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The Mist (2007) film horror diretto da Frank Darabont... con colpo di scena finale

La trama: una violenta tempesta colpisce una piccola comunità suburbana. Alla tempesta segue una misteriosa nebbia. David (Thomas Jane) porta il suo figlioletto Billy (Nathan Gamble) a fare scorte alimentari presso il supermercato locale, ma i due, e tutti i clienti presenti, rimangono intrappolati all’interno del negozio. Presto il gruppo si rende conto che ci sono creature nella nebbia, creature che non aspettano che l’occasione per ucciderli e divorarli. Quando un gruppo di mostri riesce a fare irruzione nel supermarket i sopravvissuti cominciano a dividersi e a combattersi tra di loro. David, suo figlio e un gruppetto di altri riescono a scappare, armati solo di una pistola.

... Gli esseri umani sono tutti dei folli sennò perché dovrebbero esistere politica e religione."
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Il colpo di scena: Quando la macchina usata per la fuga si ferma, senza benzina, il piccolo gruppo decide di suicidarsi, per evitare di essere alla mercé dei mostri. Dal momento che vi sono solo quattro proiettili nella pistola, David uccide tutti gli altri e poi esce dalla macchina, con l’intento di farsi divorare dalla creature.
Il colpo di scena è dei più amari: la nebbia si apre e scompare e David viene salvato dall’esercito, i cui carri armati gli passano accanto. Il film diretto da Frank Darabont (Le ali della libertà) è basato su un racconto di Stephen King, che ha approvato anche il finale. Anzi, ha dichiarato che chiunque riveli gli ultimi cinque minuti del film dovrebbe essere impiccato per il collo finché morte non sopraggiunga.


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The Old Oak
è un film di genere drammatico del 2023, diretto da Ken Loach, con Dave Turner e Ebla Mari.

Come affermato dallo stesso regista ottantasettenne Ken Loach, The Old Oak potrebbe essere il film conclusivo della sua lunga carriera dietro la macchina da presa, tesa a raccontare le storie dei ceti meno abbienti.
Come location per l'Old Oak è stato utilizzato un pub in disuso, il Victoria, sito a Murton, nella contea di Durham.

The Old Oak è incentrato su un villaggio del nord-est dell'Inghilterra. Dato che le miniere del paesino sono state chiuse, le persone, in particolare i giovani, stanno abbandonando la terra. È così che quella che un tempo era una fiorente comunità, si ritrova piena di rabbia, risentimento e senza un briciolo di speranza per il futuro.
L'Old Oak è un posto speciale. Non è soltanto l'unico pub aperto ma è l'unico luogo pubblico in cui le persone possono ritrovarsi. TJ Ballantyne lo tiene in piedi con buona volontà ma rischia di perdere una parte degli avventori affezionati quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani. Per l'uomo è l'inizio di un tentativo di far sì che le due comunità possano trovare un modo per comprendersi.
Le case tornano disponibili e a un prezzo economico, offrendo un posto sicuro ai rifugiati siriani giunti in Gran Bretagna negli ultimi anni. Sono rimasti nuclei familiari isolati tra cui sembrano prevalere solo coloro che vivono di recriminazioni e vedono in chiunque altro si avvicini loro un profittatore che vuole togliergli quel poco che gli è rimasto.
I siriani sin da subito vengono più respinti che accolti.Yara scatta foto al suo arrivo, prima che la macchina fotografica, le venga fatta cadere a terra rompendosi. Nella sala ormai chiusa da tempo che si trova dietro il bancone del pub ci sono, appese alle pareti, foto degli scioperi degli anni Ottanta.
L'arrivo di Yara ridà vita e senso non solo a quelle immagini ma anche a quel locale.

Ken Loach ci racconta il mondo com'è, con pochissima allegria, nell' Occidente ricco, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri, anche se poveri, sono talvolta sempre più *******. Il mondo di Ken Loach é così, la sua cifra stilistica é quella

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Months, 3 Weeks and 2 Days

Film del 2007 di Cristian Mungiu, interpretato da Anamaria Marinca, Vlad Ivanov e Laura Vasiliu.

Opera rumena a metà fra dramma e thriller, vincitrice della 60esima edizione del Festival di Cannes e osannata dalla critica internazionale.
Girato per lo più a Bucarest, racconta la storia di due ragazze che si ritrovano complici nel trovare una soluzione alla gravidanza inaspettata di una delle due, proprio negli ultimi anni del regime di Ceaușescu, quando l’aborto era considerato in ogni caso illegale. Una storia di amicizia alla prova, con una fotografia dai colori desaturizzati e uno stile “realistico” minimale che, se possibile, crea ancora più agitazione e suspense.

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Romania, 1987. Nei conclusivi e difficili anni del regime di Ceaușescu due ragazze di provincia, Otilia e Găbița, dividono la stanza in un pensionato universitario. Quando Găbița rimane incinta senza volerlo, inizia per loro il calvario di trovare un modo illegale per abortire, al tempo un reato nel paese. Riescono a rintracciare un certo Bebe, il quale le riceve in una stanza d'albergo, lontano da occhi indiscreti. Qui però le ragazze scoprono che i loro soldi non bastano, sicché Bebe vuole un pagamento in natura: una riluttante Otilia è costretta ad accettare, mettendo il bene dell'amica davanti allo spregevole ricatto. Quindi Bebe inserisce a Găbița un sondino per abortire, spiega alle ragazze come disfarsi del feto e le lascia al loro destino.
Frattanto Otilia, la quale aveva già preso un impegno con il suo fidanzato, lascia Găbița da sola in albergo, in attesa che l'operazione faccia il suo corso, e in compagnia della famiglia del ragazzo cerca di dimenticare per qualche ora gli ultimi e inconfessabili eventi. Quando torna dall'amica, questa ha ormai abortito, e Otilia, al culmine di una orribile giornata, si ritrova costretta allo straziante gesto di liberarsi del feto, vagando di notte per la città, prima di gettarlo nella spazzatura. Tornata in albergo da Găbița, la quale aveva supplicato l'amica di dare una degna sepoltura al feto, questa riceve da Otilia solo la risposta che non parleranno mai più della questione.


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The White Ribbon (2009)

The White Ribbon è un film vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2009, ma potrebbe non incontrare il gusto di chi è alla ricerca di storie appassionanti e a lieto fine.
Un dramma diretto da Michael Haneke, che arriva dalla Germania e che racconta degli inusuali e sinistri eventi che si verificano in un villaggio del nord del paese, proprio agli albori del Primo Conflitto Mondiale.
Fatti che gettano luce sulle cause che possono aver portato a tanta tragicità e che potrebbero spiegare in parte, secondo il regista, quella deriva verso l’odio che ha investito la Germania degli inizi del secolo scorso.
Il film è in bianco e nero ed intriso di una suspense continua e angosciante, anche se manca di risoluzione, sia essa nel bene o nel male.


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Il film si svolge in un villaggio nel nord della Germania protestante, tra il 1913 e il 1914, poco prima dell'inizio della prima guerra mondiale. Nei mesi precedenti all'inizio della guerra, la vita del villaggio è sconvolta da alcuni strani avvenimenti che appaiono inspiegabili: il medico del villaggio cade da cavallo e si ferisce a causa di una corda tesa nell'erba; il figlio del barone, proprietario terriero, viene seviziato; la finestra della camera di un bambino in fasce viene lasciata aperta in pieno inverno causandone quasi la morte; il fienile del barone viene dato alle fiamme; infine, il piccolo figlio disabile della levatrice viene selvaggiamente torturato. La vita delle diverse famiglie ne è turbata, senza che nessuno trovi la ragione di questi fatti né i colpevoli. Solo il maestro del villaggio ha un'intuizione.




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Incendies (2010)

“La donna che canta” (questo il titolo italiano) è una pellicola del 2010 diretta da Denis Villeneuve e candidata agli Oscar del 2011 come Miglior Film Straniero. Con Lubna Azabal e Mélissa Désormeaux-Poulin.
La storia è ispirata a quella dell’attivista e scrittrice libanese Souha Fawaz Bechara, e si svolge attraverso l’intreccio di flashback che riconducono a vicende avvenute durante la guerra civile libanese. Due figli si mettono alla ricerca di un padre e di un fratello mai conosciuti, dopo aver ricevuto le ultime volontà della madre. Un viaggio che, dal Canada al Medio Oriente, trascinerà i ragazzi in un passato vorticoso, feroce e assolutamente inaspettato.



Jeanne (Mélissa Désormeaux-Poulin) e Simon (Maxim Gaudette), sono due gemelli che scoprono solo successivamente alla morte della madre, Nawal Marwan (Lubna Azabal), di avere un fratello e un padre sconosciuti a Beirut.
Nawal prima di morire ha affidato al notaio Jean Lebel (Rémy Girard) il testamento con due lettere da consegnare ai suoi figli, destinate al padre e al fratello di cui non conoscono nulla.
Inizialmente solo Jeanne, giovane ricercatrice di Matematica, accetta il compito affidatole dalla madre e decide di partire dal Canada, dove vive, verso il paese di origine della donna deceduta.
Simon invece rifiuta, non essendo ancora riuscito a perdonare la durezza e la mancanza di amorevolezza della madre.
In Libano Jeanne riesce pian piano a ricostruire la vita complicata e sofferta della mamma. Da ragazza Nawal, appartenente ad una rigida famiglia cristiana, rimase incinta di un uomo non cristiano, ucciso dai suoi familiari per motivi religiosi.
La donna portò avanti la gravidanza ugualmente, ma al momento del parto le venne sottratto il bambino e fu cacciata di casa per aver disonorato la famiglia.
Dopo aver trascorso diverso tempo lontana dal suo paese, allo scoppio della guerra civile Nawal decise di tornare per ritrovare il figlio portatole via con la forza, ma le sue ricerche risultarono vane a causa dei disordini scatenati dal conflitto. La donna, carica di rancore e desiderio di vendetta, si unì ad un gruppo radicale arrivando ad uccidere un famoso leader politico cristiano. Per l'omicidio commesso, Nawal venne arrestata e rinchiusa nel carcere di Kfar-Ryat per 15 lunghissimi anni, dove fu sottoposta a gravi torture e violenze.
A seguito delle sevizie e degli abusi subiti da parte del terribile torturatore Abu-Tareg (Abdelghafour Elaziz), Nawal rimase nuovamente incinta.
Dopo essere venuta a conoscenza della lunga reclusione alla quale era stata sottoposta la madre, Jeanne riesce a convincere il fratello Simon a raggiungerla in Libano. Grazie ai racconti di alcuni guerriglieri i due fratelli scoprono nuovi fatti relativi alla vita della donna: vengono a sapere che Nawal veniva chiamata "la donna che canta" perché cantava mentre la conducevano dal crudele persecutore e che dalle sevizie erano nati due gemelli: Jeanne e Simon.
Abu-Tareg, il crudele stupratore della prigione, era pertanto il padre dei gemelli.
La terribile scoperta relativa alla vera identità del padre, scuote profondamente i due. Ma le ricerche non sono terminate: Jeanne e Simon devono ancora riuscire a capire quali sorti sono spettate al fratello affidato all'orfanatrofio. Altre atroci verità attendono di essere portate alla luce in questo doloroso e scioccante viaggio, che sta restituendo a Nawal la degna immagine di donna eccezionale, eroica e coraggiosa.

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Babylon è un film del 2022 scritto e diretto da Damien Chazelle.
Ha ricevuto numerose candidature per diversi premi tra cui tre candidature agli Academy Award: Oscar alla miglior colonna sonora (a opera di Justin Hurwitz), Oscar alla migliore scenografia e Oscar ai migliori costumi.
Con Margot Robbie e Brad Pitt
Los Angeles negli anni '20.
Una storia di ambizione smodata ed eccesso sfrenato, l'ascesa e la caduta di vari personaggi nella creazione di Hollywood, un'epoca di decadenza e depravazione sfrenate.


"C'è un lato oscuro nella storia di questa transizione, che avevo già percepito. Questo periodo è durato oltre l'arrivo del cinema sonoro e ha incluso una serie di nuovi codici morali - con un punto culminante nella stesura del Codice di produzione del 1930 - e la riorganizzazione di una comunità più libera e non regolamentata nell'industria globale che conosciamo oggi.
In concomitanza con tutto questo, Los Angeles si è trasformata da una città desertica per lo più rurale nei primi anni '20 a una delle più grandi megalopoli del mondo nel giro di un decennio. Molti nuovi edifici scintillanti e set cinematografici sono nati dal nulla, ma il danno umano è stato notevole" (Damien Chazelle)

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È l'Epoca d'Oro di Hollywood, regno della sregolatezza, dell'esuberanza e delle folli ambizioni ma è anche un momento cruciale per l'industria cinematografica, con il passaggio dai film muti a quelli sonori. Una rivoluzione che segnerà l'ascesa di nuove stelle e la rovina di vecchie glorie.

Seguiamo le vicende personali e professionali dei quattro protagonisti principali: Manny Torres (Diego Calva), un aspirante attore ispano-americano, che all'inizio si deve accontentare di un lavoro di assistente sul set, Jack Conrad (Brad Pitt), un famoso attore, tra i più pagati a Hollywood, noto per la sua vita privata sregolata, tra feste, divorzi e affari pochi chiari, preoccupato dall'arrivo dal sonoro, che rischia di stroncargli la carriera.
C'è poi la conturbante ma insicura Nellie LaRoy (Margot Robbie), destinata a diventare una stella dall'oggi all'indomani. Per lei la vita dovrebbe essere un party senza fine.
Il quarto protagonista principale di questa storia è Sidney Palmer (Jovan Adepo) un giovane trombettista jazz che ha l'opportunità di iniziare una carriera nel cinema.
Intorno a loro ruotano diversi personaggi, da Elinor St. John (Jean Smart), giornalista specializzata in cronaca scandalistica senza peli sulla lingua, a James McKay (Tobey Maguire) un gangster tossicodipendente in cerca di gloria, da Fay Zhu (Li Jun Li), attrice e cantante spesso protagonista delle sfavillanti serate hollywoodiane, a Irving Thalberg (Max Minghella), uno dei più noti produttori cinematografici degli anni 20 e 30, unico personaggio del film realmente esistito.

Con il passare del tempo, mentre il sonoro sta cambiando definitivamente il cinema e tutti nell’industria cercano di rimanere al passo, Manny arriverà ad ottenere i primi incarichi da regista e Nellie conquisterà diversi ruoli senza farsi troppi scrupoli, nonostante il suo utilizzo di droghe e la malsana passione per il gioco d’azzardo. Seguiti dalla giornalista di costume Elinor St. John, Jack e Nellie tenteranno di restare sulla cresta dell’onda con ogni mezzo possibile ma, come anche Manny comprenderà, Hollywood è capace di esaltare ogni ambizioso sognatore e, alla stessa maniera, di distruggerlo spietatamente

COSA NON VA NEL FILM

  • 189 minuti forse sono troppi, soprattutto quando si ripete più volte la stessa scena.
  • Il film non approfondisce davvero i personaggi, che sono più in balia delle emozioni: se non ci si entra dentro non si empatizza.
  • Alcuni potrebbero trovare sgradevole la presenza di praticamente ogni tipo di fluido e secrezione corporea umana (e non).
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"Hollywood favolosa, lussuosa, lussuriosa e ridicola, gloriosa e dolorosa, generosa e volubile, paurosa e sfrontata, stralunata, festosa e terribile, ignobile, adorabile, pidocchiosa e ineffabile, rozza, pazza, geniale, magica, tragica, illogica, fatale e provinciale, avida e splendida, viziosa e candida, Hollywood portentosa, per metà buffonata, ma per metà leggenda. Colorata, disperata, stupenda…Hollywood!". (Don Blanding, sceneggiatore)

Nel 1915 Aleister Crowley durante un soggiorno a Los Angeles disse:
“Ogni uomo e ogni donna è una stella”. I cinematografari sono una banda di maniaci sessuali pazzi di droga”.

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Il film è prodotto dall'ex presidente USA Barack Obama e dalla moglie Michelle

Il mondo dietro di te

Flm del 2023 scritto e diretto da Sam Esmail.
Interpretato da Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha'la Herrold e Kevin Bacon,
E l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2020 di Rumaan Alam.

Il mondo dietro di te racconta un'apocalisse possibile

Il regista è abile nel manifestare l'ansia tecnologica, la paura strisciante che più processi e funzioni cediamo alle macchine, più rischiamo di perdere la possibilità di intervenire quando queste dovessero fallire.

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Julia Roberts e Ethan Hawke interpretano Amanda e Clay, una coppia di Brooklyn della classe medio-alta (lui dice di vivere a Sunset Park, lei insiste che in realtà sono a Park Slope) che ha bisogno di una vacanza. Entrambi sono molto impegnati con il lavoro e si sentono distanti l'uno dall'altra e dai figli, gli adolescenti Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah Mackenzie), ossessionata da Friends. Amanda affitta senza pensarci un attimo un posto a Long Island, una casa tentacolare, una sorta di moderna cascina con finiture di pregio e una piscina. La famiglia si sta rilassando e ritrovando la sua intimità quando il proprietario della casa, G.H. (Mahershala Ali), e la figlia ventenne Ruth (Myha'la) bussano a notte fonda per farsi ospitare.
Strane cose cominciano ad accadere: una immensa nave si spiaggia davanti a loro, i telefoni, internet stessa, non funzionano più.


Apprendiamo, da un lampo di internet momentaneamente ripristinata da un satellite per poi sparire, che gli USA sarebbero stati vittime di un attacco di epiche proporzioni. Tutto il Paese è andato offline. Nessuno sa davvero cosa sta succedendo: ogni famiglia, ogni persona, è isolata.

Amanda è diffidente, ascolta con sospetto il loro racconto di un blackout in città e dubita persino che siano i veri proprietari della casa.

Si aggiunge l’inquietante fenomeno di un suono fortissimo che si ripete più volte, talmente roboante da spaccare i vetri e fare urlare le persone prostrate con le mani a chiudere le orecchie.
Cosa sta succedendo? È una guerra? Con chi? Russia? Cina? Iran?


Alla fine del film, l’elegante, saggio e generoso uomo di colore rivela che il suo cliente dell’élite finanziario-politico-militare lo aveva avvertito del fatto che circolava uno studio sulla strategia con la quale un nemico potrebbe produrre la distruzione di un Paese attraverso una dirompente «manovra in tre fasi».

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Prima fase: attacchi informatici, isolamento delle persone con interruzioni di corrente e satellitari.
Seconda fase: seminare il «caos sincronizzato» con campagne di disinformazione, come certi volantini con la scritta in arabo «Morte all’America» che alcuni droni si mettono a sganciare per strada.
Terza fase: la guerra civile. «Perché se la nazione presa di mira fosse sufficientemente disfunzionale, in sostanza, farebbe il lavoro per te», afferma G.H. dice. «Chiunque abbia iniziato, vuole che lo finiamo».

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Potrebbe sembrare che Il mondo dietro di te ci stia preparando ad avere uno sguardo disincantato sul pregiudizio e la correttezza, una commedia seria e tesa di buone maniere nello stile, per capirci, di un film di Ruben Östlund. In breve tempo, tuttavia, si capisce che la storia è governata da qualcosa di molto più grande.
Il servizio di telefonia mobile e internet s'interrompono, gli animali si comportano in modo strano, un rumore stordente, che manda in frantumi i vetri, proveniente dal cielo, paralizza le due famiglie.

L’ex presidente, amato dalla sinistra americana, il primo inquilino della Casa Bianca di colore (forse anche il primo che probabilmente viene da una famiglia interamente alla CIA; forse anche il primo che potrebbe essere omosessuale) produce un film apocalittico sulla fine dell’America? Un film dove è possibile vedere gli USA distrutti, cancellati nel modo più doloroso possibile? E' la storia che Davos e altri continuano a ripetere senza requie: è in arrivo il cyberattacco del secolo, è in arrivo la ciber-pandemia.

Poi il tocco più attuale: le strade vengono intasate da migliaia di Tesla che vengono hackerate per tamponarsi l’una con l’altra, bloccando tutto e creando un pericolo per chiunque stia in mezzo. Come non riconoscere la stoccata a Elon Musk, vecchia conoscenza di Obama (che lo ha finanziato con danaro pubblico proprio per la Tesla) che però ora pare passato dall’altra parte.

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Un caro saluto e buone feste, parzialmente in ritardo, Mafalda :)

ho appena visto questo film del 2006 che mi è piaciuto, non so se l'avevi già trattato, nel caso lo cancellerò

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parla di un agente della Stasi che mette sotto sorveglianza un regista teatrale nella ex DDR

qui di seguito il trailer e un piccolo estratto




 
Un caro saluto e buone feste, parzialmente in ritardo, Mafalda :)

ho appena visto questo film del 2006 che mi è piaciuto, non so se l'avevi già trattato, nel caso lo cancellerò

Vedi l'allegato 2968608



parla di un agente della Stasi che mette sotto sorveglianza un regista teatrale nella ex DDR

qui di seguito il trailer e un piccolo estratto





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Ciao Olbrok, grazie :) ...io invece segnalo un film che mi ha molto commosso::o

Maudie - Una vita a colori (Maudie) è un film del 2016 diretto da Aisling Walsh con protagonisti Sally Hawkins e Ethan Hawke. La pellicola racconta la vita dell'artista canadese Maud Lewis.

Il film racconta la vita della pittrice canadese Maud Lewis, affetta da una grave artrite reumatoide giovanile che le impediva di poter vivere da sola ed essere indipendente. Tuttavia, spinta da una grande e ammirevole forza interiore, Maudie cerca la sua indipendenza riuscendo perfino a diventare famosa grazie alla sua grande passione: la pittura.

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Anni '30. Everett Lewis è un uomo molto solitario che vive in un piccolo paesino nella regione della Nuova Scozia, in Canada. Un giorno assume come domestica la fragile Maudie, una donna dagli occhi molto intensi ma dal corpo deformato, afflitta da una forma di artrite progressiva. Il sogno della donna è solo quello di diventare indipendente per staccarsi dalla sua zia iperprotettiva e dedicarsi con passione alla pittura. Everett, uomo apparentemente burbero e scontroso, grazie all'avvicinamento della donna riscopre se stesso e piano piano se ne innamora. Lei, nel frattempo, diventa una pittrice affermata, e diversi compratori arrivano fin da New York per poter ammirare i suoi dipinti e comprarli.


Il film è una poesia dipinta con i colori dell'amore dentro la cornice insignificante del quotidiano. Maudie non ha nulla, tranne una cosa sola: la felicità. Non ha nulla ma ha il senso del tutto, lei attraverso la finestra di casa vede l'universo, ecco perchè tutto il film e tutta la sua vita viene incorniciata proprio in questa sua frase:

-Tutta la nostra vita è già incorniciata, guarda qui.


Everett Lewis è un uomo molto solitario che vive in un piccolo paesino nella regione della Nuova Scozia, in Canada. Un giorno assume come domestica la fragile Maudie, una donna dagli occhi molto intensi ma dal corpo deformato, afflitta da una forma di artrite progressiva. Il sogno della donna è solo quello di diventare indipendente per staccarsi dalla sua zia iperprotettiva e dedicarsi con passione alla pittura. Everett, uomo apparentemente burbero e scontroso, grazie all'avvicinamento della donna riscopre se stesso e piano piano se ne innamora. Lei, nel frattempo, diventa una pittrice affermata, e diversi compratori arrivano fin da New York per poter ammirare i suoi dipinti e comprarli.

- Sei l’unica della famiglia che ha trovato la felicità.

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Elizabeth Is Missing è un film del 2019 diretto da Aisling Walsh e tratto dall'omonimo romanzo di Emma Healey.I
l film segna il ritorno di Glenda Jackson sul piccolo schermo dopo ventisette anni d'assenza


L'ottuagenaria Maud soffre della malattia di Alzheimer e ogni giorno la sua memoria peggiora. Quando la sua anziana amica Elizabeth non si presenta a un appuntamento concordato tra le due, Maud comincia a pensare che le sia successo qualcosa di brutto ma i suoi familiari non le danno retta. Comincia allora ad investigare da sola sull'accaduto e mentre cerca di ritrovare Elizabeth le ritornano alla mente i ricordi di un'altra sparizione misteriosa, quella della sua sorella maggiore Sukey, scomparsa settant'anni prima.
Alla fine Helen, la figlia di Maud, scopre che Elizabeth non è scomparsa, ma ricoverata in ospedale perché ammalatasi dopo aver fatto giardinaggio con Maud. Incoraggiata dalla madre
, Helen comincia a scavare nel giardino di Maud e scopre i resti di Sukey, uccisa e sepolta dal marito Frank sette decenni prima.

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«Un’opera d’arte non dà risposte alle domande, le suscita.

Il valore sta nella tensione delle risposte contraddittorie»

(Citazione di Leonard Bernstein che apre il film)


MAESTRO

Maestro è un film del 2023 diretto e interpretato da Bradley Cooper.
Un film con Bradley Cooper, Carey Mulligan, Maya Hawke (II), Matt Bomer, Booch O'Connell.

Al pubblico ha dato fastidio un dettaglio in particolare: il naso posticcio applicato sul volto della star
Il popolo dei social è insorto contro il regista, con la grave accusa di antisemitismo. Dal momento che Bernstein era ebreo, rendere il naso di Cooper più pronunciato, agli occhi di Hollywood, equivale a sottolineare le origini del compositore in modo dispregiativo, rafforzando stereotipi razzisti. Che motivo c'era di indossare una protesi, dal momento che il 48enne, di base, somiglia all'iconico musicista?

'Forse non abbiamo bisogno di usarlo', ma è tutta una questione di equilibrio.
Sai, le mie labbra non assomigliano per niente a quelle di Lenny e neanche
il mio mento. E così l'abbiamo creato. Semplicemente [senza la protesi, ndr]
non sembrava giusto".


La pellicola è incentrata sul matrimonio del direttore d'orchestra e compositore Leonard Bernstein con l'attrice Felicia Montealegre.

"Il talento di Bernstein, la sua teatralità, il suo enorme entusiasmo per le persone
e per l'esplorazione artistica... sapevo che si trattava di qualcuno che sarebbe
stato divertente ritrarre e che avrebbe anche messo in luce le pressioni dell'epoca in cui viveva.

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Alternando bianco e nero (la prima parte) e colore (la seconda) e in uno stile (soprattutto la prima metà del film) che ricorda il ritmo dei musical (veloce e armonioso, come fosse una danza) Cooper narra non tanto la vita di Leonard Bernstein ma il suo rapporto, intenso e conflittuale, con la moglie Felicia Cohn Montealegre. La musica di Bernstein autore non è presente forse come si vorrebbe, ma resta un magnifico sottofondo (che ogni tanto spicca, come nel caso della sua Messa). Tema principale del film è invece il rapporto fra marito e moglie, coppia affiatata in modo straordinario ma anche divisa dagli amori omosessuali di lui.
Tutte le musiche del film sono state scelte da Cooper e le nuove registrazioni della colonna sonora sono state effettuate dalla London Symphony Orchestra

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Leonard: Sto pensando a un numero.
Felicia: Non lo so… nove!
Leonard: No…
Felicia: Cinque!
Leonard: No, devi pensarci!
Felicia: Ci sto provando.
Leonard: È due cara.
Felicia: Due?
Leonard: Due, come noi. Una coppia. Due piccole anatre in uno stagno.

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Il venticinquenne Leonard Bernstein riceve la notizia che sostituirà all'ultimo momento Bruno Walter alla direzione della New York Philharmonic e, lasciando il letto che divide con David Oppenheim, si affretta alla Carnegie Hall, dove ottiene il suo primo grande successo come direttore d'orchestra. Tre anni più tardi conosce l'attrice Felicia Montealegre a una festa e i due cominciano a frequentarsi e andare insieme ad eventi mondani; durante uno di essi a Bernstein viene consigliato di cambiare il suo cognome in "Burns", dato che il suo cognome ebraico potrebbe chiudergli delle porte nel mondo della musica.

L'ormai trentasettenne Leonard è un direttore d'orchestra e compositore affermato, che vive con la moglie e i figli sulla Broadway. Nel 1971 gli viene commissionata la sua acclamata Messa e, mentre continua a mietere successi, la sua vita privata comincia a risentirne: il matrimonio con Felicia è infatti minato dai continui tradimenti del compositore con giovani uomini. La scandalosa vita privata di Bernstein è ormai di dominio pubblico e i pettegolezzi arrivano anche alle orecchie della figlia, che Leonard rincuora minimizzando le dicerie come semplice gelosia. A Felicia viene diagnosticato un tumore metastatico al seno che si è ormai esteso ai polmoni. La mastectomia non è sufficiente a salvare Felicia, che si aggrava rapidamente e muore all'età di 56 anni. Rimasto vedovo, Bernstein annega il dolore nell'alcol e trova sollievo nella musica, che continua a suonare e ad insegnare a giovani direttori d'orchestra con cui ha relazioni sessuali.

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“Con l’avvicinarsi della morte un artista deve gettare via tutto ciò che lo tiene costretto.

Deve essere risoluto nel creare, nel tempo che gli resta, in assoluta libertà.

Ed è per questo che devo vivere il resto della mia vita, lunga o corta che sia, esattamente come voglio”


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LIVING

Living è un film delicato e profondo del 2022 diretto da Oliver Hermanus.
Con Bill Nighy e Aimee Lou Wood.

La pellicola, sceneggiata dal Premio Nobel Kazuo Ishiguro, è un remake del film di Akira Kurosawa Vivere (1952), a sua volta ispirato alla novella di Lev Tolstoj La morte di Ivan Il'ič.


La storia di un uomo ordinario, ridotto da anni di oppressiva routine d'ufficio a condurre un'esistenza nell'ombra, che all'ultimo minuto fa uno sforzo supremo per trasformare la sua vita noiosa in qualcosa di meraviglioso: in una vita che possa dire di aver vissuto pienamente.
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Fin da bambino ho avuto un solo desiderio: diventare un gentleman.
Ma la vita mi
è scivolata via un giorno in fila all’altro. Non felice nemmeno infelice.

Non c’è da stupirsi che non me ne sia accorto”. (Mr William)


Mr Williams è responsabile di un ufficio municipale londinese preposto a rilasciare autorizzazioni per utilizzo di luogo pubblico, ed è un signore austero, un gentiluomo, che passa la vita a osservare quella altrui silente.
Fin quando non arriva un referto medico. E allora lì tutto verrà rimesso in gioco, tutto avrà uno slancio nuovo. Come quello che garantirà alle mamme di quartiere che vorrebbero riaprire un parco giochi per i bambini, sottraendolo al degrado. Come quello, sincero, che avanza nei confronti di una ex dipendente o come quello, benevolo, che avrà nei confronti del suo preferito in ufficio, il giovane neoassunto idealista Peter (Alex Sharp).

L'invito è a vivere autenticamente.

La scoperta di quanto la nostra vita sia bella, solo che spesso siamo troppo impegnati a essere ciò che gli altri vogliono, più che ascoltare ed assecondare ciò che noi vogliamo. Accade anche a Mr. Williams. E lo si nota nei sparuti attimi di bellezza in cui lascia che il suo dolore venga fuori, mesto e potentissimo. Come quando, ubriaco canta una vecchia ballata scozzese, The Rowan Tree. Una delle scene più intense e liberatorie del film. E un brano, che sul finale, svela tutta la sua carica emotiva, senza più filtri o paure a barriera.

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“Ho 90 anni, non ho paura di morire, a un certo punto toccherà anche a me.
Da bambina sono cresciuta sotto le bombe, la morte mi era sempre vicina.
Per la religione sono una peccatrice, ma mi vedo in paradiso. Perché ho
cercato di fare del mio meglio. E a volte ci sono riuscita"


(Sandra Milo)

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Sandra Milo, una diva negli anni Sessanta che non si è mai montata la testa.

Sandrocchia, come l'aveva soprannominata Federico Fellini, il regista "amore della sua vita"
, è stata una delle attrici più popolari del cinema italiano che non ha mai smarrito l’energia, il sorriso e, soprattutto, la gentilezza, qualità fondamentali che l’hanno accompagnata lungo tutto il suo percorso.

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Ispiratrice di grandi registi italiani e francesi si sposa giovanissima, a soli 15 anni, con il Marchese Cesare Rodighiero. Il matrimonio dura solo 21 giorni, ma quanto le basta per avvicinarsi a un'elite
Nel 1953 decide di cominciare a recitare e lo fa nella pellicola di Giorgio Bianchi "Via Padova, 46", accanto a Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Giulietta Masina, Memmo Carotenuto, Massimo Dapporto, Ernesto Almirante, Vittorio Duse, Lamberto Maggiorani e Virna Lisi, ma in un cast così variegato di noti volti nessuno si accorge del suo.


Con Antonio Pietrangeli il primo sodalizio artistico. Affiancherà Alberto Sordi ne “Lo scapolo” (1955), e proprio grazie alle sue forme particolarmente rotonde e vistose e per quella sua strana voce, ancora da bambina, si impone come una maggiorata del grande schermo, prendendo parte a numerose commedie: “Adua e le compagne” (1960), accanto a Claudio Gora e Marcello Mastroianni in “Fantasmi a Roma” (1961). Infine, nel 1964, diventa protagonista de “La visita”.
Dopo aver recitato con Gino Cervi in “Moglie e buoi” (1956), ha un piccolo ruolo nel filmMio figlio Nerone” (1956) con Brigitte Bardot, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e la grande diva del muto americana Gloria Swanson. Lavorerà con De Sica anche ne “La donna che venne dal mare” (1956).

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Nel 1959, dopo il matrimonio con il produttore Moris Ergas recita per Roberto Rossellini ne "Il generale Della Rovere" (1959), accanto a De Sica e a Vittorio Caprioli. Stroncata dalla critica si rifugia in Francia e Claude Sautet la sceglie come partner di Jean-Paul Belmondo in “Asfalto che scotta (1960). Federico Fellini le organizza un provino in casa e diventa la femme fatale ironica e disinibita ne “8 ½” (1963) con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Mario Pisu, Rossella Falk, Anouk Aimée, Barbara Steele, Caterina Boratto, Annibale Ninchi e Giuliana Calandra, facendole ottenere fra l'altro il suo primo Nastro d'Argento come miglior attrice non protagonista.

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La Milo gli rimane accanto per 17 lunghi anni in cui Giulietta Masina - moglie di Fellini - era a conoscenza della relazione extraconiugale del marito e si era ritrovata persino a recitare con la Milo ne “Giulietta degli Spiriti” (1965), vincendo il suo secondo Nastro d'Argento. Nasce "Sandrocchia",
Chiuso il burrascoso matrimonio con Ergas, dal quale nascerà Deborah, attualmente giornalista televisiva, troverà un nuovo amore con Ottavio De Lollis, che la renderà madre di Ciro e Azzurra.
Nel 1987, recita con Jeanne Moreau in Remake, poi spinta dall'amicizia con Bettino Craxi, si improvvisa conduttrice televisiva su Rai Due con il programma "Piccoli fans", programma per bambini che la riporterà nuovamente in auge. Nel 1990 durante la trasmissione
"L'amore è una cosa meravigliosa" il brutto scherzo telefonico fattole in diritta dove la sia avvertiva di un incidente - peraltro mai accaduto - del figlio Ciro. La Milo scappa in lacrime dallo studio, ma le urla della Milo diventano un tormentone per programmi come "Blob" e "Target".
Nel 2021 viene premiata con un David di Donatello alla carriera.

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"Nell'ultimo vaggio della mia vita, non saluto nessuno, come faccio a salutare?
Che dico? 'ciao Giovanni, ciao Giuseppe'. Si va così. Insalutato ospite.
Però metto il rossetto, perché anche per morire ci vuole un bel rossetto.
La cosa più bella che ho fatto nella mia vita sono senza dubbio i miei figli".


(Sandra Milo)

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Io capitano
Film del 2023 diretto da Matteo Garrone.


Il film, che tratta dell'emigrazione africana verso l'Europa, è stato candidato agli Oscar 2024 è nella cinquina finale come miglior film straniero.
Con Seydou Sarr e Moustapha Fall.
Tratto dai racconti di molti immigrati che hanno fatto lo stesso percorso, nasce da un'idea del regista sceneggiata insieme a Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e a Massimo Ceccherini, che già aveva affiancato Garrone alla scrittura di Pinocchio.


"Io Capitano nasce dall’idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l’Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa. Per realizzare il film siamo partiti dalle testimonianze vere di chi ha vissuto questo inferno e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dalla loro angolazione per raccontare questa odissea contemporanea dal loro punto di vista, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale, nel tentativo di dar voce, finalmente, a chi di solito non ce l’ha". (Matteo Garrone)

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Seydou: “Mamma, io voglio partire, voglio andare in Europa a lavorare per darti una mano.
In tanti sono partiti e ce l'hanno fatta. Hanno aiutato le famiglie. Io voglio diventare
qualcuno, voglio aiutarti. Amo la musica. Là realizzerò il mio sogno. Aiuterò le mie sorelline.
Guarda dove dormono: la casa crolla! Io voglio aiutarti.”

Mamma: Basta! Chi ti ha detto queste cose? Chi ti ha messo questa idea in testa? Non serve che te ne vai. Devi rimanere qui a respirare l'aria che respiro io! Vado via... Voglio diventare qualcuno... Voglio aiutarti... Se mi vuoi aiutare fallo qui!

Seydou: Quelli che ce l'hanno fatta non sono migliori di me.

Mamma: Non raccontarmi storie! Quelli che sono partiti sono morti nel deserto, sono morti in mezzo al mare. Ci sono cadaveri dappertutto! Hai idea... Hai idea di quante persone sono morte su quelle barche? Ne hai un'idea?!

...Devi respirare la stessa aria che respiro io»

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Seydou e Moussa sono cugini adolescenti nati e cresciuti a Dakar, ma con una gran voglia di diventare star della musica in Europa. Tutti in Senegal li cautelano contro il loro progetto, in primis la madre di Seydou, ma i due sono determinati, e di nascosto intraprendono la loro grande impresa.

Pensa che diventerai una grande star!
E sarai tu a firmare gli autografi ai bianchi.”


Un viaggio che si rivelerà un'odissea attraverso il deserto del Sahara costellato dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta, le prigioni libiche e il Mediterraneo interminabile e pericoloso.
L’Africa è grande e il deserto uccide, ma ancor di più uccidono gli esseri umani. Keita e Sissoko si troveranno di fronte un’ingiustizia che è difficile comprendere, il male rappresentato dall’avidità, da altri uomini che non esitano a ridurre in schiavitù altri esseri umani e sporadici slanci di generosità e bontà che aprono il cuore, amici improvvisati che ti salvano la vita.

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Seydou accetta di navigare lui la barca arrugginita, rotta sempre verso nord, attraverso il Mediterraneo e fino in Sicilia. Per convincerlo, gli scafisti insistono: basta andare sempre dritto e tanto sei minorenne non ti faranno nulla. Così Seydou raccoglie la responsabilità non solo della vita del cugino ma anche delle centinaia di anime che affollano la barca.
E' lui il Capitano che porta tutti in salvo.

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i due ragazzi non scappano dalla miseria o dalla guerra ma scelgono autonomamente di avventurarsi oltre il Mediterraneo e gli scafisti libici apparentemente possiedono il numero di cellulare di una ONG, e per contro il film evidenzia il rimpallo della Guardia Costiera italiana e delle autorità marittime maltesi circa il destino dei migranti.
Io capitano è soprattutto una parabola sulla necessità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, incarnata nella figura nobile di Seydou che, invece di pensare solo alla propria sopravvivenza o al proprio tornaconto, si fa carico degli altri, fino a portare con sé anche il loro ricordo di chi non è arrivato alla meta.

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«Ho fatto quel viaggio quindici anni fa – racconta Seydou – e dall’Africa sud Sahariana, attraversando il deserto che è il più grande del mondo, dopo essere stato tre anni in Libia vivendo tutte quelle condizioni terribili che Matteo racconta nel film, prigione e torture comprese, sono arrivato in Europa. È una storia vera e se oggi vivo a Caserta e indosso questi abiti, è perché sono cambiate tante cose, ma tante altre devono ancora cambiare». «Dopo dieci anni – aggiunge – sono tornato nel mio Paese, la Costa d’Avorio, e a tutti i ragazzi che mi dicevano di voler partire, rispondevo che l’Europa non era come quella che immaginavano. Ho consigliato loro di restare lì, ma in molti non mi hanno ascoltato. Uno l’ho anche incontrato tempo dopo in Italia e mi ha detto che avevo ragione».


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Killers of the Flower Moon

Film del 2023 diretto da Martin Scorsese e con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone e Jesse Plemons.

È l'adattamento cinematografico del saggio Gli assassini della terra rossa scritto da David Grann, a sua volta tratto da fatti realmente accaduti.
Nel suo libro, Grann indaga sui veri omicidi di alcuni membri della Nazione Osage, popolazione nativo-americana di Osage County (Oklahoma)
Una storia di amore, avidità e omicidi


«La storia narrata nel libro si concentra su di un agente dell'FBI estraneo al contesto, che si infiltra nella situazione e cerca di capire cosa sta succedendo come in un giallo. Mentre leggevo il libro, ho capito che però non si trattava di scoprire il colpevole. Piuttosto si cercava di capire chi non c'entrasse nulla perché di fatto sono tutti colpevoli. Questi uomini li si può ritenere tutti complici anche per essersi semplicemente girati dall'altra parte. Ho pensato che la storia fosse proprio questa: raccontare quanto sia facile cambiare [le cose] in modo terribile senza opporre la minima resistenza...Poi sono andato in Oklahoma, volevo saperne di più sugli Osage. Molte delle persone che si vedono nel film o dietro le quinte sono discendenti dei personaggi della storia, parte di un piccolo mondo ancora vivo. Tutti continuavano a parlare di Molly ed Ernest, di quanto fossero innamorati. Alla fine abbiamo imperniato la storia su di loro».(Martin Scorsese)

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All’inizio del XX secolo la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. Gli Osage giravano in auto di lusso, vivevano in case faraoniche, mandavano i figli a studiare nelle migliori scuole d’Europa. Poi, a uno a uno, iniziarono a morire ammazzati. Sparati, avvelenati, vittime di agguati e imboscate, sempre in circostanze misteriose. I matrimoni con i bianchi sono strumento di violenza, manipolazione e morte. La lealtà non esiste e anche l’amore è irrilevante quando c’è di mezzo il denaro. Denaro nei confronti del quale c’è un’avidità senza fine.
L’FBI, ancora in fase embrionale, si occupa delle indagini e scopre un orribile segreto dietro questa scia di violenza.
Il film di Scorsese, descritto come un western-thriller, racconta del primo grande caso che ha affrontato il bureau ovvero proprio la strage di indiani della tribù Osage avvenuti negli anni ’20, in Oklahoma.

“Quando questo denaro è arrivato, dovevamo capire che sarebbe arrivato anche qualcos'altro.”

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DiCaprio interpreta Ernest, uno sciocco, ignorante ex soldato che si lascia plasmare dallo zio Bill, Robert De Niro, un tipo diabolico (e nel corso del film, vedremo quanto) che si fa chiamare “semplicemente” The King, il Re.
Il colpo di fulmine dell’****** poco sapiente Ernest per la meravigliosa Mollie, una Osage che ha già visto morire misteriosamente una delle sue sorelle, è l’occasione per lo zio di pianificare altri delitti per ottenere le terre della famiglia di Mollie. Alla fine del film, la tribù è ormai decimata e a Mollie non resta che piangere i consanguinei massacrati, per quanto Ernest sia in catene, insieme allo zio.

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THE ESTATE

Regia di Dean Craig.
Un film Commedia del 2022 con Rosemarie DeWitt, Toni Collette, Anna Faris, Kathleen Turner, David Duchovny
Un po' dark comedy, un po' satira, un po' dramma, un po' specchio di un'epoca profondamente incattivita, nonché materialista nella sua completa negazione emotiva.
Perfetta la musica di Nick Cave

Macey e Savanna (due sorelle) non hanno molto, ma hanno il piano perfetto. Con un bar sgangherato, che vacilla sull'orlo del fallimento, e le loro vite che non vanno da nessuna parte, le due sorelle cospirano per conquistare la loro zia Hilda, malata terminale - la matriarca prepotente e burbera della famiglia - nella speranza di diventare le beneficiarie della sua vasta proprietà. Ma, come Macey e Savanna scoprono presto, potrebbero esserci altri parenti che hanno avuto la stessa identica idea.
Di conseguenza, si apre una vera e propria lotta tra cugini, disposti a tutto (davvero a tutto...) pur di ottenere le attenzioni (finanziarie) di zia Hilda.

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Tutta l’allegra famiglia si ritrova nella magione di Hilda con l’unico obiettivo: prenderle i soldi. Cercano in ogni modo possibile allora di conquistare la sua fiducia. C’è chi prepara pranzi succulenti (James), chi invece è deputato a pulirla, come Macey e Savanna.
Di lì a poco, le sue condizioni si aggravano. Giunti al capezzale della zia, i 4 cugini sfruttano le residue forze della parente per farle firmare dei documenti in cui si certifica che l’eredità sarà suddivisa tra loro. Prima di spirare Hilda dice: “Siete tutti dei grandi st*on*i”. La missione è compiuta.

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Alla lettura del testamento, tutti sono partecipi ed emozionati. Salvo poi cambiare umore quando scoprono di aver ereditato principalmente i debiti della zia. L’unica a ricevere qualcosa di concreto è Macey che ottiene il quadro di un cane dagli occhi tristi che la zia, in un atto di suprema cattiveria, le ha donato perché l’animale le ricordava la faccia disperata della nipote.
La vita quindi può forse tornare alla normalità. Savanna e Macey sono di nuovo insieme a giocare con la loro sorellastra patita di Dungeons and Dragons. Savanna vorrebbe distruggere il quadro, così lo prende e corre per potersi accanire su di esso. In quel momento Macey si accorge di un foglio caduto dal dipinto che ne certifica il valore: 4 milioni di dollari.

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Killers of the Flower Moon

Film del 2023 diretto da Martin Scorsese e con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone e Jesse Plemons.

È l'adattamento cinematografico del saggio Gli assassini della terra rossa scritto da David Grann, a sua volta tratto da fatti realmente accaduti.
Nel suo libro, Grann indaga sui veri omicidi di alcuni membri della Nazione Osage, popolazione nativo-americana di Osage County (Oklahoma)

Una storia di amore, avidità e omicidi


«La storia narrata nel libro si concentra su di un agente dell'FBI estraneo al contesto, che si infiltra nella situazione e cerca di capire cosa sta succedendo come in un giallo. Mentre leggevo il libro, ho capito che però non si trattava di scoprire il colpevole. Piuttosto si cercava di capire chi non c'entrasse nulla perché di fatto sono tutti colpevoli. Questi uomini li si può ritenere tutti complici anche per essersi semplicemente girati dall'altra parte. Ho pensato che la storia fosse proprio questa: raccontare quanto sia facile cambiare [le cose] in modo terribile senza opporre la minima resistenza...Poi sono andato in Oklahoma, volevo saperne di più sugli Osage. Molte delle persone che si vedono nel film o dietro le quinte sono discendenti dei personaggi della storia, parte di un piccolo mondo ancora vivo. Tutti continuavano a parlare di Molly ed Ernest, di quanto fossero innamorati. Alla fine abbiamo imperniato la storia su di loro».(Martin Scorsese)

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All’inizio del XX secolo la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. Gli Osage giravano in auto di lusso, vivevano in case faraoniche, mandavano i figli a studiare nelle migliori scuole d’Europa. Poi, a uno a uno, iniziarono a morire ammazzati. Sparati, avvelenati, vittime di agguati e imboscate, sempre in circostanze misteriose. I matrimoni con i bianchi sono strumento di violenza, manipolazione e morte. La lealtà non esiste e anche l’amore è irrilevante quando c’è di mezzo il denaro. Denaro nei confronti del quale c’è un’avidità senza fine.

L’FBI, ancora in fase embrionale, si occupa delle indagini e scopre un orribile segreto dietro questa scia di violenza.
Il film di Scorsese, descritto come un western-thriller, racconta del primo grande caso che ha affrontato il bureau ovvero proprio la strage di indiani della tribù Osage avvenuti negli anni ’20, in Oklahoma.

“Quando questo denaro è arrivato, dovevamo capire che sarebbe arrivato anche qualcos'altro.”

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DiCaprio interpreta Ernest, uno sciocco, ignorante ex soldato che si lascia plasmare dallo zio Bill, Robert De Niro, un tipo diabolico (e nel corso del film, vedremo quanto) che si fa chiamare “semplicemente” The King, il Re.
Il colpo di fulmine dell’****** poco sapiente Ernest per la meravigliosa Mollie, una Osage che ha già visto morire misteriosamente una delle sue sorelle, è l’occasione per lo zio di pianificare altri delitti per ottenere le terre della famiglia di Mollie. Alla fine del film, la tribù è ormai decimata e a Mollie non resta che piangere i consanguinei massacrati, per quanto Ernest sia in catene, insieme allo zio.

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Non l'ho ancora visto, ma Killers of the flower moon sembra proprio avere una fotografia molto bella e particolare. Penso che in futuro lo guarderò a breve distanza da I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick, per via dell'ambientazione rurale ed appunto dei colori della fotografia molto ben calibrati.

A quanto pare il Messico ci ha regalato un altro bravissimo direttore della fotografia, dopo Emmanuel Lubezki (3 Oscar consecutivi). Ricordo negli anni '90 di aver visto su Tele+1 uno dei tanti thrillerini a basso costo di quegli anni, The Harvest (1993). Pur essendo generalmente mediocre, mi colpi per la fotografia sorprendendentemente ottima, davvero una rarità per questo tipo di film, e degna di migliori occasioni. Quando poi anni dopo Lubezki divenne famoso, mi tornò in mente il filmetto low cost degli esordi.

La cosecha (1992.The Harvest)

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Non l'ho ancora visto, ma Killers of the flower moon sembra proprio avere una fotografia molto bella e particolare. Penso che in futuro lo guarderò a breve distanza da I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick, per via dell'ambientazione rurale ed appunto dei colori della fotografia molto ben calibrati.

A quanto pare il Messico ci ha regalato un altro bravissimo direttore della fotografia, dopo Emmanuel Lubezki (3 Oscar consecutivi). Ricordo negli anni '90 di aver visto su Tele+1 uno dei tanti thrillerini a basso costo di quegli anni, The Harvest (1993). Pur essendo generalmente mediocre, mi colpi per la fotografia sorprendendentemente ottima, davvero una rarità per questo tipo di film, e degna di migliori occasioni. Quando poi anni dopo Lubezki divenne famoso, mi tornò in mente il filmetto low cost degli esordi.

La cosecha (1992.The Harvest)

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:-) Ciao Antonius, il film Killers of the flower moon ha, secondo me, il difetto di essere troppo lungo...3 ore e passa di durata.
Il tempo sembra essere una ossessione di Martin Scorsese. L’ha detto di recente nelle interviste promozionali.


Negli ultimi quattordici anni sono stati prodotti otto film che durano più di tre ore.
Basti guardare ai diversi titoli usciti ultimamente: tre ore e dodici per Avatar – La via dell’acqua di Cameron, tre ore di Oppenheimer di Nolan e tre ore e nove di Babylon di Chazelle.

Le persone, comunque, sono disposte a passare anche più di tre ore in sala. Oppenheimer si è avvicinato al miliardo, diventando il biopic più visto di sempre sul grande schermo, oltre che il maggior incasso per una pellicola ambientata nella seconda guerra mondiale.


"Io non so se siamo affidabili con un'arma simile,
però so che i nazisti non lo sono... non abbiamo scelta". (Oppenheimer)


OPPENHEIMER
Film del 2023 di Christopher Nolan

Il cast è composto da Cillian Murphy, nei panni di Oppenheimer, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Josh Hartnett, Casey Affleck, Rami Malek e Kenneth Branagh.
La colonna sonora della pellicola è stata composta da Ludwig Göransson, alla sua seconda collaborazione con Nolan dopo Tenet.
Racconta la vita dello scienziato americano J. Robert Oppenheimer considerato uno dei padri della bomba atomica.

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Gocce di pioggia sollevano increspature sull'acqua di una pozzanghera: si apre così Oppenheimer, su quello che diventerà un motivo figurativo ricorrente, ripreso per esempio mentre il protagonista guarda una mappa e immagina la caduta di bombe atomiche sulle città, le cui esplosioni sollevano increspature come la pioggia dell'incipit.

"Non sottovalutate l'impatto psicologico che può avere una esplosione atomica.
Una colonna di fuoco di tremila metri di altezza, effetti mortali di neutroni per un
chilometro in ogni direzione, provocati... da un singolo ordigno. Sganciata da
un B-29 appena visibile, l'atomica sarà una terribile rivelazione della potenza divina". (Oppenheimer)


È il 1926, J. Robert Oppenheimer è un giovane studente di fisica presso l'università di Cambridge ed è così ossessionato dall'ascoltare la lezione del professore ospite Niels Bohr che, per ripicca verso l'insegnante che lo fa ritardare, arriva a un piccolissimo passo dal compiere un gesto irreparabile. È il 1954, Oppenheimer si sottopone a una serie di udienze private dove cerca di difendersi dalle accuse di comunismo, per conservare il proprio accesso allo sviluppo di progetti top secret. È il 1958, Lewis Strauss affronta un pubblico dibattimento per dimostrare la propria idoneità come Segretario del commercio di Eisenhower, ma in questa circostanza viene riesaminato il suo rapporto con Oppenheimer. In mezzo c'è naturalmente la cronaca dell'ascesa del protagonista, dai dipartimenti di fisica americana alla direzione del laboratorio di Los Alamos, dove darà vita alla prima bomba atomica.

"Lei pensa che a qualcuno, a Hiroshima o a Nagasaki, interessi un ***** di chi ha costruito la bomba?
Gli interessa chi l'ha sganciata. L'ho fatto io. Hiroshima non riguarda lei". (Harry S. Truman)

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BERLINALE 2024

L’Orso d’argento Gran Premio della Giuria è andato a Yeohaengjaui pilyo (A Traveler‘s Needs) del regista sudcoreano Hong Sangsoo.
Protagonisti Isabelle Huppert, Kwon Hae-Hyo, Yunhee Cho, Hye-young Lee, Sung-guk Ha.


Il 2024 riunisce ancora una volta Hong Sang-soo a Isabelle Huppert, diva del cinema francese ormai giunta alla terza collaborazione con l'autore dopo In Another Country e Claire's Camera.

Una donna inizia a insegnare francese a Seoul pur non avendo nessuna competenza.

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Iris è una donna francese che per motivi ignoti si trova a Seoul, dove su suggerimento di qualcuno ha iniziato a lavorare come insegnante di francese. Senza alcuna esperienza del mestiere, il suo metodo prevede la ripetizione di piccole composizioni che descrivono le emozioni più profonde dello studente. Nell'arco di una giornata, Iris incontra e fa lezione prima a una pianista, poi a una coppia di produttori cinematografici di successo.
Di Iris non sappiamo nulla e verso di lei i locali provano un misto di divertita curiosità e sottile sfiducia. Sarà perché Iris, con tutto il suo mistero, cerca sempre di far aprire chi ha davanti alle emozioni più profonde; un'attività non facile per le due donne coreane su cui la vediamo sperimentare il suo metodo di insegnamento linguistico.
L'unica cosa, però, che riesce a darle un po' di conforto è sdraiarsi sulle rocce e bere il makkeolli, il vino rosso coreano

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Il regista ne trae due tra le sue mini-storie più riuscite, immerse in una Seoul idillica e dominata dal verde (quello della natura ma anche del cardigan e della penna di Iris che fa sbellicare il marito interpretato da Kwon Hae-hyo), con parole che fanno piangere sia scritte su carta che su pietra, in un sottile gioco di conquista tra questa donna straniera capace di bere quantità smodate di makgeolli e i diffidenti sudcoreani che la accolgono nelle loro case.



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Small Things Like These è un film del 2024 diretto da Tim Mielants.

La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Piccole cose da nulla di Claire Keegan

Con Cillian Murphy, Ciarán Hinds, Emily Watson, Amy De Bhrún, Joanne Crawford.
Irlanda, dicembre 1985. Il venditore di carbone Billy Furlong scopre il trattamento inumano che orfani e ragazze madri subiscono in un convento cattolico.

Small Things Like These si occupa di una delle macchie più oscure della nazione, quella delle Magdalene Laundries (lavanderie Maddalena), istituti “misericordiosi” dove la misericordia non è mai stata di casa. Gestite impropriamente dalla chiesa cattolica, questi manicomi ospitavano per lo più «donne decadute» secondo la mentalità dell'epoca. In realtà si trattava soprattutto di madri non sposate, donne vulnerabili o ragazze che avevano la sfortuna di essere considerate un peso per le loro famiglie.
La ricostruzione è certosina, talvolta sbalorditiva per livello di dettaglio

Ambientato negli anni '80,
Small Things Like These racconta di Billy, un venditore di carbone, in una piccola città irlandese di fronte a una scoperta che lo costringe a fare i conti con i metodi in cui la sua città natale è controllata dalla Chiesa.

Alzarsi col buio e andare al deposito, fare le consegne una dopo l’altra, tutto il santo giorno,
poi tornare a casa col buio e cercare di togliersi il nero di dosso e sedersi a tavola per cenare
e addormentarsi e poi svegliarsi di nuovo col buio per affrontare un’altra versione della stessa
solfa, ancora e ancora
”.

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Dopo essersi imbattuto in una donna imprigionata in un capannone di carbone come parte del suo periodo di detenzione nella “lavanderia” della città, il protagonista, Bill Furlong, deve decidere se la sua bussola morale è abbastanza forte da spingerlo a mettere a repentaglio l'incolumità della propria famiglia per perseguire ciò che è giusto. Billy non naviga nell’oro, a casa ha 4 figlie da tirare su, lo spauracchio della povertà ogni tanto si abbatte sulla comunità e qualcuno è costretto a vendere la propria casa. La sua piccola ditta che vende a domicilio carbone se la cava, a stento.

“If you want to get on with life, sometimes you have to ignore things”
(se vuoi tirare avanti con la tua vita, a volte devi ignorare le cose):

lo dice la moglie di Billy Furlong al marito, criticandone con gentile fermezza l’altruismo impulsivo e tormentoso di lui.
La vita è modesta ma dignitosa, almeno per la maggior parte della popolazione.
Ci sono però bambini che nottetempo rubano il latte lasciato fuori per i gatti randagi, ci sono giovanissime madri scaricate dalle loro famiglie nei conventi delle suore Maddalene, ad affrontare una vita di castighi e umiliazioni. Ai margini di una vita dura ma dignitosa c’è l’ingiustizia, il tormento e la sofferenza

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. Cillian Murphy è proprio quel genere d’attore che può raccontare attraverso i primi piani del proprio volto, senza battute o dialoghi. Incarna alla perfezione il tormento interiore di un uomo a cui, per custodire la piccola felicità familiare, viene chiesto ogni giorno ignorare una miseria che lui ha scampato quasi per caso.

Le durezze vissute da Sarah, la cattiveria quasi da cartolina della suora che gestisce la struttura** sono appena abbozzate, salvo poi scoprire in chiusura di film che è proprio questa la storia vera alla base del film, che appena la accenna e lo fa in maniera confusa.

Finale improntato sulla speranza ma che censura il prezzo, anticipato da tanti personaggi, che Billy dovrà pagare per la scelta di mettersi contro “these nuns who have fingers in every pipe” (queste suore che hanno le mani in pasta ovunque).
È proprio quando qualcuno parla, quando si denunciano le ingiustizie, che il mondo cambia.
Le rivoluzioni nascono quando qualcuno non sta al suo posto”.



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