ad oggi in Italia siamo a 9172 casi e 463 decessi, mortalita' al 5%
i cinesi non ce la raccontano giusta
Ma nei casi non vengono calcolati gli infetti che non vengono identificati perché asintomatici o perché la malattia non si manifesta in forma grave e viene scambiata per un'influenza.
Un articolo spiega bene le differenze tra i tassi di letalità cinese e italiano.
Coronavirus: Italia-Cina, il contagio a confronto - China Files
non c’è contraddizione tra i due dati. Si tratta di nuovo di un effetto statistico determinato dal maggior peso dei malati anziani in Italia sul totale della popolazione.
9 marzo 2020
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L’età di morte in media è di venti anni superiore a quella delle persone positive, che in Italia è di 61 anni. Il 97,2% delle vittime aveva un’età superiore ai sessant’anni. Questi numeri confermano che le persone più a rischio sono quelle avanti con gli anni.
Rispetto alla Cina l’impatto del virus sugli italiani sembra spostato in avanti di dieci anni. L’età media delle vittime è 81 anni in Italia contro i 70 in Cina. In Cina, le persone decedute prima dei sessant’anni sono state il 20% del totale, da noi solo il 2,8%. L’età media delle persone positive è di 61 anni da noi e di 51 tra i casi cinesi. Non è una sorpresa, perché l’età media degli italiani è di 44 anni, sette più di quella della popolazione cinese.
Anche in Italia si rafforza un altro dato osservato in Cina, cioè la diversa mortalità del virus tra gli uomini e le donne. Da noi le donne rappresentano solo il 26,7%, ancora meno che in Cina dove erano il 36%. In quel caso, molti esperti avevano puntato il dito contro le sigarette. La Cina è uno dei paesi con la maggiore percentuale di fumatori uomini al mondo, e una delle più basse tra le donne.
Questa disparità poteva spiegare perché una polmonite risultasse più letale tra gli uomini che tra le donne. Anche in Italia fumano più gli uomini delle donne, ma le percentuali sono meno divaricate che in Cina. Dunque, è difficile spiegare con il tabacco una differenza ancora più marcata che in Cina. L’Iss, come a suo tempo le autorità cinesi, non ha diffuso il dato disaggregato sia per età che per genere, quindi è difficile fare più che un’ipotesi.
Gli esperti spesso citano la presenza di altre patologie come un altro importante fattore di rischio. Le persone decedute avevano in media altre tre malattie oltre il coronavirus. Questo tra l’altro renderà più complicato associare i decessi a una patologia o all’altra da parte dell’Iss e dell’Istat che dovrà compilare le tabelle definitive.
L’ipertensione è la malattia più frequente (75%) nelle vittime, seguita dalle cardiopatie (70%) e dal diabete (34%).
Anche nei dati cinesi la cosiddetta «comorbidità» era evidente e riguarda sostanzialmente le stesse patologie. Ma in Cina circa un terzo delle vittime non aveva altre malattie, mentre in Italia solo il 15% delle vittime aveva una o nessun’altra malattia. Anche questo dato è probabilmente legato alla maggiore età dei malati italiani rispetto alla Cina.
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