Giorgio Griffa 3.0

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Ciao Stefano, grazie per gli spunti interessanti.
Cito Carolyn Christov-Bakargiev, dal bel docufilm Sky sull'Arte Povera (non so se sia produzione Sky, ma lì l'ho visto ...) su "cosa li accomuni " le diverse personalità del gruppo (il discorso partiva invece dalla constatazione delle differenze tra i membri del gruppo) ".. l'insofferenza dell'ipocrisia e la falsità, e l'amore per quello che chiamano la realtà, che vuol dire autentico, l'opposto della parola falso".
Non conosco e non posso dire di amare tutta la produzione ascrivibile all'Arte Povera, ma ribadisco che quello che mi fa amare ciò che amo dell'Arte Povera, in Griffa (quello che conosco) non lo trovo per nulla. Il fatto che Celant (vero depositario di ciò che l'Arte Povera era) non abbia previsto la pittura, non mi sembra un vezzo, ma una cosa abbastanza sostanziale. Sull'opera "Quattro immagini uguali" ci vedo comunque l'utilizzo e l'occupazione dello spozio, poi certo Paolini (che non posso direi di conoscere così bene) non lo metterei in cima alla mia lista, relativamente all'Arte Povera, anche se mi piace per altri motivi. L'opera di Prini che mostri non so a che anni risalga, non la trovo così estranea ai "concetti" che ho espresso prima.
Poi che alcuni dei punti di partenza della ricerca svolta nell'Arte Povera si ritrovino anche nella ricerca di Griffa lo capisco anche io, ma l'applicazione mi sembra vada in direzioni diverse.
 
Grazie Stefano per aver ricordato Emilio Prini.

Per rimanere in tema (pur essendo OT :D ) mi va di aggiungere questa osservazione:
Prini disse “L’Arte Povera…Eravamo 13, siamo 13, saremo sempre 13.” quando realizzò la sua ultima opera poco prima della sua scomparsa. Era una serie di tredici pannelli di colori differenti che rappresentano i 13 artisti dell’Arte Povera.

Qui è palese che l'opera di odore di arte povera non ha nulla, ma l'essenza del concetto a cui si volle ispirare lo è eccome.

Tutto questo per dire (mia opinione eh) che sono i critici, gli storici e noi collezionisti a voler collocare un'opera all'interno di una sorta di contenitore (analitica, povera, minimal, informale, cinetica e bla bla bla), e buono l'esempio di Stefano con il disegno geometrico di Giulio, mentre gli artisti hanno la libertà di uscire da questi schemi e di potersi permettere di non ingabbiarsi in questi contenitori.

La loro è appunto arte ed è un gesto di libertà, il resto sono chiacchiere utili ad alimentare un sistema, chiacchiere di cui se ne potrebbe fare a meno (e sistema compreso, eh?).

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aggiungo che a mio parere Emilio è stato forse l’unico artista dell’Arte Povera a non avere mai preso le distanze dal movimento. L’ha dimostrato in diverse occasioni pubblicando e rilasciando dichiarazioni sulla sua importanza. E pure le sue opere “povere” lo dimostrano.

Se partiamo dagli esordi con la mostra “arte povera più azioni povere” organizzata nel 1968 dal Centro Studi Colautti di Salerno, ci rendiamo ben conto delle intenzioni di questi artisti

“… l'impoverimento delle tecniche e delle immagini, il riscatto di un sotterraneo filo antitecnologico, un deciso allargamento dell'iconografia attingendo a zone inaccessibili, lo spazio inconscio, un giocare con le proprie emozioni e con il proprio essere, segnano la direzione di marcia di queste esperienze artistiche. “

Quali altri del "gruppo" sono rimasti poi fedeli a questi principi?
Giulio diventò un esteta, Alighiero pop (se Biagio legge mi insulta:P), Michelangelo un maniacale specchiante quanto i cinetici:D.
Trovo una coerenza negli stili poveristi con Pierpaolo e con Luciano (Fabro).

Ma ecco che pure io cado nel tranello di voler omologare tutto, privando della libertà di azione degli artisti.
E quindi mea culpa:angel::censored:
 
La loro è appunto arte ed è un gesto di libertà, il resto sono chiacchiere utili ad alimentare un sistema, chiacchiere di cui se ne potrebbe fare a meno (e sistema compreso, eh?).

beh sì, comunque il discorso che mi sono permesso di tirare fuori (ancora) partiva proprio con la premessa che "almeno dal punto di vista commerciale" a Griffa avrebbe giovato essere dentro un sistema più pubblicizzato e più "figo" e di moda rispetto al movimento dell'analitica e, visti alcuni evidenti punti di contatto, fisici e teorici, commerciali e temporali, non sarebbe risultata una forzatura o una stortura.
Credo che l'artista sia sempre stato contrario a queste categorie, più di altri, e non abbia mai gradito accostamenti commerciali per non tradire sé stesso prima di tutti.
 
Certo a pensare quello che sta succedendo con Salvo mi sa tanto che le previsioni economiche sono solo lugubrazioni celebrali
 
Certo a pensare quello che sta succedendo con Salvo mi sa tanto che le previsioni economiche sono solo lugubrazioni celebrali

eccerto, basterebbe voltare le spalle al mercato e guardare le scelte museali (donazioni escluse:P) e libri di arte (di quelli che contano, eh)

Vilhelm HAMMERSHOI - " LE REPOS " - ( 1905 )
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In merito al rapporto Griffa-Arte Povera mi ritrovo con le valutazioni di @artpop anche perché l'autore stesso ne spiega chiaramente le ragioni e se vogliamo la genesi. Riporto lo stralcio di una sua intervista che riporta e seguenti parole chiave... "necessità di fissare un fenomeno"... '"e in tutto questo la pittura non c'entrava nulla".
Gli "opportunismi commerciali" e gli accostamenti arditi lasciamoli a galleristi e critici avventurosi, io sposo la linea "purista" e il dichiarato degli artisti.

Ad un certo punto c’è una mostra in Germania [ProspectRetrospect Europa 1946-1976, che si tiene nel 1976 alla Städtische Kunsthalle di Düsseldorf, N.d.R.], a cui eravamo stati invitati anche io, Piacentino, Gastini… Vennero a scegliere le opere, ma alla fine in mostra c’erano soltanto gli artisti dell’Arte Povera.

Che spiegazione ti sei dato?
Probabilmente era intervenuto qualcosa che aveva una sua logica. Io non ho alcun rancore per quello che è avvenuto. Era necessario, forse…

Un’esigenza di stringere sull’uniformità delle poetiche?
Esatto, c’era la necessità di fissare un fenomeno. E in tutto questo la pittura non c’entrava nulla. Anche se nella pittura c’erano le premesse per un lavoro parallelo…

D’altronde l’esempio di Mario Merz è lampante!
Quante volte Mario mi ha detto di essere sempre stato un pittore e di non aver mai smesso di dipingere…

Altro contributo interessante.

La pittura non ha mai dimenticato Orfeo: intervista a Giorgio Griffa
 
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Quizzone della domenica...secondo voi quali saranno i prossimi tre artisti italiani sui quali il mercato inizierà a lavorare perché seguiti da qualche importante gallera o perché riscoperti?
 
sanfilippo , gilardi , ontani

per Paolini è ancora presto

Quizzone della domenica...secondo voi quali saranno i prossimi tre artisti italiani sui quali il mercato inizierà a lavorare perché seguiti da qualche importante gallera o perché riscoperti?
 
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Quizzone della domenica...secondo voi quali saranno i prossimi tre artisti italiani sui quali il mercato inizierà a lavorare perché seguiti da qualche importante gallera o perché riscoperti?
Aligi Sassu, Giuseppe Migneco ed il Commissario Mantalbano sotto mentite spoglie di Montesano, tanto amato in casa Orler.

Risposta della domenica, ovviamente eh:D:D:D:D:D
 
artart ci sei andato vicino.
 
Quizzone della domenica...secondo voi quali saranno i prossimi tre artisti italiani sui quali il mercato inizierà a lavorare perché seguiti da qualche importante gallera o perché riscoperti?

questo è uno spericolato off topic che ci stuzzica però...quindi, consapevole di alimentare un errore, dico che potrebbe toccare agli "amici" di Schifano, tipo Tano Festa, Franco Angeli o Mimmo Rotella. Oppure, a sorpresa e sulla scia di un rinnovato amore per Rothko, potrebbe essere rivalutato l'odiato Emblema (anche se, per tornare IT, io spero più in Griffa, ma temo sia troppo di nicchia per un grande pubblico).
 
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