Piccola riflessione sullo spid, o, sulla identità digitale in genere.
la digitalizzazione ha certo possibilità di produrre vantaggi e sistemi di riconoscimento sicuri sono parte della semplificazione dei sistemi di funzionamento
l’identità è un’altra cosa che di per se non può essere digitalizzata se non per ridurre la dimensione dell’identità stessa.
la carta di identità cartacea per intendersi ha al suo interno una sintesi delle caratteristiche personali per facilitare il riconoscimento una volta presentata da una persona presente, non sono né la persona ne la sua identità, si chiama così per l’identificazione della persona che si ha davanti.
con la digitalizzazione la persona non avendola davanti si usano dei sistemi criptati univoci per determinare la firma o l’univocità del documento.
la burocrazia in realtà sta facendo una confusione per cui valgono più gli elementi digitali riferiti ad un codice che la persona che si ha davanti, meglio che la persona non ci sia.
tutto ciò per comprendere che in realtà non si tratta di una semplificazione, se non in alcuni casi, ma una distorsione dell’identità che è viva e vitale e per definizione variabile nel tempo e nello spazio, mentre un codice è per sempre.
lo spid o qualunque strumento è appunto uno strumento, non l’identità, ed è disumanizzante di per se, se lo si tratta come tale. Anche l’approccio con l’umanità perde l’empatia ed il significato stesso di umanità come fallibile se schematizzato in un codice infallibile. Perdendo definitivamente la Caratteristica essenziale dell’identità, l’umanità.