Alessandro Celli
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Ringrazio Blackcity per lo spunto
Robert Barry eliminò qualsiasi traccia di visibilità e percettibilità dalle proprie opere.
Il 4 marzo del 1969 Barry dissolse un litro di Argon nell’atmosfera dalla spiaggia di Santa Monica in California realizzando l’opera Inert Gas Series: Argon [from a measured volume to indefinite expansion].
Come poter vedere l’opera?
Solo attraverso la fiducia riposta verso l’artista, in quanto l’immagine rappresenta solo un contenitore di vetro vuoto.
«Decisi di lavorare con i gas inerti perché questo eliminava la presenza costante di un qualche piccolo oggetto o strumento che producesse l’opera. Il gas inerte è un materiale impercettibile-non si combina a nessun altro elemento… Una volta disperso nell’atmosfera, si espande all’infinito, mutando continuamente di forma, senza che nessuno possa vederlo».
Non contento di disperdere gas di vario tipo nell’atmosfera, Robert Barry iniziò a creare arte anche con altri materiali invisibili quali onde portanti a frequenza variabile, ultrasuoni, microonde, campi elettrici e sostanze radiottive; stavolta però si rifiutò di documentare il tutto con una serie di fotografie perché “non c’era niente da fotografare” e adottò il linguaggio scritto nella forma più breve possibile come nel caso dell’opera Something… del 1969 in cui, su un foglio dattiloscritto scrive la seguente descrizione: Something that is taking shape in my mind and will sometime come to consciousness.
Sempre nel 1969 inviò 4000 biglietti d’invito per tre mostre, che si sarebbero tenute ad Amsterdam, Torino e Los Angeles, con le quali informava i destinatari che durante l’esibizione la galleria sarebbe rimasta chiusa
e mi rammenta Emilio Prini
Un curriculum da far impallidire tanti cliccati artisti modaioli:
Francesca Minini, Contemporary Art
se può interessare è pure tanto apprezzato da Hans Ulrich Obrist
ma dal mercato no
Robert Barry eliminò qualsiasi traccia di visibilità e percettibilità dalle proprie opere.
Il 4 marzo del 1969 Barry dissolse un litro di Argon nell’atmosfera dalla spiaggia di Santa Monica in California realizzando l’opera Inert Gas Series: Argon [from a measured volume to indefinite expansion].
Come poter vedere l’opera?
Solo attraverso la fiducia riposta verso l’artista, in quanto l’immagine rappresenta solo un contenitore di vetro vuoto.
«Decisi di lavorare con i gas inerti perché questo eliminava la presenza costante di un qualche piccolo oggetto o strumento che producesse l’opera. Il gas inerte è un materiale impercettibile-non si combina a nessun altro elemento… Una volta disperso nell’atmosfera, si espande all’infinito, mutando continuamente di forma, senza che nessuno possa vederlo».
Non contento di disperdere gas di vario tipo nell’atmosfera, Robert Barry iniziò a creare arte anche con altri materiali invisibili quali onde portanti a frequenza variabile, ultrasuoni, microonde, campi elettrici e sostanze radiottive; stavolta però si rifiutò di documentare il tutto con una serie di fotografie perché “non c’era niente da fotografare” e adottò il linguaggio scritto nella forma più breve possibile come nel caso dell’opera Something… del 1969 in cui, su un foglio dattiloscritto scrive la seguente descrizione: Something that is taking shape in my mind and will sometime come to consciousness.
Sempre nel 1969 inviò 4000 biglietti d’invito per tre mostre, che si sarebbero tenute ad Amsterdam, Torino e Los Angeles, con le quali informava i destinatari che durante l’esibizione la galleria sarebbe rimasta chiusa
e mi rammenta Emilio Prini
Un curriculum da far impallidire tanti cliccati artisti modaioli:
Francesca Minini, Contemporary Art
se può interessare è pure tanto apprezzato da Hans Ulrich Obrist
ma dal mercato no