su siamo onesti ma dove vogliamo andare?
aforismi sugli italiani
Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!
(Dante, Divina Commedia)
In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio.
(G. Prezzolini)
Gli italiani sono senza carattere, è il grido di scrittori e politici tra Sette e Ottocento [...]. Infiacchiti dalla lunga servitù politica, disavvezzi all'uso delle armi, esiliati nel sonno rissoso dei borghi, nel policentrismo velleitario delle città, gli italiani vanno risvegliati alla coscienza della patria comune, al ricordo dell'antica grandezza.
(G. Bollati, L'Italiano)
L'Italia è l'antica terra del Dubbio. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)
"L'Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri".
(F. De Roberto, I Vicerè)
In Italia c'è un cinismo che fa paura, altro che storie.
(G. De Rienzo)
Ognuno di noi, con la complicità di un sistema istituzionale in gran parte sbagliato, tende a soddisfare il proprio "particulare", salvo poi indignarsi quando vede l'effetto della sommatoria di tutti gli egoismi individuali.
( G. Miglio)
Mi dicono pignolo, come in Italia chiamano chiunque faccia il proprio dovere.
(P. Jahier)
Lei ha semplicemente scoperto una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza sospetta.
(I. Montanelli)
Capovolgi il tuo metodo di lavoro, considerando che a Mosca nessuno sa cosa succede, ma tutti lo capiscono. A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno. Non cercare di capirlo tu, e tanto meno di spiegarlo ai tuoi lettori.
(L. Barzini jr a un corrispondente americano)
Gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; [...] pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)
Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
(I. Calvino, Il Barone rampante)
Il nostro - diceva Flaiano - è un Paese di giocatori del totocalcio.
(E. Biagi)
È gente impazzita d'automobilismo che usa le strade con inciviltà spaventosa.
(G. Ceronetti, Un viaggio in Italia)
L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.
(N. Ginzburg, Le piccole virtù)
Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.
(G. Leopardi, Zibaldone)
Mangiar bene, comprar qualcosa, mostrarsi molto ed eccitarsi un po': potrebbe essere il motto nazionale.
(B. Severgnini)
Con lodevoli eccezioni, le strutture regionali sono precarie, mal gestite, dominate dal clientelismo. Il merito, i concorsi, le promozioni sulla base di valutazioni comparative ed aperte, la misurazione dell'efficienza, l'attenzione per i bisogni dell'utenza, sono sconosciuti nella maggior parte delle Regioni.
(S. Cassese)
Perché in Italia l'impiego pubblico è un intreccio di diritti acquisiti che nessuno riesce (e per la verità nessuno si propone) di ridimensionare? Perché in Italia gli ordini professionali sono una roccaforte di privilegi corporativi che né la destra né la sinistra hanno mai provato a smantellare? E perché nel nostro Paese quasi tutti coloro che non esercitano un lavoro manuale -dai commercianti ai tassisti - possono agevolmente proteggersi dietro un sistema di licenze, di concessioni e permessi, utili solo a far pagare più cari ai consumatori beni e servizi? In altre parole: perché gli interessi costituiti (tra i quali, dimenticavo, ci sono anche a uno dei primissimi posti le cosiddette pensioni di anzianità) da noi sono sempre vincenti?
La risposta è scontata: perché essi ricevono una tutela costante da parte di tutti gli schieramenti politici e a tutti i livelli, dal più piccolo Comune fino allo Stato centrale. Nessun partito, infatti, è così sciocco da volersi alienare l'appoggio elettorale dei gruppi sociali che stanno dietro quegli interessi e, dunque, che esso sia al governo o all'opposizione, cerca di non inimicarseli.
(E. Galli della Loggia, CdS 24-08-2004)
Per me i partiti sono come i taxi: li utilizzo, pago il dovuto, e scendo.
(E. Mattei)
[Il nostro è] un popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati.
(E. Flaiano)
Ci sono paesi dove il progresso ha cambiato solo i consumi non la mentalità.
(V. Consolo)
"Adda passà 'a nuttata".
(E. De Filippo, Napoli milionaria)
In Italia farsi largo sulla base del talento è diventata un’impresa da alpinisti. Sulla competenza trionfa per lo più l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e camarille. Sarà per questo che 9 italiani su 10 pensano che per trovar lavoro serva la raccomandazione giusta (sondaggio Swg diffuso il 26 novembre).
(M. Ainis, "La Stampa", 28.11.07)
Governare gli italiani non è difficile, è inutile.
(B. Mussolini)
In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare.
(L. Sciascia, intervento parlamentare del 5 agosto 1979)
L'italiano chi è? È quello rappresentato da Alberto Sordi: oltre alla sua macchina e alla sua famiglia, non va.
(G. Bassani, Italia da salvare)
Il linguaggio astruso è uno strumento di potere per mantenere il cittadino in stato di inferiorità.
(F. Bassanini)
L'Italia non ha mai avuto una borghesia moderna, che si ponesse come guida e modello di vita e di democrazia. Una classe che fosse maestra di gusto, e insieme attenta all'amministrazione e alla cultura, alla conversazione e all'educazione dei figli.
(G. Bollati)
La società sembrava malata di un cancro che le impedisse di rinnovarsi. Nei torbidi sociali, nella violenza di piazza e nell'arretratezza, avvizziva e moriva. Le costruzioni pubbliche erano uno dei simboli di quello spegnimento e di quell'abbandono. Cadenti e vetuste annerivano nelle piazze. Caserme e tribunali, scuole e ospedali si sgretolavano come il potere che rappresentavano. Tutto quel che era pubblico imputridiva e gli unici segni di grandezza e prosperità rimasti erano quelli indegni del Ventennio. Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l'accaparramento, il secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione di invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali.
(D. Marani, Il compagno di scuola)
Gli italiani sono in Europa il popolo più fedele alla Chiesa e più dedito alle pratiche religiose: ma sono anche il popolo che osserva meno degli altri i doveri e le virtù cristiani. Grazie all'educazione che hanno ricevuto dalla Chiesa, gli italiani sono diventati maestri nell'arte di mettere a tacere la voce della coscienza e di coprire con una superficiale devozione la mancanza di vero senso morale: tutti hanno imparato non a ubbidire alla coscienza, ma ad ingannarla, e tutti sono maestri nell'arte di assecondare le passioni con le indulgenze, le riserve mentali, il proposito di una penitenza e la speranza dell'imminente assoluzione. Il grande fervore religioso degli italiani, in definitiva, non è affatto uno stimolo alla probità; anzi, è bene non fidarsi soprattutto dei più devoti.
(J.C.L. Simonde de Sismondi, Histoire des républiques italiennes du Moyen Age, 1826))
Se in tanti secoli un governo italiano degno del nome non c'è stato, vuol dire che gl'Italiani sono individui straordinari (come dimostrano le arti e il pensiero) ma che l'Italia non esiste. È una brutta invenzione, perché è una illusione. L'Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, far un viaggio nulla di meglio dell'Italiano; ma come compagno di società, come concittadino, meglio gli Zulù.
(G. Prezzolini, lettera ad A. Soffici)
In Italia la predisposizione mentale e psicologica al privilegio è fortissima, direi quasi inestirpabile, e prende le forme più diverse. Tutti sono sempre a caccia di privilegi, individuali e collettivi.
(E. Galli della Loggia, Pensare l'Italia)
ottimismo![]()
azz scrivi bene in italiano per essere ungherese![]()
su siamo onesti ma dove vogliamo andare?![]()
tu fenire in chiesa und troferai grande moralità und etica, noi però preferire te accopagnato da ragazzina/ragazzino![]()
un'ottima lettura di Guerri, per chi davvero vuole approfondire
Qui c'è un riassunto:
nasciamo dalla combinazione di Romani e barbari: su queste due componenti si fondò la nostra nuova anima, celebre “non più per i successi militari e l'efficienza amministrativa ma per le capacità mercantili e artistiche, lo spirito di avventura, la faziosità innata, la disonestà cronica, la caratteristica di privatizzare il pubblico e pubblicizzare il privato” (p. 3): molto più avanti, post Cateau-Cambrésis, avremmo perfezionato “la furbizia meschina, la morale multipla, la vuota apparenza, il fatalismo rassegnato, la falsa religiosità, il servilismo” (p. 169), rinforzando un classico individualismo qualunquista e pressapochista. Il fatalismo cominciammo a svilupparlo di fronte ai disastri del V e VI secolo: è la nostra “caratteristica peculiare”, un atteggiamento “rassegnato e rinunciatario che ancora oggi ci distingue” (p. 34). E tuttavia siamo capaci di grandi atti di eroismo: sappiamo dimostrare “intelligenza, tempismo, inventiva, coraggio, orgoglio, ironia, spirito di indipendenza. Tutte doti magnifiche, rare e preziose in un popolo, ma che prive di un progetto collettivo, di una strategia globale, portano a successi momentanei e irrisori” (p. 83).
e poi qua:
Antistoria degli italiani | Lankelot
Alla fine non dovro' mica arrivare alla conclusione che aveva ragione quel piccolino coi baffetti ???
mi è venuto in mente che schettino ricorda la fuga del re e del maresciallo badoglio che lasciarono i soldati e i cittadini italiani al loro destino nel momento del maggior bisogno,insomma gli italiani questa gente sanno esprimere nei ruoli di comando,ieri oggi e pure domani,sempre insomma eravamo siamo e saremo per tutto il mondo....
gli italiani![]()
Sì esattamente com sono e saranno sempre per il mondo......ieri oggi e pure domani,sempre insomma eravamo siamo e saremo per tutto il mondo....
gli italiani![]()
certamente il continuo ingresso nel paese di genti provenienti da tanti paesi esteri molto prolifici ci aiuterà a migliorare nel tempo,peggiorare è impossibile
certamente il continuo ingresso nel paese di genti provenienti da tanti paesi esteri molto prolifici ci aiuterà a migliorare nel tempo,peggiorare è impossibile
su siamo onesti ma dove vogliamo andare?
aforismi sugli italiani
Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!
(Dante, Divina Commedia)
In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio.
(G. Prezzolini)
Gli italiani sono senza carattere, è il grido di scrittori e politici tra Sette e Ottocento [...]. Infiacchiti dalla lunga servitù politica, disavvezzi all'uso delle armi, esiliati nel sonno rissoso dei borghi, nel policentrismo velleitario delle città, gli italiani vanno risvegliati alla coscienza della patria comune, al ricordo dell'antica grandezza.
(G. Bollati, L'Italiano)
L'Italia è l'antica terra del Dubbio. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)
"L'Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri".
(F. De Roberto, I Vicerè)
In Italia c'è un cinismo che fa paura, altro che storie.
(G. De Rienzo)
Ognuno di noi, con la complicità di un sistema istituzionale in gran parte sbagliato, tende a soddisfare il proprio "particulare", salvo poi indignarsi quando vede l'effetto della sommatoria di tutti gli egoismi individuali.
( G. Miglio)
Mi dicono pignolo, come in Italia chiamano chiunque faccia il proprio dovere.
(P. Jahier)
Lei ha semplicemente scoperto una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza sospetta.
(I. Montanelli)
Capovolgi il tuo metodo di lavoro, considerando che a Mosca nessuno sa cosa succede, ma tutti lo capiscono. A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno. Non cercare di capirlo tu, e tanto meno di spiegarlo ai tuoi lettori.
(L. Barzini jr a un corrispondente americano)
Gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; [...] pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)
Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
(I. Calvino, Il Barone rampante)
Il nostro - diceva Flaiano - è un Paese di giocatori del totocalcio.
(E. Biagi)
È gente impazzita d'automobilismo che usa le strade con inciviltà spaventosa.
(G. Ceronetti, Un viaggio in Italia)
L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.
(N. Ginzburg, Le piccole virtù)
Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.
(G. Leopardi, Zibaldone)
Mangiar bene, comprar qualcosa, mostrarsi molto ed eccitarsi un po': potrebbe essere il motto nazionale.
(B. Severgnini)
Con lodevoli eccezioni, le strutture regionali sono precarie, mal gestite, dominate dal clientelismo. Il merito, i concorsi, le promozioni sulla base di valutazioni comparative ed aperte, la misurazione dell'efficienza, l'attenzione per i bisogni dell'utenza, sono sconosciuti nella maggior parte delle Regioni.
(S. Cassese)
Perché in Italia l'impiego pubblico è un intreccio di diritti acquisiti che nessuno riesce (e per la verità nessuno si propone) di ridimensionare? Perché in Italia gli ordini professionali sono una roccaforte di privilegi corporativi che né la destra né la sinistra hanno mai provato a smantellare? E perché nel nostro Paese quasi tutti coloro che non esercitano un lavoro manuale -dai commercianti ai tassisti - possono agevolmente proteggersi dietro un sistema di licenze, di concessioni e permessi, utili solo a far pagare più cari ai consumatori beni e servizi? In altre parole: perché gli interessi costituiti (tra i quali, dimenticavo, ci sono anche a uno dei primissimi posti le cosiddette pensioni di anzianità) da noi sono sempre vincenti?
La risposta è scontata: perché essi ricevono una tutela costante da parte di tutti gli schieramenti politici e a tutti i livelli, dal più piccolo Comune fino allo Stato centrale. Nessun partito, infatti, è così sciocco da volersi alienare l'appoggio elettorale dei gruppi sociali che stanno dietro quegli interessi e, dunque, che esso sia al governo o all'opposizione, cerca di non inimicarseli.
(E. Galli della Loggia, CdS 24-08-2004)
Per me i partiti sono come i taxi: li utilizzo, pago il dovuto, e scendo.
(E. Mattei)
[Il nostro è] un popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati.
(E. Flaiano)
Ci sono paesi dove il progresso ha cambiato solo i consumi non la mentalità.
(V. Consolo)
"Adda passà 'a nuttata".
(E. De Filippo, Napoli milionaria)
In Italia farsi largo sulla base del talento è diventata un’impresa da alpinisti. Sulla competenza trionfa per lo più l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e camarille. Sarà per questo che 9 italiani su 10 pensano che per trovar lavoro serva la raccomandazione giusta (sondaggio Swg diffuso il 26 novembre).
(M. Ainis, "La Stampa", 28.11.07)
Governare gli italiani non è difficile, è inutile.
(B. Mussolini)
In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare.
(L. Sciascia, intervento parlamentare del 5 agosto 1979)
L'italiano chi è? È quello rappresentato da Alberto Sordi: oltre alla sua macchina e alla sua famiglia, non va.
(G. Bassani, Italia da salvare)
Il linguaggio astruso è uno strumento di potere per mantenere il cittadino in stato di inferiorità.
(F. Bassanini)
L'Italia non ha mai avuto una borghesia moderna, che si ponesse come guida e modello di vita e di democrazia. Una classe che fosse maestra di gusto, e insieme attenta all'amministrazione e alla cultura, alla conversazione e all'educazione dei figli.
(G. Bollati)
La società sembrava malata di un cancro che le impedisse di rinnovarsi. Nei torbidi sociali, nella violenza di piazza e nell'arretratezza, avvizziva e moriva. Le costruzioni pubbliche erano uno dei simboli di quello spegnimento e di quell'abbandono. Cadenti e vetuste annerivano nelle piazze. Caserme e tribunali, scuole e ospedali si sgretolavano come il potere che rappresentavano. Tutto quel che era pubblico imputridiva e gli unici segni di grandezza e prosperità rimasti erano quelli indegni del Ventennio. Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l'accaparramento, il secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione di invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali.
(D. Marani, Il compagno di scuola)
Gli italiani sono in Europa il popolo più fedele alla Chiesa e più dedito alle pratiche religiose: ma sono anche il popolo che osserva meno degli altri i doveri e le virtù cristiani. Grazie all'educazione che hanno ricevuto dalla Chiesa, gli italiani sono diventati maestri nell'arte di mettere a tacere la voce della coscienza e di coprire con una superficiale devozione la mancanza di vero senso morale: tutti hanno imparato non a ubbidire alla coscienza, ma ad ingannarla, e tutti sono maestri nell'arte di assecondare le passioni con le indulgenze, le riserve mentali, il proposito di una penitenza e la speranza dell'imminente assoluzione. Il grande fervore religioso degli italiani, in definitiva, non è affatto uno stimolo alla probità; anzi, è bene non fidarsi soprattutto dei più devoti.
(J.C.L. Simonde de Sismondi, Histoire des républiques italiennes du Moyen Age, 1826))
Se in tanti secoli un governo italiano degno del nome non c'è stato, vuol dire che gl'Italiani sono individui straordinari (come dimostrano le arti e il pensiero) ma che l'Italia non esiste. È una brutta invenzione, perché è una illusione. L'Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, far un viaggio nulla di meglio dell'Italiano; ma come compagno di società, come concittadino, meglio gli Zulù.
(G. Prezzolini, lettera ad A. Soffici)
In Italia la predisposizione mentale e psicologica al privilegio è fortissima, direi quasi inestirpabile, e prende le forme più diverse. Tutti sono sempre a caccia di privilegi, individuali e collettivi.
(E. Galli della Loggia, Pensare l'Italia)
ottimismo![]()
Sì esattamente com sono e saranno sempre per il mondo...
tedeschi ... i tedeschi
francesi ... i francesi
inglesi ... gli inglesi
americani ... gli americani
svizzeri ... gli svizzeri
russi ... i russi
cinesi ... i cinesi
con tutti i loro pregi e difetti ... chi la bomba atomica, chi le deportazioni, chi le persecuzioni, chi con le banche che prendono soldi di qualunque provenienza, chi con la finanza ammazza-popoli, chi con il divieto di pensare e chi con la libertà di pensare come viene impartito ... insomma ce n'è per tutti ... basta scegliere un punto di vista.
Io sono orgoglioso di essere italiano ... non mi cambierei mai e poi mai con un tedesco, un francese, un inglese o altro ... ciò non toglie che sono consapevole dei difetti che abbiamo ... ma invece di piangerci addosso (altro italico vizio) non sarebbe il caso di cercare di migliorare ... l'essere italiano ?
Ciao![]()