Investimenti in Fotografia

Bellissimi cataloghi...io adoro la fotografia.. Grazie!
 
Molto bello anche il catalogo Bonhams per l’asta del 5 aprile a New York. Tra le cose notevoli, uno dei massimi capolavori di Diane Arbus.

Photographs
 
Si difende bene Finarte con l’asta del 23 aprile. Trovo discutibile la presenza di artisti che non sono fotografi, come Michele Zaza, Dan Graham (che fanno morire vent’anni prima) e altri, ma tant’è.

Fotografia
 
Si difende bene Finarte con l’asta del 23 aprile. Trovo discutibile la presenza di artisti che non sono fotografi, come Michele Zaza, Dan Graham (che fanno morire vent’anni prima) e altri, ma tant’è.

Fotografia
parere diverso :D

essendo un asta di fotografia e non di fotografi trovo giusto inserire la fotografia concettuale.
 
parere diverso :D

essendo un asta di fotografia e non di fotografi trovo giusto inserire la fotografia concettuale.
Penso anch'o così. Quello che mi viene da dire sfogliando il catalogo, è che in Italia abbiamo avuto e abbiamo fotografi tra i più bravi al mondo. Non serve fare nomi, ma uno lo voglio citare: Giacomelli.
 
parere diverso :D

essendo un asta di fotografia e non di fotografi trovo giusto inserire la fotografia concettuale.

Penso anch'o così. Quello che mi viene da dire sfogliando il catalogo, è che in Italia abbiamo avuto e abbiamo fotografi tra i più bravi al mondo. Non serve fare nomi, ma uno lo voglio citare: Giacomelli.
Ho in collezione due opere di Michele Zaza e una di Chiara Dynys; io (che non mi considero collezionista di fotografia) mi aspetto di vedere le loro opere nelle aste di “Arte contemporanea”, ma comunque va bene anche nell’asta di “Fotografia” e, a quanto pare, ci sono collezionisti che preferiscono così. Avevo parlato di scelta “discutibile” (e infatti ne abbiamo discusso), non certo “inconcepibile” o “sbagliata”.
 
Ho in collezione due opere di Michele Zaza e una di Chiara Dynys; io (che non mi considero collezionista di fotografia) mi aspetto di vedere le loro opere nelle aste di “Arte contemporanea”, ma comunque va bene anche nell’asta di “Fotografia” e, a quanto pare, ci sono collezionisti che preferiscono così. Avevo parlato di scelta “discutibile” (e infatti ne abbiamo discusso), non certo “inconcepibile” o “sbagliata”.
ma dai :-)

pure io ho Zaza e la Dynys (ma non una foto)
 
parere diverso :D

essendo un asta di fotografia e non di fotografi trovo giusto inserire la fotografia concettuale.
Piccolissima digressione personalissima ed opinabile ma che ritengo debba essere almeno pensata.
Pittore e fotografo sono due realtà che individuano due modi diversi di fare arte ma non in sottocategorie. Mi spiego meglio .Un pittore può usare tecniche varie ed essere inserito nei più disparati movimenti artistici esistenti ma pur sempre rimane un pittore così come un fotografo può fotografare la realtà oppure esprimere concettualmente cose varie con la fotografia ma pur sempre rimane fotografo.Praticamente è come voler sottigliare su movente e motivi.Cio' che conta è sempre e solo il movente che in arte sarebbe il mezzo con cui ci si esprime( uso manuale - es. pennelli, colla, cemento ecc- o uso meccanico -es. macchina fotografica) mentre i motivi ( concettuali, realisti, pop, informali ecc)son talmente tanti che diventano irrilevanti nell individuarne il soggetto attivo in sottocategorie.Rimangono pur sempre o pittore o fotografo.
Poi ovvio che ognuno la vede su sue motivazioni personali più o meno quasi oggettive o che si possono condividere su larga scala.
 
ciao Batterista, ti riporto stralcio di intervista a Jeff Wall:

Molte sue immagini creano confusione per la loro complessa messa in scena che ricorda la fotografia di reportage. Là dove lo spettatore crede di trovarsi di fronte a qualcosa di vero, in realtà si tratta di un’immagine sapientemente architettata. Giocare su questa ambiguità, creare l’illusione, sondare le frontiere tra verità e finzione, fa parte della sfida?
Non proprio. Io cerco di creare, proprio come dice lei, una illusione di realtà. Lo faccio per molte ragioni. Una di queste ruota attorno al mio interesse per l’effetto pittorico finale, e questo spesso può richiedere un lavoro di composizione. Quando la gente fa reportage, spera di cogliere, grazie al talento artistico e ai mezzi tecnici molto limitati (poiché generalmente hanno una sola macchina fotografica) un’inquadratura funzionale a un’immagine colta quasi per caso o per una combinazione di casualità. Immortalare un evento reale diventa una vera e propria «immagine» per chi lo sa fare. Credo non riusciremo mai a sfuggire a questo aspetto fondamentale della fotografia. Ma non è l’unico modo.

Spesso sono testimone di cose che avrebbero potuto essere affascinanti se fossero state immortalate nella vita reale. Ma non è ciò che faccio io. Non lo faccio perché non mi piace ottenere il genere di fotografia che voglio io. Se la pensassi diversamente, farei reportage pure io. Io ricostruisco ciò che ho visto con grande fedeltà degli aspetti essenziali. Cerco di riprodurre ciò che mi è sembrato significativo. Si tratta essenzialmente di un processo compositivo. Se il luogo in cui mi trovo non è in sintonia con quello che sento, mi sento libero di andare da un’altra parte. Non so spiegare il perché, ma so che nel mio caso funziona così. Ricostruisco ciò che ho visto cercando di avvicinarmici, di liberare la sensazione di quello che ho fotografato e di ciò che ha significato per me.

L’illusione è una specie di realismo nell’immagine. Non si tratta di un’istantanea, non voglio ingannare nessuno e non mi interessa l’interazione tra artificio e realtà. A me interessa ottenere un’immagine in grado di convincere che ciò che si sta guardando ha un senso rispetto alla realtà. Se si percepisce questa sensazione di «reale», vale tanto quanto una storia, un romanzo o qualsiasi altra forma d’arte. Si è persuasi che ci sia un impulso emotivo, un senso e una bellezza. Ciò che provo a realizzare è una specie di poetica della fotografia, a discapito di un approccio più determinato e prosaico tipico del reportage. Chiamo questo tipo di immagini «quasi documentarie», perché non sono documentarie, ma contemplano ciò che fa la fotografia documentaria e ciò a cui assomiglia.


a7.jpg
 
Quali sono, secondo voi, i più grandi Fotografi della cosiddetta " Concerned Photography "??? Ne approfitto per fare a tutti i migliori Auguri di Buona Pasqua!
 
ciao Batterista, ti riporto stralcio di intervista a Jeff Wall:

Molte sue immagini creano confusione per la loro complessa messa in scena che ricorda la fotografia di reportage. Là dove lo spettatore crede di trovarsi di fronte a qualcosa di vero, in realtà si tratta di un’immagine sapientemente architettata. Giocare su questa ambiguità, creare l’illusione, sondare le frontiere tra verità e finzione, fa parte della sfida?
Non proprio. Io cerco di creare, proprio come dice lei, una illusione di realtà. Lo faccio per molte ragioni. Una di queste ruota attorno al mio interesse per l’effetto pittorico finale, e questo spesso può richiedere un lavoro di composizione. Quando la gente fa reportage, spera di cogliere, grazie al talento artistico e ai mezzi tecnici molto limitati (poiché generalmente hanno una sola macchina fotografica) un’inquadratura funzionale a un’immagine colta quasi per caso o per una combinazione di casualità. Immortalare un evento reale diventa una vera e propria «immagine» per chi lo sa fare. Credo non riusciremo mai a sfuggire a questo aspetto fondamentale della fotografia. Ma non è l’unico modo.

Spesso sono testimone di cose che avrebbero potuto essere affascinanti se fossero state immortalate nella vita reale. Ma non è ciò che faccio io. Non lo faccio perché non mi piace ottenere il genere di fotografia che voglio io. Se la pensassi diversamente, farei reportage pure io. Io ricostruisco ciò che ho visto con grande fedeltà degli aspetti essenziali. Cerco di riprodurre ciò che mi è sembrato significativo. Si tratta essenzialmente di un processo compositivo. Se il luogo in cui mi trovo non è in sintonia con quello che sento, mi sento libero di andare da un’altra parte. Non so spiegare il perché, ma so che nel mio caso funziona così. Ricostruisco ciò che ho visto cercando di avvicinarmici, di liberare la sensazione di quello che ho fotografato e di ciò che ha significato per me.

L’illusione è una specie di realismo nell’immagine. Non si tratta di un’istantanea, non voglio ingannare nessuno e non mi interessa l’interazione tra artificio e realtà. A me interessa ottenere un’immagine in grado di convincere che ciò che si sta guardando ha un senso rispetto alla realtà. Se si percepisce questa sensazione di «reale», vale tanto quanto una storia, un romanzo o qualsiasi altra forma d’arte. Si è persuasi che ci sia un impulso emotivo, un senso e una bellezza. Ciò che provo a realizzare è una specie di poetica della fotografia, a discapito di un approccio più determinato e prosaico tipico del reportage. Chiamo questo tipo di immagini «quasi documentarie», perché non sono documentarie, ma contemplano ciò che fa la fotografia documentaria e ciò a cui assomiglia.


Vedi l'allegato 3001210
Ottimo, molto suggestivo ma resta fotografia e lo scrive lui stesso alla fine con "...ciò che fa la fotografia...", quindi non la pittura. Pittura e fotografia son due mondi differenti collegati da una sottile linea rossa, quella che ti fa continuare a credere sino alla morte di essere un'artista.
Dimenticavo: buona Pasqua.
 
Ottimo, molto suggestivo ma resta fotografia e lo scrive lui stesso alla fine con "...ciò che fa la fotografia...", quindi non la pittura. Pittura e fotografia son due mondi differenti collegati da una sottile linea rossa, quella che ti fa continuare a credere sino alla morte di essere un'artista.
Dimenticavo: buona Pasqua.
Ecco un mio piccolo contributo...te la regalo Alessandro
 

Allegati

  • 20240331_084048.jpg
    20240331_084048.jpg
    1,2 MB · Visite: 17
A me è piaciuta la storia di Lee Miller..un intreccio fra Artisti, mondo snob, e impegno civile attraverso l'esperienza dura della seconda guerra mondiale.
 
Indietro