Il conflitto d'interessi del Gambero Rosso | IntravinoTutto sommato però, le rivelazioni che Bonilli ha dettato a Gian Luca Mazzella qualche conferma in più ce la danno. Secondo l’ex proprietario, la misteriosa fiduciaria che lo ha licenziato su due piedi è in mano al Sig. Panerai, quello di Class Editore per capirci, oltrechè (attenti arriva lo sgub!) produttore di vino. Conflitto d’interessi? Bonilli giura di si, e il tutto sarebbe aggravato da una partecipazione occulta della famiglia Zonin. I dettagli dell’operazione? Eccoli, compresa qualche smentita e precisazione dei personaggi coinvolti.
La crisi – Nel 2006 il Gambero è in rosso e Bonilli cerca soci con capitali freschi. Entra nella GRH Panerai che, con la sua Euroclass Multimedia Holding, scuce 2 milioni di euro e rileva il 50,5% delle quote azionarie. I rumors esplodono quasi subito e Panerai, proprietario di alcune cantine, cerca di allontanare i sospetti trasferendo le sue quote alla fiduciaria intestata a Paolo Cuccia.
La gestione – Il nuovo consiglio di amministrazione approva il business plan che dovrebbe risanare i conti ma, poco tempo dopo, viene richiesto ai soci un ulteriore aumento di capitale. Bonilli contesta ma pagherà comunque una quota pari a 550.000 euro.
La svolta – Nel 2008 le perdite aumentano e il CDA fa ricorso alla cassa integrazione. La crisi sarebbe fittizia, dice Bonilli, una manovra di Panerai e Cernilli per costringerlo a lasciare il Gambero. A quel punto il direttore esercita l’opzione put che gli garantisce l’uscita dalla società in qualunque momento con un tot per azione. Tale diritto gli viene contestato, l’unica possibilità è pagare o andarsene. Finirà come sappiamo, con Bonilli messo alla porta senza tanti complimenti. “Con poco più di 4 milioni di euro Panerai si è preso un gruppo con un marchio fortissimo che aveva tra i 16 e 18 milioni di euro di fatturato”.
Il tribunale – Due le cause intentate da Bonilli contro il GRH: una per il licenziamento ingiustificato (già vinta) e l’altra per il mancato diritto sulle azioni put, ancora in corso. Per la prima, il giudice ha riconosciuto un congruo risarcimento danni alla parte offesa.
Il ruolo di Daniele Cernilli – Il ricordo di Cernilli è uno dei passaggi più curiosi: nella versione de Il Fatto Quotidiano in abbonamento, Bonilli dice: “Sono stato un pollo“. Nel giornale online però viene corretta e la frase pronunciata da Bonilli diventa: “Mi sono fatto ingannare! Soltanto dopo ho capito che Daniele voleva il mio posto. Ha fatto male i suoi calcoli però e hanno usato pure lui, così oggi è costretto ad andarsene: un prepensionamento.” Prezioso e avvelenato il cadeaux finale: “da insegnante delle medie ai Castelli Romani, l’ho fatto diventare un critico di vino noto nel mondo…“. Non male, vero?
Cernilli risponde – La risposta di Cernilli, sulla nostra email non si fa attendere: “Se Stefano dichiara di essere stato un pollo credo che io sia stato più pollo di lui, prendendomi pesanti responsabilità senza alcun tipo di ritorno, né economico né d’immagine. Personalmente ne avrei fatto volentieri a meno, se solo avessi sapito cosa aveva in mente Stefano e quali fossero le reali condizioni economiche nelle quali si trovava la società“. Inoltre Cernilli tiene a precisare che il suo non è stato un licenziamento, ma una uscita volontaria. Da segnalare una perla dell’ex direttore tutta dedicata a Gian Luca Mazzella: “uno che non feci più scrivere sulla rivista tempo fa…Magari a Padellaro, direttore del Fatto Quotidiano, potrebbe venire qualche dubbio sulle capacità professionali di qualche suo redattore”.
Zonin e i tre bicchieri – Nell’articolo, il giornalista Gian Luca Mazzella tenta di infilare anche la famiglia Zonin, giusto per dare più sugo allo scoop. Francesco Zonin ci ha smentito telefonicamente la partecipazione della famiglia nelle quote del Gambero Rosso e, leggendo tra le righe, si capisce che Zonin è socio si di Panerai, ma in tutt’altra società che si occupa di immobili. “Il nostro fatturato supera i cento milioni di euro all’anno — dichiara Francesco — e nell’ultima guida abbiamo ottenuto un solo tre bicchieri. Ringraziamo per il premio ma non ci ha cambiato la vita“. Voi avreste speso qualche milione di euro per un riconoscimento simile?