Proprietà frazionata di opere d'arte

Direi che col collezionismo non c'entra nulla, anzi direi che è proprio in antitesi rispetto all'esclusività, la ricercatezza, il possesso di cui si parlava altrove, arte che diventa liquida e puro investimento gestito, con tante perplessità anche su questo fronte non solo per la difficoltà, imprevedibilità, profonda conoscenza che richiede questo mercato.
Trovo anche surreale affermare che è un modo per mettere l'arte nella disponibilità di chiunque perchè con le quote min uno straccio di grafica te la porti a casa, forse diversa la finalità del fund raising anche se le criticità comunque restano.

Si parla di volontà di trasparenza ma mi domando se invece grazie alle risorse che derivano dalla cartolarizzazione non siano favorite azioni mirate funzionali ad incrementare il valore degli artisti gestiti, immagino le opere non saranno tutte capolavori assoluti.

Certo, potrebbe nascondersi anche una certa strategia di marketing verso determinati artisti che, proprio grazie alla tokenizzazione, diventano famosi nel grande pubblico
 
Direi che col collezionismo non c'entra nulla, anzi direi che è proprio in antitesi rispetto all'esclusività, la ricercatezza, il possesso di cui si parlava altrove.....

Si potrebbe dare anche una lettura diversa.
Leggo che i veri collezionisti, qui, acquistano sì manufatti artistici ma li vendono anche, se trovano un'opera di maggior qualità, quindi si potrebbe valutare lo strumento messo a disposizione come un autofinanziamento.
Ossia, invece di (magari) dover attendere l'alienazione di un'opera per acquisirne un'altra, ne cedi il 49%, continui a goderne il possesso e poi con calma decidi se cederla interamente o riacquistarne la parte ceduta.
Con quella relativa certezza in più che la blockchain consente.
 
blockchain :eek:
crowfounding :eek::eek:
tolkenizzazione :eek::eek::eek:

scusate se io mangio spesso pane e mortadella
ma queste me le dovete spiegare:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 
Hai ragione, Alessandro, spesso abusiamo di termini stranieri, quasi sempre provenienti dalla perfida Albione.
Nella fattispecie, tuttavia, blockchain - traducibile pedissequamente con catena di blocco o meglio con catena di controllo - quale tecnologia nata con le criptomonete per assicurare l'immodificabilità dei dati trasmessi, è ormai di uso comune.
Così come crowdfunding, ovvero finanziamento popolare diffuso, mentre in effetti si capirebbe altrettanto bene con suddivisione o parcellizzazione il termine tokening, da token - gettone - ovvero divisione in parti di un'unità maggiore.

Cercheremo di preservare maggiormente il nostro splendido idioma.
Anche se al posto della mortadella ci mettessimo, ad esempio, del tartufo.;)
 
Hai ragione, Alessandro, spesso abusiamo di termini stranieri, quasi sempre provenienti dalla perfida Albione.

Anche se al posto della mortadella ci mettessimo, ad esempio, del tartufo.;)

grazie per le precisazioni.:bow:

Comunque dammi retta, la mortadella, se di qualità, è fantastica;)
 
mah, è un "vestito tecnologico" a una specie di fondo di investimento in arte. E sappiamo che fine hanno fatto i fondi di questo tipo....

Persino Housers (crowfunding immobiliare) ha intortato i suoi clienti con un improbabilissimo autore come Secundino Hernandez acquistato per 150.000 euro e finito nel dimenticatoio......

L'arte o te la comperi o te la godi nei musei, tutto il resto è fuffa per fregare soldi ai polli
 
Si potrebbe dare anche una lettura diversa.
Leggo che i veri collezionisti, qui, acquistano sì manufatti artistici ma li vendono anche, se trovano un'opera di maggior qualità, quindi si potrebbe valutare lo strumento messo a disposizione come un autofinanziamento.
Ossia, invece di (magari) dover attendere l'alienazione di un'opera per acquisirne un'altra, ne cedi il 49%, continui a goderne il possesso e poi con calma decidi se cederla interamente o riacquistarne la parte ceduta.
Con quella relativa certezza in più che la blockchain consente.

Era il senso di "fund raising", es. per nuove acquisizioni in un museo o miglioramenti ma il punto è chi ha il controllo? Come in fondi investimento non è il singolo a decidere la composizione del paniere. A me piace poco e anche in termini di solo investimento lo considero a rischio troppo elevato.
 
ah ti ci metti pure tu cara Lory ?:eek:

mò vado a vedere se sto fund raising si mangia come antipasto o dessert:D (visto che scrivi di paniere magari è antipasto:mmmm:)
 
Ma io ho capito che l'opera rimane unitaria, solo che ne viene tokenizzato il possesso.

Ci mancherebbe che non rimanesse unitaria ... la tagliamo e poi facciamo un puzzle per rivenderla?:D
Ho letto rapidamente quanto scritto, è una vera e propria assurdità!
Il gusto di comprare un opera che piace e si considera di valore artistico, è, in primis, il gusto del possesso di un' opera importante o che si reputa importante, penso!
Il collezionista in genere ragiona proprio sul principio del "mio".. poi ci potrà essere anche una rivalutazione, ma bisogna poprio vederci lungo! D'accordo con @Biagio che sarebbe la stessa cosa se si comprasse uno stock di banane o di acciaio..
Se si vogliono fare investimenti anche parcellizzati basta riuscire a compare un'area nella mia città dove farci dei box, dato che si vendono anche a 70 k l'uno, forse sarebbe più redditizio:p
 
Va bene che siamo su "Investimenti in arte e Collezionismo" ma qui mi sembra di esagerare un pò...:no:
 

Cito dal testo: con "un'aspettativa" di rivalutazione del 15%... ;)

Allora, aclune considerazioni veramente spicciole:
1) Se vai in banca ti danno lo zero virgola. Lordo. Quindi in molti sono disponibili a "forme alternative" pur di avere una qualche aspettativa superiore.
2) Nessuno regala soldi.
3) Il costo del denaro oggi è bassissimo, praticamente irrisorio.

Se siamo un gruppetto di imprenditori, andiamo in banca, prendiamo in prestito a interessi inesistenti e facciamo il nostro business in modo che il 15% ce lo metto in tasca noi.
Invece qui il 15% (come aspettativa) lo elargiscono a terzi... così. 15% :cool:

Praticamente è come se stessero prendendo in prestito da parte di "investitori" al 15% di interessi quando in banca pagherebbero il 2-3%.

Vedi che al mondo c'è tanta generosità...
 
Poiché il titolo del post è "proprietà frazionata di opere d'arte", oltre a non condividere l'iniziale levata di scudi e dileggio verso chi l'ha iniziato, vi pongo un ulteriore quesito. E lo faccio visto che so che utenti o ex utenti di questo forum hanno fatto esperienza nel senso che sto per raccontare.
Avete un budget di Y, seguite diversi artisti, vi propongono un capolavoro di quello che vi piace più di tutti, ma costa Yx2 o addirittura Yx3. Vi sembra assurdo unire le forze con altro (o altri due) fanatici appassionati di quell'artista e acquistare l'opera in società? Vi prego di argomentarmi il perché sareste contrari o favorevoli, possibilmente evitando lo stucchevole "cerco un'ottima opera di uno degli altri che rispetti il mio budget", a questo arrivo da solo.

Grazie
 
Lo vedo parecchio diverso, un conto i giovani collezionisti che si mettono assieme per un "gruppo d'acquisto/acquisto collettivo" che gestiscono tra loro, un altro aderire ad un fondo d'investimento in termini di quote, per speculazione o diversificazione. Il primo caso è tutto sommato accettabile il secondo lo potrebbe essere a condizione ad es. di acquisire una nuova opera che non vuoi lasciarti scappare creandoti una liquidità temporanea rientrando delle quote in un secondo momento, il pb. è comunque e sempre chi ha il pallino in mano. P.S. Io eviterei comunque entrambe le opzioni.
 
Ultima modifica:
Il lato contrario arriva quando non si va più d'accordo o gli interessi inizialmente coincidenti divergono.

Se io volessi vendere la mia parte dell'opera e l'altro no, certo se i rapporti sono buoni la rileva lui, ma a quale prezzo (quello d'asta, di galleria...).

E se non potesse-volesse acquisire la mia parte e contemporaneamente non volesse venderla.
Discorso valido anche per la permuta di un'opera con altra dello stesso autore e infiniti casi similari limitandoci alla buona fede delle parti.

Personalmente considero l'acquisto in arte un piacere e come tale deve rimanere.
Oltre determinate cifre diventa anche investimento e in quel caso preferisco rischiare e decidere in autonomia.
:) Ciao!!

Ps, se l'investimento in arte è strutturato come un prodotto finanziario scelgo il prodotto finanziario puro, è più semplice e l'offerta non manca.
Ovviamente è il mio pensiero. ;)
 
Ultima modifica:
Poiché il titolo del post è "proprietà frazionata di opere d'arte", oltre a non condividere l'iniziale levata di scudi e dileggio verso chi l'ha iniziato, vi pongo un ulteriore quesito. E lo faccio visto che so che utenti o ex utenti di questo forum hanno fatto esperienza nel senso che sto per raccontare.
Avete un budget di Y, seguite diversi artisti, vi propongono un capolavoro di quello che vi piace più di tutti, ma costa Yx2 o addirittura Yx3. Vi sembra assurdo unire le forze con altro (o altri due) fanatici appassionati di quell'artista e acquistare l'opera in società? Vi prego di argomentarmi il perché sareste contrari o favorevoli, possibilmente evitando lo stucchevole "cerco un'ottima opera di uno degli altri che rispetti il mio budget", a questo arrivo da solo.

Grazie

Beh, in questo tipo di situazione, se c'è una singergia per un acquisto di gruppo, per me la cosa ci può assolutamente stare.

E' un concetto completamente diverso da quello dell'investimento su una percentuale di partecipazione di un'opera posseduta da terzi per cui questi terzi ti propongono un'eventuale plusvalenza successiva alla vendita. Questa seconda situazione è una speculazione di tipo finanziario, per me tutta da verificare... se poi funziona, bene per chi ci guadagna!

Cmq non fa per me.
La tua situazione invece ipoteticamente potrei prenderla in considerazione, perchè no. Mettendo in chiaro i vari aspetti a cui si riferisce anche Antipole.
 
Anticipo una replica, in attesa di altri contributi.
Fortunatamente studiai la materia e poi un pochino di esperienza (anche se in altri campi) è arrivata. Antipole, esistono le scritture private che hanno valore legale: se tu e io compriamo in società un'opera a 100, possiamo prevedere che in caso di offerta a 200, abbiamo tre opzioni semplicissime:
a) vendiamo
b) teniamo
c) se non c'è accordo, chi non vuole vendere deve obbligatoriamente liquidare pagando 100 a chi invece vuole farlo e si tiene l'opera; se non ne ha il potere economico deve accettare la vendita.
 
Le scritture private hanno e creano valore al legale incaricato di dirimere la controversia...
:):p Ciao!!

Ps, quello che scrivi è giusto ma perché rischiare cause e rovinare amicizie.
;)
 
Vi sembra assurdo unire le forze con altro (o altri due) fanatici appassionati di quell'artista e acquistare l'opera in società? Vi prego di argomentarmi il perché sareste contrari o favorevoli, possibilmente evitando lo stucchevole "cerco un'ottima opera di uno degli altri che rispetti il mio budget", a questo arrivo da solo.

Lo vedo un grosso problema perchè un giorno qualcuno del gruppo si stanca e vuole vendere l'opera mentre gli altri no. Io la voglio tenere nel mio studio tutti i giorni e anche gli altri, come si fa? Oppure arriva un'ottima offerta e uno vuole vendere al prezzo x, l'altro ad y e l'altro ancora non vuole vendere. L'amico socio è in difficoltà economiche e deve vendere e io no..che faccio, lo lascio crepare di fame per tenermi l'opera? Perchè se un'opera mi piace devo fare un contratto con altre persone per godermela dopo averla oltretutto pagata? Non è meglio comprare quello che ci si può permettere ed essere liberi? Mi sembra solo un modo per diventare schiavi dell'opera e dipendenti da altre persone, io non lo farei neanche per sogno.
 
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