IntesaSanpaolo: solo NEWS n° 2

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Oggi sul quotidiano:


I tassi costano alle banche italiane 40,5 miliardi di perdite potenziali. Solo 14,9 miliardi vengono dal portafoglio titoli​

di Luca Gualtieri

Gli incrementi decisi da Francoforte nell’ultimo anno espongono gli istituti di credito a crescenti unrealized losses. Un problema costato caro ai gruppi Usa. Ecco le stime di PwC sui rischi per il sistema europeo​


Il rialzo dei tassi della Bce si è tradotto per le banche europee in uno degli anni più floridi della loro storia recente. Dopo un periodo di vacche magre, gli istituti di credito sono tornati a macinare ricavi grazie soprattutto alla dinamica positiva del margine di interesse.

L’insidia delle perdite potenziali

Tutto bene quindi? Non proprio. Se l’aumento della redditività è l’effetto più appariscente del rialzo dei tassi, le scelte della Bce stanno avendo anche conseguenze insidiose per le banche. Tra queste c’è l’aumento delle unrealized losses, le perdite potenziali non contabilizzate in bilancio perché si concretizzano solo se si effettua la vendita delle corrispondenti poste di attivo.

I casi Usa

Le recenti crisi americane hanno evidenziato come il rapido aumento dei tassi faccia allargare queste perdite, incidendo sulla solvibilità e sulla posizione di liquidità delle banche. Nel caso di Svb per esempio le unrealized losses a fine 2022 mostravano un livello estremamente elevato rispetto al capitale regolamentare che veniva sostanzialmente azzerato.

Quali sono oggi i rischi per le banche europee e, nello specifico, italiane? Se lo è chiesta PwC che ha dedicato un report al tema, usando come data di riferimento il 31 dicembre 2022 e calcolando l’incidenza sul capitale regolamentare delle minusvalenze e plusvalenze latenti. «In un contesto in cui gli npl e il credito sono stati tra le priorità di supervisione, vi sono anche altre dimensioni che è importante monitorare come ci hanno insegnato i recenti fatti di cronaca. L'argomento è di assoluta attualità, come dimostra il recente interesse delle Autorità di Vigilanza», spiega Pierfrancesco Anglani, partner PwC.

Il campione di istituti italiani analizzato mostra minusvalenze nette pari a 40,5 miliardi, con una situazione estremamente differenziata tra i diversi gruppi e variazioni di valore che vanno da un +6% fino a un -171%. Considerando la media ponderata, si assiste a una riduzione dal 15,7 all’11,3%. Le minusvalenze nette sul portafoglio crediti risultano invece pari a 14,9 miliardi e abbassano il Cet1 ponderato medio dal 15,7 al 13,8%.

«Le cosiddette capital light bank, hanno rilevanti porzioni di attivo investite in titoli governativi e sono quelle che dovranno gestire con più attenzione l’attuale situazione», spiega Gabriele Guggiola, partner di PwC. Anche a livello europeo si registra una situazione differenziata tra i diversi istituti analizzati con impatti variazioni negative che vanno dal 3 al 78%, una minore dispersione dei risultati e una contrazione del Cet1 medio ponderato dal 14,4 all’11,2%. «Le banche europee fanno un maggiore ricorso a strategie più sofisticate. In Italia, tali strategie sono molto utilizzate solo dagli operatori principali, o - comunque - viene fatto ricorso a strategie gestionali che non emergono in maniera chiara a livello bilancistico», spiega Daniele Colasanti, senior manager di PwC.

Milano Finanza - Numero 128 pag. 11 del 01/07/2023
 

Banche: non solo gioie (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Il rialzo dei tassi della Bce si e' tradotto per le banche europee in uno degli anni piu' floridi della loro storia recente. Dopo un periodo di vacche magre, gli istituti di credito sono tornati a macinare ricavi grazie soprattutto alla dinamica positiva del margine di interesse. Tutto bene quindi? Non proprio. Se l'aumento della redditivita' e' l'effetto piu' appariscente del rialzo dei tassi, le scelte della Bce stanno avendo anche conseguenze insidiose per le banche. Tra queste, scrive Mf-Milano Finanza, c'e' l'aumento delle unrealized losses, le perdite potenziali non contabilizzate in bilancio perche' si concretizzano solo se si effettua la vendita delle corrispondenti poste di attivo. Le recenti crisi americane hanno evidenziato come il rapido aumento dei tassi faccia allargare queste perdite, incidendo sulla solvibilita' e sulla posizione di liquidita' delle banche. Nel caso di Svb per esempio le unrealized losses a fine 2022 mostravano un livello estremamente elevato rispetto al capitale regolamentare che veniva sostanzialmente azzerato. Quali sono oggi i rischi per le banche europee e, nello specifico, italiane? Se lo e' chiesta PwC che ha dedicato un report al tema, usando come data di riferimento il 31 dicembre 2022 e calcolando l'incidenza sul capitale regolamentare delle minusvalenze e plusvalenze latenti. "In un contesto in cui gli npl e il credito sono stati tra le priorita' di supervisione, vi sono anche altre dimensioni che e' importante monitorare come ci hanno insegnato i recenti fatti di cronaca. L'argomento e' di assoluta attualita', come dimostra il recente interesse delle Autorita' di Vigilanza", spiega Pierfrancesco Anglani, partner PwC. Il campione di istituti italiani analizzato mostra minusvalenze nette pari a 40,5 miliardi, con una situazione estremamente differenziata tra i diversi gruppi e variazioni di valore che vanno da un +6% fino a un -171%. Considerando la media ponderata, si assiste a una riduzione dal 15,7 all'11,3%. Le minusvalenze nette sul portafoglio crediti risultano invece pari a 14,9 miliardi e abbassano il Cet1 ponderato medio dal 15,7 al 13,8%. "Le cosiddette capital light bank, hanno rilevanti porzioni di attivo investite in titoli governativi e sono quelle che dovranno gestire con piu' attenzione l'attuale situazione", spiega Gabriele Guggiola, partner di PwC. Anche a livello europeo si registra una situazione differenziata tra i diversi istituti analizzati con impatti variazioni negative che vanno dal 3 al 78%, una minore dispersione dei risultati e una contrazione del Cet1 medio ponderato dal 14,4 all'11,2%. "Le banche europee fanno un maggiore ricorso a strategie piu' sofisticate", spiega Daniele Colasanti, senior manager di PwC. "In Italia tali strategie sono molto utilizzate solo dagli operatori principali, o - comunque - viene fatto ricorso a strategie gestionali che non emergono in maniera chiara a livello di bilancio". alu fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/07/2023 08:24
 
Oggi sul quotidiano:

Le banche dell’Eurozona perderanno 400 miliardi di depositi entro fine anno​

di di Luca Gualtieri

Secondo la stima di S&P è il 3,2% dello stock. Ma l’agenzia di rating non prevede tensioni sulla liquidità. Gli istituti italiani hanno trasferito poco più del 10% dei rialzi dei tassi ai conti. Per i francesi la percentuale sale al 30%



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Per le banche della zona Euro i depositi si assottiglieranno almeno sino alla fine dell’anno. Questa è la previsione di Standard & Poor's che stima deflussi per 400 miliardi di euro entro dicembre a seguito del progressivo inasprimento della politica monetaria della Bce.

Sinora per raffreddare i prezzi Francoforte ha portato il tasso di riferimento al 4% con una serrata sequenza di rialzi che non ha precedenti nella storia dell’economia monetaria. L’ultima decisione è stata annunciata a metà giugno e la rotta dovrebbe essere confermata a luglio e, con buone probabilità, a settembre. Una rivoluzione che sta mutando profondamente le strategie di raccolta delle banche nella regione.

L’analisi di S&P

Secondo S&P, che ha dedicato un report al tema, «finora i profili di finanziamentodelle banche europee hanno reagito relativamente bene al cambiamento. Tuttavia i costi di finanziamento continueranno inevitabilmente a salire e la concorrenza sul mercato dei depositi è destinata a diventare sempre più serrata».

L’agenzia di rating nota come, nonostante i forti aumenti dei tassi, le banche europee abbiano in gran parte mantenuto bassi costi di finanziamento dalla metà del 2022 a oggi. Nel complesso, il beta medio (cioè la quota dell’aumento dei tassi trasferita sui depositi) si è fermato al 20%, una percentuale più favorevole rispetto al passato per il sistema.

Il beta dei depositi

«Ci sono differenze significative tra i paesi, con un beta medio intorno al 5% per Cipro, Irlanda e Spagna e oltre il 30% in Francia e Lussemburgo», spiega il report. L’Italia si colloca poco sopra al 10%. «Nella maggior parte dei paesi dell'Europa centrale e orientale, il riprezzamento dei depositi è stato molto più lento e meno pronunciato rispetto all'aumento dei tassi ufficiali, con la notevole eccezione del Repubblica Ceca», continua S&P che attribuisce queste differenze nei beta a due fattori chiave: i livelli iniziali di liquidità delle banche che rendono i gruppi più solidi meno inclini a competere sui depositi e i diversi profili di base di raccolta che rendono le banche dotate di franchise più strutturati meno propense ad alzare i tassi sui conti.

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Finora comunque lo stato di salute del sistema bancario europeo sotto il profilo della liquidità non desta allarmi. «Nel complesso finora l'aumento dei tassi non ha influito molto sulle posizioni di liquidità delle banche europee e sui costi di finanziamento. L'impatto maggiore – spiega S&P – è stato sulla domanda di nuovi prestiti, che ha portato a una forte decelerazione della crescita dei prestiti. Le banche dell'Eurozona hanno onorato i primi rimborsi del Tltro con la liquidità disponibile e, di conseguenza, i loro coefficienti regolamentari di liquidità e di funding si sono mossi a malapena» (vedi grafico in pagina).

Ciò nonostante secondo S&P il ritmo della stretta monetaria rimane un fattore chiave di incertezza per i costi di finanziamento e la performance finanziaria delle banche europee costi di finanziamento e risultati finanziari.

MF - Numero 129 pag. 11 del 04/07/2023
 
Di ieri sera e ripreso anche dal Corriere della Sera di oggi...


Parte il derby digitale tra Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ecco i manager, i numeri e le strategie delle due banche​

di Luca Gualtieri

Intesa e Unicredit hanno appena cambiato la prima linea delle divisioni tecnologiche. Messina crea un istituto digitale sul quale traghettare i clienti, mentre Orcel studia un nuovo polo delle carte. La carte del m&a​


Mentre Apple lanciava il proprio conto deposito con Goldman Sachs e Deutsche Bank iniziava a gestire criptovalute, negli ultimi mesi le due maggiori banche italiane hanno rivisto in profondità la prima linea delle divisioni digitali.

Il cambio di rotta

Un segnale rilevante per il mercato e per gli investitori che sinora non hanno dedicato grande attenzione alle strategie tecnologiche degli istituti di credito. Sotto la lente c’è stata per anni soprattutto la redditività, la dotazione di capitale, le strategie di derisking mentre la digital transformation è rimasta sullo sfondo.

La pandemia ha però fatto cambiare marcia ai gruppi bancari. La ragione sta soprattutto nelle trasformazioni che sono avvenute. Solo nel primo anno di pandemia il 34% dei risparmiatori italiani ha utilizzato una società non bancaria per svolgere operazioni finanziarie. I tempi di risposta più rapidi e la più ampia varietà di servizi sono state le principali motivazioni che hanno spinto i clienti a scegliere questi canali; ma anche la possibilità di accesso al credito e la presenza di competenze digitali sul servizio hanno giocato un ruolo di primo piano.

Non solo. Dal 2008 al 2019 il numero di filiali in Europa e in Italia è crollato di circa il 30%. Un’ecatombe non sembra destinata a fermarsi. Di fronte a questi cambiamenti la risposta delle grandi banche italiane è stata imprimere una forte accelerazione alla trasformazione digitale.

Le mosse di Intesa

Intesa Sanpaolo aveva annunciato un cambio di passo con il piano d’impresa dello scorso anno. In quella sede il gruppo guidato da Carlo Messina aveva previsto 5 miliardi di investimenti in tecnologia e crescita, oltre il 70% dei 7,1 miliardi di risorse stanziate per il triennio 2022-2025. Una parte di questa potenza di fuoco è stata indirizzata sul progetto Isybank, la banca digitale che Ca’ de Sass ha presentato nelle scorse settimane.

L’iniziativa è costata 650 milioni (128 milioni per il 2022 e 152 milioni per il 2023) e costituisce oggi il fulcro della strategie tecnologica del gruppo. L’idea di fondo è molto semplice: costruire da zero un istituto interamente digitale e portare a bordo i 4 milioni di clienti retail che Intesa ha in Italia e che non usano la rete di filiali, ottenendo così una riduzione strutturale dei costi.

In seconda battuta l'intenzione è estendere la piattaforma core banking di Thought Machine (la fintech con sede a Londra e uffici regionali a New York, Singapore e Sydney, con cui la banca si è alleata in ambito digitale) all'infrastruttura di gruppo. Se tutto andrà nella direzione prevista insomma Isybank diventerà a tutti gli effetti la banca retail di Intesa.

Per raggiungere questi obiettivi l’istituto ha investito non solo in tecnologia, ma anche in capitale umano. A bocce ferme il progetto (coordinato dal ceo di Isybank Antonio Valitutti) coinvolgerà 4 mila persone tra assunzioni di profili specifici e riconversioni professionali. Oltre ai talenti già presenti in azienda, è previsto l'ingresso di circa 2mila professionisti in ambito It.

Le nuove nomine

Intesa ha peraltro appena annunciato una profonda riorganizzazione della squadra di manager dedicati alla trasformazione digitale. Ha così visto la luce una nuova area di governo Chief Data, A.I., Innovation and Technology Officer (C-Daito), dedicata all'innovazione e all'information technology e guidata da Massimo Proverbio.

All’interno di C-Daito sono state create tre aree di coordinamento: Group Technology, affidata a Enrico Bagnasco; Digital Business Partner, affidata a Vanna Alfieri e Transformation, affidata a Paola Papanicolaou. È stata potenziata la funzione relativa alla artificial intelligence e valorizzazione del patrimonio informativo della banca (affidata a Marco Ditta) e viene potenziata la funzione cybersecurity (che resta affidata a Fabio Ugoste) per continuare a garantire ai clienti di operare in un ambiente sicuro. Si tratta di tutti ambiti divenuti cruciali per la banca e, non a caso, collocati al centro dell’attuale piano industriale.

Le sfide di Unicredit

Anche Unicredit ha rivisitato profondamente il management in ambito digitale. Se già lo scorso anno il ceo Andrea Orcelaveva chiamato in banca Giovanni Damiani (ex cio di Mps dal 2015) con la qualifica Head of Group Digital Excellence, il banchiere ha appena scelto l’ex consulente di PwC Ali Khan come nuovo group digital and information officer, una carica che finora è stata della manager cinese Jingle Pang. Nel 2021 era stato peraltro lo stesso Orcel a chiamare in piazza Gae Aulenti Pang poche settimane dopo la sua nomina a ceo, anche se il sodalizio si era presto raffreddato. Ora spetterà a Khan gestire la trasformazione tecnologica a cui l’ultimo piano di Unicredit ha destinato una spesa complessiva di 2,8 miliardi nel periodo 2022-2024 e 2.100 assunzioni. L’obiettivo è trasformare banca in una piattaforma digitale con un’offerta integrata, in cui tutti i canali saranno interscambiabili.

Il progetto nei pagamenti

Tra i progetti più ambiziosi sulla scrivania di Orcel c’è quello relativo al business dei pagamenti (oggi coordinato da Alberto Palombi, investment banker arrivato nel dicembre scorso dopo esperienze in Ubs, Bofa e Merrill Lynch). Se negli ultimi anni gran parte delle banche italiane hanno esternalizzato i servizi legati alle carte di credito, Unicredit intende muoversi in direzione opposta creando una struttura specifica dedicata a questa specifica attività. Qualcosa di simile a quanto scelto da Santander. Non è peraltro escluso che il progetto di crescita passi attraverso operazioni straordinarie. Secondo rumor finanziari nel radar di Unicredit ci sarebbero già diversi target, non solo nazionali ma anche esteri e, in particolare, concentrati nel Nord Europa.

Nei mesi scorsi piazza Gae Aulenti ha anche cercato di crescere con acquisizioni mirate nel fintech. Nel mirino del gruppo c’era Credimi, la start up milanese fondata di Ignazio Rocco di Torrepadula ma poi finita in difficoltà. Alla fine però l’asset è stato rilevato da CF+, la challenger bank nata dalla scissione del vecchio Credito Fondiario. Non si può escludere però che Unicredit individui presto nuovi target.

La boutade di Bill Gates su un settore bancario senza banche non si è mai realizzata, ma le banche dovranno cambiare pelle. E le maggiori hanno già iniziato a farlo.

Orario di pubblicazione: 07/07/2023 20:00
Ultimo aggiornamento: 07/07/2023 20:00
 

Intesa Sanpaolo, nasce la consulenza digitale di Fideuram Direct. Il ceo Carlo Messina: non facciamo chiacchiere sulla tecnologia​

di Marco Capponi (MF)

Presentato il servizio di consulenza 100% digitale. L'amministratore delegato lancia il guanto di sfida: così la fintech ce la facciamo in casa​


Carlo Messina lancia ancora una volta il guanto di sfida ad Andrea Orcel e, dalla sede di Isybank, nuova banca digitale di Intesa Sanpaolo, tiene a battesimo Fideuram Direct, il servizio di consulenza digitale di Fideuram- Intesa Sanpaolo Private Banking. Un evento iniziato con una battuta: «È la seconda volta in un mese che mi fate vedere l’insegna di Unicredit», ha sorriso, guardando il grattacielo della banca rivale.
«Noi non facciamo chiacchiere sulla tecnologia e il digitale, ma realizzazione le cose. In 12 mesi abbiamo lanciato Isibank, e adesso aggiungiamo un ulteriore tassello del nostro percorso», ha detto Messina. «Crediamo che il successo di un’azienda derivi dall’apporto delle persone, ma se le persone si hanno e a loro si garantisce la dignità del lavoro la tecnologia deve essere usata per valorizzare gli esseri umani».

I modelli di business vincenti

«Credo che i modelli di business vincenti del futuro siano il private banking e la capacità di anticipare e gestire la tecnologia», ha proseguito Messina. «Il nostro compito è difendere i nostri clienti dalle fintech e dalle big tech, creando una banca che sia essa stessa un operatore del fintech. Il passaggio successivo sarà prendere le quote di mercato non attraverso acquisizioni, ma tramite lo sviluppo tecnologico».

Orario di pubblicazione: 11/07/2023 15:48
Ultimo aggiornamento: 11/07/2023 16:01
 

BANCHE: VISCO, NON ECCEDANO NELLA DISTRIBUZIONE DEI DIVIDENDI (RCO)​

sui mutui non c'e' un problema sistemico (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 13 lug - Per le banche "ci sono rischi legati al deterioramento della qualita' dei crediti" osserva il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e l'esigenza di accantonare risorse per affrontarli. Visco in un'intervista a Sky Tg24 invita i banchieri a non esagerare con i dividendi: "bisogna accantonare per fare fronte ai rischi, non distribuire eccessivamente gli utili agli azionisti in una situazione di ciclo economico non favorevole". Visco affronta anche la questione della risalita dei tassi sui mutui casa variabili per le famiglie: "solo un terzo e' a tasso variabile e dall'inizio di quest'anno una parte ha un cap. Ci sono misure in corso che aiuteranno i piu' bisognosi, non c'e' un problema sistemico". Visco ricorda la forza del Paese: il livello di indebitamento delle famiglie italiane molto piu' basso della media europea.
Ggz
(RADIOCOR) 13-07-23 11:16:37

:eek: KO!
 

Intesa Sanpaolo, i conti del secondo trimestre porteranno la banca a superare i target 2023. Le stime di Equita​

di Francesca Gerosa

Intesa Sanpaolo comunicherà i risultati del secondo trimestre 2023 il 28 luglio. Saranno guidati dalla forte dinamica del margine di interesse. Equita gioca d’anticipo e alza già le stime di utile 2023-2025. Buy confermato sul titolo che offre un rendimento del dividendo superiore al 10%​



Intesa Sanpaolo comunicherà i risultati del secondo trimestre 2023 il prossimo 28 luglio. Equita Sim si aspetta un buon trimestre, supportato, come per le altre banche italiane, da una forte dinamica del margine di interesse. In particolare, la Sim ritiene che Intesa Sanpaolo sia ben posizionata per superare il target di un margine di interesse di oltre 13 miliardi di euro e, conseguentemente, la guidance di utile a 7 miliardi.

Margine di interesse +4% a 3,4 miliardi nel secondo trimestre del 2023


Nel solo secondo trimestre del 2023 Equita si attende un margine di interesse pari a circa 3,4 miliardi, in crescita del 4% trimestre su trimestre, grazie all’ulteriore allargamento dello spread commerciale, con un deposit beta rimasto su livelli compressi. Sul fronte dei volumi «non ci aspettiamo particolari discontinuità, con leggero calo sia della raccolta diretta sia delle erogazioni dei prestiti. Sul fronte delle commissioni, vediamo fee sostanzialmente stabili trimestre su trimestre e ci attendiamo costi operativi in aumento del 7% trimestre su trimestre a causa della tipica stagionalità trimestrale», afferma Equitra. Il cost to income ratio, il rapporto tra i costi operativi e il margine di intermediazione. è atteso, dunque, in area 45%.

Atteso un aumento degli accantonamenti per perdite su crediti


Sul fronte dell’asset quality, «non riteniamo che il trimestre abbia mostrato un tangibile incremento dei tassi di default. Ci aspettiamo, tuttavia, un incremento degli accantonamenti per perdite su crediti a circa 50bps che, combinate con i 17bps del primo trimestre del 2023, rappresentano un livello coerente con la guidance 2023 in area 35bps».

Utile netto previsto a 1,9 miliardi (-2% trimestre su trimestre)


Complessivamente, la Sim ha stimato che Intesa Sanpaolo chiuda il trimestre con un utile netto di 1,9 miliardi (-2% trimestre su trimestre), un margine di interesse a 3,4 miliardi (+4% trimestre su trimestre, +63% anno su anno), ricavi totali a 6,2 miliardi (+2% trimestre su trimestre, +15% anno su anno), un utile operativo a 3,5 miliardi (-2% trimestre su trimestre, +27% anno su anno) e accantonamenti per perdite su crediti a 0,5 miliardi (49bps). Sul fronte del capitale, si aspetta che il coefficiente patrimoniale Cet1 (13,7% nel primo trimestre 2023) possa essere impattato per circa -10/-20bps dai venti contrari regolamentari.

L’utile 2023 è visto balzare a 7,568 miliardi, oltre la guidance della banca


In attesa dei conti, Equita ha rivisto leggermente le stime di utile 2023-2025 di Intesa Sanpaolo in media del +2%, posizionandoci mediamente dell’8% sopra la stima del consenso Factset, principalmente per un margine di interesse leggermente più alto. In particolare, per il 2023 si aspetta un utile netto a 7,568 miliardi (4,354 miliardi nel 2022). Equita ha, quindi, ribadito un rating buy e un target price a 3,5 euro sul titolo Intesa Sanpaolo che ha sottoperformato il settore bancario da inizio anno (+22% vs +36%) e tratta ora a un multiplo prezzo/capitale tangibile 2024 pari a 0,85 volte a fronte di un Rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) superiore al 14,5% e di un dividend yield di oltre il 10% (Equita stima un dividendo a valere sul bilancio 2023 di 29 centesimi di euro per azione dai 16 del 2022 e sempre a 29 centesimi a valere sul bilancio 2024, yield dell’11,7%). A Piazza Affari l’azione sale dell’1,12% a 2,4935 euro.

Orario di pubblicazione: 19/07/2023 11:36
Ultimo aggiornamento: 19/07/2023 12:05
 
Bce, stretta sulla liquidità. Le banche dovranno comunicare i dati ogni settimana
Bce, stretta sulla liquidità. Le banche dovranno comunicare i dati ogni settimana
Andrea Enria

Bce, stretta sulla liquidità. Le banche dovranno comunicare i dati ogni settimana​

di Francesco Ninfole

Aumenteranno la frequenza e la quantità dei dati richiesti. Non c’è allarme ma attenzione su eventuali sviluppi dopo i deflussi di depositi di marzo di Svb e Credit Suisse​


La Bce aumenta i controlli sulla liquidità delle banche europee dopo il forte deflusso di depositi che si è verificato nelle crisi di Svb e Credit Suisse. Gli istituti di credito dell’Eurozona dovranno comunicare ogni settimana dati sugli indici e le riserve di liquidità, a cominciare dal rapporto Lcr (Liquidity Coverage Ratio), che misura la liquidità disponibile per 30 giorni in caso di stress. I dati dovranno essere divisi per tipologia di cliente e di scadenza, secondo Bloomberg.

«L’autorità bancaria europea, Eba, ha recentemente sottolineato la necessità che le autorità di vigilanza raccolgano informazioni aggiuntive e più frequenti sulla liquidità delle banche», ha detto un portavoce della Bce. «Sebbene le banche dell’area dell’euro godano di posizioni di liquidità confortevoli, la Bce sta ora valutando come procedere».

Non ci sono allarmi in questa fase, ma la lezione di Svb e Credit Suisse ha spinto i supervisori a incrementare la frequenza e la quantità dei controlli. A marzo si era verificato un rapido deflusso di depositi legato ai timori sulla solidità dei due istituti che sono poi finiti in dissesto.

Orario di pubblicazione: 19/07/2023 13:09
Ultimo aggiornamento: 19/07/2023 13:41
 

Banche: Bce rileva lacune nei cda (MF)​

ROMA (MF-NW)--La Vigilanza Bce ha individuato "carenze strutturali di lungo periodo" nei cda delle banche, dopo aver condotto un'analisi sul tema in 20 gruppi europei. Dopo questa targeted review Francoforte potra' anche definire sanzioni per le banche che non si adegueranno alle aspettative dei supervisori. Lo scrive MF-Milano Finanza. "Se le criticita' non saranno corrette, utilizzeremo tutte le misure a disposizione per assicurare la compliance", ha osservato ieri Frank Elderson, vicepresidente della Vigilanza e membro del comitato esecutivo della Bce, che ha anche indicato i possibili interventi. "In primo luogo, ci sara' l'imposizione di chiari requisiti qualitativi Srep con scadenze temporali". Se poi questi requisiti non saranno rispettati, "si procedera' a un'escalation di vigilanza che puo' includere misure di enforcement come il pagamento di sanzioni periodiche". pev (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

21/07/2023 08:09
 
Pag. 30 del comunicato:


  1. Si prevede una forte distribuzione di valore:
    • - payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del Piano di Impresa;
    • - l’odierno Consiglio di Amministrazione ha previsto come acconto dividendi cash da distribuire a
      valere sui risultati del 2023 un ammontare non inferiore a 2,45 miliardi di euro e la delibera consiliare in merito all’acconto dividendi verrà definita il 3 novembre prossimo
      , in occasione dell’approvazione dei risultati consolidati al 30 settembre 2023, in relazione ai risultati del terzo trimestre 2023 e di quelli prevedibili per il quarto trimestre 2023;
    • - eventuale ulteriore distribuzione da valutare anno per anno.
 
Questo il report di MF sulla semestrale:


Intesa Sanpaolo, l’utile del primo semestre 2023 balza dell’80% a 4,2 miliardi. 3 miliardi di dividendi​

di Francesca Gerosa

Migliorata la guidance 2023: utile netto oltre 7 miliardi, con interessi netti superiori a 13,5 miliardi. Utile in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025. Netto calo del costo del rischio (25 centesimi di punto). Confermata la solidità patrimoniale con un Cet1 al 13,7%. Acconto del dividendo non inferiore a 2,45 miliardi. 29 miliardi il supporto all'economia reale. Il ceo Messina: sì agli aumenti chiesti dai sindacati per il personale. Reazione positiva del titolo in borsa


Intesa Sanpaolo chiude il primo semestre del 2023 con un utile netto pari a 4,222 miliardi di euro (+80% anno su anno dai 2,346 miliardi dello stesso periodo del 2022), trainato dagli interessi netti (6,838 miliardi, +68,9% dai 4,049 miliardi del primo semestre 2022), viceversa le commissioni nette sono scese del 4,2% a 4,353 miliardi. A fine esercizio l’utile netto è visto oltre 7 miliardi, con interessi netti attesi superiori a 13,5 miliardi e in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025. «I risultati solidi e positivi dei primi sei mesi dell'anno ci consentono di aumentare la previsione di un utile netto 2023 ben superiore a 7 miliardi di euro», ha sottolineato il ceo, Carlo Messina. Già con i conti dello scorso trimestre Intesa Sanpaolo aveva migliorato la sua stima di utile netto 2023 a 7 miliardi dai 6,5 miliardi previsti in precedenza.

Maturati 3 miliardi di dividendi, acconto non inferiore a 2,45 miliardi

Significativa la creazione di valore per gli azionisti con circa 3 miliardi di euro di dividendi maturati nel periodo. L’acconto dividendi cash da distribuire a valere sui risultati del 2023 non sarà inferiore a 2,45 miliardi di euro. La proposta dovrà essere approvata dall’assemblea degli azionisti già prevista per il prossimo 3 novembre per l’ok anche ai conti del terzo trimestre del 2023. «L'eventuale ulteriore distribuzione è da valutare anno per anno», ha precisato la banca.

Di questi 3 miliardi, ha spiegato Messina, circa il 40% è destinato alle famiglie italiane e alle Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo, portando così un ulteriore forte beneficio ai territori di appartenenza. In tutto, ha continuato il banchiere, «quest'anno potremo distribuire ai nostri azionisti 5,8 miliardi considerati: il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back e l'acconto dividendo di novembre. Si tratta di risorse importanti, non solo per i nostri azionisti ma per l'economia del Paese».

Messina: sì agli aumenti chiesti dai sindacati per il personale

Le imposte dirette e indirette generate nel semestre sono state pari a 2,6 miliardi di euro, ciò ha comportato un aumento di quasi 600 milioni rispetto al primo semestre 2022, con un incremento del beneficio apportato dai conti di Intesa Sanpaolo al bilancio pubblico, ha rimarcato il ceo. Quanto al rinnovo del contratto che lega i dipendenti alla banca, previsto a partire dal prossimo anno, «abbiamo dato immediata disponibilità all'aumento richiesto dai sindacati e dalle persone della banca. In una fase caratterizzata da un incremento significativo della nostra redditività, e considerato l'aumento del costo della vita, riteniamo necessario un intervento in grado di fare la differenza per le persone che lavorano in banca», ha affermato Messina. La somma complessiva percepita nel semestre dai dipendenti di Intesa Sanpaolo è stata pari a 3,2 miliardi.

Netto calo del costo del rischio

Tornando ai conti, bene anche il risultato della gestione operativa, in aumento del 28,5% rispetto al primo semestre 2022 a 7,187 miliardi, mentre i proventi operativi netti sono cresciuti del 15,3% rispetto al primo semestre del 2022. +0,9% i costi operativi a 5,211 miliardi. Elevata, poi, l'efficienza con un cost/income al 42% (48% nel primo semestre 2022), uno dei migliori tra le banche europee. Quanto al costo del rischio è sceso a 25 centesimi di punto (da 70 nel 2022, 30 se si escludono gli stanziamenti per l'esposizione a Russia e Ucraina, per overlay e per favorire il de-risking), con un ammontare di overlay pari a 0,9 miliardi di euro. In particolare,l'esposizione di Intesa Sanpaolo verso la Russia è diminuita di oltre il 75% (oltre 2,7 miliardi di euro) rispetto a fine giugno 2022 ed è scesa allo 0,2% dei crediti a clientela complessivi del gruppo. I crediti cross-border verso la Russia sono in larga parte in bonis e classificati a Stage 2.

Qualità del credito in miglioramento

Al contempo, le attività liquide sono risultate pari a 284 miliardi (183 miliardi la liquidità prontamente disponibile). Rispettati così i requisiti normativi di liquidità: il Liquidity Coverage Ratio, pari al 171%, e il Net Stable Funding Ratio, pari al 126%. È migliorata anche la qualità del credito di Intesa Sanpaolo, con lo stock dei crediti deteriorati in calo del 3,6% rispetto alla fine del 2022 al netto delle rettifiche di valore e -2,5% al lordo con un’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi pari all'1,2% al netto delle rettifiche e al 2,3% al lordo.

Capitale solido, Cet1 al 13,7%

Confermata la solidità patrimoniale del gruppo con coefficienti su livelli largamente superiori ai requisiti normativi. Al 30 giugno 2023, infatti, deducendo dal capitale i 3 miliardi di dividendi maturati nel periodo, il Common Equity Tier 1 ratio (Cet1) è risultato pari al 13,7% senza considerare i 120 centesimi di punto di beneficio derivante dall'assorbimento delle imposte differite attive (DTA), di cui circa 30 nell'orizzonte compreso tra il terzo trimestre 2023 e il 2025.

19 miliardi di nuovo credito in Italia

29 miliardi il supporto di Intesa Sanpaolo all'economia reale con 19 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine in Italia, di cui circa 18 miliardi erogati a famiglie e piccole e medie imprese, oltre 1.900 aziende italiane riportate in bonis da posizioni di credito deteriorato e oltre 139.000 dal 2014, preservando rispettivamente oltre 9.500 e 695.000 posti di lavoro.

«L'inflazione continua ad avere un notevole impatto, per questo abbiamo stanziato 30 miliardi di euro a favore di imprese e famiglie, dando la possibilità di sospendere o rimodulare mutui e prestiti, concedendo erogazioni a tassi agevolati e permettendo rateizzazioni a tasso zero; questo a conferma del ruolo di riferimento di Intesa Sanpaolo per l'economia reale», ha spiegato Messina.

Outlook 2024-2025

Forte dei conti semestrali solidi, la banca si aspetta un utile netto per il 2024 e il 2025 superiore a quello previsto per il 2023 grazie a una crescita dei ricavi, una diminuzione dei costi, al basso costo del rischio e ai minori tributi e altri oneri riguardanti il sistema bancario. Il management, in particolare, si attende una crescita nei ricavi spinta da un ulteriore aumento degli interessi netti, dalla ripresa delle commissioni, dalla crescita del risultato dell'attività assicurativa trainato dal ramo danni e dalla ripresa degli utili da trading.

I costi, invece, sono visti in diminuzione grazie ai benefici aggiuntivi derivanti dalla tecnologia (come l'accelerazione e l'aumento della razionalizzazione delle filiali, ottimizzazione dell'IT e dei processi), ad alcune uscite volontarie già concordate e all'allentamento dell'inflazione. Infine, il costo del rischio sarà mantenuto bassograzie a un contenuto ammontare di crediti deteriorati, agli overlay, alla deduzione dal capitale riguardante il calendar provisioning effettuata nel secondo trimestre 2023 (circa 0,4 miliardi di euro di beneficio addizionale attesi per l'utile nel biennio 2024-2025 rispetto alle previsioni del Piano di Impresa). Quanto allo stato patrimoniale, Intesa Sanpaolo prevede un Cet1 a regime a oltre il 14,5% nel 2025 ante Basilea 4, a oltre il 14% post Basilea 4 e a oltre il 15% post Basilea 4 includendo l'assorbimento delle DTA.

Grazie alla prospettiva di una maggior redditività, ha previsto Messina, «accelereremo ulteriormente i progetti a favore di chi si trova in situazioni di particolare disagio sociale. Siamo convinti che la forte spinta per la trasformazione tecnologica del nostro gruppo ci permetterà di giocare un ruolo da leader europeo negli anni a venire. Abbiamo già effettuato robusti investimenti - pari a 1,8 miliardi - nella nuova piattaforma tecnologica nativa cloud (isytech), dove oltre 1.200 specialisti IT già assunti stanno portando il loro contributo di professionalità avanzate. Questa infrastruttura», ha precisato il ceo, «è l'elemento qualificante di isybank», la banca digitale del gruppo recentemente lanciata con l'obiettivo di 5 milioni di clienti in Italia entro il 2025. L’intenzione della banca, ha indicato, «è estendere progressivamente nuove offerte interamente digitali a livello internazionale, a partire dai paesi dove siamo già presenti con la Divisione International Subsidiary Banks».

Di recente Intesa Sanpaolo ha anche completato con successo il lancio di Fideuram Direct, la piattaforma di Wealth Management digitale per il Private Banking, con l'obiettivo di circa 150.000 clienti nel 2025. «Siamo concretamente impegnati nel campo dell'intelligenza artificiale, per sviluppare entro il 2025 circa 140 App grazie alla competenza di 300 specialisti. La forte spinta tecnologica comporterà», ha concluso Messina, «un apporto aggiuntivo al risultato corrente lordo 2025 pari a circa 500 milioni di euro, non previsti nel Piano di Impresa 2022-2025».

Reazione positiva del titolo in borsa

Dopo i solidi conti e la revisione al rialzo della guidance 2023, il titolo Intesa Sanpaolo sale dell’1,55% a 2,613 euro a Piazza Affari. Jefferies, come riporta l’agenzia Mf-Newswires, ha confermato il rating hold e il prezzo obiettivo a 2,75 euro sull’azione, pur riconoscendo che l’utile netto è risultato del 21% sopra la stima del consenso grazie a migliori net interest income e commissioni. Inoltre, la guidance di utile netto 2023 è stata alzata da circa 7 miliardi euro a ben oltre 7 miliardi (l’attuale stima del consenso è 7,1 miliardi).

Orario di pubblicazione: 28/07/2023 12:57
Ultimo aggiornamento: 28/07/2023 14:11
 

Banche, quanto pesa sugli utili la decisione della Bce di azzerare la remunerazione sulle riserve obbligatorie​

di Francesca Gerosa

La decisione a sorpresa della Bce di azzerare la remunerazione sulle riserve obbligatorie detenute dalle banche presso Francoforte aggiunge un nuovo onere per gli istituti dopo quello dello scorso autunno che ha reso più costose le nuove operazioni di Tltro. I calcoli di Equita


Nessuna sorpresa, nessun fuoco di artificio da parte della Bce. Come atteso, il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ieri, 27 luglio, ha deciso di alzare i tassi di riferimento di 25 punti base. Di conseguenza i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce saranno alzati, rispettivamente, al 4,25%, 4,50% e 3,75% con effetto dal 2 agosto.

Bce, porta aperta ad altri rialzi dei tassi

Durante la consueta conferenza stampa la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha adottato un approccio maggiormente dovish, a detta di Equita Sim. Pur chiaramente escludendo futuri tagli dei tassi di interesse, ha ribadito come le decisioni di politica monetaria continueranno a essere dipendenti dai dati macro e di come l’analisi degli stessi definirà se e quanto terreno ci sarà ancora da coprire con eventuali futuri rialzi di tassi.

A differenza degli ultimi meeting, dove - pur in assenza di forward guidance - era stata esplicitata in modo chiaro la volontà di continuare a proseguire nel rialzo dei tassi di interesse, questa volta la Lagarde ha indicato che la Bce a settembre potrebbe sia alzare che tenere invariati i tassi e che le decisioni prese al prossimo meeting non saranno comunque indicative delle future decisioni della banca centrale, coerentemente con un approccio “data dependent”. Le aspettative sulle prossime mosse sono sostanzialmente invariate rispetto alle attese prima del meeting, con l’attesa di un ulteriore rialzo dei tassi di 25bps entro fine anno e un terminal rate in area 3,8%. La curva forward stima ora un tasso medio del 3,6% sul 2024 (invariato).

Azzerato il tasso di interesse che la Bce paga alle banche sulle riserve minime

Inaspettatamente, il consiglio direttivo della Bce ha deciso di fissare la remunerazione sulle riserve obbligatorie delle banche allo 0%. Fino ad oggi, le riserve obbligatorie presso la Bce - corrispondenti a circa l’1% della base depositi - erano, invece, remunerate al tasso sui depositi (3,5%, rialzato al 3,75% dal 2 agosto).

Cosa sono le riserve obbligatorie

La riserva obbligatoria è la percentuale delle passività delle banche della zona euro che va mantenuta sotto forma di depositi presso la banca centrale nazionale. «Questa decisione preserverà l'efficacia della politica monetaria, mantenendo l'attuale grado di controllo sulla sua intonazione e assicurando la completa trasmissione delle decisioni sui tassi ai mercati monetari. Allo stesso tempo, migliorerà l'efficienza della politica monetaria, riducendo l'ammontare complessivo degli interessi da corrispondere sulle riserve al fine di dare attuazione all'orientamento adeguato», ha spiegato la Bce.

L’impatto sugli utili delle banche

Una decisione a sorpresa, ha sottolineato il 27 luglio il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, «che aggiunge un nuovo onere per gli istituti dopo quello dello scorso autunno che ha reso più costose le nuove operazioni di Tltro». Il tempo, ha aggiunto, «verificherà l'efficacia e le conseguenze dirette e indirette». Secondo gli analisti, l'intervento della Bce sulle riserve obbligatorie costerà alle banche della zona euro circa 6 miliardi di euro. Sulla base dei calcoli di Equita Sim, il venir meno della remunerazione sulle riserve obbligatorie, che riduce l’ammontare degli interessi riconosciuti alle banche dalla Bce, avrà un impatto negativo stimato in area -1%/-2% sugli utili delle banche.

Orario di pubblicazione: 28/07/2023 11:53
Ultimo aggiornamento: 28/07/2023 12:37
 
di ieri...

Intesa Sanpaolo: Eu-wide stress test, banca solida anche in scenari complessi​

MILANO (MF-NW)--Intesa Sanpaolo e' stata sottoposta al 2023 EU-wide stress test condotto dall'Autorita' Bancaria Europea (Eba), in collaborazione con il Meccanismo di Vigilanza Unico (Mvu), la Banca d'Italia, la Banca Centrale Europea (Bce) e il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (Cers). Lo scenario dello stress test copre un orizzonte temporale di tre anni (2023-2025). Lo stress test e' stato condotto in base a un'ipotesi di bilancio statico al dicembre 2022 e, quindi, non considera strategie aziendali e iniziative gestionali future. Non rappresenta una previsione della redditivita' di Intesa Sanpaolo. Il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 ratio (Cet1 ratio) fully loaded risultante dallo stress test per Intesa Sanpaolo e' pari a: Scenario base: 14,02% (2023), 14,47% (2024) e 14,85% (2025) Scenario avverso 10,36% (2023), 10,78% (2024) e 10,85% (2025) rispetto al dato di partenza, registrato al 31 dicembre 2022, pari al 13,53%. I risultati dello stress test evidenziano la capacita' di Intesa Sanpaolo di confermare la propria solidita' anche in scenari complessi, grazie al modello di business ben diversificato e resiliente. com/mcn fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

28/07/2023 18:23
 
Un grande della fu Comit:


Banche: la lezione di Mattioli ancora attuale (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--A 50 anni dalla morte (27 luglio 1973) del banchiere Raffaele Mattioli, prima amministratore delegato, poi presidente, per tanti anni, della Banca Commerciale italiana, e' quanto mai opportuno ricordarlo. Come ha scritto Milan Kundera, "la lotta dell'uomo contro il potere e' la lotta della memoria contro l'oblio" (Il libro del riso e dell'oblio, Adelphi, 1998). Mattioli, scrive MF-Milano Finanza, e' stato un protagonista indiscusso dell'economia italiana dal primo dopoguerra al 1972, quando la partitocrazia -in particolare la Dc andreottiana- lo sostitui' con Gaetano Stammati, che non solo nel 1981 si vide nell'elenco degli iscritti alla P2 di Licio Gelli, ma in precedenza (1976-1978) fu Ministro del Tesoro in anni in cui la spesa pubblica corrente volava: mentre Paolo Baffi dalla sua poltrona indifesa di Governatore della Banca d'Italia cercava di contenere la smania distorsiva keynesiana, Stammati e il suo fido sottosegretario Ferdinando Ventriglia sfondavano il conto corrente di Tesoreria. E oggi ne paghiamo le conseguenze, visto che l'accumularsi dei deficit ha portato a un debito pubblico mostruoso che grava sulle future generazioni. Raffaele Mattioli e' stato anche colui che ha contribuito al risanamento delle banche pubbliche, colpite negli anni Trenta dalla 'mostruosa fratellanza siamese' con le imprese finanziate e di cui erano anche malauguratamente azioniste. Solo con la creazione nel 1933 dell'Istituto per la ricostruzione Industriale (Iri), l'economia italiana si riprese. Mattioli, poi, nel secondo Dopoguerra respinse il termine "miracolo economico": "miracles are ceas'd" viene voglia di ripetere con Shakespeare. Lo sviluppo degli anni Cinquanta non avrebbe dovuto sorprendere: era stato realizzato grazie a un disegno ben preciso, alla volonta' di riscatto della societa' italiana. Certamente conto' anche il contesto internazionale favorevole. Le ragioni del successo erano le seguenti: costi contenuti degli input (energia e lavoro); migliori infrastrutture; riserve di manodopera, anche qualificata; basso debito pubblico; riallocazione di risorse dall'agricoltura all'industria; legame dinamico tra produttivita', investimenti (altissimi) ed esportazioni. Nella relazione agli azionisti del 1961 Mattioli riassunse la sua interpretazione della fase di sviluppo coniugando diversi elementi: la base industriale solida, anche se gravemente danneggiata dalla guerra, il Piano Sinigaglia che sblocco' la strozzatura della siderurgia, gli aiuti ben gestiti del Piano Marshall, la stabilizzazione monetaria del 1947 (linea Baffi-Menichella, con la firma di Einaudi) che consenti' il riordino dei conti pubblici, la fine dei dazi doganali e l'apertura internazionale. Mattioli si fece promotore dell'analisi del merito di credito che deve essere messo al centro di ogni valutazione, non esclusivamente quantitativa (conta il fattore umano, le visite aziendali). Luigi Einaudi segnalava che "ufficio del banchiere e' invero quello di affidare denari altrui all'uomo capace e probo, il quale sappia farli fruttare a proprio vantaggio e, al momento stipulato, li restituisca. Solo i fatui possono immaginare che questo sia un compito facile. Nel mondo economico non ne esiste altro piu' difficile". "Tutte le brave e alacri imprese", secondo Mattioli, devono ricevere dalla banca "appoggio ampio e adeguato". Fondamento della scelta del banchiere, sempre secondo lui, e' la valutazione della capacita' di rimborso. rov (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

31/07/2023 08:40
 
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