Ah, certo, io butto roba a caso.
Non è che leggi rapidamente senza capire il contenuto?
Ho scritto chiaramente quali devono essere i prezzi per rendere Milano accessibile con l'attuale distribuzione dei redditi a Milano, ho parlato per ore di classe media e non ho mai insinuato che Milano debba essere accessibile a tutti.
Se mi citi il cameriere e gli impiegati, de facto, stai parlando di accessibilità a tutti. Poi metti prezzi meno accessibili a tutti, per cui faccio il pignolo.
Quindi penso di aver parlato molto chiaramente, ma ripeto il concetto centrale così vediamo se si fissa:
Milano non è MAI stata inaccessibile come lo è oggi.
Lo devo ripetere? Lo ripeto:
E' una situazione del tutto nuova e per tanto imprevedibile: Milano non è mai stata inaccessibile quanto lo è oggi.
Vero, ma non è il punto. Come ti ho detto, lo stesso discorso si poteva fare nel 2019, eppure..
Abbiamo già letto insieme diversi articoli che mostrano fatti ("Milano terza città più cara d'Europa per affittare un bilocale") e opinioni ("Milano respinge i giovani che invece 10 anni fa venivano accolti") oltre a uscite politiche ("L’avvio si è preso con l’Expo e ora è proiettata tutta sulle Olimpiadi. E nel correre non si è accorta che sta perdendo dei pezzi per strada: il ceto medio, i giovani, cioè tutte le persone che nel tempo hanno costituito la maggiore ricchezza.").
Abbiamo guardato ai prezzi del 2008, i massimi storici che erano pure in bolla, e dimostrato come anche allora ci fosse un maggior potere d'acquisto grazie alla combinazione di inflazione e salari.
Tutto bellissimo, ma siamo alle solite, sono i macromotivi per cui prima o poi toccherà ritracciare.
Sono motivi che ti dicono quando e quanto? Perché altrimenti ci leggo delle giuste denunce sociali, ma non aiutano molto a definire l'andazzo di mercato.
Se per te questa è "roba a caso", continuiamo pure coi paragoni fra Detroit e Torino eh... poi però vai anche a vedere i numeri effettivi delle due città che a un ingegnere le analisi non quantitative stanno sul groppone
Va bene che sei ingegnere, ma che numeri vuoi per una similitudine su due città universalmente riconosciute come "capitale dell'auto".
Ti ho messo numeri demografici di una città in spopolamento, l'analisi economica me la eviterei.
(peraltro è ovvio che siano diverse, stanno in 2 continenti diversi..., ma entrambe hanno vissuto la crisi della principale industria locale)
Cioè io cerco di fare un discorso che includa tutti, dal cameriere alla famiglia di medici da 7k che cerca 150mq, e mi dici che la prendo sul personale? Che devo fare per evitarmi le tue insinuazioni?
Ti ricordo anche che io tutt'ora vivo a Milano e in centro, eh, non sono scappato a Pioltello.
Vivi dove vuoi, ma traspare dai tuoi riferimenti il concetto di accessibilità. Ossia, per tutti, ma non proprio tutti, e casualmente la linea di discriminazione è quella dominante nel topic, cioè il giovane rampante con ottimo salario.
Altrimenti 3-4 anni fa ti saresti accorto che era già così per il salario medio milanese.
Non è spacconeria, è la mancanza di volontà di ragionare su trend a lungo termine.
Mi parli di trend demografici, imprese che si spostano, evoluzioni della società.
Capiamoci, o si parla dell'immobiliare e si ragiona su 10-15 anni oppure parliamo di lungo termine, ma in questo caso vale letteralmente tutto.
Lo smart working non cambia Milano in un anno, ma è una cosa con cui bisogna confrontarsi. Non è questo il topic adatto, ma la discussione è molto accesa in tutto l'Occidente, Italia inclusa. Si sta cercando di capire come cambia la produttività con un'organizzazione del lavoro diversa, ed è probabile (non certo) che nei prossimi 10 anni crescerà significativamente il numero di persone che potrà vivere più lontano dai centri urbani pur mantenendo il lavoro. E questo ha un impatto anche sull'economia di contorno (i locali da pausa pranzo, aperitivo, ecc.).
Tutto vero, ma come dicevo sopra, i tempi sono importanti perché se per manifestarsi gli effetti dello SW (nulli ad oggi) dobbiamo aspettare 20 anni è poco utile per chi si affaccia al mercato oggi.
Quello che lo SW dà subito è la possibilità al singolo, che è tutt'altra cosa.
Gli affitti brevi sono una parte importante, ha impatto sia sul motivo per cui Milano è oggi ai minimi storici di attrattività, sia sui prezzi delle case perchè se il turismo continuasse ad aumentare e il mercato non venisse regolamentato, si potrebbero avere buoni rendimenti anche con prezzi alti. Chiaramente le variabili in gioco sono tante: stiamo vendendo rendimenti veri o la promessa di rendimenti veri?
Per definizione direi promesse.
Il fatto che Milano possa essere meno attrattiva per i lavoratori sotto una certa fascia di reddito è importante, è inutile che lo deridi. Paragoni Detroit a Torino e poi pensi che certe cose a Milano non possano succedere.
Aridaje. Detroit-Torino condividono il declino dell'automotive, a Milano può succedere uguale ma diamo almeno il tempo di manifestare segnali. Quando inizierò a vedere la crisi del tessuto economico sarò il primo a dirlo.
Fermo restando che il modello non è tanto quello di Detroit quanto più quello di Venezia: una città che ha perso una percentuale enorme di residenti e attività perchè è diventata il paradiso dell'overtourism e, in parte, dei ricchi veri.
Vero, ma pure Firenze per certi versi.
Contesto quindi la certezza che i prezzi scenderanno, perchè faccio un discorso più ampio sulla trasformazione in atto in città. Tu dici che non sarà mai più una città per impiegati e per giovani, parafrasando il "la middle class si spostevà nell'hintevland, Milano come Pavigi".
Confermo.
Io dico che non c'è nessuna certezza di questo e che non ha niente (o quasi) a che vedere con "i prezzi devono tornare ai minimi e non la faranno": abbiamo già dimostrato che la città era più accessibile anche con prezzi ai massimi.
Va bene, torniamo al 2019 e la middle class continua a uscire. Non si scappa, se i salari sono quelli i prezzi per stare in equilibrio dovrebbero essere a livelli 2015.
Ma oggi abbiamo salari al palo, attrattività estera sempre più forte, una generazione di ragazzi molto più disillusa dei millennial, un mondo del turismo e del lavoro comunque in cambiamento. Questi aspetti hanno un impatto sulla Milano che vedremo fra 10 anni, oltre che sui valori immobiliari, e non è così facile da prevedere.
Sicuramente per me l'espulsione del 90% dei redditi non è una strada promettente...
TI do ragione, però credo che i tempi che descrivi siano lenti rispetto ai tempi delle persone, proprio questo ha alimentato logiche anche speculative. Quando uno arrivava a Milano qualche anno fa si trovava affitti importanti e crescenti per cui molti per riuscire a patrimonializzarsi, complici i tassi bassi, cercavano di acquistare, anche nella speranza/prospettiva di aumentare/conservare il valore, ma anche solo prevenire il timore di nuovi rialzi. Così facendo chiaramente contribuivano a trainare il mercato.
Sul lungo termine i prezzi alti non troveranno domanda e dovranno calare per forza, poi può succedere di tutto, magari Roma riprende un ciclo positivo e dirotta domanda potenziale da Milano.
Da un lato credo di capire il punto di vista di
@123abc secondo cui la crescita di Milano è dovuta a speculazione finanziaria e quindi si sta creando una bolla destinata a scoppiare perchè non c'è una reale gentrificazione dovuta al crescere dei salari in città. Mi pare che non si esprima però su quando ci sarà il crollo e quanto duro sarà.
Tu però parli con rassegnazione di situazioni che ti appaiono immutabili però poi paventi un calo del 10%. Ma perchè dovremmo avere un calo se la visione della città è che non serve renderla accessibile alla classe media? Non possiamo tenerci una bella città per investitori, speculatori, turisti e ricchi veri? Con i giovani che comunque continuano a spingere per venire qui, perchè non hanno alternative, e quindi piuttosto si stiperanno, piuttosto faranno fuori tutti i risparmi della famiglia per andare in rosso fra reddito e spese, piuttosto andranno a un'ora da Milano...
Perché comunque i prezzi rappresentano una barriera e la loro crescita va a scremare la domanda al punto che prima o poi non sarà sufficiente a mantenere i livelli raggiunti, intravvedo prospettive recessive con brutti scenari sull'Italia per cui i prezzi attuali mi sembrano alti per poter durare.
Io non penso che Milano diventi una città per soli investitori, speculatori, turisti e ricchi veri, penso che a queste categorie si aggiunga quella classe di lavoratori patrimonializzati che secondo la mia visione ha trainato la domanda recente.
La coppia di impiegati medi con zero patrimonio alle spalle per me rimarrà fuori dal semicentro perché ci saranno coppie con patrimonio alle spalle che competeranno nel mercato, per questa ragione io vedo un calo tutto sommato contenuto: da una parte i prezzi sono molto alti e tolgono domanda, dall'altra ad ogni -X% del mercato ci sono N potenziali acquirenti prima di arrivare al potere d'acquisto dei 2 giovani impiegati in corporate.
Io non ho un'opinione netta sul valore degli immobili: penso che dipenda molto dalle trasformazioni (forse noiose) di cui sto discutendo. Penso che i prezzi debbano scendere per consentire alla classe media, ai giovani e agli studenti di tornare ad avere delle prospettive in città, penso che se Milano non darà loro queste opportunità se le andranno a cercare altrove e in molti le troveranno. Gli altri faranno gli Neet come già adesso. Ma questo potrebbe o meno portare a un aggiustamento dei prezzi: sì perchè cala la domanda, oppure no perchè la domanda non viene dalla classe media.
Ti ripeto quindi: una volta che hai spinto fuori questa gente (processo lento metto le mani avanti, in molti si stanno ancora godendo il tasso fisso su prezzi pre-expo, ma prima o poi vorranno 50mq in più e forse non potranno averli a Milano), chi viene esattamente in città? Non è una provocazione, non escludo che la domanda non arrivi dalla classe media: faccio solo notare che storicamente arrivava proprio da lì però, quindi se ora la situazione è cambiata, cambierà anche la città e radicalmente.
A mio avviso una parte importante della crescita prezzi milanese è da imputare alla concentrazione di patrimoni delle famiglie di molti lavoratori da fuori. Io credo che la famiglia media dell'universitario fuori sede sia più patrimonializzata della media e abbia sostenuto i prezzi, per questo fatico a vedere cali sostanziosi sul breve periodo.