Sugli archivi in generale , caro Biagio, io ho qualche piccolo preconcetto.....
Troppi eredi, troppi interessi economici, troppa gente che a naso o addirittura a distanza( ho sentito e letto anche questo) , capisce che l'opera del defunto parente artista è più o meno buona.
Sarebbe opportuno che ci fossero delle istituzioni con dentro critici d'arte, periti, galleristi di primo livello rappresentanti di case d'asta, che possano operare in parallelo ai cosiddetti archivi, nel riconoscere o meno la paternità di un'opera in maniera da attutire questa specie di "primato assoluto" degli archivi costituiti da mogli amanti cognati figli ecc. del defunto maestro che operano e forse, tecnicamente, neanche sanno cos'è una tela tamburata.
P.S. questo è un mio personalissimo parere.
Un “archivio” è prima di tutto, e per definizione, un luogo dove vengono raccolti e conservati in modo sistematico documenti e più in generale materiali riguardanti qualcosa.
Evidentemente questa circostanza, che è poi alla base di qualsiasi ente che nel mondo dell’arte si occupi di mettere ordine nella produzione di un artista, sfugge ai più.
Come altrettanto sfugge il fatto che non esiste alcun impedimento per nessuna persona a svolgere attività di “archiviazione” in relazione a qualunque artista.
Non servono nemmeno titoli o iscrizioni ad albi, nè essere periti di tribunali.
Peccato che senza una credibilità accreditata da parte di collezionisti, musei, gallerie, istituzioni, case d’asta ecc, non si va da nessuna parte.
Ma se tu volessi scegliere un artista e dedicartici, potresti dopo anni e anni di raccolta di materiale e di documenti, dopo avere scritto e pubblicato dei testi, partecipato all’organizzazione di mostre e soprattutto dopo avere analizzato centinaia e centinaia di opere, potresti guadagnarti una reputazione tale da metterti nella condizione di diventare il punto di riferimento di tale artista.
Questa la vedo una strada percorribile per chi ne avesse intenzione, e, per quanto ardua, sempre più verosimile rispetto al fatto che altri si mettano a farlo perché uno così desidererebbe, e che quindi non accadrà.
Del resto, i preconcetti sono spesso naturali e legittimi, anche perché non è che la sola denominazione “Archivio” o “Fondazione” equipari in automatico per gestione, affidabilità o altro.
Ogni ente ha la sua storia e la sua credibilità.
C’è anche da dire che la più comune delle fonti di “cattive voci” siano guarda caso quelli le cui opere - solitamente pagate una frazione del prezzo di mercato... - non vengono riconosciute come originali e quindi bocciate.
Queste persone spesso sono convinte di sapere riconoscere un’opera autentica meglio di chiunque altro e che la bocciatura è frutto di qualche presunta cospirazione (e “se l’avesse sottoposta Tizio Gallerista” sarebbe passata”)...
Il tutto, al netto degli errori che, da esseri umani chiunque può sbagliare. Anche gli stessi artisti in vita.
Evidentemente, se uno non si sente sufficientemente tutelato dall’entità che il mondo dell’arte riconosce come “di riferimento”, ha alcune opzioni tra cui ad esempio comperare solo opere con pubblicazioni su cataloghi di mostre ufficiali con l’artista in vita, o non comperare proprio un dato artista o diventare lui stesso l’esperto di quell’artista (se pensa di essere capace).
In ogni caso colui si prepari a sentirsi dire a sua volta che, dopo anni di studio, curatela di mostre, pubblicazione di cataloghi, analisi di opere e bocciatura di falsi, ci sarà sempre una piccola parte di persone che non lo riterrà sufficientemente affidabile. E soprattutto coloro a cui sono sette bocciate delle opere.
Ps. in ogni caso, nessun archivio è infallibile. Tra l’altro, un archivio serio, ti comunica sempre che a fronte di ulteriori elementi un’opinione può essere anche rivista. Ad esempio nel tuo caso l’opera in sè non aveva evidentemente sufficienti elementi in merito a materiali/stile o altro (può succedere) mentre è stata determinante la descrizione autografa che gli hai portato.
Pps. Io sono da oltre due anni in attesa dell’archiviazione di un’opera di un artista che non è Boetti ma piuttosto noto, e pur essendo pubblicata su catalogo di mostra con l’artista in vita, mi tocca aspettare. È un archivio che in termini di gestione e tempistiche funziona male, malissimo. Ma l’errore è anche mio, e mi insegna una volta di più a comperare solo opere già archiviate, piuttosto che perdere tempo, rischiando tra l’altro di disamorarsi di un’opera.
Quindi ribadisco un consiglio: comprate opere già a posto e archiviate.