Risolvono con il nulla un problema che non esiste, mi sembra che il gas Russo non abbia mai smesso di scorrere per i gasdotti ucraini, ne che l'Ucraina abbia interrotto il flusso.
Se non
leggo male, l'anno scorso eravamo al 30%, quest'anno siamo al 31,5% della capacità di stoccaggio e siamo praticamente all'inizio del periodo di accumulo.
Per l'inverno dovranno risolvere: la creazione di scorte sufficienti di carbone, il riavvio della produzione di gas in Olanda e nel mare del nord. Si tenga conto che già il 2021 è stato un anno difficile per il gas, ci sono stati numerosi problemi che hanno bloccato le esportazioni di gas e rallentato la creazione delle scorte. Eppure nel 2021 non è morto nessuno.
Il problema del trasporto non è indifferente poiché coinvolge numerosi attori: il venditore, il treno di liquefazione, la nave metaniera, il treno di rigassificazione, l'acquirente
Perché il venditore possa vendere il gas all'acquirente, serve la proprietà di uno slot per ciascuno dei passaggi intermedi. Avere a disposizione una nave, ma nessuno slot al treno di liquefazione impedisce di caricala, l'opposto è vero.
PS: Ad oggi noi stiamo comprando il gas usa a prezzi maggiorati chicchessia il trasportatore.
Oggi un bel articolo del Corriere sul tema
LA GUIDA
Come farà l’Italia a fare a meno del gas della Russia e come saranno tutelate famiglie e imprese
di Fabio Savelli28 apr 2022
Come farà l'Italia a fare a meno del gas della Russia e come saranno tutelate famiglie e imprese
1)Mosca ha deciso di sospendere le forniture di gas a Polonia e Bulgaria per il mancato pagamento delle forniture in rubli. Quali sono le prossime scadenze che interessano l’Italia?
I contratti negoziati dagli operatori, per l’Italia in gran parte Eni (e in minor misura Edison e una miriade di intermediari) sono coperti da segreto. Si apprende però che il contratto che il nostro più grande acquirente ha con la russa Gazprom una cadenza mensile: il prossimo bonifico (in euro) ci sarà poco dopo la metà di maggio.
2) Il diktat alle aziende europee è incompatibile con lo schema di sanzioni alla Russia?
Il dispositivo del Cremlino ha stabilito che ogni azienda europea importatrice di gas dovrebbe avere due conti presso Gazprombank, l’istituto controllato dal monopolio di Stato russo del metano: uno in euro e l’altro in rubli. Questo vincolo è posto sulle aziende dei «Paesi ostili», tra cui figura l’Italia. Al momento l’Eni, controllata al 30% dalla pubblica Cassa Depositi, sta pagando in euro ma sta avviando precauzionalmente l’iter per l’apertura di un conto in valuta russa. Venerdì scorso la Commissione Ue ha pubblicato delle linee-guida rivolte alle compagnie europee per evitare che scavalchino le sanzioni. Si è in attesa di una decisione della Ue su un embargo (o meno) del gas russo che porterebbe al blocco delle forniture.
LO SCENARIO
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3) Il blocco può portare ad un razionamento dei consumi?
Sì, è probabile, ma il governo sta studiando una strategia che permetta di attutire il colpo per famiglie ed imprese. L’Italia è già in stato di pre-allarme dai primi giorni della guerra in Ucraina. La necessità ora è di riempire gli stoccaggi in vista del prossimo inverno dove alla domanda delle fabbriche e delle centrali termoelettriche per la produzione di energia si aggiunge il consumo delle famiglie per l’accensione dei riscaldamenti. Si calcola che in Italia 17,5 milioni di abitazioni si servano di metano. Già dal primo maggio vengono adottate alcune misure. C’è una prima stretta su termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni e delle scuole. L’obiettivo è tagliare i consumi di gas per circa 4 miliardi di metri cubi entro il 2022, ma non è ancora chiaro a chi spetterà l’onere dei controlli.
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4) Sono possibili distacchi in caso di blocco delle importazioni?
Sì, alcune ipotesi dovrebbero essere contenute nel pacchetto oggi in Consiglio dei ministri. Ma ciò non deve preoccupare: è possibile il distacco delle utenze industriali con un risparmio, senza compromettere il sistema, di altri 3 miliardi di metri cubi annui.
5) Stiamo già tagliando le forniture di gas russo?
Sì, nel mese di aprile dal punto di transito di Tarvisio sono già scesi i volumi di gas provenienti dalla Russia secondo le elaborazioni dell’Ispi su dati Snam, che gestisce la rete dei gasdotti in Italia. Sono ripresi anche gli acquisti degli operatori per riempire gli stoccaggi nonostante il prezzo del metano sul mercato-spot di Amsterdam (riferimento per l’Europa) sia ai massimi storici. L’Italia ha appena deciso un «premio di giacenza», sotto forma di delibera dell’autorità Arera, di cinque euro a megawattora per spingere l’accumulo di metano in vista del prossimo inverno. Attualmente abbiamo riserve attorno al 35% del nostro fabbisogno, a settembre dovremmo arrivare al 9o%
6) Ci stiamo attrezzando per aumentare la produzione nazionale di gas?
Sì, nel pacchetto energia c’è un piano per sbloccare le estrazioni soprattutto in Sicilia e nel mar Adriatico. Attualmente copriamo col gas italiano poco meno del 5% del nostro fabbisogno. Si faciliteranno le aree vicine ai progetti Argo e Cassiopea di Eni in Sicilia che non saranno più incluse nelle zone off-limits
7 ) Servirà anche spingere la produzione di energia dalle centrali a carbone?
Sì, è inevitabile. Si massimizzerà il funzionamento delle quattro centrali (Fusina, Torrevaldaliga e Brindisi di Enel, Monfalcone di A2A) riportandole al 100% della capacità con un risparmio di circa 3,5 miliardi di metri cubi annui di gas per produrre energia elettrica. I 29 miliardi di metri cubi che l’Italia importa dalla Russia verranno poi «coperti», in parte, con nuovi fornitori. Col potenziamento del flusso dall’Azerbaijan (per 2,5 miliardi di metri cubi), dall’Algeria per 9 miliardi (ma dal 2023) e con nuovi volumi di gas naturale liquefatto da Angola, Congo, Mozambico, Qatar e Stati Uniti. Servirà però ampliare la nostra capacità di rigassificazione con due nuove navi galleggianti, e con gli impianti attuali, ora al 50% della loro capacità.