Giorgio Gost

un po' di "BASTONATE" al nostro forumista Giorgio Gost …..

...e invece un bel ritratto scritto da Fabrizio Guerrini sul blog Base d'Asta:

Metti un Gost nel motore

Non so se sia un grande artista, un artista medio. O un grande senza essere artista (cosa che vorrei essere anch'io, peraltro). Però Giorgio Gost, il cui nome pur privato della h ha qualcosa di fantasmatico, m'intriga. Capperi se lo fa. E' un accumulatore seriale, un fanatico delle capsule del tempo, un cercatore di quello che gli altri non cercano, uno convinto (ma dai) che gli oggetti sopravvivano ai ricordi e che, una volta estinti questi ultimi, ci si chiederà cosa mai servissero quelle cose (sperando che non si arrivi a un punto in cui qualcuno forando la latta di questo lotto in asta domenica 17 marzo alla Meeting Art, provi a bere cosa c'è dentro, confondendola con una fantacola).
Bravo Gost perchè il suo lavoro di archeologo della modernità ha un senso compiuto definito, chiaro, lucido, liquido. Si capisce il senso, mentre, ad esempio, di tante cose d'arte il senso mi sfugge o non l'ho mai davvero preso. La dico meglio: mi diverte di più mettermi sulla scrivania questa lattina che tante contorsioni idraulico-concettuali dove l'artista si prende e ci prende per il ****** a furia di rifare la stessa cosa che gli era venuta, la prima volta, come un inarrivabile , per gli altri, colpo di genio. Convinti di fare filosofia assoluta partorendo forme-pensiero, tanti grandi nomi hanno perso il senso del gioco. E dell'arte.
L'arte è un gioco: lo urlava, invano, Bruno Munari (anche più grande di Picasso se il Pablo si fosse anche lui preso troppo sul serio). Lo ripetevano i Dadaisti, i Situazionisti, le anime più belle e pure del Fluxus. Gost c'è dentro fino al collo. E come un bambino, credo, si diverta a fissare per l'eternità le piccole e grandi ******* che trova in solaio, in cantina, girando per i mercatini la domenica pomeriggio. Ed ecco spuntare così, sotto un tavolo d'officina, tra stracci intrisi di morcia (intesa come liquidi untuosi raffermi) questa lattina. Che odora, ne sono certo, di scatarrate con i cinquantini, di sfrizionate con la Fiat127 del papà, di avventure su strade che non ci sono più. Strade senza posteggi strapieni, senza buche, dirette verso un dove che aveva ancora un senso. Eh, caro Gost, non mi stai più divertendo. Mi stai facendo venire il magone della nostalgia.
 
Grazie @sans souci, il primo sorso di caffè è andato giù benissimo con questo post. Scatarrate coi cinquantini e sfrizionate (io con l’850 del nonno) mi hanno fatto sorridere:)
 
Non conoscevo questo blog, complimenti. Sarebbe interessante che intervenisse anche nel Fol, sarebbero molto interessanti i suoi interventi.
 
Alcune opere in esposizione a Parma fino a domenica: Pad.6, stand D12 (Mercanteinfiera) e Pad.7, stand 44 (Artparma)


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Alcune opere in esposizione a Parma fino a domenica: Pad.6, stand D12 (Mercanteinfiera) e Pad.7, stand 44 (Artparma)


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Noto la mancanza degli amati Pluri-Bolle...Super Nonna Fra sempre in ogni luogo! ... Si sono aggiunte alcune altre gallerie di arte contemporanea ai padiglioni 6 -5 -3 sempre ben affollati e divertenti i padiglioni di Mercanteinfiera
 
IN “MOSTRA” I MARCHI DI BANKSY
IN “MOSTRA” I MARCHI DI BANKSY | Bugnion
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Autore: Paola Stefanelli
Articolo pubblicato in Bugnion News n.37 (Dicembre 2019)

No, non si tratta dell’ennesima mostra museale con riproduzioni dei più celebri graffiti del famoso, quanto misterioso, street artist Banksy, ma dell’esposizione dei numerosi marchi figurativi registrati in Unione Europea, e non solo, dalla Pest Control Office Limited, la società londinese che opera dietro l’artista e che ne preserva l’anonimato. Sì, proprio colui che rinnegava il diritto d’autore dichiarando “copyright is for losers” e condannava la mercificazione delle opere d’arte, arrivando, un anno fa, a distruggere spettacolarmente la sua tela più famosa “Baloon Girl” nell’esatto momento in cui veniva battuta all’asta da Sotheby’s per oltre un milione di sterline; proprio lui, ha registrato i suoi disegni più noti come marchi commerciali, rivendicandone di fatto l’uso esclusivo per tutta una serie di prodotti di merchandising. Si tratta di una conversione recente dell’artista alla proprietà intellettuale? Di un cambiamento ideologico da fautore dell’arte patrimonio collettivo a sostenitore dell’arte patrimonio privato di chi la crea? In tanti lo hanno pensato quest’anno quando, per la prima volta, Banksy, tramite la Pest Control, ha adito il Tribunale di Milano per veder tutelati i propri diritti d’autore e i propri marchi contro il Sole 24 Ore Cultura S.r.l., organizzatore della mostra “The art of Banksy. A visual protest” al Mudec di Milano, mostra che non aveva incontrato il gradimento dello sfuggente artista inglese. Così non è per chi scrive. Non si tratta né di una conversione, né tantomeno di un dietrofront recente, ma di un modo anticonformista, brillante e provocatorio, quasi irriverente, di usare la proprietà intellettuale e sfruttarne la versatilità; alla Banksy insomma.

Banksy, o meglio la Pest Control, inizia infatti già nel 2007 a registrare come marchio lo pseudonimo BANKSY, dietro il quale si cela la vera identità dell’artista, e più avanti anche il marchio figurativo del suo celebre tag. Ma può il tag di un writer essere un marchio? È certo il segno distintivo dell’artista, la sua griffe, apposta come firma sulle sue opere per rivendicarne la paternità; ma laddove l’opera viene riprodotta per farne poster, magliette od oggetti per la casa di vario tipo, non diventa il tag anche un marchio? Perché no? Lo stesso Banksy deposita all’Ufficio marchi statunitense, come prove d’uso del suo tag in funzione di marchio, le confezioni dei suoi poster.



Ma continuiamo la nostra “mostra” ed ammiriamo le opere di Banksy, pardon, i suoi marchi registrati, addentrandoci per i corridoi del museo, pardon, nel database dell’EUIPO, l’Ufficio comunitario che gestisce i marchi dell’Unione Europea. Due tra le sue opere più famose e riprodotte sono state depositate come marchi fin dal 2014.



Entrambi riproducono celebri murales di Banksy realizzati con la tecnica stencil, che assicura rapidità di esecuzione agli street artist che disegnano illegalmente sui muri cittadini nel buio della notte. Il primo graffito è stato realizzato da Banksy nel 2003 sul muro di un edificio di Gerusalemme e rappresenta un combattente che lancia un mazzo di fiori al posto di una molotov. L’uomo è disegnato in bianco e nero, il mazzo di fiori, protagonista dell’opera e simbolo di pace, a colori. Il secondo graffito risale al 2002 e si trovava sulla facciata di un negozio di Londra prima della rimozione e della vendita all’asta. Anche in questo caso il focus è dato dal colore riservato al palloncino, simbolo di speranza. “There is always hope” aveva scritto Banksy accanto al graffito.

Nel 2018 Banksy aggiunge diversi altri graffiti ai suoi marchi registrati, prediligendo nella scelta alcuni dei suoi famosi “rats”.


Ma perché registrare le sue opere come marchi e non, più semplicemente, rivendicare il suo diritto d’autore contro lo sfruttamento economico illecito dei suoi graffiti? Non certo per coerenza con il suo manifesto ideologico “Copyright is for losers”, ma semplicemente perché il diritto d’autore, per essere azionato, ha bisogno di un autore appunto, dotato di nome e cognome, e Banksy non vuole avere un’identità anagrafica. Il marchio no, non necessita di outing.

E perché comunque registrare il suo nome e le sue opere come marchi, rivendicandone un uso esclusivo, se l’arte deve essere di tutti? Niente paura, nessuna conversione dell’anticapitalista Banksy alla proprietà intellettuale ma anzi, una riaffermazione del diritto dell’autore di impedire la mercificazione delle sue opere su tazze e magliette dei gift shop museali. E se per far questo servono registrazioni di marchi, ben vengano allora! Pare pensare Banksy. E il Tribunale di Milano nel caso Banksy (Pest Control) c. 24 Ore Cultura gli dà ragione, dichiarando illecito l’uso dei suoi disegni registrati come marchi, sui prodotti di merchandising venduti nel gift shop del Mudec.

È la proprietà intellettuale dunque che si piega all’ideologia di Banksy e non il contrario. La registrazione di marchio viene usata dall’artista non per acquisire un diritto esclusivo allo sfruttamento economico delle sue opere ma per impedire che terzi le sfruttino.

Resta però un solo grosso problema per Banksy, anzi due. Innanzitutto, i marchi non usati dal titolare possono essere dichiarati decaduti per non uso e alcuni paesi richiedono proprio il deposito delle prove d’uso a scadenze prestabilite. Se dunque Banksy non usa il proprio tag e i suoi disegni come marchi a fini commerciali, i suoi marchi registrati possono essere annullati. Per il momento la strategia adottata a livello comunitario pare essere quella del rideposito dei marchi ogni 5 anni per scongiurare il termine di non uso. Nel 2019 la Pest Control ha infatti ridepositato i suoi primi marchi del 2014. Ma si tratta solo di un palliativo.

In secondo luogo, le opere d’arte possono svolgere la funzione di un marchio? C’è chi lo sta mettendo in dubbio, in relazione ai lavori di Banksy. Lo scorso marzo è stato infatti avviato dalla società Full Color Black Limited un procedimento di nullità contro il marchio figurativo avente ad oggetto l’opera “Il lanciatore di fiori”, basato, da un lato, sulla non distintività del disegno, che si sostiene non possa svolgere la funzione di marchio e, dall’altro, sulla mala fede nel deposito da parte del suo autore, poiché lo stesso Banksy avrebbe rinunciato a rivendicare diritti esclusivi sulle sue opere e non starebbe registrando il marchio per contraddistinguere suoi prodotti commerciali ma solo per impedire a terzi tale uso. Inoltre, la registrazione del marchio sarebbe stata fatta al solo fine di eludere la normativa sul diritto d’autore che avrebbe svelato la sua identità. Farà scuola la decisione dell’EUIPO su entrambe le questioni.

In effetti, quando apposti su tazze, magliette, agende, ecc. i disegni di Banksy non sono forse veri e propri segni distintivi, che indicano l’origine imprenditoriale del prodotto, ma più elementi decorativi, estetici. Allora perché non registrare design al posto di marchi? Design che tra l’altro non decadono per non uso. E lo scaltro Banksy, dimostrando ancora una volta di saper piegare la PI ai suoi fini, lo scorso agosto ha registrato il suo primo design per tutelare uno dei suoi celebri cartelli stradali e ha fregato tutti un’altra volta, compresa la PI:

Ancora una volta, “chapeau” Mr. Banksy!


© BUGNION S.p.A. – Dicembre 2019
 
Ultima modifica:
Scherzo, scherzetto a @Biagio :friend:
Così butto giù Boetti in seconda pagina:p

Giorgio ci leggi ancora? Il tuo critico purtroppo si :p
 
macherazzadiamico:)


ciao Giorgio;)
 

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  • Gost Coca Cola 1.jpg
    Gost Coca Cola 1.jpg
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Ale riesci a spostare la discussione nello spazio degli artisti....
Vale per tutti no?
 
o cavolo;)


butteremo lì dentro pure Calzolari che sta ancora benone di salute:wall::wall::wall:
 
o cavolo;)


butteremo lì dentro pure Calzolari che sta ancora benone di salute:wall::wall::wall:

Non so che dirti Ale il sondaggio etc lo fece Foster.

Quando Calzolari inizierà a scrivere sul forum e pubblicare le sue opere potrai tranquillamente "buttarlo" li dentro ;-)
 
@Dvd ammetterai però che si è cercato di "regolamentare" qualcosa che ha poco senso e poi proprio con Giustino, una delle poche anime nobili che ho conosciuto nel mondo dell'arte.
A riprova di quello che scrivo, nell'altro forum avevo personalmente aperto un 3d perchè potesse ripercorrere la sua carriera e così è stato senza strani dietrologie.
Comunque hai ragione, fatta una regola la si rispetta, poi magari se non funziona si cambia.
:bye:
 
@Dvd ammetterai però che si è cercato di "regolamentare" qualcosa che ha poco senso e poi proprio con Giustino, una delle poche anime nobili che ho conosciuto nel mondo dell'arte.
A riprova di quello che scrivo, nell'altro forum avevo personalmente aperto un 3d perchè potesse ripercorrere la sua carriera e così è stato senza strani dietrologie.
Comunque hai ragione, fatta una regola la si rispetta, poi magari se non funziona si cambia.
:bye:

Il problema è appunto questo Cris, ora che la regola è fatta verrebbero fuori problemi dovuti ad uan differenziazione di trattamento...
Che non sia la regola ottimale non lo metto in dubbio!
Ciao
 
Scherzo, scherzetto a @Biagio :friend:
Così butto giù Boetti in seconda pagina:p

Giorgio ci leggi ancora? Il tuo critico purtroppo si :p

Certo, anche se sono in pensione Vi leggo sempre Cris70! Attenti a quel che scrivete.... :):):)

Bravo il MIO CRITICO che sembra non si sia ancora bevuto la coca cola con la scritta verticale che preferivo e che non esiste più dal 2016 :'( :'(:'(
 
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no dai dvdnavas mi conceda ... mi hanno aperto la pagina dal marzo 2014.... alla mia veneranda età faccio fatica a cercare in decine di pagine del forum per poter rispondere... E poi sono 2 o 3 interventi all'anno mi pare... cerco di disturbare poco :):):)
 
no dai dvdnavas mi conceda ... mi hanno aperto la pagina dal marzo 2014.... alla mia veneranda età faccio fatica a cercare in decine di pagine del forum per poter rispondere... E poi sono 2 o 3 interventi all'anno mi pare... cerco di disturbare poco :):):)

una domanda: l'opera con 6 lattine After Manzoni in asta Borromeo è pezzo unico?
 

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ciao, eccome:yes:

"salvate nel tempo CAPSULE PER L' ANNO 6.000 ANCHE LE ORIGINALI NON esisteranno più lattine 31-32-33-34-35-36 MADE DA "FONDAZIONE MANZONI" UNICO NEL MONDO CON QUESTI NUMERI"

;)
 
Ale posta la critica che avevi scritto per Giorgio, ricordo che non era niente male. Tanto se la trovo, e la trovo :D, la posto io :p
Please :)
 
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