Portafogli

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

    Per continuare a leggere visita questo LINK
Un articolo interessante sui paesi emergenti:

http://www.smarttrading.it/default.asp?idlingua=1&idContenuto=4705

La Advance-Decline Line dei mercati emergenti ha fornito un segnale bullish di lungo periodo a novembre 2002, e ha mantenuto in essere questo segnale ininterrottamente fino a giugno dello scorso anno, quando ha penetrato la media mobile di supporto. Tutte le fasi riflessive nel frattempo intervenute sono state arginate da questo supporto.
Anzitutto occorre ricordare che per Advance-Decline line si intende quel semplice ma efficace indicatore di mercato ottenuto come somma giornaliera del numero degli indici in rialzo, al netto degli indici in ribasso. Pertanto, se oggi 25 mercati hanno chiuso in territorio positivo, e 9 in territorio negativo, la differenza netta (+16) va ad incrementare la Advance-Decline line, a prescindere dall'entità delle variazioni giornaliere nonché dal differente peso (capitalizzazione) dei mercati interessati. Nello specifico, la A-D Line dei mercati emergenti interessa le 25 borse facenti parte dell'indice MSCI Emerging Markets.

Dopo il segnale bullish di lungo periodo di novembre 2002, l'ultimo test della media mobile è avvenuto a metà 2006, tre anni fa: da lì partì un'ultima entusiasmante gamba di rialzo, che condusse ai massimi di fine 2007. A gennaio 2008 c'è stato un nuovo test della media mobile, ma questa volta i mercati emergenti non sono andati molto lontano, e come detto poc'anzi a giugno 2008 la A-D Line ha rotto verso il basso, segnalando efficacemente una violenta inversione di tendenza dei listini azionari di questa area.
Il ribasso è terminato lo scorso autunno, e a marzo la A-D Line ha fornito un nuovo segnale bullish di lungo periodo, spingendosi nuovamente sopra la media mobile. Da allora l'indice MSCI Emerging Market è decollato, prima del ridimensionamento degli ultimi giorni.
Qual è la natura di questo ridimensionamento? molto probabilmente, correttiva. Specie se il recente moderato calo dell'A-D Line dovesse andare non oltre la media mobile: in tal caso avremmo acquisito un importante e affidabile segnale di ingresso, secondario rispetto a quello di marzo, ma pur sempre interessante in ottica di investimento.


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PORTAFOGLI-Dubbi dollaro non riducono appeal Wall Street-gestori
lunedì 29 giugno 2009 14:36


MILANO, 29 giugno (Reuters) - Le variabili in gioco si moltiplicano e prevedere dove sarà il dollaro nel breve appare sempre più difficile: da un lato la locomotiva americana dovrebbe essere la prima a ripartire, dall'altro il biglietto verde risente del ritorno della propensione al rischio e delle dichiarazioni dei paesi emergenti sul ruolo come moneta di riserva.

Ma le incertezze sulla valuta non mettono a repentaglio il favore dei gestori per le azioni americane, come risulta dall'ultimo sondaggio Reuters Lipper fra 9 primari asset manager attivi in Italia.

"Preferisco Wall Street all'Europa ma non sulla base delle considerazioni su quale sarà la futura direzione del dollaro", chiarisce Alessandro De Carli, responsabile fondi quantitativi Eurizon Capital sgr. Infatti "la politica monetaria Usa è più espansiva, il ciclo è più avanti, i leading indicator sono migliorati più di quelli europei", aggiunge.

Concorda Marco Bonifacio, gestore di Zenit sgr che tuttavia avverte. "E' vero che c'è la grossa incognita del dollaro che pesa per un investitore europeo e che è molto più difficile da prevedere". Inoltre, anche se buona parte degli asset manager effettua investimenti con copertura del rischio di cambio, "anche l'hedge ha un costo che aumenta soprattutto in una fase di grande incertezza (come questa) del mercato valutario", aggiunge.

Più sfumata la posizione di Nicola Trivelli, direttore investimenti di Sella Gestioni.

"Vediamo il dollaro ancora strutturalmente debole e quindi le problematiche legate all'investimento in dollari rimane", osserva Trivelli.

Tuttavia, difficile scommettere su un Vecchio Continente più forte degli Stati Uniti.

"I consumi erano già debolissimi in fasi di crescita positiva, figuriamoci adesso, l'Europa ha meno leve da utilizzare perchè non esiste la concertazione fiscale quindi questi sono fattori che in fase di uscita dalla crisi si sentiranno di più", spiega.

"L'economia Usa potrebbe essere quella che riparte prima anche se il 'deleveraging' che dovranno ancora fare ridurrà i tassi di crescita e quindi il differenziale di premio con l'Europa".

Trivelli non nasconde infine, una preferenza per l'Europa continentale dove, dice "partiamo da un contesto di sistema finanziaria più sano".

Il Sondaggio dell'asset allocation giugno dei gestori italiani curato da Reuters Lipper verrà diffuso domani alle ore 15.
 
Ancora un articolo sui Paesi Emergenti

http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=DOS1aa

Non sono sfuggiti alla crisi finanziaria e non hanno potuto ...

Non sono sfuggiti alla crisi finanziaria e non hanno potuto salvare il resto del mondo dall’inverno. Eppure il destino dei Paesi Emergenti è segnato: il motore del mondo non girerà mai più senza di loro. Soprattutto senza i Bric, Brasile, Russia, India e Cina, i quattro big che occupano con sempre più decisione la scena. Basta un solo numero per dimostrarlo, il Pil della Cina, che è — a giudizio del panel di gestori e analisti interpellato da CorrierEconomia — il leader assoluto del prossimo triennio. Contromano
Mentre l’Occidente deve fare i conti con un segno meno nel 2009 — disoccupazione e paralisi — a Pechino si cresce del 6%. Un rallentamento rispetto al +10% dell’anno scorso, ma i capi di governo europei costretti a contemplare un -4,4% firmerebbero chissà quante cambiali per avere un simile numero da mettere nella vetrina nazionale.
Ma allora quanto dobbiamo investire sui Paesi Emergenti? Almeno il 16% del portafoglio se siamo ottimisti e portati a rischiare. Se invece siamo mediamente disponibili a sopportare il ballo dei listini è meglio limitarsi all’8,5% e se poi il profilo e molto prudente è necessario fermarsi al 3,5%.
Queste sono le opinioni (in media) dei 25 esperti interpellati dal sondaggio in merito al peso delle nuove economie in un portafoglio bilanciato.
Il dato più interessante, però, è l’idea che la quota di patrimonio da impegnare sugli Emergenti secondo l’87% del panel (che comprende le primarie sgr italiane ed estere) sia decisamente destinata ad aumentare nei prossimi tre anni. Se oggi si oscilla tra il 3,5% e il 16%, insomma, tra qualche anno potrebbe aver senso impegnarsi di più, sempre in proporzione al propio livello di rischio.
Secondo gli intervistati da qui al 2011 la Cina è appunto il Paese più promettente, seguita da India e Brasile quasi a pari merito, mentre di minor favore godono, nell’ordine, la Russia e l’Est Europa.
Ma i listini esotici come si comporteranno invece da qui a fine anno? Il 66% dei gestori pensa che potranno fare meglio di quelli Occidentali. A oggi (vedi grafico ) il rimbalzo dai minimi della crisi è stato più tonico per l’indice Msci delle nuove economie: +30% da gennaio, mentre il paniere world (il termometro di tutti i mercati) si è fermato al +3,6%.
E, un’occhiata all’andamento delle Borse Emergenti rispetto a quello dei listini europei, evidenzia una tendenza allo sprint e alla depressione con toni molto più forti di quelli attribuibili al Vecchio Continente.
Il rischio, insomma, di guadagnare molto e poi di perdere a rotta di collo, tra Shangai e Mumbai e più elevato che tra Wall Street e Parigi. «Ma per chi deve costruire oggi un portafoglio che guarda lontano, in chiave previdenziale o di pianificazione finanziaria a lungo termine, il contributo dei Paesi Emergenti è una variabile importante», ricorda Raymond Hêche, direttore investimenti di Willerfunds.

La corsa

Donatella Principe, a capo dei progetti di sviluppo prodotti di Schroders, fa notare che se nel 1985 gli investimenti nelle economie Emergenti ammontavano a poco più di 100 milioni di dollari, «prima della crisi erano arrivati a raccogliere 160 miliardi, di cui 117 solo nel quinquennio 2003-2007».
E oggi? «Nel 2009 i flussi sono già tornati positivi — dice Principe — e quindi i 48 miliardi bruciati nel 2008 sono solo una battuta d’arresto strettamente connessa alla crisi». Il 34% del panel che invece è scettico su una miglior riuscita dei listini Emergenti rispetto alle Borse occidentali da qui a fine anno mette l’accento sulla crescita delle quotazioni che, appunto, negli ultimi due mesi è stata elevata. Il rapporto prezzo utili degli Emergenti è oggi pari a 13,6 volte per il 2009, un dato che sta abbondantemente sotto le medie storiche ma che è molto più elevato delle 9,9 volte di fine 2008. «Hanno galoppato da inizio anno, ma se ci fossero correzioni sarebbe saggio comprare — conclude Niccolò Nunziata di Jc Associati —. Sono un buon veicolo per scommettere sulle materie prime, trend storico di cui è difficile dubitare».


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I gestori ora sono prudenti

Da qui:

http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=A

Dopo le parole, ci vogliono i fatti. Chiuso un semestre dove ...

Dopo le parole, ci vogliono i fatti. Chiuso un semestre dove il rally dai minimi di marzo è stato alimentato dal sollievo di aver evitato il peggio e dalla speranza di vedere i primi segnali della ripresa economica, ora Wall Street guarda avanti e aspetta dati concreti sulla fine della recessione. Purtroppo questi dati non sembrano per ora chiari e gli investitori si preparano a un'apnea estiva di tre mesi, con una Borsa incerta o in calo, nell'attesa di conoscere i profitti del terzo trimestre e avere finalmente buone notizie. Gli utili del secondo trimestre — la cui pubblicazione comincia in questi giorni — sono già scontati: calo del 30% e oltre rispetto allo stesso periodo del 2008.

In anticipo

Il problema — secondo Carmine Grigoli, capo delle strategie di investimento di Mizuho Securities Usa — è che Wall Street ha già corso più del solito anticipando la ripresa degli utili aziendali del terzo trimestre: l'indice azionario S&P500 è aumentato di oltre il 35% dal 9 marzo, mentre durante tutte le altre recessioni dal 1945 in poi era risalito mediamente del 26% prima dell'inizio di una nuova stagione positiva dei profitti. Grigoli pensa quindi che le azioni americane stiano entrando in una zona incerta dove le sorprese negative sugli utili le rendono vulnerabili.

Sorprese positive

Ma non tutti i settori sono uguali, sostiene Tobias Levkovich, responsabile strategie azionarie Nord America per Citi, che si aspetta una diminuzione del 15% degli utili per tutto il 2009 rispetto al 2008, con un aumento invece del 21% nel 2010 rispetto a quest’anno. Levkovich avverte che le aspettative sono salite un po' troppo e quindi sono a rischio di sorprese negative per i titoli cosiddetti difensivi — generi di largo consumo, cibo, bevande, tabacco — e anche per alcuni titoli ciclici come i semiconduttori e le catene di negozi. Invece due settori dove potrebbero emergere sorprese positive nei prossimi mesi sono le assicurazioni e i beni capitali, dove i prezzi delle azioni sono anche piuttosto convenienti e dove quindi si possono trovare buone opportunità d'investimento.
Anche per Brian Angerame, gestore dei fondi ClearBridge Advisors (Legg Mason), si possono scovare occasioni interessanti in certi business, quelli beneficiati dalla spesa pubblica nelle infrastrutture: dalle tecnologie in generale alla costruzione di ponti e strade, dall’energia alle materie prime.
Ma l'ottimismo dei gestori di ClearBridge si ferma qui: non credono che sia iniziato un nuovo Toro. «Non vediamo ancora i germogli verdi della ripresa — precisa Angerame —. I consumatori stanno ripagando i debiti, ristrutturando i loro bilanci familiari e risparmiando di più: dopo saranno più solidi, ma intanto non spendono molto, anche perché la disoccupazione sta ancora aumentando. Non è un buon segnale per i profitti delle aziende quotate e quindi per la Borsa».

Gli scettici

Ancor più scettico è Jason Trennert, partner della società di ricerca finanziaria Strategas, che vede i profitti aziendali in calo anche nel terzo trimestre: «Con un deficit federale che fra poco supererà il 13% del Pil diventa difficile essere troppo ottimisti sulle tendenze dei tassi di interesse di lungo termine e dei multipli profitti/prezzi azionari. Con le politiche economiche globali incentrate sulla spesa pubblica, crediamo che materiali di base ed energia offriranno migliori performance dei settori che tradizionalmente vanno bene all'inizio della ripresa, come i consumi non indispensabili e le piccole aziende».
Prudente a breve, ottimista a medio termine è Sam Stovall, strategist di Standard&Poor's: «La fase Orso è finita lo scorso 9 marzo e la recessione più lunga e grave del secondo dopoguerra terminerà entro il 2009. Ma invitiamo alla cautela per i prossimi tre mesi: è probabile un declino del 10-15% dell’S&P500. Il rapporto fra prezzi attuali e utili stimati per tutto il 2009 dell'indice S&P500 è pari a 17, in linea con la media di tutti i cicli di mercato dal 1999, quindi difficilmente c'è spazio per un rialzo delle quotazioni. Ma fra 12 mesi l’S&P500 potrebbe arrivare a 1.015 punti, il 10% più di fine giugno».


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PORTAFOGLI - Pictet non vede accelerazione M&A in solare
mercoledì 15 luglio 2009 18:27


FRANCOFORTE, 15 luglio (Reuters) - Il settore dell'energia solare difficilmente vedrà un'ondata di fusioni e acquisizioni.

E' l'opinione del gestore di un fondo dell'elvetica Pictet.

"Non si vedrà un processo di consolidamento, non ci credo", sostiene Philippe de Weck, che guida il fondo Clean Energy-P Cap-Eur, con 408 milioni di euro di asset in gestione.

Dall'inizio dell'anno a fine giugno, il fondo di De Weck ha guadagnato il 24,5%, facendo meglio dell'indice Ftse Clean Tech , che è salito del 13,9%.

La competizione sul fronte dei prezzi ultimamente si è fatta più feroce fra i fornitori di materiale per la produzione di energia solare, spingendo, fra gli altri, la tedesca Q-Cells (QCEG.DE: Quotazione) a ritirare l'outlook e inducendo diversi esperti del settore a prevedere un'accelerazione del consolidamento.

La crisi economico-finanziaria, in effetti, ha spinto l'attività di M&A - come dimostra l'acquisizione di Ersol Solar (ES6G.DE: Quotazione) da parte di Bosch -, ma ha messo in ginocchio alcune aziende: il gruppo Usa Applied Solar (APSO.OB: Quotazione), per esempio, ha fatto ricorso alla procedura fallimentare.

De Weck considera improbabile che le società del settore acquisiscano concorrenti e piuttosto vede un congelamento della produzione.

"Continuiamo a vedere una caduta libera dei prezzi nell'industria del solare. E nessuno vuole comprare in questa fase, preferendo congelare le attività", sostiene de Weck.

Fra le società preferite dal gestore di Pictet c'è la tedesca Sma Solar, che produce invertitori e ha diversificato la tecnologia e che può contare su una quota di mercato elevata.

La lista delle dieci società preferite da de Weck comprende il produttore di turbine eoliche Vestas Wind (VWS.CO: Quotazione), l'industria attiva nel polisilicio Wacker Chemie (WCHG.DE: Quotazione) ed Edp Renovaveis (EDPR.LS: Quotazione).
 
PORTAFOGLI - Ubs porta a "overweight" i mercati emergenti
giovedì 23 luglio 2009 09:39


23 luglio (Reuters) - Gli strategist sull'azionario globale di Ubs annunciano di aver alzato il peso dei mercati emergenti a "overweight".

Le prospettive, spiega Ubs, sono che in quell'area ci sia un periodo di crescita sostenuta e redditività in miglioramento, il che dovrebbe sostenere le quotazioni dei mercati locali.
 
Portafogli istituzionali, crisi ha rallentato crescita-Prometeia
venerdì 24 luglio 2009 17:31


MILANO, 24 luglio (Reuters) - Gli asset dei portafogli istituzionali non sono stati bloccati dalla crisi finanziaria globale, ma il ritmo di crescita è rallentato e nel 2008 la consistenza di questi investitori - fondi pensione, fondazioni bancarie e casse private - è salita del 3,7%, più che dimezzando il +8% dell'anno precedente.

A fine anno scorso il valore delle attività di questo universo superava 153 miliardi di euro, di cui quasi 60 delle fondazioni bancarie, 55 dei fondi pensione e circa 40 delle casse private.

Questi i dati raccolti da Prometeia nell'ultima edizione dell'Outlook annuale sul mercato istituzionale, costruito su un campione che rappresenta circa 90% del mercato. Una nota riassuntiva anticipa anche come le tendenze 2008 si stiano confermando da gennaio a oggi e un ritorno a tassi più vivaci di crescita sia da rimandare al biennio 2011-12.

Guardando il consuntivo 2008, nota Prometeia, la dinamica negativa dei mercati azionari ha avuto un impatto meno negativo sugli istitutuzionali anche grazie all'ammorbidimento delle regole di mark to market: si citano la deroga, solo per alcuni settori, alla contabilizzazione a valore di mercato e misure - come quelle del dl 185/08 - che hanno protetto il valore dei portafogli.

Per le Fondazioni bancarie - la parte più importante del gruppo, oltre 38% degli asset con crescita solo +1,7% - queste misure si sono anche tradotte in un aumento del peso nelle banche conferitarie dal 31% al 38%. Su queste entità ha invece pesato il calo di redditività del patrimonio finanziario e inferiori proventi da dismissioni, mentre hanno tenuto i flussi da dividendi, componente però "destinata a contrarsi significativamente nel 2009".

I fondi pensione "preesistenti" (il 23,5% degli asset a fine 2008) nonostante la spinta del Tfr hanno scontato operazioni di liquidazione avviate negli anni passati e in futuro risentiranno di ulteriori razionalizzazioni del comparto, sottolinea lo studio.

Per i fondi pensione di nuova istituzione la sofferenza è arrivata dal rallentamento della crescita delle adesioni e dal contemporaneo deprezzamento degli asset.

I comportamenti di investimento dello scorso anno, prosegue l'analisi, evidenzano come comune a tutti i comparti il "calo di fiducia verso il mondo del risparmio gestito e verso gli strumenti azionari, con una riduzione delle deleghe di gestione a favore della gestione diretta dei portafogli" per gli investitori che hanno potuto farlo.

L'orientamento a prodotti semplici in prevalenza obbligazionari e una predilezione per la gestione diretta a scapito di quella gestita sembrano confermati nel 2009, come mostrano ulteriori riscatti sui fondi hedge e la limitata propensione verso i prodotti strutturati, conclude Prometeia.
 
PORTAFOGLI-Gestori Italia, scelta ciclici con prudenza selettiva
mercoledì 29 luglio 2009 13:51


MILANO, 29 luglio (Reuters) - Il rally che i mercati azionari hanno messo a segno a partire dal marzo scorso spinge i gestori ad essere più selettivi, ma permane una sostanziale positività riguardo ai business ciclici che pure hanno corso da qualche mese.

Questo il parere raccolto tra nove primari asset manager attivi in Italia da Reuters.

Interpellati sul tema dello spostamento del portafoglio equity su business maggiormente sensibili all'evoluzione dell'economia, per sfruttare il consolidamento della ripresa nella seconda parte dell'anno, i gestori sono sostanzialmente spaccati in due partiti, con leggero vantaggio pro-ciclico.

Sergio Bertoncini, strategist di Credit Agricole AM, dice di essere "favorevole ai ciclici, anche se in misura più contenuta rispetto a un paio di mesi fa". Marco Bonifacio, gestore di Zenit Sgr, spiega invece "non ci stiamo spostando sui ciclici", perché, nel rally partito a marzo, "hanno corso più dei difensivi".

Piuttosto che ricorrere alla classica contrapposizione ciclici/difensivi, è preferibile optare per una selezione dei settori, è un'argomentazione su cui si concorda.

"Abbiamo un overweight sugli industriali, siamo neutrali sulla parte consumer e underweight sui media", dice Bonifacio. "Tra i finanziari preferiamo gli assicurativi".

In Credit Agricole AM "privilegiamo industriali, basic materials, real estate e qualche finanziario", spiega Bertoncini. "Sottopesiamo utilities, consumer staples e healthcare. Siamo neutrali sulle tlc".

I gestori, in sostanza, sono convinti che la ripresa è in atto e che si consoliderà nella seconda parte dell'anno, ma si mantengono cauti, temendo ritracciamenti e brutte sorprese.

"Ci aspettiamo ancora tagli agli investimenti da parte delle imprese", conclude Bonifacio. Il gestore di Zenit, però, evidenzia che "il dibattito si è spostato sulla forma della ripresa: qualcuno considera possibile una ripresa a V", esclusa fino a qualche tempo fa.

Insomma, "la prospettiva di una ripresa economica ad alti tassi di crescita sta assumendo una certa consistenza" sintetizza.

Il sondaggio completo sull'asset allocation di luglio dei gestori italiani, curato da Reuters Lipper, verrà diffuso venerdì 31 luglio.
 
PORTAFOGLI - Raiffeisen punta su equity PanEuropa, small cap Usa
giovedì 10 settembre 2009 11:04


MILANO, 10 settembre (Reuters) - La corsa pressoché ininterrotta delle borse nel 2009 e i dubbi sulla solidità della ripresa economica non fanno vacillare la fiducia nell'azionario di Raiffeisen Capital Management; ma, per la casa austriaca, la scommessa azionaria si gioca solo sui listini delle due sponde dell'Atlantico perchè le valutazioni sui mercati emergenti hanno smesso di essere attraenti.

Il gestore patrimoniale austriaco, che a fine agosto aveva un patrimonio di 29 miliardi di euro, da maggio sovrappesa l'azionario europeo (Austria, Europa orientale), ma ha ridotto l'esposizione (sovrappeso) alle materie prime e il sottopeso ai titoli di stato.

"Raiffeisen Capital Management è ancora sovrappesata sull'azionario (relativamente all'obbligazionario) perchè le valutazioni sono ancora attraenti", ha detto a Reuters, in un'intervista, Kurt Schappelwein, Multi Asset Strategies di Raiffeisen Capital Management.

"Non si possono escludere, tuttavia, brutte notizie per il prossimo futuro e la volatilità resterà elevata".

Oggi il benchmark MSCI delle borse mondiali .MIWD00000PUS ha toccato un nuovo massimo degli ultimi undici mesi e i listini emergenti .MSCIEF hanno esteso i guadagni ad un nuovo record, livelli visti prima del fallimento Lehman. L'indice MSCI delle borse emergenti si è apprezzato di oltre il 56% da gennaio.

Alla larga da America Latina ma anche dal Giappone, per Schappelwein è l'ora di acquistare le piccole capitalizzazioni a Wall Street.

"Le misure economiche adottate negli Stati Uniti hanno un'influenza positiva sulle small cap statunitensi", spiega. "Ci aspettiamo una ripresa della propensione al rischio che condurrà ad una sostenibile outperformance delle piccole capitalizzazioni nel prossimo mese". Una nota di cautela giunge dal recente ridimensionamento del sottopeso sui governativi che "stanno mostrando una forza stabile" e del sovrappeso alle materie prime.

"Le prospettive di medio termine delle commodities restano positive grazie alla continua crescita dei mercati emergenti, il persistente interesse degli investitori per questi mercati e le attività infrastrutturali in tutto il mondo", osserva Schappelwein.

Raiffeisen, che preferisce metalli industriali, energia e agricoltura, è pronto infatti ad aumentare il peso delle materie prime in portafoglio "non appena riprende il ciclo al rialzo", così come le azioni troveranno ancora più spazio dal momento in cui si normalizza il rischio di mercato.

L'investimento settoriale della casa austriaca predilige gli industriali a scapito dei tecnologici e i farmaceutici ai telefonici che, secondo Schappelwein, soffrono dell'elevata competizione sul mercato. "Gli industriali hanno perso massicciamente rispetto ai tecnologici negli ultimi 12 mesi: ci aspettiamo dunque un'inversione di tendenza per effetto della ricostituzione delle scorte", spiega.

"Le valutazioni dei farmaceutici sono molto attraenti in questo momento e le pandemie in agguato potrebbero avere un impatto aggiuntivo sulle valutazioni", aggiunge.

La casa austriaca sovrappesa infine finanziari e beni di consumo discrezionali, sottopesando energia e utilities.
 
io mi son trovato bene stando lontano in questi ultimi 6 anni dagli usa e stando su brasile.il giappone lo comprerei cosi come cina e india solo in caso di storno e brasile.per me adesso questi mercati son ai massimi degli ultimi tempi e son rischiosi.ma comprare e vendere sugli storni mi piace molto.solo che brasile storna raramente :wall:
 
PORTAFOGLI -Da equity migliori occasioni prossimi 2-3 anni-Sator
lunedì 14 settembre 2009 11:38


MILANO, 14 settembre (Reuters) - A un anno dal crack Lehman Brothers, che segnò l'esplosione della crisi finanziaria avvitando i mercati in una spirale ribassista che pareva senza ritorno, la scommessa più promettente sono proprio le borse.

Non ha dubbi Filippo di Naro, chief investment officer public equity di Sator: "L'equity è la classe di attività da preferire, quella dove vediamo le maggiori opportunità di qui a 2-3 anni", dichiara in un'intervista a Reuters.

Non solo: "Guardando al livello delle scorte e al contesto industriale, se dovessi fare una previsione per i prossimi due trimestri, direi che potremmo avere qualche sorpresa positiva sul fronte della crescita", aggiunge.

Di Naro, con Rinaldo Leva, gestisce il fondo azionario dell'investment company fondata da Matteo Arpe che, a giugno, ha lanciato una Sicav "gemella" in partnership con un altro gruppo indipendente, Nextam Partners.

Il fondo, che investe nell'area euro con un'esposizione netta al mercato di almeno il 50% - ma che può arrivare al 100% - dalla nascita (maggio 2008) privilegia i consumi discrezionali e i finanziari a scapito dei settori difensivi.

"Per questi due settori si sono verificate delle condizioni molto rare, in cui un clima economico fortemente negativo ha portato le valutazioni a livelli estremi", spiega di Naro riferendosi alla compressione dei prezzi.

Il fondo, che non ha vincoli di volatilità e può vendere allo scoperto (anche se la leva finanziaria viene utilizzata molto limitatamente), adotta una strategia allo stesso tempo "value" e "contrarian" con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.

"Quando siamo partiti, nel maggio 2008, avevamo un'esposizione netta al mercato del 45-50%, quindi mantenevamo un atteggiamento molto prudente", ricorda di Naro. "Poi, nel corso dell'anno e all'inizio del 2009 quando le valutazioni sono diventate estremamente interessanti ed il contesto per i mercati finanziari appariva molto negativo , abbiamo acquistato per arrivare ad esposizioni vicine ai nostri massimi, cioè attorno al 90%", aggiunge. "Adesso abbiamo un atteggiamento costruttivo ma più prudente e siamo intorno al 75-80%".

Il portafoglio del fondo è molto concentrato, essendo mediamente investito in 25 titoli. Quindi la selezione, fondata su analisi del settore di appartenenza, fondamentali, valutazioni e management, è cruciale.

L'attività si concentra poi sul monitoraggio dei titoli per variarne il peso all'interno del portafoglio in base alle potenzialità di rivalutazione sul medio termine.

Dalla nascita ad oggi il fondo ha realizzato una performance positiva superiore al 10% a fronte di una discesa del mercato (DJ Euro Stoxx) di circa il 30%.

Il lancio della Sicav, che replica la stessa strategia del fondo azionario, ha marcato l'apertura di Sator al mercato retail dal momento che viene venduta al pubblico indistinto attraverso vari collocatori, fra cui Nextam.

I due prodotti della casa (fondo e Sicav) a fine agosto gestivano complessivamente un patrimonio superiore ai 130 milioni di euro.

Sator è presente in Gran Bretagna e Italia. La società di gestione è di diritto inglese e ha uffici a Milano e a Roma.
 
dicevan cosi' i gestori anche estatte e autunno 2006 che c'era spazio per l'azionario ecc ecc.
per quello sto molto accorto
 
Hendrik Leber , un gestore/ investitore VALUE che dal 1997 ai giorni nostri ha ottenuto risultati nettamente superiori al mercato (+195% contro +36% del FTSE World index) dice che da febbraio per un gestore value come lui è stato facile fare meglio del mercato per le numerose inefficienze presenti in esso. Prevede rialzi fino a fine anno per supporto degli istituzionali e di chi non aveva sfruttato la prima parte del rally 2009 , e una correzione piuttosto marcata nel 2010 per l' azionario. Fornisce anche qualche informazione sulla sua asset allocation modello attuale/recente.


14 settembre

Fund manager Dr. Hendrik Leber, founder of value investment specialist Acatis in Frankfurt, thinks markets are 'on thin ice' after the rallies of the past six months and that a major correction awaits in the new year.

He told Citywire that despite his firm and its funds enjoying a 'perfect year' so far, he is cautious about what is around the corner.

'I strongly believe markets will come down strongly again next year,' he says. 'I see no fundamental basis for the current rally. It has just been liquidity driven and is a mini-bubble feeding on itself.'
....

Insitutional investors panicked by missing the market rally will offer support for overheated markets until the end of the year, veteran Leber believes.

Leber, runs a number of funds including the firm's flagship ACATIS Aktien Global Fonds UI fund which has returned 195% since its launch in 1997 compared to a rise of just 36% in the FTSE World index.

In the past six months Leber's main fund has returned 44.7% while the average global equity fund has returned 27.9%. As an avowed value investor, Leber says that since February there have been 'so many inefficiencies in the market that have been easy to exploit.'



At the end of last year Leber's country model singled out Russia as the market that would perform best in the coming year. This proved to be close to the mark, as the RTS index rose 99% between the end of January and the end of August, compared to a 25.6% rise in the S&P 500 and a 78.6% rise in Brazil's Bovespa index.

Russia is still the top country in Leber's country allocation model, along with Poland and Israel. Meanwhile the countries scoring worst in his model, and which he is avoiding, are China, Korea, Mexico and India.


http://www.citywire.co.uk/selector/-/news/fund-manager-interviews/content.aspx?ID=357156&Page=2
 
Sondaggio Merrill Lynch: i gestori ora sono più cauti

Da qui:

http://it.biz.yahoo.com/16092009/92/sondaggio-merrill-lynch-i-gestori-cauti.html

Mercoledì 16 Settembre 2009, 17:16

Sondaggio Merrill Lynch: i gestori ora sono più cauti

Di Pierpaolo Molinengo

Dal sondaggio condotto da Merrill Lynch (NYSE: MER - notizie) fra 234 gestori, che insieme gestiscono un totale di 667 miliardi di dollari, emerge che gli investitori hanno ridimensionato l'esposizione all'azionario comprando obbligazioni e aumentando la liquidità in portafoglio a settembre e spostandosi a underweight sulla Cina per la prima volta in 13 mesi.
Dal sondaggio risulta che le posizioni nette in sovrappeso sono scese al 27%, cioè che la differenza fra le posizioni underweight e overweight è di 27 punti percentuali. Il dato si confronta con il 34% di agosto, che era stato il livello più alto dall'ottobre 2007. Gli underweight netti sull'obbligazionario sono scesi al 26% dal 28% di agosto e la liquidità è salita al 4,1% dal 3,5% del mese precedente.
Gli investitori hanno confermato il sovrappeso sui mercati emergenti globali, anche se l'overweight netto sulla regione scende al 40% dal 52%. Chi ha partecipato al sondaggio ha optato per una posizione di underweight netto sulla Cina, al 9%, per la prima volta dall'agosto 2008. Il paese preferito dagli investimenti è stata la Russia, seguita da Brasile e Turchia.


:)
 
15-09-09, 13:29
Hendrik Leber , un gestore/ investitore VALUE che dal 1997 ai giorni nostri ha ottenuto risultati nettamente superiori al mercato (+195% contro +36% del FTSE World index) dice che da febbraio per un gestore value come lui è stato facile fare meglio del mercato per le numerose inefficienze presenti in esso.
Prevede rialzi fino a fine anno per supporto degli istituzionali e di chi non aveva sfruttato la prima parte del rally 2009 , e una correzione piuttosto marcata nel 2010 per l' azionario.

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http://www.citywire.co.uk/selector/-/news/fund-manager-interviews/content.aspx?ID=357156&Page=2

A quanto pare Hendrik Leber aveva espresso previsioni giuste
 
A quanto pare Hendrik Leber aveva espresso previsioni giuste

beh tra tanti qualcuno ci doveva pur prendere io anche a settembre avevo detto di stare accorto che c era troppa euforia e ottimismo e poi vediamo se questo trend ribassista dura tutto il 2010 siamo solo al 4 febbraio ce ne e' di strada da fare.
 
sulla Russia non mi è parso proprio nostradamus...+ simile al mago casanova

o più probabilmente non hai capito quello che hai letto?

Quel fund manager aveva previsto a fine 2008 che la Russia avrebbe avuto una ottima performance nel 2009 e a settembre continuava ad averla in portafoglio e vedo che ad es. un fondo Russia come Baer Multistock Russia B nel 2009 è salito del 140,8 % continuando a salire negli ultimi mesi del 2009 e fino a inizio 2010

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F0000028RJ&lang=it-IT
 
beh tra tanti qualcuno ci doveva pur prendere io anche a settembre avevo detto di stare accorto che c era troppa euforia e ottimismo e poi vediamo se questo trend ribassista dura tutto il 2010 siamo solo al 4 febbraio ce ne e' di strada da fare.

e figuriamoci se non arrivi tu a manifestare smania di protagonismo ( "io") ;) : a settembre era prematura la cautela visto che poi i rialzi di molti mercati azionari sarebbero proseguiti fino a fine 2009 primi giorni del 2010.
H. Leber aveva detto che dopo rialzi che avrebbero retto fino a fine 2009 nel 2010 ci sarebbe stato un forte ribasso, ma non aveva parlato di ribassi per tutto il 2010 o fino a fine 2010. Comunque a settembre bastavano indicazioni sui 3 mesi successivi ( se ne poteva ricavare di restare pesantemente esposti sull' azionario fino a fine 2009 e di vendere a inizio 2010)
E quel che aveva detto Leber il 14/9 e avevo allegato qui il 15/9 si può controllare tramite il link mentre cosa avessi scritto tu esattamente non lo so e non ho tempo di fare una ricerca


http://www.citywire.co.uk/selector/-/news/fund-manager-interviews/content.aspx?ID=357156&Page=1
 
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