Banca Carige nel 2020 ha fatto guadagnare Amco, la ex Sga | Business Insider Italia
Amco: nell’anno della pandemia la ex Sga ha guadagnato soprattutto grazie ai crediti deteriorati di Banca Carige
Carlotta Scozzari 28/4/2021 4:00:03 AM 990
11/01/2019 Torino, Esterni di Banca Carige - Stefano Guidi / AGF
Nell’anno del Covid, i ricavi di Amco hanno fatto segnare un vero e proprio balzo a 214,15 milioni, merito anche dei lauti guadagni ottenuti dalla gestione dei crediti deteriorati di Banca Carige. A fornire il dettaglio dei numeri è il bilancio 2020 della ex Sga, nata negli anni Novanta per gestire le sofferenze del Banco di Napoli, che è stato approvato il 21 aprile 2021 dall’assemblea degli azionisti, che tra le altre cose ha deciso di destinare l’utile della capogruppo, pari a 74,8 milioni, interamente a riserva patrimoniale.
I profitti consolidati di Amco, nel 2020, si sono invece attestati a 76 milioni, in crescita dai 42,3 milioni del 2019, mentre come detto i ricavi complessivi sono stati pari a 214,15 milioni, contro i 94,84 milioni realizzati nell’esercizio precedente. A spingerli è stata soprattutto la voce “interessi e commissioni da attività con clientela”, balzata nel 2020 da 32,28 a 101,57 milioni. Già il comunicato stampa di Amco dell’11 marzo 2021 spiegava che “l’aumento degli interessi è ascrivibile principalmente alla contabilizzazione del portafoglio Carige per l’intero anno (contabilizzato per il solo 2° semestre nel 2019) e per i portafogli acquisiti durante il 2020″.
Il bilancio di Amco scende ancora più nel dettaglio e fa sapere che il portafoglio ex Carige l’anno scorso ha generato interessi attivi per 48 milioni, più del doppio dei 21,2 milioni generati dai crediti ex Banca Popolare di Bari, gruppo al secondo posto in termini di apporto, mentre in terza posizione per contributo stazionano i 9 milioni prodotti dai prestiti ex Banco Bpm.
Più in particolare, Amco spiega che “il portafoglio ex Banca Carige ha generato interessi attivi per 48 milioni, riprese da incasso al netto delle perdite per 9 milioni e rettifiche di valore nette per 26,4 milioni a fronte di 84,5 milioni di incassi gestionali”. Mentre il portafoglio ex Popolare di Bari “ha generato interessi attivi per 21,1 milioni, riprese da incasso al netto delle perdite per euro 13,9 milioni, riprese da time value per euro 2 milioni a fronte di 34,5 milioni di incassi gestionali (di cui euro 4,4 milioni nel periodo di interim)”.
Per meglio contestualizzare i numeri, occorre ricordare che alla fine del 2020 le masse in gestione di Amco ammontavano a 34 miliardi, il 58% delle quali composte da sofferenze e il resto da inadempienze probabili (“unlikely to pay” o utp). Di questi 34 miliardi, 6 miliardi, corrispondenti a 50 mila debitori, sono relativi ai portafogli cosiddetti Poci (purchased originated credit impaired), ossia esposizioni creditizie originate dalla ristrutturazione di esposizioni deteriorate oppure acquisite nell’ambito di operazioni di cessione e di aggregazione, acquisiti dal 2019. A sua volta, all’interno dei 6 miliardi di portafogli Poci, Carige pesa per 2,4 miliardi mentre 2,2 miliardi sono da ricondurre alla ex Popolare di Bari.
La banca genovese, nel 2019, nell’ambito del complesso piano di rilancio di quell’anno, aveva ceduto alla ex Sga 2,8 miliardi di crediti deteriorati, a cui nel 2020 si sono aggiunte, a luglio, la vendita di una seconda tranche di crediti utp del Gruppo Messina per un valore lordo di 227 milioni e, a dicembre, il passaggio di mano di 54 milioni di sofferenze. Lo scorso marzo, poi, è stata annunciata un’operazione che le parti non erano riuscite a chiudere nel 2020: la cessione da Carige ad Amco di un portafoglio da 70 milioni lordi di crediti in sofferenza e utp derivanti da contratti di leasing prevalentemente di natura immobiliare.
Se sui crediti deteriorati di Carige Amco ha guadagnato, non si sono rivelate altrettanto proficue le azioni acquistate alla fine del 2017, in occasione dell’aumento di capitale da 540 milioni. All’epoca, la società pubblica guidata da Marina Natale, che ancora si chiamava Sga, aveva comprato il 5,4% dell’istituto genovese al prezzo di 29,8 milioni, ricevendo in cambio 1,5 milioni di euro di commissioni legate all’impegno di sottoscrizione dei titoli. Oggi, dopo avere venduto parte di quelle azioni e dopo la nuova ricapitalizzazione da 700 milioni della banca ligure del 2019 che di fatto ha azzerato i precedenti soci, Amco possiede in portafoglio 1.804.490 azioni (a seguito del raggruppamento deliberato da Carige), vale a dire lo 0,24% circa del capitale attuale ordinario, per un controvalore che a bilancio viene indicato a 1,9 milioni, “in linea con la valutazione fatta al 31 dicembre 2019, basata sul prezzo ufficiale dell’aumento di capitale”.
Tornando ai 34 miliardi di masse in gestione di Amco, all’interno ci sono anche i 7,7 miliardi, distribuiti su 75 mila debitori, legati al portafoglio di Montepaschi rilevato con la scissione di fine 2020,
oltre che i 16,1 miliardi relativi ai patrimoni destinati delle ex banche venete (Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Restano poi 1,5 miliardi, per 1.800 debitori, riconducibili all’ex Banco di Napoli.
A riguardo, il bilancio di Amco spiega di avere proseguito, nel 2020, la gestione “degli attivi dell’ex Banco di Napoli, dell’ex Isveimer ed ex Graal costituiti da crediti deteriorati, contratti e altre attività problematiche, per un originario valore lordo pari a circa euro 10.141 milioni, acquisiti oltre vent’anni fa per un prezzo complessivamente pari a circa euro 6.750 milioni, di cui euro 6.597 milioni relativi a crediti ed euro 153 milioni relativi a titoli e partecipazioni. Nel corso del 2020 l’attività di recupero del portafoglio, avviata ormai oltre 20 anni fa, ha registrato incassi complessivi per euro 27,8 milioni, portando i recuperi realizzati dall’acquisizione del portafoglio fino al 31 dicembre 2020 a euro 5.210 milioni”.