La prima volta che ho visto una scultura di Matteo neri è stato nella via principale di Genova nel 2012 , era un grande cappio giallo fatto da mattoncini di Lego , un forte impatto visivo( il lego è il più famoso gioco del mondo deriva dal danese Leg Godt ,gioca bene, e fu inventato da un falegname nei primi del 900 dapprima in legno successivamente in materiale plastico)un gioco per bambini che diventa un simbolo di morte. In quei giorni si teneva una personale di neri a Genova dal titolo " Una cosa divertente che non rifarò mai più " , non sono riuscito a vederla ma quei lavori mi avevano colpito. Ho conosciuto Matteo circa un anno fa , e mi sono fatto raccontare la sua storia , è nato nel 1982 , e pur avendo la possibilità di lavorare con il padre ha preferito fare l'artista e vivere della propria arte , riuscendo a mantenere bene la sua numerosa famiglia .
Dai nostri discorsi , presi e ripresi nel tempo , ho avuto modo di conoscere i suoi inizi quando nella provincia milanese recuperava motori di lavatrici e motorini per poi riprodurli in legno ed in terracotta , gli piace sporcarsi le mani e saper lavorare i materiali ed i colori . Altre tipologie di opere e lavorazioni si sono susseguite negli anni , ma la terracotta rimane una costante nel tempo , costruisce delle mine , dapprima inesplose e poi esplose con la tensione interna che vince sulla materia , sempre con una dicotomia tipica del suo lavoro.
Cose serie e gioco , come quando prende dei vasi criogenici , contenitori per la conservazione del liquido seminale, e li trasforma in acquari con i pesci dentro , una sorta di ritorno alla vita di ciò che è vita ma è stato congelato , bloccato (come le nostre menti quando abbiamo un forte trauma o una lunga malattia, ma con le cure ed il tempo ritorniamo a vivere ).