BERLINO - Allarme in tutta l'Unione europea, Silvio Berlusconi definito dalla Sueddeutsche Zeitung "der boese Geist", lo spirito malvagio, torna in scena e vuole vincere: che ne sarà dell'eurocrisi, dell'eurozona, dei soldi che i popoli di 17 paesi europei hanno in tasca e in banca? L'inquietudine si coglie chiaramente. Qui nella prima potenza europea come nelle altre capitali e regioni che contano nel Vecchio continente. 'E le dimissioni di Mario Monti, l'uomo che un po' tutti da Berlino a Francoforte, da Helsinki a Varsavia chiamavano affettuosamente 'Supermario, sono un pugno nello stomaco, la perdita d'una certezza o speranza di risanamento. Vediamo le reazioni e l'atmosfera, caso per caso.
GERMANIA. Silenzio ufficiale, ma la preoccupazione è evidente. Stiamo a vedere adesso quale esito avranno le elezioni, si pensa qui nella capitale federale. Secondo analisti autorevoli, come gli editorialisti del quotidiano liberal di Monaco, non conta il fatto che il Pdl sia a livello europeo nel Partito popolare europeo, cioè nella stessa famiglia politica della CduCsu di Angela Merkel. Le incompatibilità tra linea di rigore alla tedesca seguita da Mario Draghi e fino a ieri da Monti, e gli attacchi populisti di Berlusconi ora padrone del Pdl contro i 'Diktat di Angela' allarmano troppo. La paura appena confessata sottovoce è che una vittoria di questo centrodestra di nuovo guidato dallo 'spirito malvagio' peggiori conti pubblici, rating e situazione italiana in generale. E allora sarebbero guai letali per l'euro e per tutti. Anche per la prima potenza europea: l'Italia ancora grande paese industriale tra i primi al mondo e membro eel G8 è troppo grosso per poter essere salvato, se cade. Anche negli ambienti del BDI, la Confindustria tedesca, alte fonti hanno recentemente espresso opinioni di ribbrezzo sul suo conto.
FRANCIA. Povero François Hollande, non bastavano crisi interna, calo di popolarità e corsa dei ricchi verso il Belgio per pagare meno tasse. Il nuovo presidente francese, con l'Italia di Monti, aveva costituito un asse di paesi virtuosi ma decisi a battersi per la crescita, e a negoziare da amici ma se necessario anche con toni duri con il gruppo riforista guidato dalla forte Germania di 'Angie'. Adesso Hollande ha perduto l'alleato-chiave che aveva ridato peso alla politica francese in Europa. Da sola, a fronte di Berlino e degli altri rigoristi, una Quinta repubblica declassata dalle agenzie di rating e in grave crisi economica e sociale non può farcela, teme di dover persino lei aver bisogno in futuro di aiuti dei fondi salvastati. E non sarà certo un centrodestra italiano in pugno a Berlusconi ad aiutarla.
REGNO UNITO. Fastidio anche negli ambienti politici di Londra. Il premier David Cameron è un conservatore serio, avrà mille difetti ma il suo governo di coalizione con i liberali di Nick Clegg detesta ogni populismo. Sulla stessa linea sono al New Labour, vicinissimi al Pd italiano. I media britannici sono sempre stati tra i più attenti e severi a denunciare scandali, fallimenti e arroganza del Cavaliere. La City non chiude mai gli occhi sul pericolo dei suoi populismi e della sua passata fallimentare politica di conti sovrani.
SPAGNA. Paradossamente problemi anche per il premier conservatore iberico Mariano Rajoy: la caduta del risanatore Monti e l'ascesa di promesse populiste gli renderanno ancor più difficile affrontare le contestazioni di piazza e del paese contro le durissime misure annunciate a Madrid.
EUROPA CENTRO-ORIENTALE. La Polonia, cioè il più dinamico paese ex colonia sovietica, e insieme a Svezia e Finlandia una delle economie della Ue che sono più cresciute, non ha nulla da guadagnare dal ritorno di Berlusconi. Il governo liberal del premier Donald Tusk e del ministro degli Esteri Radoslaz 'Radek'Sikorski, che vanta un debito sovrano attorno appena al 5 per cento del pil e intanto affronta finalmente dure riforme (pensioni, sanità) già teme il rallentamento dell'economia tedesca ed europea. Un rischio di aggravamento dell'eurocrisi a causa di venti populisti romani appare letale anche per Varsavia 'tigre della nuova Europa'. E rafforza l'euroscetticismo cavalcato dall'opposizione nazionalista di Jaroslaw Kaczynski. In tutto il centro-est solo due leader forti sicuramente gioiscono. Il presidente russo Vladimir Putin e il premier-autocrate ungherese Viktor Orbàn, amici dichiarati di Berlusconi. Berlusconi da cui Orbàn ha avuto anche consiglieri politici per costruire il suo partito e il suo sistema di potere.
NORDEUROPA. Peggio che mai per l'immagine dell'Italia, e in più nuove nubi di paura dell'Europa e rischio di rafforzamento dei populisti, dagli Sveriges demokraterna a Stoccolma ai Peerus Suomalaiset (autentici finlandesi) a Helsinki. Pochi giorni fa, all'inviato di Repubblica a Helsinki, l'uomo-chiave del Grande nord nell'eurozona, cioè il giovane, poliglotta, plurilaureato, efficientissimo e popolare ministro finnico per gli affari europei Alexander Stubb, conservatore e rigorista ma europeista e ammiratore dell'Italia che produce e dei suoi tentativi di rigore, aveva detto: "E' un bene per l'Europa che esistano i due Supermario, cioè Monti e Draghi, io conosco Monti da lunghi anni e lo stimo profondamente, sta tentando di affrontare con successo la crisi, noi che dopo il '90 avemmo una crisi con crollo del pil del 20 per cento e crack bancario grave sappiamo quanto sia difficile ma lo ammiriamo". Ecco, adesso persino la cara, efficiente Finlandia si sente, dopo Monti, con un amico in meno. E di Berlusconi a Helsinki ricordano tutti le volgari battute sulle leader politiche finniche, molte e tutte bravissime visto anche che la Finlandia non è certo un paese di veline bensì il primo paese al mondo che nel 1906 dette il diritto di voto alle donne, il paese meno corrotto del mondo e uno dei primi nelle pari opportunità. Da queste idee di modernità europea, siano esse finniche polacche tedesche o francesi, l'Europa teme ora che l'Italia si allontani.
(09 dicembre 2012)