MPS - adc 2015: travaso senza vergogna… vol. 3

e questo si è comprato il barchino col mutuo:D


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Sapete quando saranno consegnate le azioni oggetto dell'ADC?
Il giorno della consegna non vi aspettate un bello storno dell'azione? molti potrebbero volere vendere essendo (teoricamente ad oggi) in gain... io per esempio le avrò in carico a circa 1,7 avendo comprato i diritti in asta venerdi sera.

Infatti, ma io li vendo prima che tu possa specularci:D
 
Da ieri mi e' ricomparso nella lista dei titoli prestati sul ptf remunerato anche bmps.
Segno che sono nuovamente shortabili.
 
Sapete quando saranno consegnate le azioni oggetto dell'ADC?
Il giorno della consegna non vi aspettate un bello storno dell'azione? molti potrebbero volere vendere essendo (teoricamente ad oggi) in gain... io per esempio le avrò in carico a circa 1,7 avendo comprato i diritti in asta venerdi sera.

il mordi e fuggi sarà probabile, ma mia personale opinione sarà piuttosto limitato; questo ADC é stato finora e ritengo sarà diverso dal precedente; il best BID con I diritti a 5 é stato 1,67... ad oggi parliamo di 10% di gain che non fà certo schifo, ma ritengo che chi investa pesante punti a gain più significativi e la scommessa BMPS deve ancora dare I suoi frutti... troppe variabili allettanti ancora in gioco... Bad Bank, fusioni/aggregazioni, eventuali nuovi assetti azionari ancora tutti da scoprire a diritti esercitati, etc, etc...

dalla prossima settimana si dovrebbero avere delle indicazioni... vedremo se saranno rose o spine...
 
il mordi e fuggi sarà probabile, ma mia personale opinione sarà piuttosto limitato; questo ADC é stato finora e ritengo sarà diverso dal precedente; il best BID con I diritti a 5 é stato 1,67... ad oggi parliamo di 10% di gain che non fà certo schifo, ma ritengo che chi investa pesante punti a gain più significativi e la scommessa BMPS deve ancora dare I suoi frutti... troppe variabili allettanti ancora in gioco... Bad Bank, fusioni/aggregazioni, eventuali nuovi assetti azionari ancora tutti da scoprire a diritti esercitati, etc, etc...

dalla prossima settimana si dovrebbero avere delle indicazioni... vedremo se saranno rose o spine...
La resistenza offerta da mps alla ondata di vendite di questi giorni , a parer mio non è molto significativa.
Pochissimo flottante. La situazione cambiera a partire dalla prossima settimana.
Ma anche se il titolo dovesse subito discendere, a parer mio, sarebbe poco significativo, perche' la prossima settimana e forse anche quella dopo saremo ancora ammorbati dalla questione greca.

I merito alla bad bank.
Prima o poi qualcosa sicuramente faranno, ma se mandano avanti la storia delle banche di credito cooperativo, secondo me vuol dire che si prendono ancora un po' di tempo per la bb.
Magari aspettano di vedere come viene risolta la questione greca per capire la strada da percorrere per la bb.
 
MF Numero 112 pag. 7 del 10/06/2015



Calenda (Mise): sul Ttip presto intesa parziale Ue-Usa
di Andrea Fiano



«Il recente incontro del G7 ha registrato la volontà di Usa e Europa di chiudere entro i primi mesi del 2016 un accordo parziale sul fronte del Ttip (il trattato transatlantico su commercio e investimenti che Stati Uniti e Vecchio Continente stanno negoziando, ndr) ed è il momento di chiudere sui temi su cui l'accordo è possibile e continuare a negoziare sugli altri».

Lo ha detto ieri a Chicago il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, precisando che l'accordo «possibile in tempi brevi» non è quello complessivo ma quello «sulla convergenza delle regole, gli standard e le tariffe» che l'Italia aveva proposto un anno fa, nel corso del suo semestre di presidenza Ue.

«Ci sono temi, come gli ogm, su cui l'Europa è inamovibile», o altri, «come il Buy America», su chi gli Usa non offrono spazi di manovra.

«Sulle tariffe si può chiudere in fretta, così sulla convergenza delle regole in almeno sette settori, come farmaceutico e auto», ha aggiunto Calenda.

«Sul fronte delle indicazioni geografiche di origine dei prodotti si può invece usare il modello degli accordi raggiunti fra Italia e Canada», nell'ambito dei quali si è trovata una forma di mutuo riconoscimento di aree e marchi.

Il mercato potenziale per le esportazioni italiane negli Usa viene valutato dall'Istituto per il Commercio Estero (Ice) in 9,2 miliardi di dollari e un accordo sul fronte del Ttip offrirebbe un contributo pari allo 0,5% del pil Italiano.

L'intervento di Calenda ha coinciso ieri con l'apertura a Chicago di Fmi Connect, fiera del settore alimentare dedicata al mondo della grande distribuzione in cui per la prima volta un Paese, in questo caso l'Italia, è sponsor con una rappresentanza di 52 imprese di dieci settori merceologici e una serie di iniziative promozionali.

A Chicago per la prima volta l'Ice è riuscito a creare una partnership strategica con Federalimentare e con tre realtà fieristiche concorrenti, come Vinitaly della Fiera di Verona, Tuttofood della Fiera di Milano e Cibus della Fiera di Parma.

Lo stesso Calenda e i vertici dell'Ice, come il direttore generale Roberto Luongo, hanno presentato il piano triennale straordinario per il settore agroalimentare e in particolare la componente dedicata all'export verso gli Usa. Solo quest'anno il rilancio del Made in Italy prevede fondi pubblici per 260 milioni di euro, di cui 72 solo per l'agroalimentare.

Di questi, 51 milioni sono destinati alla promozione in Nordamerica. Sono cifre particolarmente significative, se si considera che i fondi pubblici destinati al made in Italy agroalimentare fra il 2010 e il 2014 sono stati pari in media a 6 milioni di euro l'anno.

Lo scorso anno l'Italia è risultata l'ottavo fornitore degli Usa sul fronte agroalimentare con esportazioni per 4,28 miliardi di dollari (+6,2% rispetto al 2013) e una salda leadership sul fronte di vino, olio d'oliva, formaggi e pasta. Va detto infine che i primi dati di quest'anno registrano un ulteriore miglioramento della posizione italiana. (riproduzione riservata)
 
MF Numero 112 pag. 7 del 10/06/2015


Oggi l'acri discute delle indiscrezioni sul possibile cambio al vertice della Cassa

Le fondazioni in campo su Cdp

Gli enti, che esprimono il presidente, non hanno gradito di non essere stati coinvolti dal governo Probabile mandato a Guzzetti perché affronti quanto prima la questione con il ministro Padoan
di Antonio Satta





Fare finta di niente non era proprio più possibile, così questa mattina le fondazioni bancarie, prima del consiglio nazionale dell'Acri, discuteranno del possibile cambio della guida della Cassa Depositi e Prestiti.

Come anticipato da MF-Milano Finanza sabato 6 giugno, Matteo Renzi avrebbe già scelto la coppia formata da Claudio Costamagna e Fabio Gallia come rispettivamente presidente e amministratore delegato di Cdp al posto dell'attuale tandem di vertice composto da Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini.

Sui motivi che avrebbero spinto il premier ad accelerare il ricambio (l'attuale cda dovrebbe scadere con l'approvazione del bilancio 2015, quindi nella prossima primavera), le voci sono tante, da una diversa valutazione sulla vicenda Metroweb (poco probabile, perché il governo non ha visto affatto di cattivo occhio il pressing di Cdp su Telecom Italia ) a una divergenza sul perimetro di business di Sace, ormai controllata interamente da Cdp (il governo voleva che la società non si limitasse a garantire gli investimenti verso l'estero ma li finanziasse anche, trasformando Sace in una vera e propria banca), fino all'ipotizzato intervento della Cassa nel salvataggio dell'Ilva (che, nonostante la moral suasion dell'esecutivo, non ha mai convinto Cdp).

Quali che siano i motivi, però, le fondazioni gradirebbero saperli a voce dal governo e non leggerli sui giornali.

E finora né il premier né tantomeno il ministro dell'Economia hanno mai affrontato il problema con i vertici Acri, le cui fondazioni rappresentate pur sempre il 18,4% del capitale di Cdp, esprimono il presidente e soprattutto, con la loro presenza, fanno sì che la Cassa non sia considerata un ente pubblico e quindi ricompresa da Eurostat all'interno del perimetro della pubblica amministrazione, aggiungendo il proprio debito a quelli dello Stato.

Ecco perché, secondo le previsioni della vigilia, le fondazioni oggi non discuteranno di nomi ma affideranno al loro presidente, Giuseppe Guzzetti, il mandato di incontrare quanto prima il ministro Pier Carlo Padoan, per esaminare la questione, senza alzare barricate ma senza nemmeno farsi scavalcare. (riproduzione riservata)
 
MF Numero 112 pag. 13 del 10/06/2015


Riduzione del capitale e aumento per la controllata attiva anche nel factoring

Mps mette 500 milioni nel leasing

Tra 2013 e 2014 accumulate perdite per 320 milioni. Il programma di rafforzamento patrimoniale sottoposto a Bce e Bankitalia in una lettera dal Monte. Gettate le basi per il rilancio della società
di Luca Gualtieri




Il Monte dei Paschi rimette in carreggiata la controllata Leasing e Factoring dopo le difficoltà incontrate nell'ultimo biennio.

La banca senese ha infatti ricapitalizzato la società per un importo di 500 milioni di euro dopo la perdita da 319 milioni cumulata negli esercizi 2013 e 2014.

Nello specifico, Mps Leasing e Factoring ha abbattuto il capitale per 319 milioni (da 557 a 238 milioni) ai sensi dell'articolo 2.446 del codice civile per poi lanciare un aumento da 500 milioni attraverso l'emissione di 500 milioni di nuove azioni ordinarie senza sovrapprezzo dal valore nominale di un euro.

Già lo scorso anno peraltro la società aveva lanciato una ricapitalizzazione da 200 milioni interamente sottoscritta dalla capogruppo.

L'unico socio, per l'appunto Rocca Salimbeni, avrebbe già sottoposto l'operazione alla Banca Centrale Europea e alla Banca d'Italia con una lettera inviata il 19 marzo scorso.

L'obiettivo, come spiegano i verbali ufficiali consultati da MF-Milano Finanza, è «dotare la società di un buffer patrimoniale a copertura di potenziali dinamiche avverse nell'esercizio corrente nonché rispettare i progressivi incrementi dei requisiti previsti dal phasing-in di Basilea 3».

Per la società la perdita di esercizio 2014 ha infatti determinato un deficit di capitale regolamentare di 96,9 milioni, considerando anche il requisito di capital conservation buffer (0,625% degli rwa).

Come detto, il 2014 è stato un anno difficile per Mps Leasing e Factoring, che ha incassato una perdita di 269 milioni, con un margine di intermediazione in calo da 83,2 a 75,8 milioni.

Nel comparto del leasing la società diretta da Lodovico Mazzolin e presieduta da Antonio Marino ha registrato una contrazione dei volumi di stipulato del 24,32% anno su anno, mentre il numero di contratti ha segnato un leggero incremento.

Il turnover del factoring invece è calato del 16,90%, con una quota di mercato del 2,75%, in riduzione rispetto al 3,40% del 2013. Lo stock dei crediti dubbi ha segnato un incremento rispetto al 2013 sia per quanto riguarda l'esposizione lorda (+21,66%) che per quella netta (+1,54%). Le ipotesi di budget 2015 prevedono inoltre che la società chiuda l'esercizio con una perdita netta di 51,3 milioni.

La ricapitalizzazione comunque sarà solo una tappa del processo di rilancio della società.

Il management punta a infatti a conseguire uno sviluppo contenuto dei volumi commerciali in termini di stipulato leasing e un aumento significativo di quelli relativi al turnover factoring.

Si sta poi lavorando per ottenere una leggera crescita degli impieghi, con una contrazione di quelli leasing e una crescita di quelli factoring.

È invece attesa una lieve contrazione della redditività sulla nuova produzione, a seguito della riqualificazione del portafoglio e della selezione della nuova clientela.

Mps Leasing e Factoring punta infine a mantenere una elevata attenzione al merito creditizio e di un livello adeguato di copertura dei crediti dubbi.

Intanto, dopo la fine della contrattazione dei diritti, l'aumento di capitale della capogruppo è entrato nella settimana finale.

Ieri le azioni hanno chiuso la seduta con un rialzo del 3,47% a 1,82 euro con volumi elevati: sono infatti passati di mano 25,4 milioni di pezzi, pari allo 9,963% del capitale. Molti investitori starebbero già esercitando i diritti, operazione che potrà essere eseguita per tutta la settimana. (riproduzione riservata)
 
il 1 luglio il Tesoro entra a 2,06 euro per azione.

Al 1 luglio - 14 sedute

Tutto il resto sono solo chiacchiere e aria fritta
 
Chi aveva le azioni pre ADC ed ha aderito che valore avrà ora?
 
Chi aveva le azioni pre ADC ed ha aderito che valore avrà ora?

Dipende tutto dal proprio pmc ante ADC. Personalmente aderendo ho un pmc intorno a quello dello STato, motivo per cui ho preferito "rischiare" di aderire piuttosto che vendere in loss:yes:
 
Chi aveva le azioni pre ADC ed ha aderito che valore avrà ora?

se non ho fatto male i compitini a casa...2.20/2.30...ma ad oggi sono rimasto flat con l'70%, quindi aspetto che si calmino le acque per mediare (fine adc)
 
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