Mr.Neiwert
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I disturbi di voli civili sul baltico rientrano nella guerra ibrida che la Federazione Russa attua da parecchi anni contro l'Occidente , contro gli USA e gli alleati degli americani e contro l'UE.
A un certo punto era stata espressa sul piano teorico dal gen. Gerasimov ed è stata chiamata dottrina Gerasimov, una dottrina della guerra ibrida o da zona grigia, che utilizza vari strumenti e metodi e anche la maskirovka (letteralmente mascheramento) aggiornamento di una tattica russa usata da secoli per ingannare nemici ed avversari.
In merito erano stati scritti saggi come La dottrina Gerasimov. La filosofia della guerra non-convenzionale nella strategia russa contemporanea di Nicola Cristadoro
e Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker di Marta Ottaviani.
La Federazione Russa aveva scatenato un attacco cibernetico contro l'Estonia già nel 2007. Un articolo in merito:
La guerra cibernetica di Mosca: gli attacchi contro Estonia e Georgia - Lo Spiegone
... L’esperimento della guerra informatica russa è iniziato nell’aprile 2007 con un attacco Distributed Denial of Service (DDoS) contro l’Estonia. L’attacco ha causato il collasso del sistema bancario, di numerosi servizi governativi, di alcune società e perfino del sistema mediatico. Il Paese baltico si è trovato di fronte alla prima cyber aggressione organizzata verso un’intera nazione, poi ribattezzata Web War One. Gli attacchi altamente sofisticati e di grande scala si sono susseguiti per tre settimane.
All’epoca, l’Estonia era già un Paese estremamente all’avanguardia nel campo delle tecnologie dell’informazione, tanto che oggi è prima al mondo nella classifica sull’imprenditoria informatica del World Economic Forum e prima per libertà nell’utilizzo di Internet, secondo Freedom House.
Al momento del cyber attacco, quindi, circa il 60% degli 1.3 milioni di cittadini del Paese utilizzava regolarmente il web. La digitalizzazione era parte della vita comune di molti cittadini, che facevano uso del dominio informatico per votare alle elezioni sin dal 2004. Anche diversi servizi al cittadino erano già espletabili online, come transazioni bancarie o pagamenti delle bollette.
Inoltre, l’aggressione informatica contro l’Estonia si è verificata nell’ambito degli sforzi russi di sfruttare la dipendenza energetica degli Stati baltici dall’esportazione di gas russo. Mosca ha utilizzato una combinazione di fondi provenienti dal campo energetico e da quello politico (derivante dalla presenza degli expat russi), insieme alla penetrazione dell’intelligence e di associazioni criminali organizzate per esercitare una pressione costante sui Paesi baltici. Il Cremlino ha presumibilmente agito in questo modo anche in Estonia, dove risiede una diaspora russa di circa 300 mila persone.
Tuttavia, la scintilla che avrebbe fatto scoppiare l’attacco nel 2007 è stata la decisione dell’Estonia di liberarsi del simbolo della sua vecchia appartenenza all’Unione Sovietica: una statua in bronzo di un soldato al centro della capitale, Tallinn, che doveva essere rimossa e trasportata in un altro luogo. ...
A un certo punto era stata espressa sul piano teorico dal gen. Gerasimov ed è stata chiamata dottrina Gerasimov, una dottrina della guerra ibrida o da zona grigia, che utilizza vari strumenti e metodi e anche la maskirovka (letteralmente mascheramento) aggiornamento di una tattica russa usata da secoli per ingannare nemici ed avversari.
In merito erano stati scritti saggi come La dottrina Gerasimov. La filosofia della guerra non-convenzionale nella strategia russa contemporanea di Nicola Cristadoro
e Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker di Marta Ottaviani.
La Federazione Russa aveva scatenato un attacco cibernetico contro l'Estonia già nel 2007. Un articolo in merito:
La guerra cibernetica di Mosca: gli attacchi contro Estonia e Georgia - Lo Spiegone
... L’esperimento della guerra informatica russa è iniziato nell’aprile 2007 con un attacco Distributed Denial of Service (DDoS) contro l’Estonia. L’attacco ha causato il collasso del sistema bancario, di numerosi servizi governativi, di alcune società e perfino del sistema mediatico. Il Paese baltico si è trovato di fronte alla prima cyber aggressione organizzata verso un’intera nazione, poi ribattezzata Web War One. Gli attacchi altamente sofisticati e di grande scala si sono susseguiti per tre settimane.
All’epoca, l’Estonia era già un Paese estremamente all’avanguardia nel campo delle tecnologie dell’informazione, tanto che oggi è prima al mondo nella classifica sull’imprenditoria informatica del World Economic Forum e prima per libertà nell’utilizzo di Internet, secondo Freedom House.
Al momento del cyber attacco, quindi, circa il 60% degli 1.3 milioni di cittadini del Paese utilizzava regolarmente il web. La digitalizzazione era parte della vita comune di molti cittadini, che facevano uso del dominio informatico per votare alle elezioni sin dal 2004. Anche diversi servizi al cittadino erano già espletabili online, come transazioni bancarie o pagamenti delle bollette.
I motivi dell’attacco
Molti osservatori hanno considerato l’azione della Russia in Estonia nel contesto degli obiettivi a lungo termine della Federazione per preservare la propria influenza all’estero, cercando di legittimare i propri interventi grazie alla presenza di minoranze russe residenti fuori dai suoi confini territoriali.Inoltre, l’aggressione informatica contro l’Estonia si è verificata nell’ambito degli sforzi russi di sfruttare la dipendenza energetica degli Stati baltici dall’esportazione di gas russo. Mosca ha utilizzato una combinazione di fondi provenienti dal campo energetico e da quello politico (derivante dalla presenza degli expat russi), insieme alla penetrazione dell’intelligence e di associazioni criminali organizzate per esercitare una pressione costante sui Paesi baltici. Il Cremlino ha presumibilmente agito in questo modo anche in Estonia, dove risiede una diaspora russa di circa 300 mila persone.
Tuttavia, la scintilla che avrebbe fatto scoppiare l’attacco nel 2007 è stata la decisione dell’Estonia di liberarsi del simbolo della sua vecchia appartenenza all’Unione Sovietica: una statua in bronzo di un soldato al centro della capitale, Tallinn, che doveva essere rimossa e trasportata in un altro luogo. ...