forme di collaborazione remote (anche solo con i consulenti esterni, c'è mica bisogno di tirare fuori la SV e il Vietnam). Tuttavia siamo ancora perfettamente a cavallo di una cultura aziendale estremamente estroversa, fatta di "capacità di lavorare in squadra", open space, eventi di team building. Non vedo come si possa ribaltare questo modello improvvisamente, se non appunto per costrizione, sarebbe accorgersi che fin qui si è sempre sbagliato tutto (non certo solo in Italia).

Sicuramente il periodo di prova forzata, per chi sta facendo davvero telelavoro e non una sorta di CIG camuffata, potrebbe dare una spinta a quelle realtà che già lo stavano valutando o sperimentando, ma farà anche notare tutti i limiti. Lo stesso vale per le scuole o per le università, dall'anno prossimo abbattiamo tutto e facciamo su Skype?

Certamente se il problema dei virus dovesse diventare frequente, in una sorta di nuovo ordine mondiale, tutto cambierà, ma non per forza in positivo (aziende meno produttive pagano meno dipendenti e meno salario). Se invece il problema sarà solo del 2020, più o meno si tornerà alla normalità di prima, con lo smart working opzionale per molti ruoli e aziende un po' più preparate nel gestirlo adeguatamente, scuole e università che possano integrare meglio l'istruzione in aula con quella telematica, parliamo di miglioramenti senza dubbio positivi, ma non certo di disruption. La gente continuerà a venire a studiare nei migliori distretti, a recarsi in ufficio e a pagare affitti alti per location vicine a università e uffici.
 
E se invece accadesse il contrario, ossia questo telelavoro forzato dal virus giocasse completamente a sfavore del telelavoro stesso?

Fare una cosa per costrizione al 100% è molto diverso da un'introduzione graduale, volontaria, e organizzata. Stiamo dando per scontato che tutti si abitueranno a lavorare 100% da remoto, ma potrebbe benissimo succedere che "il lavoro da remoto non lo diamo, ai tempi del virus ha funzionato male".

Sulla naturalità del lavoro remoto poi concordo con chi dice che le opportunità ci sono da anni, e appunto da anni esistono forme di collaborazione remote (anche solo con i consulenti esterni, c'è mica bisogno di tirare fuori la SV e il Vietnam). Tuttavia siamo ancora perfettamente a cavallo di una cultura aziendale estremamente estroversa, fatta di "capacità di lavorare in squadra", open space, eventi di team building. Non vedo come si possa ribaltare questo modello improvvisamente, se non appunto per costrizione, sarebbe accorgersi che fin qui si è sempre sbagliato tutto (non certo solo in Italia).

Sicuramente il periodo di prova forzata, per chi sta facendo davvero telelavoro e non una sorta di CIG camuffata, potrebbe dare una spinta a quelle realtà che già lo stavano valutando o sperimentando, ma farà anche notare tutti i limiti. Lo stesso vale per le scuole o per le università, dall'anno prossimo abbattiamo tutto e facciamo su Skype?

Certamente se il problema dei virus dovesse diventare frequente, in una sorta di nuovo ordine mondiale, tutto cambierà, ma non per forza in positivo (aziende meno produttive pagano meno dipendenti e meno salario). Se invece il problema sarà solo del 2020, più o meno si tornerà alla normalità di prima, con lo smart working opzionale per molti ruoli e aziende un po' più preparate nel gestirlo adeguatamente, scuole e università che possano integrare meglio l'istruzione in aula con quella telematica, parliamo di miglioramenti senza dubbio positivi, ma non certo di disruption. La gente continuerà a venire a studiare nei migliori distretti, a recarsi in ufficio e a pagare affitti alti per location vicine a università e uffici.

Un post molto ragionevole.
Io citai la SV come esempio nel settore (IT e web) dove il remoto è intrinseco nella natura. Perciò dubitavo del fatto che si potesse generare chissà quale fenomeno di decoupling tra costo housing e opportunità di lavoro.

Interessante l'ipotesi dello shock. Effettivamente quelle aziende che si scottano ora potrebbero rinunciare a quella che di fatto è un'opportunità, ripudiando lo smartworking.

Sperimentando in prima persona, devo dire che diverse funzioni aziendali riescono a essere comunque efficaci. Questo potrebbe dare conferme alle aziende, agevolando la diffusione dello smartworking parziale a beneficio di tutti.
Potrebbe essere anche la spinta in più ai processi di digitalizzazione e gli investimenti nelle infrastrutture di rete.
 
E se invece accadesse il contrario, ossia questo telelavoro forzato dal virus giocasse completamente a sfavore del telelavoro stesso?

Fare una cosa per costrizione al 100% è molto diverso da un'introduzione graduale, volontaria, e organizzata. Stiamo dando per scontato che tutti si abitueranno a lavorare 100% da remoto, ma potrebbe benissimo succedere che "il lavoro da remoto non lo diamo, ai tempi del virus ha funzionato male".

Sulla naturalità del lavoro remoto poi concordo con chi dice che le opportunità ci sono da anni, e appunto da anni esistono forme di collaborazione remote (anche solo con i consulenti esterni, c'è mica bisogno di tirare fuori la SV e il Vietnam). Tuttavia siamo ancora perfettamente a cavallo di una cultura aziendale estremamente estroversa, fatta di "capacità di lavorare in squadra", open space, eventi di team building. Non vedo come si possa ribaltare questo modello improvvisamente, se non appunto per costrizione, sarebbe accorgersi che fin qui si è sempre sbagliato tutto (non certo solo in Italia).

Sicuramente il periodo di prova forzata, per chi sta facendo davvero telelavoro e non una sorta di CIG camuffata, potrebbe dare una spinta a quelle realtà che già lo stavano valutando o sperimentando, ma farà anche notare tutti i limiti. Lo stesso vale per le scuole o per le università, dall'anno prossimo abbattiamo tutto e facciamo su Skype?

Certamente se il problema dei virus dovesse diventare frequente, in una sorta di nuovo ordine mondiale, tutto cambierà, ma non per forza in positivo (aziende meno produttive pagano meno dipendenti e meno salario). Se invece il problema sarà solo del 2020, più o meno si tornerà alla normalità di prima, con lo smart working opzionale per molti ruoli e aziende un po' più preparate nel gestirlo adeguatamente, scuole e università che possano integrare meglio l'istruzione in aula con quella telematica, parliamo di miglioramenti senza dubbio positivi, ma non certo di disruption. La gente continuerà a venire a studiare nei migliori distretti, a recarsi in ufficio e a pagare affitti alti per location vicine a università e uffici.

Concordo pure con le virgole. Anche a me sembra molto verosimile un effetto rebound (passare a un nuovo modo di lavorare senza la preparazione, la tecnologia e la cultura aziendale necessarie è solo deleterio), almeno per certe realtà.
 
perche delocalizzare?
cioè dico io se pagate uno 1200 al mese,se sta al suo paese lo pagate 700 800,tanto l'affitto non lo paga(si presume)
 
Lavorare da casa e' una scelta dell'azienda, non del dipendente, ovviamente. Per l'azienda la soddisfazione del dipendente e' il terzo o il quarto fattore da considerare dopo il cost saving e la produttivita'.
Lavorare da casa per il dipendente non e' questa pacchia che si pensa. Per farlo efficacemente (senno' duri poco) devi dedicare uno spazio al tuo home office (non funziona col portatile appoggiato sul tavolo della cucina) con spazio per scrivania, PC, stampante, uno o piu' monitor armadio per documentazione cartacea ecc. Poi per la gran parte dei lavori devi stare vicino alla sede della societa' per le periodiche attivita' in house o per incontrare clienti ecc..
Insomma chi se la immagina in spiaggia in Liguria o magari nel sud Italia non ha capito nulla.
Io non ho mai lavorato da casa ma ho un caro amico che per un paio d'anni e' stato il dipendente n.1 di una start-up USA e quando e' rientrato a lavorare in un contesto di ufficio normale era molto contento.
Pero' sicuramente il trend esiste e chi affitta uffici a caro prezzo, I famosi REIT, vedranno probabilmente il mercato calare.
Quindi per tornare in topic gli affitti costeranno meno, sopratutto per le locazioni commerciali e gli uffici.
 
comunque qui si spera in una riduzione dei costi degli immobili
ma un tracollo(che non avverra mai) degli stessi cosa comporterebbe per l'economia?
 
Lavorare da casa e' una scelta dell'azienda, non del dipendente, ovviamente. Per l'azienda la soddisfazione del dipendente e' il terzo o il quarto fattore da considerare dopo il cost saving e la produttivita'.
Lavorare da casa per il dipendente non e' questa pacchia che si pensa. Per farlo efficacemente (senno' duri poco) devi dedicare uno spazio al tuo home office (non funziona col portatile appoggiato sul tavolo della cucina) con spazio per scrivania, PC, stampante, uno o piu' monitor armadio per documentazione cartacea ecc. Poi per la gran parte dei lavori devi stare vicino alla sede della societa' per le periodiche attivita' in house o per incontrare clienti ecc..
Insomma chi se la immagina in spiaggia in Liguria o magari nel sud Italia non ha capito nulla.
Io non ho mai lavorato da casa ma ho un caro amico che per un paio d'anni e' stato il dipendente n.1 di una start-up USA e quando e' rientrato a lavorare in un contesto di ufficio normale era molto contento.
Pero' sicuramente il trend esiste e chi affitta uffici a caro prezzo, I famosi REIT, vedranno probabilmente il mercato calare.
Quindi per tornare in topic gli affitti costeranno meno, sopratutto per le locazioni commerciali e gli uffici.
Aggiungiamo anche il costo ed il tempo di eventuali trasporti soprattutto in contesto urbano oltre alle spese per i pasti.
 
perche delocalizzare?
cioè dico io se pagate uno 1200 al mese,se sta al suo paese lo pagate 700 800,tanto l'affitto non lo paga(si presume)

Perché è una scelta che non esiste.
Se posso avere un dipendente che non vedo mai, a sto punto lo pago 200.
 
Lavorare da casa e' una scelta dell'azienda, non del dipendente, ovviamente. Per l'azienda la soddisfazione del dipendente e' il terzo o il quarto fattore da considerare dopo il cost saving e la produttivita'.
Lavorare da casa per il dipendente non e' questa pacchia che si pensa. Per farlo efficacemente (senno' duri poco) devi dedicare uno spazio al tuo home office (non funziona col portatile appoggiato sul tavolo della cucina) con spazio per scrivania, PC, stampante, uno o piu' monitor armadio per documentazione cartacea ecc. Poi per la gran parte dei lavori devi stare vicino alla sede della societa' per le periodiche attivita' in house o per incontrare clienti ecc..
Insomma chi se la immagina in spiaggia in Liguria o magari nel sud Italia non ha capito nulla.
Io non ho mai lavorato da casa ma ho un caro amico che per un paio d'anni e' stato il dipendente n.1 di una start-up USA e quando e' rientrato a lavorare in un contesto di ufficio normale era molto contento.
Pero' sicuramente il trend esiste e chi affitta uffici a caro prezzo, I famosi REIT, vedranno probabilmente il mercato calare.
Quindi per tornare in topic gli affitti costeranno meno, sopratutto per le locazioni commerciali e gli uffici.

Ah. Io sono proprio sul tavolo della cucina, senza stampante, armadio o roba simile. Il limite vero alla lunga è non avere la tastiera e uno schermo grande.
Stampante ecc. non ho la minima intenzione di comprarli (poi uno può anche averli per esigenze sue). O li fornisce l'azienda o stanno in negozio.

Lo smartworking ha un'enorme gabola legale: l'HSE. Mentre al lavoro, teoricamente, ci sono regole ferree e inderogabili su dotazione, luminosità, spazi, ricambi d'aria, pulizie e qualsiasi cosa vi venga in mente, a casa le aziende si limitano a fornire un protocollo dove sono elencate le regole da seguire.
E' chiaro che c'è una fallanza, nessuno può controllare a casa ovviamente. Teoricamente però la spiaggia e altre soluzioni wild non sarebbero consentite.
 
comunque qui si spera in una riduzione dei costi degli immobili
ma un tracollo(che non avverra mai) degli stessi cosa comporterebbe per l'economia?

Parere personale, in questo caso mi aspetto il problema inverso. Non saranno gli immobili a impattare sull'economia, ma la frenata economica a tirare giù gli immobili.
 
Crollo dell'economia, calo dei canoni, calo dei prezzi degli immobili. Ho già detto cosa ne penso nel 2008.
Augurarsi che crollino gli affitti è da completi cre tini. Significa augurarsi il calo degli stipendi, paese alla fame.
Dovremmo sperare che ci sia solo un calo limitato.
 
Crollo dell'economia, calo dei canoni, calo dei prezzi degli immobili. Ho già detto cosa ne penso nel 2008.
Augurarsi che crollino gli affitti è da completi cre tini. Significa augurarsi il calo degli stipendi, paese alla fame.
Dovremmo sperare che ci sia solo un calo limitato.

Tra l'altro, storicamente (intendo dalla crisi del 2008) gli affitti sono calati molto meno in proporzione rispetto al prezzo degli immobili, e a differenza di questi ultimi, negli ultimi anni, sono in leggera risalita.
 
Con lo smart working più diffuso penso che gli affitti scenderanno in molte zone e aumenteranno in altre, soprattutto perché si cercheranno case più vivibili anche se non centralissime.
 
Con lo smart working più diffuso penso che gli affitti scenderanno in molte zone e aumenteranno in altre, soprattutto perché si cercheranno case più vivibili anche se non centralissime.

Aridaje, non ci credo manco morto.
Le case vivibili ma collegate costano poco pre-virus. Dovrebbero apprezzarsi?
La roba sperduta invece rimane sperduta.

Lo smartworking è decisamente mitizzato.
 
in zona i proprietari già cominciano ad abbassare la cresta... qualche movimento a ribasso dei canoni di locazione ;)
 
non ha senso ora, è ancora tutto bloccato.
 
Indietro