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dall'ultimo rapporto di Itinerari previdenzialiFacciamo chiarezza:
1. Il contributivo italiano non è corrispettivo e sostenibile senza l'apporto di risorse crescenti dello stato , che si aggiungono alla più alta contribuzione fra i paesi ocse. Negli altri paesi l'apporto statale è limitato e non oltrepassa mai il 25% della spesa pensionistica .La contribuzione è equamente ripartita fra datore e lavoratore è dimezzata rispetto all'aliquota italiana e consente netti in busta superiori a parità di produttività.
....“Volendo trarre qualche prima conclusione, a oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 10-15 anni, nel 2035/40, quando la maggior parte dei baby boomer nati dal Dopoguerra al 1980 - in termini previdenziali assai significativi data la loro numerosità – si saranno pensionati”, spiega Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che precisa: “Perché si mantenga questo sottile equilibrio, sarà però indispensabile intervenire in maniera stabile e duratura, tenendo conto di alcuni principi fondamentali, tra cui l’innalzamento graduale dell’età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (circa 63 anni l’età effettiva di uscita dal lavoro in Italia nonostante un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale), l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attraverso misure volte a favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione, delle politiche attive del lavoro e la capacità di progettare una vecchiaia in buona salute.”....
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