Paesi verso cui emigrare per... fare impresa

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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La Svizzera Sfrutta La Manodopera Straniera , Specie I Frontalieri, Con Condizioni Di Lavoro Estreme.
 
Mercoledì 23 Gennaio 2008, 10:10

Economia: Ft, Investire In Italia? Si Guida Con Freno Tirato

(ANSA) - ROMA, 23 GEN - Perché investire in Italia è come guidare con il freno tirato? A chiederselo è il Financial Times, in un articolo a pagina intera dedicato alle frustrazioni che vivono i grandi gruppi internazionali che tentano di sbarcare nella penisola, in particolare le grandi catene di ristorazione e commerciali che hanno invaso gli altri Paesi europei.
Il quotidiano finanziario descrive centri città popolati di bar a conduzione familiare, pasticcerie con prodotti fatti in casa, ciabattini che vendono scarpe fatte a mano e per cui "non servono aride cifre per vedere quello che chiaramente non c'é", vale a dire i negozi 'american-style':
[...]
visto quanto sta succedendo in USA, con le loro banche, la FED, il loro dollaro... oserei dire che il loro modello di business se lo tengano pure, se ne stiano a casa loro, con i loro KFC e McDonald :cool:
 
visto quanto sta succedendo in USA, con le loro banche, la FED, il loro dollaro... oserei dire che il loro modello di business se lo tengano pure, se ne stiano a casa loro, con i loro KFC e McDonald :cool:

Il parco buoi ragiona come te'....

Gli imprenditori che sanno adattare i modelli alle realta' locali senza incappare negli stessi errori sono quelli che alla fine emergono.. :yes:

A me piacerebbe importare Taco Bell in Italia: un modello di fast-food tex-mex ;)
 
braziiiiillllllll (ma a delinquenza è messo maluccio)
 
Il parco buoi ragiona come te'....

Gli imprenditori che sanno adattare i modelli alle realta' locali senza incappare negli stessi errori sono quelli che alla fine emergono.. :yes:

A me piacerebbe importare Taco Bell in Italia: un modello di fast-food tex-mex ;)


mmmm.....:yes:
 
Perché investire in Italia è come guidare con il freno tirato?



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Dove è più facile aprire un'impresa? In un paese dove si possono fare affari con relativa semplicità. Nella classifica della Banca Mondiale, l'Italia è all'82° posto, dopo il Kazakhstan, la Serbia, la Giordania e la Colombia. Merito della nostra infernale burocrazia. Un giornalista prova a diventare imprenditore. Segue i corsi di primo soccorso, quello antincendio, quello sulla prevenzione degli infortuni. Frequenta commercialisti e avvocati. Informa le "lavoratrici gestanti" dei rischi che corrono - ma solo quelle "di età superiore ad anni 15". E poi c'è l'Asl con tutti i regolamenti sull'igiene e l'obbligo di installare e numerare le trappole per topi (non basta il topicida vogliono fare una statistica?). C'è persino il decalogo che insegna quando bisogna lavarsi le mani. Compra centinaia di marche da bollo, compila (e paga) un'infinità di bollettini postali. Sei mesi dopo e con centomila euro di meno, apre finalmente l'attività: un piccolo negozio di pizza d'asporto. Ma a quel punto si trova a dover fare i conti con i cosiddetti "lavoratori" e con i sindacati. Dopo due anni infernali, chiuderà bottega. L'eccessiva rigidità nei rapporti di lavoro porta a un eccesso di flessibilità? Le leggi troppo restrittive spingono inevitabilmente verso l'economia sommersa e il lavoro nero? Sono i temi di discussione in questi mesi caldi, mentre si parla di riforma della Legge Biagi. Quello di Gigi Furini non è un trattato di economia del lavoro. È il resoconto di due anni impossibili...
 
Il parco buoi ragiona come te'....

Gli imprenditori che sanno adattare i modelli alle realta' locali senza incappare negli stessi errori sono quelli che alla fine emergono.. :yes:

A me piacerebbe importare Taco Bell in Italia: un modello di fast-food tex-mex ;)
c'era la faccina "cool" (:cool:) :D
pochi giorni fa avevi detto che in italia la produttività è considerata come sfruttamento dei lavoratori... verissimo: assenteismo, mutua, imboscati, ecc lo vivo ogni giorno :rolleyes:

L'italia è il paese do' mare, do' sole, la mentalità è questa. Ma per dare a Cesare il suo, in quanto a corruzione gli USA non hanno nulla da imparare da noi, la lezione non la accetto
 
Fondamentalmente diciamo che un italiano dopo aver fatto impresa qui, ovunque potrebbe riuscirci. Viceversa quasi nessuno riesce a fare impresa in italia (per questo non vengono).
 
La realtà è che per un imprenditore italiano cercare di fare impresa all'estero, almeno nei paesi occidentali, è piuttosto difficile.
I nostri giornali sono molto solerti nel presentare esempi di italiani che hanno aperto imprese all'estero (soprattutto pizzettari e ristoratori...), mai che si dica però che si tratta di un esigua minoranza, e che spesso, ristoranti a parte ( :rolleyes: ), si tratta spesso di aziende di grandi dimensioni, quindi poco rappresentative del panorama industriale italiano.

In Italia ci saranno anche parecchi inghippi burocratici nell'apertura di un azienda e nello svolgimento di tutte le pratiche contabili e fiscali (il che è male, molto male), ma il costo del lavoro, soprattutto per i dipendenti ad alta qualificazione (laureati) è di gran lunga tra i più bassi del mondo occidentale, anche includendo il famoso cuneo fiscale.

Su, siamo seri, ma ce lo vedete veramente il tipico buzzurro italiano, messosi in proprio dopo anni di lavoro come imbianchino/piastrellista/ecc... che sbarca col suo SUV a Monaco di Baviera e propone ai neoingegneri tedeschi 1200 euro al mese con contratto co.co.de. ? :D
Minimo gli ridono in faccia, visti gli stipendi TRIPLI che hanno lì.

Lasciamo perdere poi i piccoli commercianti, in Germania se avessero convertito 1 marco con un euro li avrebbero linciati vivi, in più si ritrovano molti più enormi ipermercati e megacentri commerciali di noi.

Poi magari l'aspirante imprenditore/commerciante emigrato scopre persino che in Germania, come anche in UK, Olanda, USA, ecc..., tra le altre cose, se non paghi le tasse rischi seriamente di finire dentro, e non ci sono immani porcherie tipo condoni, "scudi fiscali", indulti ecc...
Invece in Italia ormai essere evasori fiscali è diventato una sorta di status symbol, insieme all'avere un SUV, ovviamente parcheggiato in doppia fila (se no che gusto c'è ? ) :rolleyes:



Da ricordare infine che nel resto dell'europa occidentale e in nord america i soldi si fanno in settori ad altissimo valore aggiunto, quindi software, servizi nelle telecomunicazioni, nanoelettronica, bioteconologie, ingegneria genetica, ecc..., tutte cose non certo alla portata (MENTALE) del tipico imprenditore italiota rampante con la terza media o con l'ITIS...

Non hanno bisogno di piastrellisti, imbianchini, produttori di infissi per porte e finestre, aziende nel tessile di qualità medio-bassa, ecc... Questi prodotti li richiedono ad imprese e lavoratori del secondo e del terzo mondo ormai...

In sintesi: se si vuole emigrare per fare impresa, è meglio non aver MAI fatto l'imprenditore in Italia. Nel primo mondo - di cui l'Italia ormai non fa più parte - l'andazzo è " un po' " diverso da qui, e abituarsi potrebbe non essere troppo facile :D
 
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Mi spiace Rocky ma sei completamente fuori strada.

L'imprenditore italiano che va all'estero non assume ingegneri tedeschi (almeno non all'inizio) e non fa tecnologia. Per carità, ad ognuno il suo campo. Quella è roba da tedeschi, scandinavi, al più anglosassoni (ma nenanche tanto).

L'italiano lavora sulle nicchie e lo fa molto bene. Può occuparsi di design, anche di lusso, dei ristoranti di cui parli, locali/bar, oppure importazioni di prodotti di nicchia (spesso sempre alimentari). Fare impresa all'estero non significa solo aprire multinazionali.

E sbagli a dire che non servono piastrellisti, imbianchini, ecc... Quando stavo a Dublino sarebbero serviti come il pane. Un bravo artigiano che parla bene inglese resta disoccupato al massimo dai 10 ai 20 minuti e non passa molto prima che possa aprirsi la propria attività e guadagnare anche più di quelli che vanno lì a fare ricerca o finanza. E le tassi erano molto più basse.
 
L'imprenditore italiano che va all'estero non assume ingegneri tedeschi (almeno non all'inizio) e non fa tecnologia. Per carità, ad ognuno il suo campo. Quella è roba da tedeschi, scandinavi, al più anglosassoni (ma nenanche tanto).

Sì, sono proprio d'accordo, l'high tech è roba per gente con quoziente intellettivo medio-alto ed elevato grado di istruzione, quindi non certo gli imprenditorucoli italiani. Qui vanno alla grande lasagne, mutande firmate, falegnameria e mozzarelle :rolleyes:

L'italiano lavora sulle nicchie e lo fa molto bene. Può occuparsi di design, anche di lusso, dei ristoranti di cui parli, locali/bar, oppure importazioni di prodotti di nicchia (spesso sempre alimentari). Fare impresa all'estero non significa solo aprire multinazionali.

Tutta la moda italiana, tutta, con tutte le sue aziende, i suoi marchi e le sue firme, fattura meno della sola IBM...ed è una percentuale risibile dello stesso PIL Italiano.
Non si va avanti con questo tipo di aziende, e nemmeno col turismo.

Comunque non è detto che emigrare per fare high tech significhi necessariamente fare una multinazionale, all'estero ci sono molte PMI che si occupano di software o biotecnologie, è solo in Italia che sono pochissime e gestite "all'italiana" (il figlio del titolare diventa AD anche se ha studiato scienze della comunicazione :rolleyes: )

E sbagli a dire che non servono piastrellisti, imbianchini, ecc... Quando stavo a Dublino sarebbero serviti come il pane. Un bravo artigiano che parla bene inglese resta disoccupato al massimo dai 10 ai 20 minuti e non passa molto prima che possa aprirsi la propria attività e guadagnare anche più di quelli che vanno lì a fare ricerca o finanza. E le tassi erano molto più basse.

Non è che non servono, è che li prendono tra gli immigrati del terzo mondo, così li pagano meno.
In effetti a breve se l'Italia va avanti così ne faremo parte a pieno titolo (già adesso siamo nel secondo).
In Germania o UK un idraulico è considerato sostanzialmente un proletario messo un po' meglio degli operai generici, qui ormai guadagnano più di parecchi dirigenti d'azienda...:rolleyes:
 
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l'high tech è roba per gente con quoziente intellettivo medio-alto ed elevato grado di istruzione, quindi non certo gli imprenditorucoli italiani.

Gli italiani non sono tutti scemi. Per fare high-tech serve anche un humus favorevole che in Italia non c'è. I ritorni dell'high-tech richiedono spesso tempi medio-lunghi. In Italia c'è un fisco che ti carica di costi indeducibili e già il primo anno ti chiede le tasse dell'anno e l'acconto per l'anno dopo (in pratica il primo anno paghi tasse doppie). Se non produci subito flusso di cassa qui chiudi presto. Quindi non diamo tutta la colpa agli imprenditori.

Tutta la moda italiana, tutta, con tutte le sue aziende, i suoi marchi e le sue firme, fattura meno della sola IBM...ed è una percentuale risibile dello stesso PIL Italiano.

:eek::eek:

Non so. Io studiai profondamente l'industria del mobile e ricordo che da sola essa fatturava più dell'industria tedesca dell'auto (non sto dando numeri a caso, forse in cantina ho ancora le dispense che realizzai). Non credo che quei numeri che hai dato siano del tutto corretti.

Non è che non servono, è che li prendono tra gli immigrati del terzo mondo, così li pagano meno.

In realtà io parlavo di persone che hanno un certo mestiere. Anche in Italia prendiamo molti immigrati a fare certi lavori ma complessivamente devo dire che la qualità di un immigrato qualsiasi e quella di un artigiano ben preparato è totalmente diversa. E comunque ripeto, nella mia esperienza irlandese ricordo che i mestieri elencati guadagnavano molto bene. Ma pure lì erano rumeni o polacchi. Giustamente, come dici tu, perché un italiano che già qui guadagna più di un dirigente dovrebbe sbattersi e andare lassù?
 
Gli italiani non sono tutti scemi. Per fare high-tech serve anche un humus favorevole che in Italia non c'è. I ritorni dell'high-tech richiedono spesso tempi medio-lunghi. In Italia c'è un fisco che ti carica di costi indeducibili e già il primo anno ti chiede le tasse dell'anno e l'acconto per l'anno dopo (in pratica il primo anno paghi tasse doppie). Se non produci subito flusso di cassa qui chiudi presto. Quindi non diamo tutta la colpa agli imprenditori.

Questo succede per moltissimi settori, anche l'industria alimentare richiede rilevanti investimenti iniziali, eppure quella in Italia funziona.
Inoltre se le tasse sono alte è colpa in primo luogo di un 15% di PIL evaso o sommerso.
E l'evasione non la fanno certo i lavoratori dipendenti, ma semmai quei 7 esercizi commerciali su 10 che non sono in regola con gli scontrini :rolleyes:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200801articoli/29219girata.asp


Non so. Io studiai profondamente l'industria del mobile e ricordo che da sola essa fatturava più dell'industria tedesca dell'auto (non sto dando numeri a caso, forse in cantina ho ancora le dispense che realizzai). Non credo che quei numeri che hai dato siano del tutto corretti.

Dunque, ho fatto una ricerchina su internet, stando a questo link, ad esempio, il fatturato del settore moda italiano è di circa 54 miliardi di euro
http://news.excite.it/economia/494649

Ho trovato anche stime intorno ai 70 miliardi, dipende da cosa includono

IBM invece ha un fatturato di 98,7 miliardi di dollari.

http://finance.yahoo.com/q/ks?s=IBM

Se vuoi alla IBM aggiungiamo anche la Apple e non se ne parla più :D

Questo a dimostrazione di quanto microscopica e tutto sommato irrilevante sia l'industria della moda, anche in rapporto allo stesso PIL italiano (sarà si e no il 5% ) .

Non conosco invece il settore dei mobili, e non mi permetto di mettere in dubbio i tuoi dati, solo una domanda: non è che magari anche la Svezia con l'Ikea fattura più del settore automobilistico tedesco?
Non è detto che sia un eccellenza "italiana", nè tantomeno che si tratti di un settore ad alto valore aggiunto, un conto sono i volumi un conto i margini.

Adesso la sparo grossa :D :secondo me il margine operativo lordo (EBITDA) di Microsoft è più alto della somma di tutti gli EBITDA di tutte le aziende del mobile italiane.
C'ho azzeccato con IBM, chissà se mi va bene anche questa volta :D
Boh, se non basta la sola Microsoft, facciamo Micorsoft più Google, sono pur sempre due aziende contro un settore intero :D

In realtà io parlavo di persone che hanno un certo mestiere. Anche in Italia prendiamo molti immigrati a fare certi lavori ma complessivamente devo dire che la qualità di un immigrato qualsiasi e quella di un artigiano ben preparato è totalmente diversa. E comunque ripeto, nella mia esperienza irlandese ricordo che i mestieri elencati guadagnavano molto bene. Ma pure lì erano rumeni o polacchi. Giustamente, come dici tu, perché un italiano che già qui guadagna più di un dirigente dovrebbe sbattersi e andare lassù?

Non ho dubbi sul fatto che un imbianchino o un idraulico italiano non abbia alcuna convenienza ad emigrare. All'estero le tasse gli tocca pagarle, senza condoni, "scudi fiscali" o peggio domande tipiche tipo :"Signora, ha bisogno della fattura?" :rolleyes:

In compenso invece emigrano ormai in massa laureati in fisica, chimica, matematica, ingegneria ed economia: forse si sono stufati di svegliarsi alla mattina per 1500 euro al mese.
 
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NON PIACCIONO LE TASSE DI BROWN: IMPRESE IN FUGA IN IRLANDA

Enrico Franceschini per “la Repubblica” -

Una delle maggiori aziende farmaceutiche del Regno Unito, la Shire, ha annunciato il trasferimento della propria base fiscale da Londra a Dublino, una mossa che secondo gli esperti del settore è stata originata dal recente piano del governo laburista di Gordon Brown di tassare i profitti esteri di aziende e individui. La stampa londinese scrive che la decisione potrebbe mettere in moto un esodo di società dalla City verso altre capitali della finanza in Europa o comunque verso paesi e città con una più attraente legislazione fiscale, come è ad esempio l´Irlanda.

La Shire manterrà il suo quartier generale in Gran Bretagna, ma la sua holding verrà trasferita nelle isole Jersey, che hanno speciali norme in materia di imposte equivalenti a un off-shore. Spostando a Dublino la base fiscale, l´azienda farmaceutica britannica pagherà meno tasse sui propri introiti. In Irlanda l´aliquota per le società è soltanto il 12,5 per cento contro il 28 per cento nel Regno Unito. Presa prima che le ansie di recessione e crisi del sistema bancario si manifestassero fortemente anche a Londra, la decisione di Brown e del suo ministro del Tesoro Darling di cambiare la legislazione fiscale per stranieri non domiciliati in Gran Bretagna e per le aziende sta ritorcendosi contro il governo e viene criticata da più parti.

21 Aprile 2008

Fonte: Dagospia
 
Stampa e Informazione

COMUNICATO STAMPA n. 32/08
22 maggio 2008

Conclusioni dell’avvocato generale nella causa C-210/06
Cartesio Oktató és Szolgáltató Bt.

L’AVVOCATO GENERALE POIARES MADURO RITIENE CHE UNA SOCIETÀ REGISTRATA IN UNO STATO MEMBRO POSSA TRASFERIRE LA SUA SEDE OPERATIVA IN UN ALTRO STATO MEMBRO

Inoltre, esaminando questioni connesse al procedimento di rinvio pregiudiziale, l’avvocato generale sostiene che i giudici nazionali dell’impugnazione non possono imporre agli organi giurisdizionali di grado inferiore di ritirare una domanda di pronuncia pregiudiziale

La sede operativa di una società costituita a norma della legge ungherese deve trovarsi in Ungheria.

La Cartesio è una società in accomandita semplice registrata in Ungheria. Nel novembre 2005 essa chiedeva al Tribunale commerciale di iscrivere sul registro delle imprese il trasferimento della sua sede operativa dall’Ungheria all’Italia. La Cartesio intendeva tuttavia rimanere registrata in Ungheria e quindi soggetta al diritto societario ungherese.

Il Tribunale commerciale respingeva tale domanda sulla base del fatto che la legge ungherese non consente alle società ungheresi di trasferire la loro sede operativa in un altro Stato membro. Esso affermava che per cambiare la sua sede operativa la Cartesio avrebbe dovuto prima essere sciolta in Ungheria e poi essere ricostituita a norma della legge italiana.

La Cartesio interponeva appello contro la decisione del Tribunale commerciale dinanzi allo Szegedi Ítélotábla (Corte d’appello di Seghedino) che ha chiesto alla Corte di giustizia se la normativa ungherese che impedisce ad una società ungherese di trasferire la sua sede operativa in un altro Stato membro sia compatibile con il diritto comunitario.

Nelle sue conclusioni presentate in data odierna, l’avvocato generale Poiares Maduro afferma che le disposizioni del Trattato sulla libertà di stabilimento si applicano chiaramente al caso in esame. Al riguardo egli sottolinea che le norme ungheresi in questione trattano le situazioni transfrontaliere in maniera meno favorevole rispetto alle situazioni puramente nazionali dato che esse consentono ad una società di trasferire la sua sede operativa solo all’interno dell’Ungheria.

Egli rileva inoltre che la Cartesio intende svolgere un’attività economica in un altro Stato membro.

L’avvocato generale rileva poi che, malgrado il fatto che le società esistono solo in forza delle leggi nazionali e che siano state adottate norme sulla loro costituzione profondamente diverse negli Stati membri, questi ultimi non godono di una assoluta libertà di determinare le norme relative alle società costituite a norma della loro legge nazionale, a prescindere dalle conseguenze per la libertà di stabilimento.

Specialmente per le società di piccole e medie dimensioni, un trasferimento intracomunitario di sede operativa può essere una forma semplice ed efficace di avvio di autentiche attività economiche in un altro Stato membro senza dover far fronte ai costi e agli oneri amministrativi inerenti al fatto di dover prima sciogliere la società nel loro paese di origine e poi di doverla ricostituire completamente nel nuovo Stato membro.

Inoltre, il processo di scioglimento di una società in uno Stato membro e di sua successiva ricostituzione a norma della legge di un altro Stato membro può richiedere molto tempo, durante il quale alla società in questione può essere del tutto impedito operare. L’avvocato generale ritiene pertanto che il fatto di impedire ad una società di trasferire la sua sede operativa da uno Stato membro ad un altro equivalga ad una restrizione al diritto di stabilimento.

Una restrizione del genere potrebbe tuttavia essere giustificata in base a motivi di interesse pubblico, come la prevenzione di abusi o comportamenti fraudolenti, o la tutela degli interessi, ad esempio, dei creditori, degli azionisti di minoranza, dei dipendenti o delle autorità fiscali. Nel caso in esame, tuttavia, la legge ungherese impedisce completamente il trasferimento della sede operativa di una società ungherese in un altro Stato membro senza motivi giustificativi. Pertanto, l’avvocato generale propone che la Corte statuisca nel senso che le norme ungheresi in questione non sono compatibili con il principio della libertà di stabilimento.

Esaminando questioni connesse al procedimento di rinvio pregiudiziale, l’avvocato generale ritiene che le norme processuali nazionali e i giudici nazionali dell’impugnazione non possano obbligare gli organi giurisdizionali di grado inferiore a ritirare una domanda di pronuncia pregiudiziale e a riprendere il giudizio nazionale che sia stato sospeso. Il diritto comunitario attribuisce infatti a ogni organo giurisdizionale in ogni Stato membro il potere di proporre alla Corte questioni pregiudiziali e tale potere non può essere limitato dalla legge nazionale.


NOTA BENE: Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte. Il ruolo degli avvocati generali è quello di proporre alla Corte, in piena autonomia, una soluzione giuridica per le cause sottoposte al loro esame. I giudici della Corte di giustizia iniziano ora a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva.


Link: Testo integrale delle conclusioni


Fonte: Unione Europea
 
Marchionne, in Italia non si creano le condizioni per lo sviluppo dell'industria

«L'Italia non sta creando le condizioni per il proprio sviluppo industriale». È netta l'affermazione di Sergio Marchionne, a.d. di Fiat, domenica sera al Festival dell'Economia a Trento, nel corso di un dibattito sul tema "L'impresa e le sfide del futuro". «Quattro settimane fa - ha raccontato l'ad Fiat, sollecitato dal direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio de Bortoli - abbiamo concluso un accordo con il presidente serbo. Le discussioni sono iniziate ad aprile e cominceremo a lavorare nello stabilimento in Serbia nel terzo trimestre di quest'anno». Invece, ha proseguito «non siamo riusciti a fare un accordo simile per portare lo stabilimento siciliano di Termini Imerese da 90mila a 200mila vetture. Quando il sistema istituzionale comincia a creare ostacoli per ragioni di potere, una multinazionale come la Fiat si sposta, perché il mercato non può aspettare che qualcuno prenda il tempo per condividere degli obiettivi. Nel nostro Paese, ha sottolineato ancora Marchionne «non si creano le condizioni per lo sviluppo dell'industria: e se non ci riesce la più grande azienda italiana, figuriamoci se può farcela una società straniera». Un giudizio molto severo per il Paese.
(P.F.)

Link: Ecco in un video la sintesi del dibattito con Marchionne.

Fonte: Il Sole 24 Ore
 
Giovedì 26 Giugno 2008, 15:27

Eurozona: Eurostat, Imprese Italiane Tra Piu' Tassate UE

(AGI) - Bruxelles 26 giu. - Le imprese italiane restano le piu' tassate d'Europa. Lo ha rivelato Eurostat, l'ufficio statistico della comunita' europea, in un rapporto sull'andamento della pressione fiscale in tutti i Paesi membri dell'Ue. Nel 2008, in Italia la tassazione ha raggiunto il 31,4 per cento, superando di gran lunga la media della zona euro, che si e' invece attestata intorno al 26,5 per cento. Poco virtuose anche Malta, 35 per cento, la Francia e il Belgio che rispettivamente hanno raggiunto quota 34,4 e 34 per cento. Si comportano meglio la Danimarca, l'Austria e l'Irlanda che hanno raggiunto un livello di pressione del 25 per cento, quindi inferiore alla media europea, e ancora meglio ha fatto l'Irlanda con il suo 12,4 per cento. Eurostat ha anche sottolineato che 'negli ultimi anni, i tassi piu' alti hanno mostrato una chiara tendenza al ribasso nell'insieme dell'Unione, in particolare per le imprese. Nel 2008 la Germania (-8,9), l'Italia (-5,9), la Repubblica ceca (-3) e la Lituania (-3) hanno abbassato i loro tassi in modo significativo'. La proporzione di pil dovuta alle entrate fiscali in Italia e' aumentata nettamente tra il 2005 e il 2005, passando dal 40,6% nel 2005 al 42,3% del 2006

Fonte: Yahoo Notizie


Link Eurostat, formato PDF: Taxation trends in the EU
 
Roma, 5 agosto 2008

PREZZI ENERGIA

Segnalazione di Confartigianato all’Autorità:
“Per le piccole imprese i prezzi più alti dell’Ue: 52% in più.
Nell’ultimo anno rincari del 14,9%”


Il Presidente Guerrini “Interventi per garantire effettiva concorrenza nel mercato elettrico” - Il Presidente Ortis: “Attenti a problematiche PMI, già da settembre possibili iniziative regolatorie”


Mercato libero dell’energia ancora per poche imprese e ancora poco conveniente. E intanto i prezzi continuano a salire. Da luglio 2007 ad oggi il costo dell’energia elettrica per le piccole imprese è aumentato del 14,9%. Risultato: in un anno i piccoli imprenditori che operano sul mercato tutelato hanno dovuto spendere 505,1 milioni di euro in più. E si conferma un primato negativo: le piccole imprese italiane pagano i prezzi dell’energia elettrica più alti dell’Ue: fino al 52% in più rispetto ai competitors europei.

Lo denuncia un rapporto curato dall’Ufficio studi di Confartigianato, che il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ha presentato in anteprima al Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e del Gas Alessandro Ortis, il quale, confermando attenzione ai problemi evidenziati da Confartigianato, ha assicurato “l’impegno, già da settembre, per possibili specifiche iniziative regolatorie, oltre a proseguire il lavoro per promuovere una sempre più effettiva concorrenza nel mercato dell’energia”. Circa tali interventi rapidi e per la parte di competenza, l’Autorità intende prevedere un provvedimento che renda più graduale il necessario passaggio verso i prezzi multiorarii, anche per le piccole e medie imprese beneficiarie della maggior tutela.

Secondo il rapporto di Confartigianato i rincari subiti dalle piccole imprese nell’ultimo anno sono superiori di 5 punti rispetto a quelli che hanno colpito le famiglie e doppi rispetto alla media degli aumenti registrati nei Paesi dell’area euro.

Colpa del caro-petrolio, ma non solo. Secondo il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini “gli effetti dello shock petrolifero sulla bolletta elettrica delle aziende potrebbero essere più contenuti se in Italia avessimo un mercato dell’energia realmente libero e animato da vera concorrenza ed un sistema di distribuzione e di trasmissione efficiente e trasparente”.

Gli imprenditori – come emerge dal Rapporto di Confartigianato che contiene un sondaggio ad un campione di 4.200 imprese con meno di 20 addetti – sono diffidenti circa la convenienza economica e la qualità delle offerte di energia sul mercato libero. Risultato: nonostante siano passati 4 anni dall’apertura del mercato dell’energia, soltanto il 18,1% delle piccole imprese (pari a 475.472 aziende) oggi si approvvigiona di elettricità sul mercato libero. Il restante 81,9% di piccole imprese (3.180.465 aziende) opera nel cosiddetto mercato di maggior tutela nel quale i prezzi vengono aggiornati ogni trimestre dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas.

“Ma le cose – sottolinea il Presidente Guerrini - potrebbero peggiorare. Dal primo gennaio 2009, infatti, per le piccole imprese che operano sul mercato di maggior tutela (vale a dire 3.180.465 piccole aziende) entrerà in vigore la profilazione per fasce orarie che pur rendendo i prezzi dell’energia elettrica più aderenti ai reali costi di produzione, potrebbe determinare aggravi di spesa per chi consuma nelle ore diurne dei giorni feriali, cioè proprio quelle in cui si concentra il 91,3% dei consumi di energia del campione di piccole imprese esaminato. Confartigianato ha stimato che questo nuovo sistema potrebbe comportare un ulteriore aumento di 384 milioni di euro, equivalente a 120,7 euro in più per ciascuna impresa. Sono necessari interventi rapidi – ha concluso il Presidente di Confartigianato Guerrini - perché il sistema delle piccole imprese non può continuare a sostenere questi rincari”.

Fonte: Confartigianato
 
Tasse: il prelievo effettivo sulle imprese supera il 50%

11 NOVEMBRE 2008

Il Fisco italiano è tra i più pervasivi al mondo per le imprese. La pressione tributaria sulle società è tra le più alte e, più in generale, il numero di adempimenti e il tempo necessario a gestirli collocano l'Italia agli ultimi posti del panorama internazionale globale.

Nella classifica del "total tax rates", ovvero l'incidenza effettiva del carico fiscale e previdenziale sui profitti maturati ogni anno dalle imprese, l'Italia è ultima fra i paesi della Ue e 166esima su 181 paesi nel mondo, con una pressione impositiva che arriva al 73 per cento degli utili. Ma non è finita. L'Italia, infatti, è 128esima nella speciale classifica della semplicità degli adempimenti fiscali e contributivi e 133esima in quella delle ore necessarie a ottemperarvi.

E' questo il quadro tracciato nell'indagine «Paying Taxes 2009» realizzata da PricewaterhouseCoopers e da World Bank-Ifc sulla base del report del Gruppo World Bank dal titolo «Doing Business 2009» che ha analizzato i sistemi tributari di 181 paesi, per misurarne la semplicità e monitorare gli sforzi riformisti compiuti dai singoli Stati.

Dal focus relativo all'Italia, emerge come il peso dell'Ires sia in linea rispetto a quella dei principali paesi europei. Altrettanto può dirsi rispetto al numero di versamenti mediamente effettuati nel corso dell'anno. Quello che fa peggiorare il modello fiscale tricolore è l'Irap che rappresenta un'imposta anomala a livello internazionale e che pesa sul Total Tax Rate italiano fino all'8 per cento. Così se l'aliquota nominale delle imposte sui redditi delle società (Ires più Irap) è inferiore al 40%, a causa dell'indeducibilità del costo del lavoro e di oneri di varia natura (tra cui gli interessi passivi), quella effettiva supera il 50 per cento.

Il paese con il "total tax rates" più bassi sono: Vanuatu (8,4%), Maldive (9%), Qatar (11%), Kuwait (14,4%), Bahrain (15%), Zambia (16%) e Lesotho (18%).

Nella Ue i paesi leader per la semplicità dei pagamenti sono Irlanda, Danimarca, Lussemburgo e Regno Unito. In negativo, oltre all'Italia, solo Polonia e Romania hanno sistemi più complessi. Mentre tra i paesi del G8 primeggiano Gran Bretagna, Canada e Usa, e solo la Russia fa peggio dell'Italia.

Il numero medio delle imposte dovute dalla società-tipo varia poi da un'area geografica all'altra: da una media di poco più di 8 dei paesi dell'area Asean, fino ai 12 dei paesi in più forte crescita (Brasile, Russia, India e Cina). Anche nelle singole aree geografiche si rilevano forti differenze.

Nella Ue il numero delle imposte varia dai 5 della Svezia ai 16 dell'Austria.
I paesi che nel 2007/2008 hanno ridotto l'imposta sui redditi delle società sono stati: Albania, Antigua e Barbuda, Bosnia-Erzegovina, Burkina Faso, Canada, Cina, Costa d'Avorio, Repubblica Ceca, Danimarca, Repubblica Dominicana, Georgia, Germania, Italia, ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Madagascar, Malaysia, Marocco, Nuova Zelanda, Samoa, St.Vincent e Grenadine e Tailandia.

Il paese che ha realizzato più riforme fiscali nel 2007/2008 è stato la Repubblica Dominicana, la quale ha ridotto dal 30 al 25% l'aliquota dell'imposta sui redditi delle società, eliminato numerose imposte (compresa quella di bollo), ridotto l'imposta sui trasferimenti immobiliari e varato un iter online per presentare le dichiarazioni e pagare le imposte.


Paying Taxes

Economy-Payments(number)-Payments rank-Time(hours)-time rank-Total tax rate(% profit)-TTR rank-Ease of paying taxes(percentile)-Ease of Taxes RANK

Maldives 1 1 0 1 9,1% 2 0 ,001667 1
Qatar 1 1 36 3 11,3% 3 0 ,007333 2
Hong Kong, C 4 4 80 15 24,2% 18 0 ,062333 3
United Arab E 14 38 12 2 14,4% 4 0 ,075333 4
Singapore 5 6 84 18 27,9% 25 0 ,084667 5
Ireland 9 16 76 12 28,8% 28 0 ,098000 6
Saudi Arabia 14 38 79 14 14,5% 6 0 ,101333 7
Oman 14 38 62 8 21,6% 15 0 ,106667 8
Kuwait 14 38 118 29 14,4% 5 0 ,127333 9
Kiribati 7 7 120 31 31,8% 38 0 ,134667 10
Mauritius 7 7 161 56 22,2% 16 0 ,140333 11
New Zealand 8 10 70 10 35,6% 60 0 ,142333 12
Denmark 9 16 135 41 29,9% 31 0 ,157000 13
Luxembourg 22 70 59 6 21,0% 14 0 ,160667 14
Bahrain 25 82 36 3 15,0% 7 0 ,164667 15
United Kingdo 8 10 105 24 35,3% 59 0 ,166333 16
Botswana 19 57 140 43 17,1% 10 0 ,198000 17
Norway 4 4 87 19 41,6% 88 0 ,199667 18
Switzerland 24 80 63 9 28,9% 30 0 ,214333 19
Vanuatu 31 94 120 31 8,4% 1 0 ,227333 20
Malaysia 12 33 145 49 34,5% 53 0 ,243667 21
Jordan 26 84 101 22 31,1% 33 0 ,251333 22
South Africa 9 16 200 73 34,2% 51 0 ,253333 23
Cambodia 27 86 137 42 22,6% 17 0 ,262333 24
West Bank an 27 86 154 51 16,8% 9 0 ,264333 25
Suriname 17 52 199 72 27,9% 24 0 ,268000 26
Macedonia, fo 40 127 75 11 18,4% 12 0 ,272000 27
Canada 9 16 119 30 45,4% 105 0 ,273667 28
St. Lucia 32 99 61 7 34,0% 48 0 ,279333 29
Netherlands 9 16 180 62 39,1% 77 0 ,281000 30
Tonga 23 76 164 57 27,5% 23 0 ,283000 31
Iceland 31 94 140 43 26,8% 22 0 ,288333 32
Croatia 17 52 196 68 32,5% 40 0 ,290333 33
Estonia 10 26 81 17 48,6% 122 0 ,299333 34
Brunei 15 44 144 48 37,4% 73 0 ,299667 35
Latvia 7 7 279 117 33,0% 42 0 ,301333 36
Ethiopia 20 62 198 71 31,1% 34 0 ,303000 37
Zambia 37 120 132 39 16,1% 8 0 ,303333 38
Bahamas, The 17 52 58 5 47,0% 113 0 ,309000 39
Seychelles 16 49 76 12 46,6% 111 0 ,312667 40
Chile 10 26 316 126 25,9% 21 0 ,314333 41
Sweden 2 3 122 34 54,5% 140 0 ,322000 42
Iraq 13 36 312 125 24,7% 19 0 ,327333 43
Korea 14 38 250 97 33,7% 45 0 ,327333 43
Lebanon 19 57 180 62 36,0% 63 0 ,331000 45
United States 10 26 187 65 42,3% 92 0 ,332667 46
Solomon Islan 33 105 80 15 36,3% 64 0 ,334667 47
Australia 12 33 107 25 50,3% 127 0 ,336667 48
Afghanistan 8 10 275 116 36,4% 66 0 ,349667 49
Kazakhstan 9 16 271 111 36,4% 65 0 ,349667 49
Trinidad and T 40 127 114 26 33,1% 43 0 ,357000 51
Swaziland 33 105 104 23 36,6% 69 0 ,358667 52
Belize 40 127 147 50 28,2% 26 0 ,370000 53
Lesotho 21 66 324 128 18,0% 11 0 ,373667 54
Comoros 20 62 100 20 48,8% 124 0 ,375333 55
Rwanda 34 111 160 54 33,7% 44 0 ,381000 56
Lithuania 15 44 166 58 46,4% 110 0 ,386333 57
Malawi 19 57 292 121 31,4% 35 0 ,388333 58
Liberia 32 99 158 53 35,8% 62 0 ,390000 59
Samoa 37 120 224 83 18,9% 13 0 ,394000 60
Djibouti 35 116 114 26 38,7% 76 0 ,397333 61
Greece 10 26 224 83 47,4% 116 0 ,410333 62
Dominica 38 124 120 31 37,0% 71 0 ,412333 63
Belgium 11 30 156 52 58,1% 146 0 ,416333 64
Ghana 33 105 224 83 32,7% 41 0 ,418000 65
France 11 30 132 40 65,4% 160 0 ,420000 66
Sudan 42 134 180 62 31,6% 36 0 ,423333 67
Turkey 15 44 223 82 45,5% 106 0 ,423667 68
Ecuador 8 10 600 165 34,9% 57 0 ,424000 69
Uganda 32 99 222 81 34,5% 54 0 ,427333 70
Fiji 33 105 140 43 41,5% 87 0 ,429000 71
Dominican Re 9 16 480 158 35,7% 61 0 ,429333 72
Portugal 8 10 328 130 43,6% 96 0 ,431000 73
Grenada 30 92 140 43 45,3% 103 0 ,434667 74
Timor-Leste 15 44 640 168 28,3% 27 0 ,436333 75
St. Vincent an 36 119 117 28 42,6% 93 0 ,438667 76
Israel 33 105 230 89 33,9% 47 0 ,440000 77
Slovenia 22 70 260 101 36,7% 70 0 ,440333 78
Mongolia 42 134 204 76 30,3% 32 0 ,442000 79
Germany 16 49 196 68 50,5% 128 0 ,447667 80
Micronesia 21 66 128 36 58,7% 149 0 ,459000 81
Bhutan 19 57 274 115 39,8% 80 0 ,460667 82
Thailand 23 76 264 102 37,8% 74 0 ,460667 82
Spain 8 10 234 91 60,2% 152 0 ,462667 84
Peru 9 16 424 152 41,2% 86 0 ,464333 85
Palau 19 57 128 36 73,0% 164 0 ,470000 86
Papua New G 33 105 194 66 41,7% 89 0 ,475333 87
Marshall Islan 21 66 128 36 64,9% 159 0 ,477333 88
Mozambique 37 120 230 89 34,3% 52 0 ,477333 88
Bangladesh 21 66 302 123 39,5% 79 0 ,490333 90
Haiti 42 134 160 54 40,1% 81 0 ,492000 91
Madagascar 25 82 238 93 42,8% 94 0 ,492333 92
Austria 22 70 170 59 54,5% 141 0 ,494000 93
Bulgaria 17 52 616 167 34,9% 55 0 ,501667 94
St. Kitts and N 24 80 172 60 52,7% 137 0 ,506667 95
Namibia 37 120 375 142 25,3% 20 0 ,516333 96
Finland 20 62 269 104 47,8% 117 0 ,518000 97
Puerto Rico 16 49 218 80 64,7% 158 0 ,525333 98
Syria 20 62 336 134 43,5% 95 0 ,532667 99
Taiwan, China 23 76 340 136 40,4% 84 0 ,542333 100
Gabon 26 84 272 113 44,7% 101 0 ,546000 101
Azerbaijan 23 76 376 143 41,1% 85 0 ,556667 102
Paraguay 35 116 328 130 35,0% 58 0 ,556667 102
Iran 22 70 344 137 44,2% 98 0 ,558667 104
Eritrea 18 56 216 79 84,5% 171 0 ,560667 105
Tunisia 22 70 228 88 59,1% 150 0 ,564333 106
Nepal 34 111 408 147 34,1% 50 0 ,564667 107
Guyana 34 111 288 120 39,4% 78 0 ,566333 108
Tanzania 48 148 172 60 45,1% 102 0 ,568000 109
Georgia 30 92 387 145 38,6% 75 0 ,572000 110
Hungary 14 38 330 132 57,5% 145 0 ,577333 111
Japan 13 36 355 139 55,4% 142 0 ,581000 112
Lao PDR 34 111 560 163 33,7% 46 0 ,587000 113
Burundi 32 99 140 43 278,7% 180 0 ,590333 114
Cape Verde 57 164 100 20 54,0% 139 0 ,592000 115
Indonesia 51 151 266 103 37,3% 72 0 ,597667 116
Guinea-Bissa 46 143 208 78 45,9% 107 0 ,601000 117
Czech Repub 12 33 930 174 48,6% 121 0 ,601333 118
Morocco 28 89 358 140 44,6% 100 0 ,603333 119
Nigeria 35 116 938 175 32,2% 39 0 ,605000 120
Guatemala 39 126 344 137 36,5% 67 0 ,605000 120
Niger 42 134 270 105 42,3% 91 0 ,605000 120
Moldova 53 154 234 91 42,1% 90 0 ,614667 123
Pakistan 47 145 560 163 28,9% 29 0 ,618333 124
El Salvador 53 154 320 127 34,9% 56 0 ,618333 124
Slovakia 31 94 325 129 47,4% 115 0 ,620000 126
Serbia 66 172 279 117 34,0% 49 0 ,620000 126
Italy 15 44 334 133 73,3% 166 0 ,629000 128
Philippines 47 145 195 67 50,8% 131 0 ,629333 129
Angola 31 94 272 113 53,2% 138 0 ,633000 130
Chad 54 158 122 34 60,5% 153 0 ,633000 130
China 9 16 504 160 79,9% 170 0 ,634667 132
Burkina Faso 45 142 270 105 44,6% 99 0 ,634667 132
Argentina 9 16 453 157 108,1% 175 0 ,638333 134
Russian Fede 22 70 448 155 48,7% 123 0 ,638333 134
Antigua and B 56 162 207 77 46,8% 112 0 ,644000 136
Honduras 47 145 224 83 49,3% 125 0 ,647667 137
Yemen 44 140 248 96 47,8% 118 0 ,649667 138
Montenegro 89 177 372 141 31,8% 37 0 ,651333 139
Vietnam 32 99 1050 177 40,1% 82 0 ,657000 140
Colombia 31 94 256 98 78,4% 169 0 ,662333 141
Poland 40 127 418 151 40,2% 83 0 ,662667 142
Albania 44 140 244 95 50,5% 129 0 ,668333 143
Egypt 29 91 711 171 46,1% 109 0 ,681333 144
Brazil 11 30 2600 181 69,4% 162 0 ,685000 145
Romania 113 181 202 74 48,0% 119 0 ,686667 146
Togo 53 154 270 105 48,2% 120 0 ,696000 147
Côte d'Ivoire 66 172 270 105 45,4% 104 0 ,699667 148
Mexico 27 86 549 162 51,5% 136 0 ,705333 149
Armenia 50 149 958 176 36,6% 68 0 ,722000 150
São Tomé an 42 134 424 152 47,2% 114 0 ,734333 151
Costa Rica 43 139 282 119 55,7% 143 0 ,736333 152
Congo, Dem. 32 99 308 124 229,8% 178 0 ,736667 153
Bosnia and H 51 151 428 154 44,1% 97 0 ,738667 154
Kyrgyz Repub 75 176 202 74 61,4% 154 0 ,742333 155
Mali 58 165 270 105 51,4% 135 0 ,744000 156
Zimbabwe 52 153 256 98 63,7% 156 0 ,747667 157
Kenya 41 131 417 150 50,9% 132 0 ,758667 158
Tajikistan 54 158 224 83 85,5% 172 0 ,759000 159
Sierra Leone 28 89 399 146 233,5% 179 0 ,760333 160
Equatorial Gu 46 143 296 122 59,5% 151 0 ,764333 161
Nicaragua 64 171 240 94 63,2% 155 0 ,771667 162
Uzbekistan 106 179 196 68 90,6% 173 0 ,771667 162
Sri Lanka 62 170 256 98 63,7% 157 0 ,780667 164
Benin 55 161 270 105 73,2% 165 0 ,792000 165
Algeria 34 111 451 156 74,2% 167 0 ,798000 166
Uruguay 53 154 336 134 58,5% 148 0 ,801333 167
Guinea 56 162 416 149 49,9% 126 0 ,803333 168
India 60 168 271 111 71,5% 163 0 ,812667 169
Senegal 59 166 666 169 46,0% 108 0 ,814333 170
Cameroon 41 131 1400 180 51,4% 134 0 ,818000 171
Panama 59 166 482 159 50,6% 130 0 ,836333 172
Jamaica 72 175 414 148 51,3% 133 0 ,838333 173
Mauritania 38 124 696 170 98,7% 174 0 ,860667 174
Gambia, The 50 149 376 144 292,4% 181 0 ,872000 175
Bolivia 41 131 1080 178 78,1% 168 0 ,877333 176
Venezuela 70 174 864 173 56,6% 144 0 ,903333 177
Central Africa 54 158 504 160 203,8% 177 0 ,910667 178
Congo, Rep. 61 169 606 166 65,5% 161 0 ,912333 179
Ukraine 99 178 848 172 58,4% 147 0 ,914667 180
Belarus 112 180 1188 179 117,5% 176 0 ,984667 181


Link, formato PDF: Documento completo - Paying Taxes 2009 The global picture


Fonte: Il Sole 24 Ore
 
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