Per l’immagine il pignoramento non è stato bello, ma per l’Inter è meglio stare sotto Oaktree
Il club nerazzurro è passato ufficialmente nelle mani del fondo californiano: quali saranno i primi passi e i temi sul tavolo nella gestione della società.
Di
LUCIANO MONDELLINI
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GOVERNANCE
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FOOTBALL AFFAIRS
A costo di apparire
cinici e sicuramente
ingenerosi nei confronti dell’impegno e dai denari profusi nell’Inter dagli
Zhang in questi anni, si può dire che, giunti a questo punto, il club nerazzurro ha chiuso la questione del non ripagato finanziamento a
Oaktree con la
migliore opzione possibile.
Osservandolo dallo stretto punto di vista della
societànerazzurra, il mancato pagamento del prestito da
275 milioni di euro (che con interessi è arrivato a valere
395 milioni) da parte di
Zhang ha nei fatti significato il
passaggio da un proprietario super
indebitato e pieno di problemi con le istituzioni finanziarie
cinesi e
internazionali a una colosso dell’asset
management su scala mondiale, che ha asset in gestione per oltre
190 miliardi di dollari.
Un notevole balzo in avanti per quel che concerne la solidità finanziaria di chi controlla il club, che non va scordato, dovrebbe terminare
l’esercizio 2023/24 con una
perdita intorno ai
40/50 milioni (per quanto in via di miglioramento nei confronti della perdita di 85 milioni dell’esercizio
precedente) e un
debito complessivointorno ai
650/700 milioni.
Analizzando invece la questione in un’ottica più allargata, non si può nascondere che l’uscita di scena di
Zhang in seguito a un mancato pagamento di un prestito appaia quale un
finale triste per una era, quella cinese all’Inter, che era iniziata nel 2016 sulle ali dell’entusiasmo di una ipotetico interesse strategico di Pechino del calcio che però è evaporato dopo solo qualche anno. Era Zhang che, non vada scordato, è comunque tra le più vincenti della storua nerazzurra.
Non sono pochi infatti i meriti che la dinastia
Zhang può vantare nella sua gestione dell’Inter:
- in primo luogo la cifra investita, pari a circa 900 milioni in poco meno di otto anni;
- in seconda istanza, e cosa non certo secondaria, i trofei vinti, ben sette di cui due scudetti. Numero che pone Steven Zhang quale il terzo presidente più vincente della storia nerazzurro dopo Massimo Moratti (16) e alla pari con padre Angelo (anch’egli 7). Zhang ha vinto lo stesso numero di trofei del numero uno della Grande Inter ma il peso specifico non è lo stesso;
- non solo, ma uscendo da un mero aspetto quantitativo, gli Zhang hanno avuto il merito enorme di portare l’Inter laddove deve stare e non dove era piombata negli opachi anni della gestione Thohir: al vertice del calcio italiano e sognare in grande e ad avere ambizioni consone a quella che la sua storia impone;
- infine, ma certamente non meno importante, ha lasciato un club che vanta il miglior management d’Italia e che negli ultimi anni sta coniugando un certo miglioramento nei conti (l’utile operativo non è poi così lontano) con una elevata competitivitàsportiva nazionale ed internazionale. Tanto che i nerazzurri, dopo aver vinto la seconda stella, partiranno con i favori nel pronostico in campionato nella stagione 2024/25 e si sono qualificati sia per la nuova Champions League che per il Mondiale perclub.
La storia del calcio e le connesse opinioni dei
tifosiavranno il compito poi di stabilire se Steven
Zhang sarà considerato un
martire della causa
nerazzurra che ha sacrificato parte dei suoi averi sull’altare della
competitività della squadra. Oppure un
imprenditoreimprudente che, incauto del pericolo imminente, non si è peritato per tempo di vendere i
gioielli di
famiglia e adottare una strategia lacrime e sangue per tenersi il club e non incappare in una perdita significativa dall’investimento Inter.
Su questo secondo punto in particolare appare evidente che economicamente gli Zhang non ne escono bene. A fronte di un investimento di 900 milioni in questi anni,
Zhang su un indennizzo previsti all’interno delle norme che regolavano il finanziamento non ripagato. Queste in particolare indicano che qualora l’obbligazione non sia onorata,
Zhang avrebbe diritto al
differenziale tra una stima sul
valore del club (stilata da un soggetto terzo) e l’ammontare del prestito non ripagato (395 milioni). Appare quindi difficile che sommando le varie componenti si vada vicino a quella cifra oltre il
miliardo che
Zhangconsiderava la
soglia soddisfacente per potere
vendere il club nerazzurro.
IL MONDIALE NEGLI USA E IL TEMA BOND
Quel che è certo è che ora la parola spetta a
Oaktree, che non a caso in questi giorni sta
accelerando sui vari aspetti tecnici concernenti il sui ingresso nel capitale. A livello strategico il fondo
USA si trova nella privilegiata situazione, come si accennava in precedenza, di avere praticamente il miglior management su piazza con il trio
Marotta-Antonello-Ausilio visto con la
macchina Interche sul lato
economico continua a mostrare
miglioramento nella gestione caratteristica (non contando quindi l’aspetto debitorio ma solo quello della gestione corrente) e sembra molto ben
oliata nella gestione
sportiva, con la prossima
campagna acquistipraticamente quasi completata. Per altro, particolare significativo, al
Mondiale per Club che si disputerà nell’estate
2025 negli Stati Uniti, Oaktree avrà l’opportunità di presentarsi come una delle soltanto
dueproprietà statunitensi a capo di una società europea qualificata per il torneo (l’altra è quella di Todd
Boehly e soci al
Chelsea).
È evidente però che prima di giungere al nuovo
Mondialeper Club molte
decisioni strategiche dovranno essere prese. Soprattutto perché nel
2027 l’Inter ha in scadenza un
bond da 400 milioni che è in capo alla stessa
società e non al suo
proprietario come nel caso di quello appena non ripagato da Zhang. Quindi se
l’obbligazione non dovesse essere onorata, sarebbe l
’Inter stessa (e non il suo proprietario) a pagarne le
conseguenze.
In questo quadro è
chiaro che questo moloch da
400milioni sia un primo punto dirimente di come potrà agire la nuova Inter targata Oaktree. Perché una cosa è certa: per quanto i conti si vadano normalizzando,
l’Inter non sarà mai in grado di
produrre da sé cassa per
400 milioniin tre anni. E pertanto dovranno essere trovate soluzioni straordinarie. Tra poco, quindi non appena istituito il nuovo cda e varata la stagione, il tema tornerà
sicuramente sul
tavolo e da li, se non dall’ormai imminente calciomercato, si inizierà a capire come
Oaktree intenderà agire sull’Inter.
Sono diverse d’altronde le soluzioni sul
tavolo contando sul fatto che la forza finanziaria di Oaktree consente all’Inter di approcciare i mercati con minore debolezza. Da quanto
trapela la strategia iniziale potrebbe essere quella di
continuare, con spalle
finanziariamente più solide, quella sinora seguita da
Marotta,
Ausilio e
Antonello: ovvero tenere alto il livello di
competitività della squadra non disdegnando però
plusvalenze qualora il mercato ne creasse l’opportunità, nei fatti confermando la strategia del mercato a zero delle ultime stagioni. Di qui l’ampio mandato all’attuale
governance. Il punto interessante è che
l’Inter da un punto di vista
sportivo è a un livello molto elevato e i prossimi rinnovi di
Lautaro e
Barellasaranno già dei
nodi importanti per evidenziare le capacità di spesa.
Su un versante più tecnico da punto di vista economico e sempre nell’ottica di pagare il
bond del
2027, numerose sono le opzioni sul tavolo ma niente impedisce di scegliere la via percorsa dai
Friedkin alla Roma nel 2022: ovvero un parziale
ripagamento del
bond in scadenza e accenderne uno nuovo di
minore entità e a minor
costocontando sul fatto che, proprio in virtù della solidità finanziaria di
Oaktree alle spalle, il nuovo tasso di interesse potrebbe essere inferiore a quanto invece la stessa
Inter spuntava quando era targata
Zhang.
Questo ovviamente a meno che non si palesino offerte da
investitori che puntino a entrare nel
capitale. Cosa che ovviamente contribuirebbe non poco ad alleviare il sempre significativo
monte debiti nerazzurro.
Come titolo di un altro 3d “bene ma non benissimo”
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