scusate, io sono tardo e non capisco.
Secondo la favolette che ci raccontano, le squadre calce devono avere un agevolazione perchè sono un settore produttivo del paese.
Ora, io da tardo ignorante credevo che un settore produttivo fosse quello che accresce ricchezza e fa utili.
Ora spiegatimi quale ricchezza apporta il calcio salvo rendere sempre più ricchi i calciatore e pagare uno stipendio normale a qualche dipendente. dove sta la ricchezza se il calcio è subissato di debiti? i manager del calcio sono capaci e competenti?
Suvvia, basta, se è un'industria importante è il momento che cammini con le proprie gambe o comunque cammini con gli stessi aiuti di tutto il sistema produttivo del paese.
Non facciamone un'alitalia 2
Se non riesce amen, dopo un fallimento c'è una ripresa, fallissero i malfattori o incapaci o mettessero altra crana, ma io contribuente sf.i.ga.to col capzo che do i miei pochi soldi per tenere vivo questo baraccone composto da managment spesso solo incapace e a volte anche disonesto.
Per non parlare di tutto l'indotto: Media, ristorazione, trasporti, lavoratori impiegati, vendita gadgets ecc......
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Il calcio dà, ma riceve poco in cambio: ogni 18 euro di tasse, solo uno torna al sistema
La Figc presenta il Bilancio integrato 2021: 30 milioni di tifosi, 4 milioni e mezzo di praticanti, ma c’è un calo fra i giovani
2 dicembre - ROMA
Anche se l’era Covid ha piazzato diversi segni meno sulle sue cifre, quello italiano resta un calcio di grandi numeri. E fornisce un contributo prezioso alle entrate fiscali dello Stato. E così oltre ai 30 milioni di tifosi – il 72,5% della popolazione maschile e il 38,9 di quella femminile, il segmento anagrafico più coinvolto è quello fra i 25 e i 34 anni – e ai 4,6 milioni di praticanti, colpiscono anche altri dati, soprattutto quei 18,3 euro che ritornano allo Stato per ogni euro dato al sistema calcio attraverso la quota parte dei finanziamenti pubblici allo sport.
Sono alcuni dei numeri del Bilancio integrato pubblicato dalla Figc che in qualche modo incidono anche sulle diverse narrazioni di questi giorni, presi dalla polemica calcio-governo sugli aiuti mancati e la rateizzazione senza interessi sfumata in sede di legge di Bilancio, stigmatizzata dal presidente della Lega di A Lorenzo Casini nel suo intervento in Senato di lunedì scorso.
I NUMERI DEL PALLONE
UN MILIARDO E MEZZO
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È probabile che un provvedimento ad hoc per il calcio professionistico possa essere impopolare. È anche chiaro che la mutualità fra i singoli sport (i più forti aiutano i più deboli) è un baluardo del nostro sistema dai tempi del Totocalcio. Inoltre, al di là dei mancati aiuti dell’era Covid, ci sono state norme che hanno aiutato le società calcistiche professionistiche (si pensi ai risparmi fiscali previsti dal decreto crescita). Ma tutto questo è avvenuto in un quadro in cui il calcio di vertice ha prodotto un gettito enorme per l’Erario. Nel 2019 la cifra ha raggiunto 1 miliardo e 476,1 milioni, il 70% della contribuzione dello sport italiano (il monte risorse da cui si calcola il 32% che arriva a Sport e Salute e al Coni). Ma in qualche caso, il meccanismo non ha generato nulla in cambio.
TOPOLINO
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Prendiamo le scommesse sportive. La raccolta italiana ha raggiunto cifre da record superando nel 2021 i 16 miliardi. La fetta del calcio è stata del 73 per cento, pari a 11,8 miliardi. Numeri che sono diventati 303 milioni per l’Erario (il tennis è a 61,4 milioni, più dietro c’è il basket). Questi soldi non hanno generato vantaggi economici per il calcio. Gabriele Gravina aveva provato a insistere proprio su questo tema: aiuti no, percentuale sulle scommesse sì. Ma la montagna ha partorito il topolino: 90 milioni in due anni fra il 2020 e il 2021, corrispondenti allo 0,5, per un fondo “salvasport”. Neanche la metà di ciò che il calcio ha perso, secondo le stime della Lega di serie A - 100 milioni a stagione - di sponsorizzazioni andate in fumo per il divieto di pubblicità per le aziende di betting. Saranno anche questi dati a entrare nel tavolo Governo-Lega-Federcalcio che è nelle intenzioni del neoministro dello sport Andrea Abodi, il famoso «pacchetto competitività». Il bilancio integrato è dunque un documento che provoca riflessioni doubleface, mettendo a fuoco una robusta identità sempre più multidimensionale come la chiama Gravina, ma anche diversi problemi amplificati dalle ultime annate. C’è un dato che ci ha impressionato. Prima del Covid, un italiano su 5 cinque fra i 5 e i 16 anni, per la precisione il 20,6, era tesserato per la Federcalcio. La pandemia è “costata” – sia detto con il massimo rispetto verso il vero prezzo di questa tragedia, cioè le tantissime vite perdute – una caduta di più di sei punti percentuali visto che ora siamo al 14,4.
PROBLEMA SUD
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Tuttavia è cominciato negli ultimi mesi un recupero, con numeri però ancora frammentari. "Oltre a essere valore economico, infatti, siamo soprattutto passione, coinvolgimento, educazione, formazione, responsabilità sociale, benessere individuale e collettivo", spiega Gravina mettendo in evidenza anche il record dei 229 milioni di euro di valore di produzione della Figc. Il presidente federale si è soffermato anche sul problema Sud: "A parità di società, abbiamo 370mila tesserati al Nord Italia, 300mila al Centro, 112mila al Sud. Seimila campi sono al Nord e al Centro, solo duemila al Sud: questa sperequazione richiede un intervento". Cifre che fanno a pugni con le statistiche sui tifosi, con l’incidenza di popolarità del calcio che al Sud e nelle Isole è la più alta d’Italia: il 57,4 della popolazione. Insomma, serve una "rimonta" sportiva e sociale.
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