Addio Giacomino da Portonovo,la piò grènda bandìra dal Bùlagna che tarmèr al mònd al fèva
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''Onorevole Giacomino, salute!'', addio a un grande del calcio
Pubblicato da Giuseppe Tassi Ven, 13/02/2009 - 12:32
''Onorevole Giacomino, salute!''. La frase, urlata nel megafono dal supertifoso Gino Villani, è la traccia dello specialissimo rapporto fra Bologna e il suo capitano. Quando Giacomo ''sputato dalla terra natia'', come direbbe il poeta Umberto Saba, usciva dalla scaletta degli spogliatoi, il primo tributo era per lui. Un grido di battaglia e di incoraggiamento ma anche un omaggio sentito al figlio più amato di questa città. Nato a Medicina in provincia di Bologna, studente di liceo classico al San Luigi, occhi cerulei e riga fra i capelli, come usava in quegli anni, Bulgarelli aveva la faccia pulita del bravo ragazzo ma anche il piglio del giovane playboy. Impossibile non amarlo, non sentirlo vicino: uno di noi, uno cresciuto a tagliatelle e scappellotti della mamma.
Sul campo Giacomo era un grande centrocampista, un interno classico capace di spezzare il gioco avversario e inventare calcio con una facilità assoluta. Era l'uomo degli assist, dell'ultimo passaggio, un vero artista della rifinitura. Ma era anche un giocatore generoso, pieno di slancio e di sano agonismo. Non tirava mai indietro la gamba e non lo fece neppure nella notte di Italia-Corea del Nord, ai mondiali del '66, quando il suo infortunio condannò la nazionale di Edmondo Fabbri a un' ingloriosa sconfitta firmata da Pak Doo Ik. Nel calcio italiano era il tempo degli ''abatini'', come li chiamava Gianni Brera, di Rivera e Mazzola. Bulgarelli era terzo fra contanto senno, ma per completezza tecnica e qualità atletiche meritava di essere il primo dei tre.
La fortuna non gli fu amica, perché dopo quello scudetto storico conquistato a soli 24 anni sotto la guida di Fulvio Bernardini, inseguì invano altri momenti di gloria alla guida del suo Bologna. Quella squadra che giocava come in paradiso aveva in Bulgarelli il suo architetto, il suo asse, il punto di equilibrio. A ispirare Nielsen e Haller, i divi stranieri dell'attacco, e le roboanti soluzioni aeree di Pascutti era sempre l'onorevole Giacomino. Al suo Bologna e alla città restò legato con un mastice inscindibile. Rifiutò anche le ghiotte offerte del Milan pur di restare sotto le Due Torri a rinnovare la sua leggenda e il suo vincolo con i colori rossoblù.
Generoso e indomito, Bulgarelli continuò a giocare in un Bologna che scivolava sempre più in basso in classifica fino agli anni maturi. Per aiutare la squadra e coprire il proprio tramonto atletico, accettò di giocare da libero, un libero moderno capace di impostare l'azione e di rilanciare il gioco, un antesignano di Scirea. Fu in quegli anni che pur di giocare, di scendere il campo con il suo Bologna, si sottopose a infiltrazioni al ginocchio, punture di cortisone, ausili medici continui. E non è escluso che quelle cure massicce abbiano lasciato traccia nel suo fegato che molti anni dopo gli ha presentato il conto.
Chiusa la carriera di calciatore a 35 anni, consumate un paio di sfortunate esperienze di lavoro, Giacomino si ributtò nel calcio da dirigente ma si ritrovò a guidare il Bologna di Tommaso Fabbretti, quello della prima storica retrocessione. E con grande rammarico dovette accompagnare i rossoblù verso il periodo più cupo della loro storia. Ma gli anni Novanta gli riservarono una terza vita calcistica: da commentatore televisivo. Era brillante, Giacomo, preciso, sempre pronto alla battuta e all'osservazione calzante. Un onorevole anche al microfono. E fuori dalla cabina di Telemontecarlo o della Rai restava l'uomo delizioso di sempre. Era bello incontrarsi in ogni angolo del mondo, sorridersi, annusarsi e riconoscersi come bolognesi doc, scherzare sulle sorti declinanti dei rossoblù e sulla loro ''certa'' resurrezione. E oggi perfino i ragazzini lo ricordano perchè la sua voce è stata la prima impiegata nel Videogioco ''Fifa '98''.
Uomo forte e coraggioso fino in fondo, Giacomo ha lottato per lunghi anni contro un tumore al fegato, ha subito un trapianto, è rinato mille volte dalle proprie ceneri. L'ho incontrato qualche mese fa al Dall'Ara, il viso scavato, gli occhi infossati, ma il suo sorriso era quello di sempre, a dispetto di tutto. E adesso che il buio l'ha portato via, Bulgarelli passa di diritto fra gli immortali del calcio. ''Onorevole Giacomino, salute!''