Portafogli

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

    Per continuare a leggere visita questo LINK
o più probabilmente non hai capito quello che hai letto?

Quel fund manager aveva previsto a fine 2008 che la Russia avrebbe avuto una ottima performance nel 2009 e a settembre continuava ad averla in portafoglio e vedo che ad es. un fondo Russia come Baer Multistock Russia B nel 2009 è salito del 140,8 % continuando a salire negli ultimi mesi del 2009 e fino a inizio 2010

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F0000028RJ&lang=it-IT

gli emergenti (Russia in special modo) sono come gli strumenti a leva (sia long sia short):D dove la genialità di questo fund manager?
poi i Paesi da sottopesare (cina, corea, messico, india) non gli ha beccati per niente. Ma per favore...:rolleyes:
average stavolta non condivido la tua opinione, sorry:o
 
gli emergenti (Russia in special modo) sono come gli strumenti a leva (sia long sia short):D dove la genialità di questo fund manager?
poi i Paesi da sottopesare (cina, corea, messico, india) non gli ha beccati per niente. Ma per favore...:rolleyes:
average stavolta non condivido la tua opinione, sorry:o

la Russia nel 2009 è salita di più di altri paesi che hai nominato ( allegavo il link di un fondo Russia che è salito del 140% )
ad es. India e Cina sono salite decisamente meno, per cui nel 2009 aveva ragione sul sovrappeso per la Russia rispetto ad altri mercati

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F0000028ND&lang=it-IT

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F00000204T&lang=it-IT

e quanto a previsioni valide mi riferivo soprattutto a buon andamento dei mercati azionari fino a fine 2009 ( mentre a settembre-ottobre già c' era chi ne usciva troppo presto) e forte ribasso nel 2010
 
la Russia nel 2009 è salita di più di altri paesi che hai nominato ( allegavo il link di un fondo Russia che è salito del 140% )
ad es. India e Cina sono salite decisamente meno, per cui nel 2009 aveva ragione sul sovrappeso per la Russia rispetto ad altri mercati

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F0000028ND&lang=it-IT

http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F00000204T&lang=it-IT

e quanto a previsioni valide mi riferivo soprattutto a buon andamento dei mercati azionari fino a fine 2009 ( mentre a settembre-ottobre già c' era chi ne usciva troppo presto) e forte ribasso nel 2010

dai, su Russia ci aveva preso...rimandato sugli altri stati...decidiamo se promuoverlo o meno a fine 2010. ok?
 
dai, su Russia ci aveva preso...rimandato sugli altri stati...decidiamo se promuoverlo o meno a fine 2010. ok?

per l' intervista che aveva rilasciato a settembre , personalmente lo considero già "promosso" ma ciò ha scarsa importanza visto che il suo fondo( o suoi fondi) non mi risulta sia distribuito in Italia , almeno a livello retail/privati , e non so se noterò altre sue interviste
 
La visione di B. of America Merrill Lynch per il 2010: sovrappesare in modo significativo l' Europa ex UK e sovrappesare moderatamente la Gran Bretagna per quanto riguarda l' azionario.
Sottopesare moderatamente l' Asia-Pacifico ex-Japan e gli USA.

http://2.bp.blogspot.com/_9MYixPWxt...cGDxM3lls/s1600-h/global-investment-ideas.jpg

Le azioni sono da sovrappesare (65% dell' asset ) , mentre bisognerebbe avere un' esposizione più limitate sulle obbligazioni.
Le azioni sono convenienti sia in confronto alle obbligazioni corporate sia in confronto ai titoli di stato, secondo BofA ML.


Overweight Equities, Underweight Bonds
January 14, 2010
Bank of America Merrill Lynch is out saying to overweight equities and underweight bonds. Their Research Investment Committee (RIC) says that long-term investors should buy 'humiliation' and sell 'hubris,' noting that equities are currently a 'humiliated' asset class. They attribute this classification to the past ten year performance of large cap equities, a period where these assets performed worse than in the 1930s. They write, "on a relative basis they have clearly suffered the greatest ignominy over the past 10 years and despite the rally of the past nine months remain the most unloved and undervalued asset class." Hedge funds would certainly agree with the notion to get long equities as they've had considerable net long exposure for some time now.

Why To Buy Stocks

In BofA's allocations, they are beefing up equities holdings from 60% of the portfolio to 65%, while reducing bonds from 35% down to 30%. They argue that stocks are cheap relative to both government bonds and corporate bonds, citing equity risk premium ("a measure of excess return of the S&P 500 earnings yield minus the yield of 10-year TIPS"). See the chart below for an illustration of this measure:
....

Read more: http://www.marketfolly.com/2010/01/overweight-equities-underweight-bonds.html#ixzz0f8PpRLxN


http://www.marketfolly.com/2010/01/overweight-equities-underweight-bonds.html
 
PORTAFOGLI - Timori spingono investitori su commodities fisiche
venerdì 12 febbraio 2010 17:56


GINEVRA, 12 febbraio (Reuters) - Gli investitori con ingenti disponibilità liquide comprano sempre più spesso rame, nichel e altre commodities fisiche per difendersi dall'inflazione degli asset cartacei, secondo il fund manager svizzero Ronald Wildmann.

Parlando a Reuters, Wildmann, che gestisce tre fondi a Zurigo per Basinvest, ha spiegato che comprare beni fisici industriali è "una specie di moda" tra i più ricchi, che vedono scarse prospettive sul mercato immobiliare e temono la svalutazione di attività più liquide.

"Tra banche centrali che aumentano l'offerta di moneta e goveni che ricorrono sempre più al debito, c'è da preoccuparsi per gli asset di carta", ha detto il fund manager. "Per un super-ricco, il peggio che può succedere è svegliarsi un mattino e scoprire che la liquidità non vale più nulla".

Basinvest ha circa 95 milioni di dollari in gestione in due fondi che trattano futures su metalli come nichel, platino, zinco e palladio, così come equity di società del comparto minerario come Rio Tinto (RIO.L: Quotazione) e Xstrata (XTA.L: Quotazione). Dallo scorso giugno però ha lanciato anche un fondo per le commodities fisiche che ha attratto altri 20 milioni di dollari da privati ricchi di Svizzera e Liechtenstein, molti dei quali si sono spaventati di fronte al crollo di Lehman Brothers e agli scossoni sui mercati azionari.

Il BI Physical Commodity Fund investe per lo più in commodities che sono trattate sui London Metal Exchange e New York Mercantile Exchange. I beni acquistati sono fisicamente stoccati nei depositi del Lme o presso spedizionieri che operano su mandato dei mercati, secondo quanto emerge dal resoconto Basinvest sul fondo per il mese di gennaio, in cui il rendimento è stato negativo del 5,9%.

Negli otto mesi del 2009 che hanno seguito il lancio, il fondo ha invece reso il 36,7%. Per chi teme le incertezze sul valore della carta, il consiglio di Wildmann è "entrare nel mercato degli asset fisici, come oro, arte, diamanti o terreni agricoli. Ma anche metalli industriali". Il legame tra il prezzo delle commodities e i relativi costi di produzione, spiega gestore, offre una certa garanzia contro l'inflazione. "Il rame avrà sempre un prezzo e quel prezzo non sarà mai zero".

Basinvest è particolarmente ottimistica sui metalli, visto che la ripresa in Cina e in altri mercati provocherà una carenza di acciaio per le costruzioni, carbone e zinco, spingendo al rialzo le quotazioni dei materiali. I buoni fondamentali del rame lo rendono un'altra top pick per il fund manager, in parte per la penuria di nuovi progetti di esplorazione al di fuori della Repubblica democratica del Congo e della Mongolia.

Ma Wildmann è più cauto sull'oro, avendo il prezzo di gran lunga corso più forte dei costi di produzione a dispetto della reale utilità del metallo prezioso: "Non c'è alcuna utilità per l'oro oggi. Se pensi a un mondo senza oro, non cambia niente, ma un mondo senza rame o zinco non funziona più".

E' lo stesso ingresso di questi nuovi soggetti nel commercio delle commodities fisiche a modificare le dinamiche del mercato. "Un tempo la volatilità era tipicamente più alta nel mercato delle commodities che in quello azionario. Ma 10-20 anni fa, le commodities interessavano solo ai commercianti di materie prime. Ora tutto è cambiato significativamente", ha concluso Wildmann.
 
Ma Wildmann è più cauto sull'oro, avendo il prezzo di gran lunga corso più forte dei costi di produzione a dispetto della reale utilità del metallo prezioso: "Non c'è alcuna utilità per l'oro oggi. Se pensi a un mondo senza oro, non cambia niente, ma un mondo senza rame o zinco non funziona più".

Questo è parzialmente vero.
http://www.invest.gold.org/sites/it/why_gold/demand_and_supply/

E poi chi lo spiega alle mogli, amanti e fidanzate.... Mr Wildmann ? :D
 
David Shairp, stratega globale di JP Morgan Asset Management a Londra conferma la strategia di sovrappesare l' azionario


Feb. 15 (Bloomberg) -- Stocks in Europe rose on the outlook for economic growth and earnings, while the euro weakened as officials gathered to discuss how they plan to help Greece tackle the region’s largest deficit.

The Dow Jones Stoxx 600 Index increased 0.4 percent, while the euro fell 0.2 percent against the dollar as of 5 p.m. in London. U.S. exchanges are closed today for Presidents’ Day, while Brazil’s markets are shut for Carnival. China, Taiwan, Hong Kong, Singapore, South Korea and Malaysia were closed for the Lunar New Year holiday.

Mining companies rallied as Goldman Sachs Group Inc. Chief Economist Jim O’Neill said China’s growth is fast enough that the government may let the yuan strengthen as much as 5 percent to curb inflation. About 72 percent of companies in the Standard & Poor’s 500 Index that have reported quarterly earnings since Jan. 11 have beaten analysts’ forecasts, according to Bloomberg data. Finance ministers of the 16 euro nations face investor pressure to explain measures agreed on last week to aid Greece.

“Concerns over sovereign solvency are unlikely to have gone away for good, but there may be some calming of fears in the near term,” David Shairp, the global strategist at JPMorgan Asset Management in London, wrote in a note to clients today. “We anticipate episodic bouts of investor anxiety, as sentiment remains fragile. But for the time being, we stick with our strategy of overweight equities.”

Asia Declines
...

The MSCI Emerging Markets Index rose 0.4 percent as raw- materials companies from Poland to South Africa advanced. Poland’s WIG20 Index climbed 1.9 percent for the steepest gain among benchmark equity gauges in major developing nations. Peru’s IGBVL Index climbed 0.4 percent for the biggest increase among Latin American markets. Mexico’s Bolsa fell 0.2 percent.

The Australian dollar rose against all but two of its 16 most-traded peers, strengthening 0.1 percent to 88.89 U.S. cents.

...

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=az9VvQ5DLN90&pos=4
 
17 February 2010

The market rally of the last couple of days has been most forcefully felt in commodities as investor’s risk appetite has come back in spades, but the risk that Chinese demand is overblown means going long metals could prove a highly risky trade.

A number of economists, such as Albert Edwards at SocGen, have highlighted the risk of a potential trade war if China does not devalue the renminbi. Supposing it does bow to international pressure and at the same time Germany shores up Greece’s debt, then ‘markets will swing back to a risk-on frame of mind’, says GaveKal’s Asian economist Joyce Poon.

‘However, for a number of reasons that are linked to China and let’s face it, China is now a major part of the metals story, we believe that being long metals today is too dangerous,’ she says.

China’s inventory situation, like much about its economy, is notoriously difficult to second guess, but there is mounting evidence that massive surpluses are building.

Looking at the global picture, the latest stats from the World Bureau of Metal Statistics show that production outpaced consumption from January to November last year pushing inventory levels in most metals to near decade highs.

‘It seems likely that a lot of these stockpiles have been taking place in China,’ says Poon. She points out that by extrapolating from Chinese sectoral financial data and dividing the nominal value of inventories by the cost of goods sold, a guestimate can be made. Even then, the issue of Chinese goods simply leaving the factory for the warehouse being classed as sold does cloud the picture, but she says the direction, if not the absolute levels of inventory, can be worked out.

Companies had been successfully cutting inventory levels through 2007, probably due to more efficient inventory management and an economy in a structural upward trend,’ she says. ‘But in the past two years the inventory to sales ratio has soared to plus 40-50%.’

She believes this is due to a combination of a slow reaction by companies to last year’s sharp drop off in demand and excess liquidity fuelling speculative buying of metals
...

To put this in context; since the 1960s, commodity prices have reliably tracked the growth in production of the major economies until the last four years when metals rallied way beyond this. Following the recent rally, the gap between commodity prices and economic activity is approaching the record high recorded in April 2008.

‘In our view, the risk-reward on metals in unfavourably skewed to risk,’ he adds. ‘There are better ways to play a Chinese, and global economy, that stays on the rails.’


http://www.citywire.co.uk/selector/-/news/fund-manager-interviews/content.aspx?ID=382897&Page=2


http://translate.google.it/#
 
17 February 2010

The market rally of the last couple of days has been most forcefully felt in commodities as investor’s risk appetite has come back in spades, but the risk that Chinese demand is overblown means going long metals could prove a highly risky trade.

A number of economists, such as Albert Edwards at SocGen, have highlighted the risk of a potential trade war if China does not devalue the renminbi. Supposing it does bow to international pressure and at the same time Germany shores up Greece’s debt, then ‘markets will swing back to a risk-on frame of mind’, says GaveKal’s Asian economist Joyce Poon.

‘However, for a number of reasons that are linked to China and let’s face it, China is now a major part of the metals story, we believe that being long metals today is too dangerous,’ she says.

China’s inventory situation, like much about its economy, is notoriously difficult to second guess, but there is mounting evidence that massive surpluses are building.

Looking at the global picture, the latest stats from the World Bureau of Metal Statistics show that production outpaced consumption from January to November last year pushing inventory levels in most metals to near decade highs.

‘It seems likely that a lot of these stockpiles have been taking place in China,’ says Poon. She points out that by extrapolating from Chinese sectoral financial data and dividing the nominal value of inventories by the cost of goods sold, a guestimate can be made. Even then, the issue of Chinese goods simply leaving the factory for the warehouse being classed as sold does cloud the picture, but she says the direction, if not the absolute levels of inventory, can be worked out.

Companies had been successfully cutting inventory levels through 2007, probably due to more efficient inventory management and an economy in a structural upward trend,’ she says. ‘But in the past two years the inventory to sales ratio has soared to plus 40-50%.’

She believes this is due to a combination of a slow reaction by companies to last year’s sharp drop off in demand and excess liquidity fuelling speculative buying of metals
...

To put this in context; since the 1960s, commodity prices have reliably tracked the growth in production of the major economies until the last four years when metals rallied way beyond this. Following the recent rally, the gap between commodity prices and economic activity is approaching the record high recorded in April 2008.

‘In our view, the risk-reward on metals in unfavourably skewed to risk,’ he adds. ‘There are better ways to play a Chinese, and global economy, that stays on the rails.’


http://www.citywire.co.uk/selector/-/news/fund-manager-interviews/content.aspx?ID=382897&Page=2


http://translate.google.it/#

cioè in sintesi .....
 
BNP Paribas AM

Investment strategy


02/16/2010
February 2010
....

Fundamentals still favourable to riskier assets...

All things considered, we expect conditions for the rest of the year to be fairly favourable for equities, as economic growth should support corporate revenues, interest rates are low and earnings are rising rapidly, whereas valuations still seem to be reasonable.

Yet these fundamental factors have been obscured over the past few weeks by various considerations, and most notably the Greek debt crisis. Investor skittishness in the face of the deteriorating public finances of Greece and other European countries reflects uncertainty about the general economic situation rather than any specific concern. It should be noted however that fiscal imbalances will pose a genuine problem over the long-term, especially since they are likely to durably weigh on economic growth.



... despite volatility

In other words, this investor worry—and prior to this concerns about how the "Volcker rules" might affect the US banking system and China's efforts to restrict credit growth—currently seems to be simply an excuse for profit-taking and/or speculative attacks.

After the current equity market correction that began in mid-January, we expect equities to perk up soon and by the second quarter. We believe investors will be also be attracted to the riskier asset classes in general, including credit and cyclical commodities. Consequently, we have made few changes to our model portfolio allocations between asset classes.


http://www.am.bnpparibas.lu/portal/...INFO&channelId=-536880762&programId=536882658
 
PORTAFOGLI-Equity Europa, gestori divisi su effetti crisi debito
venerdì 26 febbraio 2010 12:52


* Metà dei gestori pensa a ridurre peso equity europeo su crisi debito periferia zona euro

* Altra metà vede opportunità per acquisti convenienti

* Debolezza euro può accrescere competitività azionario


MILANO, 26 febbraio (Reuters) - La debolezza delle borse europee e della moneta unica, appesantite dalla crisi del debito in Grecia e in altre economie periferiche della zona euro, sembra generare nei gestori italiani visioni contrastanti circa l'appetibilità dell'equity europeo.

Rispondendo al consueto sondaggio mensile Lipper-Reuters, le otto primarie sgr partecipanti all'indagine si rivelano divise esattamente a metà fra quelle che pensano di abbassare il peso dell'azionario continentale e quelle che invece considerano quello attuale un momento conveniente per arrotondare su questa asset class, nella convinzione che la crisi troverà soluzione in tempi non lunghi.

"Noi abbiamo spostato un punto dall'equity europeo a quello americano", commenta Sergio Bertoncini, strategist di Credit Agricole. "Le valutazioni dell'Europa rimangono attraenti rispetto agli Usa, ma la recente volatilità sui mercati ha impattato in termini di beta sull'Europa".

Le tensioni provenienti dallo stato dei conti pubblici nei paesi periferici della zona euro, spiega Bertoncini, sono solo uno dei numerosi fattori che vanno ad acuire una tendenza già emergente sulle borse del vecchio continente.

"Al di là dei periferici, i listini europei hanno un beta tendenzialmente più alto di quello Usa. C'è il rischio sovrano, ma anche le strette al credito in Cina e le incertezze relative alla regolamentaizone sulle banche, tutte concause di questa tendenza".

Concordano in parte le considerazioni di Alessandro De Carli, responsabile dei fondi quantitativi di Eurizon. "Vediamo un euro sopravvalutato rispetto al dollaro", conferma il gestore, "sia perché la Grecia tende a minare un po' la crescita in Europa - e inevitabilmente questo terrà debole l'euro - sia perché ultimamente le notizie sull'economia Usa sono più positive di quelle sull'economia europea. Gli Stati Uniti sembrano avere accelerato di più. In generale l'economia americana tende sempre ad anticipare Europa e Giappone".

Tuttavia, secondo Eurizon, ciò non deve necessariamente portare alla decisione di un ridimensionamento del peso dell'equity europeo. Al di là di un quadro macroeconomico generalmente debole, infatti, le dinamiche valutarie innescate dalla situazione attuale possono generare effetti positivi a livello di competitività del tessuto economico - e da lì, trasmettere benefici alle prospettive dell'azionario.

"Noi non abbassiamo il peso dell'equity della zona euro", spiega De Carli. "Se vale il ragionamento per cui il rischio legato alla Grecia e alle altre economie periferiche trascina al ribasso l'euro, una moneta unica debole è un fattore positivo per i mercati azionari. Un euro debole, a livello aggregato, potrebbe favorire l'economia europea relativamente alla competitività".

Il sondaggio mensile di asset allocation in Italia curato da Reuters Lipper sarà inviato in rete alle 15 di oggi.
 
non è recentissima ma si può leggere la Quarterly Letter (trimestrale) di Jeremy Grantham del 21-1-2010.
La prossima dovrebbe essere reperibile su internet verso la seconda metà-fine di aprile.

http://www.scribd.com/doc/25808617/GMO-January
 

Allegati

  • JGLetter_ALL_4Q09_gmo.pdf
    70,2 KB · Visite: 95
PORTAFOGLI -Fondi tornano verso rischio,non amano Europa-Bofa ML
martedì 16 marzo 2010 15:31


LONDRA, 16 marzo (Reuters) - L'interesse per il rischio tra i gestori è cresciuto nell'ultimo mese, insieme alla tendenza a mettere la liquidità all'opera e ad arricchire i portafogli di equity, secondo il sondaggio realizzato da Bank of America-Merrill Lynch presso oltre 200 fund manager globali che gestiscono quasi 600 miliardi di dollari. Le risposte dei gestori evidenziano anche una scarsa preoccupazione per il rischio inflazionistico nelle economie mature e la convinzione generale che i paesi industrializzati non alzeranno i tassi ancora per un certo lasso temporale.

Il quadro generale sembra decisamente ottimistico sul livello corporate e microeconomico, molto meno su quello macro. Tra i fund manager europei, quelli che si aspettano una crescita della propria economia sono scesi al 45%, quando erano il 72% a gennaio.

Il 46% netto dei rispondenti, rivela BofA Merrill, sono sovrappesati sull'azionario, contro il 33% di febbraio - la percentuale "netta" è calcolata come totale dei sovrappesati meno quello dei sottopesati.

Gli asset europei sono meno popolari, un segno dell'attenzione rivolta alla crisi del debito in Grecia.

"A livello geografico c'è un allontanamento molto chiaro dall'Europa e verso gli Usa", dice Gary Baker, capo dell'equity strategy della banca per il Vecchio continente. Il 21% netto dei rispondenti è sottopesato sull'azionario europeo, rispetto all'11% di febbraio a il 2% di gennaio.

Il fatto che per la prima volta dal luglio 2008 i gestori siano anche in sovrappeso netto sul Giappone, osserva Baker, sembra però indicare che sia in atto un movimento "anti-Europa", più che "pro-Usa" o "pro-Giappone".

Tre quarti dei rispondenti comunque non credono al default della Grecia e indicano come probabile esito della crisi un salvataggio da parte Ue (52%) o la capacità di Atene di tirarsi fuori dai problemi autonomamente (24%).

La percentuale netta di coloro che si aspettano un incremento dell'inflazione nei mercati "core" nel prossimo anno è scesa da 61 a 34 in due mesi, aggiunge il sondaggio.

Forse come risultato di questa percezione, le attese indicano un rialzo dei tassi come un'ipotesi ancora molto remota. Circa un terzo dei partecipanti pensa che la Fed possa intervenire sulla liquidità nell'ultimo trimestre del 2010, quasi il 40% invece non vede cambiamenti fino al 2011. In Europa, per contro, è la maggioranza dei gestori a non vedere rialzi dei tassi fino al prossimo anno.
 
PORTAFOGLI-Debito Italia piace, spread Germania stringerà-Pictet
venerdì 19 marzo 2010 15:28


* Visto miglioramento spread Italia/Germania

* Investitori positivi su debito Italia

* Occhi anche a linker, tasso variabile e paesi emergenti


di Gabriella Bruschi


MILANO, 18 marzo (Reuters) - Ogni calo è una buona occasione per comprare debito italiano, che offre ancora buoni rendimenti e non mostra le debolezze di altri paesi, tanto più che è in vista un ulteriore restringimento dello spread con la Germania.

Ma buona attenzione va anche ai linker, insieme a un occhio di riguardo ai mercati emergenti in valute locali, in previsione di un miglioramento delle loro economie.

Sono queste le opportunità di investimento segnalate in un'intervista a Reuters da Andrea Delitala, responsabile dell'Investment Advisory presso Pictet Funds, che fornisce consulenza di investimento ai distributori dei prodotti Pictet.

"Gli investitori sono positivi nei confronti dell'Italia che, direi, presenta pubblici vizi e private virtù, a differenza di altri paesi della zona euro" dice Delitala, "tanto più che gli spread relativi all'Italia dovrebbero ancora avere un margine di contrazione".


CRISI GRECIA E' STATA OPPORTUNITA' PER COMPRARE ITALIA

La crisi degli ultimi mesi "è stata greco-centrica, molto diversa da quella del 2009 che era stata molto più diffusa, con effetto contagio generalizzato" per l'advisor.

"Per gli investitori sul debito italiano la crisi greca è stata una buona opportunità di ingresso a prezzi scontati. E lo è ancora, in occasione di ogni calo, soprattutto in vista di un ulteriore miglioramento del mercato italiano, per poi godersi la buona redditività corrente: anche se per i guadagni in conto capitale si può dire che la festa sia alla fine".

I decennali italiani offrono ancora un rendimento di circa 80 punti base sopra i Bund, ma il differenziale misurato sui Cds a 10 anni di Italia e Germania ha già stretto a 67 punti base (da un massimo a 150 pb).

"C'è da aspettarsi che tali spread si riducano e tenda ad annullarsi anche il divario tra loro" dice Delitala. La sua previsione è un Cds a 50 pb e un restringimento dello spread Btp/bund di una ventina di punti base.


APPREZZATO IN ITALIA BASSO INDEBITAMENTO PRIVATO

Per quel che riguarda l'indebimento dei privati - passività a breve nei bilanci bancari - tanto maggiore è il rischio di sofferenza per le banche e, a cascata, superiore è il rischio che il debito pubblico possa peggiorare per gli aiuti alle banche.

E in questo caso "l'Italia a differenza per esempio di Gran Bretagna, Spagna o Irlanda, è un paese virtuoso dal punto di vista dell' indebitamento privato, ben sotto la media europea" sottolinea Delitala.

Quindi pur vedendo un deficit/pil attorno al 5%, non vede un ulteriore peggioramento a causa di bailout pubblici: "situazione molto diversa da quella di altri paesi della zona euro che hanno deficit a due cifre e massicci interventi pubblici".


OCCHI A LINKER, TASSO VARIABILE, PAESI EMERGENTI

A completamento del portafoglio, l'advisor Pictet cita poi altre 'asset class' di complemento: linker, tasso variabile, ma soprattutto debito di paesi emergenti in valuta locale.

Dopo quotazioni distorte di fine 2008 "ora, con una break even inflation media attorno al 2%, i linker hanno un valore equilibrato che ci induce a tenerne in portafoglio una quota neutrale, direi del 20%, per difendersi non da rischi inflattivi a breve quanto da quelli a medio lungo", spiega.

In futuro, quando il reddito fisso avrà perso la sua appetibilià per effetto dell'aumento dei tassi, sarà il comparto a tasso variabile quello su cui spostarsi, guardando a obbligazioni bancarie, ibridi o senior, ma anche ai Cct.

I paesi emergenti meritano attenzione sia sul fronte valutario che soprattutto per le obbligazioni in valuta locale.

"C'è un nutrito gruppo di paesi emergenti su cui vale la pena di investire, dal Brasile, alla Turchia, ai paesi asiatici, fino ai paesi più vicini di Polonia, Repubblica Ceca, Romania. Hanno una migliore dinamicità nel merito di credito perchè hanno fondamentali in via di miglioramento".

"Per le valute dei paesi emergenti abbiamo un'ipotesi di apprezzamento superiore al 20% in termini effettivi, con qualche cautela circa l'andamento di breve a causa della correlazione con il cambio euro/dollaro" dice. "Un investimento sul loro debito a medio termine (3-5 anni) offre un rendimento corrente attorno al 6-6,5%", cui aggiungere l'apprezzamento delle valuyte locali, di cui però è difficile stabilire il timing.
 
PORTAFOGLI - Rischio sovrano? Sopravvalutato, ma non troppo
martedì 30 marzo 2010 16:56


* Prevale opinione che situazione sia risolvibile

* Rischio di peggioramento a catena in rating credito

* Possibile scenario di disciplina fiscale e alta liquidità


MILANO, 30 marzo (Reuters) - Il rischio sovrano, "tema" portato in evidenza nel primo scorcio del 2010 soprattutto iper l'incerta situazione di alcuni paesi della zona euro alle prese con un deficit pubblico esorbitante, potrebbe essere a conti fatti un pericolo sopravvalutato. E' questa l'opinione di cinque degli otto primari gestori italiani sentiti a marzo nel consueto sondaggio mensile di Reuters-Lipper.

Non è però trascurabile, per quanto minoritaria, la componente dei tre gestori che alla luce degli sviluppi degli ultimi mesi sta prendendo in considerazione un cambiamento significativo della propria asset allocation.

"Quella sul debito sovrano è in effetti la singola preoccupazione più importante sullo scenario economico-finanziario", conferma Francesco Fonzi, senior portfolio manager di Credit Suisse.

La banca, precisa il gestore, non arriva però a rimettere in discussione la propria asset allocation sulla base di tale questione. "Riteniamo che si tratti di una crisi contenibile", spiega Fonzi. "Sia pure in modo esitante una soluzione per la Grecia è stata trovata. E non ci sembra che le grandi economie, quelle che possono veramente mettere a repentaglio il sistema, siano gestite in modo scriteriato".

Di orientamento diverso Nicola Trivelli, direttore investimenti di Sella Gestioni: "Noi effettivamente vediamo un rischio di peggioramento del merito del credito e di convergenza verso il basso dei giudizi, con spread più larghi anche per paesi tripla A come gli Usa e il Giappone, oltre all'interno della zona euro", dice il gestore.

E se la Germania mostra una solidità decisamente migliore, prosegue Trivelli, "c'è il caso emblematico della Spagna, che viene da una tripla A ma seguirà un trend di downgrade nei prossimi anni". Questo, è la conclusione, porterà a spread in allargamento, accentuati a loro volta dalle scelte degli investitori, "che modificheranno i portafogli in base alle modifiche di rating".

Gli scenari del debito pubblico, ipotizza invece Fonzi, possono persino avere un effetto paradossalmente virtuoso. "Da quando è emerso il problema, le autorità danno più importanza al riequilibro fiscale rispetto a quello monetario", osserva il gestore. "Complice anche la bassa inflazione, per non strozzare l'economia il rialzo dei tassi può essere rimandato a favore del raddrizzamento dei conti: si può creare così il contesto più favorevole ai mercati finanziari, un mix di comportamento fiscale virtuoso e di abbondante liquidità, come si è visto negli anni Novanta".
 
PORTAFOGLI-Equity Europa, gestori divisi su effetti crisi debito
venerdì 26 febbraio 2010 12:52


* Metà dei gestori pensa a ridurre peso equity europeo su crisi debito periferia zona euro

* Altra metà vede opportunità per acquisti convenienti


Questi gestori, ci azzeccano sempre.

Almeno, la meta' di loro.
 
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