L'efficienza dell'investimento in arte contemporanea

Un mio modesto contributo; l'articolo - di cui link - mette in risalto alcune problematiche, peraltro, accennate nei vostri interventi:

L’arte a garanzia. Il fenomeno art-lending

Complice un mercato dell’arte sempre più strutturato, la possibilità di ricevere un prestito in denaro offrendo come garanzia una o più opere d’arte è sempre più diffusa. Ecco una panoramica su caratteristiche e possibili sviluppi di una nuova pratica finanziaria.
Il fenomeno art-lending | Artribune
 
“Gli istituti di credito concedono prestiti a tassi interessanti solo a fronte di opere d’arte di alto (se non altissimo) e, soprattutto, stabile valore”.

bene,
a me presterebbero 1 euro




forse:D
 
Pensierino di metà agosto.
Chiamare "mercato" il mercato dell'arte e' fonte di infiniti equivoci. E' un pò come chiamare concettuale una particolare ricerca filosofico/artistica.
Un giorno futuro si capirà il danno della ambiguità e si troveranno termini diversi per cose diverse
 
Hai ragione: il collezionista bulimico ha bisogno di comprare di tutto e se per qualche tempo non compra qualcosa va in crisi di astinenza. La logica direbbe che non è possibile trovare capolavori e grandi occasioni ogni giorno, in ogni fiera, in ogni asta. Quindi ogni acquisto dovrebbe essere la conseguenza di una lunga e meditata ricerca. Eppure...

Questo è proprio uno dei punti fondamentali che inducono quasi certamente a sbagliare, ancor di più pensare di acquistare oggi per vendere pochi giorni dopo come giustamente hai detto. Non è un gioco semplice come molti credono perché illusi dalle quotidiane promesse di scaltri operatori. Poi credo che essere collezionisti non precluda affatto il pensare alle rivalutazioni economiche anzi penso che sia addirittura eticamente giusto, ritengo comunque che il termine "collezionista" sia ampliamento abusato oggi. Ritengo poi che per investire valga oltre che l'anticipare anche la capacità propria del capire il mercato è saperlo interpretare, così per me è sicuramente meglio comprare a 10 un Artista che oltre ad avere storia entra in orbite di importanti gallerie o musei piuttosto che prenderlo a 3 quando nessuna prospettiva era all'orizzonte, questo consente certamente un minor rischio ed una maggiore opportunità di rivalutazione nel medio.
 
Pensierino di metà agosto.
Chiamare "mercato" il mercato dell'arte e' fonte di infiniti equivoci. E' un pò come chiamare concettuale una particolare ricerca filosofico/artistica.
Un giorno futuro si capirà il danno della ambiguità e si troveranno termini diversi per cose diverse

Vero. Come oggettivare ciò che è soggettivo e scambiare l'eccezione per regola.
Tanto che, proprio sugli equivoci e i fraintendimenti, in molti creano le premesse del proprio impero. Economico, particolarmente.
 
“Gli istituti di credito concedono prestiti a tassi interessanti solo a fronte di opere d’arte di alto (se non altissimo) e, soprattutto, stabile valore”.

bene,
a me presterebbero 1 euro




forse:D
Con una garanzia fideiussoria aggiuntiva.
 
Un mio modesto contributo; l'articolo - di cui link - mette in risalto alcune problematiche, peraltro, accennate nei vostri interventi:

L’arte a garanzia. Il fenomeno art-lending

Complice un mercato dell’arte sempre più strutturato, la possibilità di ricevere un prestito in denaro offrendo come garanzia una o più opere d’arte è sempre più diffusa. Ecco una panoramica su caratteristiche e possibili sviluppi di una nuova pratica finanziaria.
Il fenomeno art-lending | Artribune

Mah la vedo meno facile di come la fa l'articolo, se non in casi molto rari e specifici a fronte di opere di valore elevato di autori appetibili o forse pù facilmente di un'intera collezione a garanzia di un valore mediamente stabile, a meno di speculazioni da parte degli stessi finanziatori che ti vogliano appioppare titoli, assicurazioni o simili per assicurarsi comunque un rientro economico in partite più complesse.

Viene inoltre messo in evidenza che "puntando all'insolvibilità dei mutuatari si mira alla proprietà delle opere d’arte per venderle a terzi", fungendo i finanziatori stessi da intermediari o advisor anche in pool con esperti per altri facoltosi acquirenti. A quel punto il reale obiettivo non pare tanto l'art-lending ma l'entrare in contatto diretto con possessori di opere di livello super sui quali esercitare mirate "campagne acquisti" seguendo logiche di integrazione e diversificazione degli asset e guadagnandoci nella gestione globale del cliente o tenendo le opere per sè o per le varie fondazioni.
 
Ultima modifica:
Mah la vedo meno facile di come la fa l'articolo, se non in casi molto rari e specifici a fronte di opere di valore elevato di autori appetibili o forse pù facilmente di un'intera collezione a garanzia di un valore mediamente stabile, a meno di speculazioni da parte degli stessi finanziatori che ti vogliano appioppare titoli, assicurazioni o simili per assicurarsi comunque un rientro economico in partite più complesse.

Viene inoltre messo in evidenza che puntando all'insolvibilità dei mutuatari si mira alla proprietà delle opere d’arte per venderle a terzi, fungendo i finanziatori stessi da intermediari o advisor anche in pool con esperti per altri facoltosi acquirenti. A quel punto il reale obiettivo non pare tanto l'art-lending ma l'entrare in contatto diretto con possessori di opere di livello super sui quali esercitare mirate "campagne acquisti" seguendo logiche di integrazione e diversificazione degli asset e guadagnandoci nella gestione globale del cliente o tenendo le opere per sè o per le proprie fondazioni.

Questo modo di operare non é sinonimo di investimento , ma di speculazione ....come appunto ho detto nel mio precedente intervento.

Investire in arte é prima di tutto investire in cultura. Se tu compri un azione devi avere cultura finanziaria, altrimenti rischi di polverizzare il tuo investimento. Il mercato azionario poiché ha interesse vastissimo e muove enormi capitali ha certezza nella quotiazione in ogni momento e conseguente liquidità dell 'investimento. Il mondo dell arte in confronto é uno stagno con quatto ranocchi che se la suonano e se la cantano per i boccaloni di turno...Penso che solo migliorando l'interesse generale nella cultura si potrà qualificare il mercato dell'arte.
 
Questo modo di operare non é sinonimo di investimento , ma di speculazione ....come appunto ho detto nel mio precedente intervento.

Investire in arte é prima di tutto investire in cultura. Se tu compri un azione devi avere cultura finanziaria, altrimenti rischi di polverizzare il tuo investimento. Il mercato azionario poiché ha interesse vastissimo e muove enormi capitali ha certezza nella quotiazione in ogni momento e conseguente liquidità dell 'investimento. Il mondo dell arte in confronto é uno stagno con quatto ranocchi che se la suonano e se la cantano per i boccaloni di turno...Penso che solo migliorando l'interesse generale nella cultura si potrà qualificare il mercato dell'arte.

Mi sono espressa anch'io nello stesso senso in precedenza e concordo in pieno col tuo ragionamento, qui mi sono limitata ad analizzare il contenuto dell'articolo. Credo a maggior ragione che l'art-lending nel senso descritto porti vantaggio unicamente agli intermediari ed altri pochi eletti, anche se nata come fenomeno soprattutto americano è in crescita anche in Europa.

Sull'ultimo punto vedo in giro poche premesse e poche risorse, se avverrà temo in tempi saranno davvero lunghi.

Come contributo alla discussione... non so se già postato altrove, visto che in vacanza c'è un pò di tempo in più.

Collezionismo tra passione e investimento | Universita Cattolica del Sacro Cuore
 
Vorrei fare una domanda ai più esperti di quotazioni e scambi nell'arte:
Qual'è l'opera d'arte e l'artista più liquido nel mercato dell'arte?
A me verrebbe da dire un classico arazzo di Boetti, sicuramente sia come prezzo (molto più semplice da calcolare) sia come disponibilità di acquirenti sul mercato uno dei migliori pezzi da scambiare.
Per me la disponibilità di inquadrare un prezzo ed essere corrisposto in tempi brevi sul mercato danno l'idea della bontà dell'investimento.
Quando invece troviamo opere difficili da valutare e soprattutto difficili da piazzare allora.....
 
Vorrei fare una domanda ai più esperti di quotazioni e scambi nell'arte:
Qual'è l'opera d'arte e l'artista più liquido nel mercato dell'arte?
A me verrebbe da dire un classico arazzo di Boetti, sicuramente sia come prezzo (molto più semplice da calcolare) sia come disponibilità di acquirenti sul mercato uno dei migliori pezzi da scambiare.
Per me la disponibilità di inquadrare un prezzo ed essere corrisposto in tempi brevi sul mercato danno l'idea della bontà dell'investimento.
Quando invece troviamo opere difficili da valutare e soprattutto difficili da piazzare allora.....

La risposta come ovvio la lascio agli esperti, ma perdonami la richiesta mi fa pensare all'ambo secco o alle scommesse sui cavalli ed è un'impostazione che non condivido non tanto in termini "morali" come indifferenza per quello che si compra, non credo avresti scelto il nick scuffy, ma proprio come criterio di scelta.

La valutazione più ragionevole è in termini "dinamici" di trend e prospettiva nel medio periodo sulla base di indicatori significativi, in linea con l'Acci-pensiero, non di una fotografia stantanea, tenendo anche conto della costruzione di un "insieme che regge", cioè del valore aggiunto/incrementale che il pezzo successivo dà all'insieme preesistente in una logica coerenza complessiva.
Il "tiro al piccione" focalizzato sul singolo pezzo vincente non credo porti molto lontano, ma può essere solo l'impressione di una pivellina. ;)
 
Vorrei fare una domanda ai più esperti di quotazioni e scambi nell'arte:
Qual'è l'opera d'arte e l'artista più liquido nel mercato dell'arte?
A me verrebbe da dire un classico arazzo di Boetti, sicuramente sia come prezzo (molto più semplice da calcolare) sia come disponibilità di acquirenti sul mercato uno dei migliori pezzi da scambiare.
Per me la disponibilità di inquadrare un prezzo ed essere corrisposto in tempi brevi sul mercato danno l'idea della bontà dell'investimento.
Quando invece troviamo opere difficili da valutare e soprattutto difficili da piazzare allora.....

Tieni presente che il mercato non ti 'regala' niente e quindi nelle quotazioni 'paghi' anche il tasso di liquidità ....tuttavia ogni opera d arte ha il suo prezzo, basta partite da offerta libera..:D
 
La risposta come ovvio la lascio agli esperti, ma perdonami la richiesta mi fa pensare all'ambo secco o alle scommesse sui cavalli ed è un'impostazione che non condivido non tanto in termini "morali" come indifferenza per quello che si compra, non credo avresti scelto il nick scuffy, ma proprio come criterio di scelta.

La valutazione più ragionevole è in termini "dinamici" di trend e prospettiva nel medio periodo sulla base di indicatori significativi, in linea con l'Acci-pensiero, non di una fotografia stantanea, tenendo anche conto della costruzione di un "insieme che regge", cioè del valore aggiunto/incrementale che il pezzo successivo dà all'insieme preesistente in una logica coerenza complessiva.
Il "tiro al piccione" focalizzato sul singolo pezzo vincente non credo porti molto lontano, ma può essere solo l'impressione di una pivellina. ;)

Forse mi avete frainteso ma ho sempre dichiarato che Scuffi rientra nel puro piacere non nell'investimento, se poi si dovesse rivalutare ben venga ma non è personalmente un fattore fondamentale e quando l'ho acquistato non ho mai pensato a quello.
In fondo ho acquistato 4 quadri e ho speso negli anni solo (si fa per dire) 5k.
Ad oggi avrei (teoricamente) già guadagnato ad occhio il 100% ma siccome finché uno non realizza è tutto teorico.
Ma come mi piace sottolineare non mi interessa perché non li ho acquistati per quello scopo.
Detto questo una cosa è il piacere un'altra è il vero investimento cioè mettere sul piatto cifre ben diverse e acquistare un oggetto a tale scopo e in quel caso è chiaro che entra in gioco la storia le prospettive e tutto ciò che è "l'esemplare" Accipensiero con un occhio sempre e comunque alla liquidità sul mercato.
 
Forse mi avete frainteso ma ho sempre dichiarato che Scuffi rientra nel puro piacere non nell'investimento, se poi si dovesse rivalutare ben venga ma non è personalmente un fattore fondamentale e quando l'ho acquistato non ho mai pensato a quello.
In fondo ho acquistato 4 quadri e ho speso negli anni solo (si fa per dire) 5k.
Ad oggi avrei (teoricamente) già guadagnato ad occhio il 100% ma siccome finché uno non realizza è tutto teorico.
Ma come mi piace sottolineare non mi interessa perché non li ho acquistati per quello scopo.
Detto questo una cosa è il piacere un'altra è il vero investimento cioè mettere sul piatto cifre ben diverse e acquistare un oggetto a tale scopo e in quel caso è chiaro che entra in gioco la storia le prospettive e tutto ciò che è "l'esemplare" Accipensiero con un occhio sempre e comunque alla liquidità sul mercato.

Era proprio quello che intendevo chiarire, il fatto che sono consapevole che non sei uno "speculatore" e compri anche per puro piacere.

Per il resto confermo quanto già scritto per quanto può valere, credo che si possa arrivare a prevedere le prospettive con buona probabilità per chi è preparato e ben introdotto nell'ambiente (= perchè può conoscere in anticipo anche i movimenti che si sviluppano intorno all'artista) ma più difficile è "centrare" l'opera giusta ed azzeccare il momento dell'acquisto ed ev. della vendita, soprattutto più si assottiglia il budget.

Forse sarà un ragionamento ingenuo ma sono anche convinta che il valore di una collezione non sia semplicemente la sommatoria dei valori singoli; per questo non va sottovalutato ma viceversa ben focalizzato il "criterio di costruzione", daro che nella completezza o nel tematismo si può trovare quel plus, sono diversi gli esempi, anche partendo da oggetti di valore esiguo.
 
In linea di massima sono d'accordo col tuo ragionamento soprattutto riguardo allo studio e la conoscenza assolutamente necessarie per finalizzare un investimento in arte, dall'altra però c'è la difficoltà di individuare un prezzo reale nell'esatto momento che lo si acquista.
Nelle aste ci sono valutazioni che vanno oltre il 300% del prezzo che poi vengono aggiudicate ( parlo di artisti di seconda o terza fascia) le televendite esempio ti dicono costa oggi 30k te lo metto 10k poi se lo metti su internet in vendita non te lo caca nessuno a 5k...
Nel mondo finanziario se io compro un titolo nell'istante che lo acquisto quello vale e non si sbaglia poi il tempo sancirà se ho fatto o meno un buon investimento, mentre in arte purtroppo è molto più complicato per questo anche se mi piacerebbe non investo, compro solo per puro piacere spendendo somme piuttosto basse.

compri 1000 azioni microsoft , bene, sono mille di un uno ............

acquisti 10 opere di un(') artista , bene, sono 10 di un tutto.
 
Penso che quella indicata da saffada sia la prima fondamentale differenza tra un mercato e uno pseudo mercato come quello dell'arte. In un mercato esiste un prodotto multiplo, di un multiplo così ampio da poter diventare un corpo unico, puoi ampliarne la cardinalità a piacimento immettendone ulteriori quantità (con controvalore di danaro).
E' questa la ragione principale per la quale sono vincenti sul mercato autori molto prolifici, perché il loro 'prodotto' artistico può venire identificato come prodotto di commercio adatto.
Non è l'unica caratteristica.
 
Penso che quella indicata da saffada sia la prima fondamentale differenza tra un mercato e uno pseudo mercato come quello dell'arte. In un mercato esiste un prodotto multiplo, di un multiplo così ampio da poter diventare un corpo unico, puoi ampliarne la cardinalità a piacimento immettendone ulteriori quantità (con controvalore di danaro).
E' questa la ragione principale per la quale sono vincenti sul mercato autori molto prolifici, perché il loro 'prodotto' artistico può venire identificato come prodotto di commercio adatto.
Non è l'unica caratteristica.

È la liquidità che conta altrimenti diventa un mercato strano fatto di opere messe in vendita e difficilmente piazzabili.
Ricordo un mio collega che aveva una moto d'epoca bmv nel parlare di valore mi disse che se avesse voluto venderla in pochissimo tempo l'avrebbe piazzata al prezzo che l'aveva pagata o di più perché era un vero e proprio assegno circolare.
Andò proprio così un giorno la mise in vendita e dopo pochi giorni realizzò di più di quanto l'aveva pagata:)
Questo è l'esempio di investire in cose buone non comprare un quadro e non trovare nessuno che te lo ricompra...
Comunque se farò un investimento vero in arte finanzierò direttamente accipicchia :)
 
Salve a tutti!
Ho trovato questo interessante articolo (datato) sul sistema economico nell'arte, un analisi mirata sulle molteplici complessità che vi fanno parte.
https://www.google.it/url?sa=t&sour...ggcMAA&usg=AFQjCNEleUiCNGIkyWrbGI-7bna5OQFdXw

Queste le conclusioni:


Conclusioni

In questo articolo si è messo in evidenza come, da un punto di vista dell’investimento, il mercato dell’arte risulti fortemente inefficiente, sia da un punto di vista valutativo che operativo e informativo. Le ragioni di tutto ciò risiedono sia nelle caratteristiche intrinseche del bene arte, unico e difficilmente valutabile; sia nella struttura del mercato, poco concorrenziale e caratterizzato da conflitti di interesse e insider trading; sia dalla riservatezza dei prezzi attuati dalle gallerie da una parte e dall’omissione delle contrattazioni battute all’asta che non raggiungono il prezzo di riserva dall’altra. Tutti questi fattori risultano in ultima analisi penalizzare l’investimento in arte, rendendolo particolarmente illiquido e rischioso per i non addetti ai lavori. In quest’ottica ci si augura un intervento del legislatore nella direzione di sanare le cause di inefficienza con interventi mirati quali ad esempio la creazione di chinese walls nel sistema arte, la penalizzazione dell’insider trading, l’istituzione di un registro di tutte le compravendite che renda ufficiali i prezzi delle transazioni (accompagnato da un meccanismo fiscale che ne incentivi la dichiarazione), una normativa anti-trust per favorire la concorrenza degli intermediari, la formazione di nuove figure di investitori quali i fondi di investimento in arte contemporanea e la normazione della comproprietà artistica.

Tutti questi interventi, se a prima vista possono sembrare penalizzanti per coloro che godono di privilegi acquisiti all’interno del sistema, in realtà possono portare ad aprire il mercato verso un numero sempre più considerevole di investitori, portando nuovi capitali e in ultima istanza dando impulso ad un crescente sviluppo dell’arte contemporanea e della cultura nella nostra società.

Che ne pensate?

arrivo buon ultimo visto il periodo feriale, ma l'argomento è di quelli che mi stuzzicano da sempre....

penso che l'articolo abbia sostanzialmente ragione, ma si è dimenticato che fintanto che non venga creato un pubblico registro di tutte le opere prodotte (secondo me cmq irrealizzabile) stiamo parlando di aria fritta, perchè tutti i rimedi invocati dall'articolo (chinese walls, normativa insider trading ecc. ecc. ) possono esistese solo se le opere negoziate sul mercato risultino registrate in un pubblico registro come gli immobili, i titoli o i fondi, insomma tutta roba quotata e negoziata nelle varie borse.....

ma poi pensate veramente che giovi a chi ha interessi e soldi investiti nell'arte che tutto ciò accada, secondo me no anzi i margini di guadagno per chi è addentro al mercato dell'arte possono essere sensibilmente maggiori in questa situazione di opacità e di asimmetria informativa, per cui....
 
Penso che quella indicata da saffada sia la prima fondamentale differenza tra un mercato e uno pseudo mercato come quello dell'arte. In un mercato esiste un prodotto multiplo, di un multiplo così ampio da poter diventare un corpo unico, puoi ampliarne la cardinalità a piacimento immettendone ulteriori quantità (con controvalore di danaro).
E' questa la ragione principale per la quale sono vincenti sul mercato autori molto prolifici, perché il loro 'prodotto' artistico può venire identificato come prodotto di commercio adatto.
Non è l'unica caratteristica.

Siamo proprio convinti? Forse tengono sui volumi, ma sul singolo valore? Prendiamo ad es. un autore seriale come Kostabi... Viene così a predersi quel fattore di esclusività che costituisce uno degli elementi di attrattiva del prodotto artistico, "voglio quel lavoro e proprio quello", premiando quindi l'unicità.

Anzi credo che uno degli elementi che non rende quello dell'arte un mercato come gli altri deriva proprio dal fatto che si tratta di pezzi unici (tranne i multipli ovviamente), confrontabili solo in base al periodo/ciclo a parte il tema dimensioni, che eviterei visto che non si parla di tappezzeria, rendendo molto più difficile dare un valore, parametrare e fare confronti.
 
È la liquidità che conta altrimenti diventa un mercato strano fatto di opere messe in vendita e difficilmente piazzabili.
Ricordo un mio collega che aveva una moto d'epoca bmv nel parlare di valore mi disse che se avesse voluto venderla in pochissimo tempo l'avrebbe piazzata al prezzo che l'aveva pagata o di più perché era un vero e proprio assegno circolare.
Andò proprio così un giorno la mise in vendita e dopo pochi giorni realizzò di più di quanto l'aveva pagata:)
Questo è l'esempio di investire in cose buone non comprare un quadro e non trovare nessuno che te lo ricompra...
Comunque se farò un investimento vero in arte finanzierò direttamente accipicchia :)

:D
 
Indietro