Sempre in relazione al thread, stavo esaminando questo aspetto.
Se consideriamo gli ultimi 10 anni negli USA si sono avute le seguenti problematiche economiche, in primis il cosi detto problema dei deficit gemelli, cioè la combinazione di deficit pubblici e commerciali, per un'ammontare in termini reali di almeno 1 trilione di dollari l'anno che per 10 anni fanno ca. 10 trilioni di dollari, infine nell'ultimo biennio abbiamo avuto tra extra deficit e QE qual'cosa come 4-4,5 trilioni di dollari (ieri il sole riportava che la FED ha stampato qual'cosa come 3,3 trilioni di dollari), più le garanzie estese su Fannie Mae e Fraddie Mac, ed i residui dei problemi dei sub-prime.
In ogni caso arriviamo alla stratosferica cifra di 14-15 trilioni di dollari, nessun paese sino ad oggi conosciuto avrebbe potutto reggere un simile impatto sui propri conti, nessuno, ne avrebbe potuto mantenere un tasso di cambio elevato.
Pertanto se ciò è avvenuto bisogna cercare quella variabile monetaria che compensa tale squilibrio macroeconomico. Essa è da ricercare, come molti analisti sanno, nei profitti generati dalla Corporate America. Dal 1990 infatti si è assistito ad una divaricazione della capacità di generare profitti tra le compagnie localizzate in USA e quelle localizzate nel resto del mondo. Per darci un'idea della potenza della capacità di generare profitti delle corporation USA, nel 2008 se non ricordo male (e non credo visto che i conti sul P/E mi tornano) le corporation USA quotate al NYSE e al NASDAQ(non tutte ma solo quelle USA) avevano prodotto profitti netti annui superiori ai 1,2 trilioni di dollari, per darci un'idea credo che le società italiane quotate a Piazza affari siano arrivate a 30 Bln di Euro, ca 40 bln di dollari, anche considerando tutta la UE credo che non arriveremo ai 300 bln di dollari per quell'anno.
D'altra parte tali quantità economiche sono esattamente proiettate sulle capitalizzazioni dei rispettivi mercati finanziari, NASDAQ + NYSE fanno ca. 16,6 trilioni di dollari, mentre per esempio la capitalizzazione della borsa di tedescha è di appena 1,3 trilioni di dollari, la stessa della borsa di Madrid(1,2) per intenderci. Non solo il P/E dell'europa è generalmente molto più alto di quello USA, ne segue che le stesse capitalizzazioni non riflettono in maniera simmetrica il tasso di profitto delle società ivi capitalizzate.
Se così stanno le cose, significa che la produttività marginale delle aziende USA è di un fattore 10 maggiore a quelle delle omologhe aziende Europee. Non solo se analizziamo nel dettaglio i business model delle aziende USA e di quelle UE notiamo come in Europa gran parte dei profitti sia allocata presso le aziende che gestistocono monopoli naturali, per esempio le Utilities. Se consideriamo per esempio la Borsa Italiana è evidente come un peso enorme in essa lo abbiano ENEL, ENI, AUTOSTRADE, MEDIASET, TELECOM, le municipalizzate, EDISON, e se ad esse aggiungiamo le società finanziarie quali GENERALI, UNICREDIT, B. INTESA, MEDIASET ed le altre banche ed assicurazioni, praticamente esauriamo la capitalizzazione della nostra borsa, e tale modello è altresì vero anche se in proporzione minore per le altre economie del vecchio continente, Germania compresa.
Pertanto il peso delle società industriali o di servizi derivanti da un sano processo di mercato è ormai residuale nel sistema economico Europeo.
Diverso il discorso degli USA, dove se si eccettua EXXON, le prime dieci società per capitalizzazione sono società industriali e di servizi nate non in virtù di un monopolio naturale. Per esempio Apple (n°2), Microsoft(n°3), Google, IBM, HP, GE, P&G, Honeywell, Intel, Oracle, Boeing, Lockeed, United Technology, Ebay, Monsanto, Amgen, Genentech e 1000 altre
Un tale scenario, non può non far riflettere, in UE non abbiamo un vero capitalismo di mercato, le società fondate dall'intuizione di imprenditori pesano pochissimo in termini di utili sul sistema economico di riferimento. Non solo il loro peso relativo è diminuito nel tempo e cosa più devastante sono sempre quelle da 100 anni.
Praticamente il sistema economico europeo non riesce più a generare società operative nel mercato mondiale, limitandosi alle PMI. Se ciò è come dire evidente per l'Italia, vale lo stesso per la Germania e la Francia che a differenza dell'Italia si sono limitate a mantenere i loro campioni nazionali ma non ad inventarne di altri. Lasciandosi sfuggire sia i mercati del 21° secolo, che indietreggiando in quelli che le corporation americane hanno individuato essere più remunerative, per esempio nell'entertaiment (Micorsoft Vs Sony, Apple Vs Tutti)
Non solo, gli USA sono stati veramente geniali, in quanto hanno reinventato i loro business model delle società di produzione legandoli ai servizi, vedi i casi della Apple, della IBM, HP, GE, con il duplice effetto di smorzare gli effetti negativi delle dinamiche del ciclo economico e offrire un pacchetto complessivo decisamente migliore per il consumatore finale e quindi in grado di generare extra-profitti.
Alla luce di quanto sopra esposto, mi domando come si possa parlare di declino degli USA.