STELLANTIS-CNHI-RACE-IVECO notizie, dati, bilanci (e commenti relativi) - 10th

anche perchè , nel mio caso, manco li userei i SUC:rotfl:
Infatti, nemmeno io.
90% carico a casa...ricarica pubblica per me comoda giusto per non pagare i parcheggi o ogni tanto per quando faccio un po' di km in giornata.

Ecco appunto:
https://insideevs.it/news/723165/tesla-aumento-prezzi-model-3-dazi/

Forza con gli ordini che a luglio aumenta...hahaha!
Peccato che ho già comprato una macchina di troppo altrimenti procederei...effettivamente è un'ottima minaccia!

Focus sull'elettrica del popolo:
https://insideevs.it/news/723144/ford-team-segreto-auto-elettrica-economica/
 
Ultima modifica:
Si può constatare che l'investor day Stellantis non sia stato tanto apprezzato ;)
 
ininfluente: la questione takata l'hanno avuta (e ce l'hanno)tutte le case del mondo, tutte le principali (ma credo proprio tutte)

1) ESATTO , il problema è proprio questo:
la questione takata l'hanno avuta, gli altri, e non un anno fa ma un decennio fa, mediamente,
NON ce l'hanno ORA, gli altri costruttori, mi pare.

nel 2024 , cioè Ora, SOLO stellantis che io sappia , stafacendo un richiamo così pesante
(intendo pesante per l'utente non per stellantis) , con class action per risarcimento danni in corso
e potrebbe pesare qualche miliardo in biliancio
=> le altre lo hanno gia scontato , Stellantis deve ancora scontarlo ?

2) Gli altri costruttori,. lo hanno gestito dal 2010 aal 2017 e Non hanno aspettato il 2024,
e soprattutto non hanno fermato 600 mila macchine Imponendo loro di non usarla FINO a data da destinarsi, che può , essere una data lunghissima, o sbaglio?

Notare che sono macchine costruite anche 10 anni fa, perché aspettare il 2024 se il problema è noto da anche prima della costruzione?

Alcuni utenti hanno la macchina ferma da alcuni mesi, altri solo da uno, ma TUTTI dovranno aspettare ancora mesi, quindi hanno un fermo macchina che parte dalla comunicazione firmata , con ricevuta, che va da 3 ai 6 mesi
(calcolo minimo , ammesso che possano richiamare tutti entro i prossimi tre mesi, cosa che dubito)
Nel frattempo non possono usare la macchina e sono obbligati a dichiarare il problema in caso di vendita
=>quindi non possono vendere.

Provi a immaginare cosa chiederebbe lei, se avesse un solo veicolo, usato per lavorare, e non potesse usarlo per (almeno) tre o quattro mesi , e poi moltiplichi questa cifra per 600K (600.000)

Questo non è un normale richiamo ma ripeto hanno scritto a 600 Mila utenti di NON usare automobile per nessun motivo
e non hanno dato Né auto sostitutiva né hanno eseguito intervento.
( e dare 600k mila auto sostitutive per tre mesi è improponibile ovviamente)

io Provo a calcolare cosa costa (oltre l'intervento) un rimborso per il disagio causato da un fermo macchina medio di 4 mesi
e mi esce che può pesare una parte importate dell'utile, molto importante.

(Calcolando il parco coinvolto, cifra minima, due o tre miliardi, molto ottimistica, scenario migliore, e senza contare intervento di riparazione, ammesso che la class action abbia successo ovviamente)

3) beh se tutte le case perdessero miliardi, questo non lo renderebbe ininfluente comunque , sulle quotazioni delle altre case come di stellantis.

DOVE SBAGLIO ?
Grazie

MA questi conti sulla class action non li fa nessuno ?
PS: Notare che Parlo solo di quelle potenzialmente in Class Action, e potenzialmente con costi esorbitanti,
poi ci sono altre che devono ancora essere conteggiate, che richiederanno, solo il richiamo e comunque costeranno svariate centinaia di milioni ( ma che possono essere coperte dagli accantonamenti, come da me detto in precedenza)

Ps2: Le miei auto non sono state toccate.
 
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DOVE SBAGLIO ?
Grazie
dove sbagli? il mercato sa da tempo di questi richiami, quindi, hai visto sfracelli? oggi addirittura stellantis è andata meglio di quasi tutti i concorrenti

il mio "ininfluente" stava per "ininfluente nel lungo termine"....in questo thread ce ne infischiamo di quello che succede giorno per giorno sul titolo e ,comunque, anche valutando giorno per giorno, e il mercato sapendo benissimo dei richiami, non ha impattato sul titolo...ma poi ,parliamoci chiaro, è veramente una vicenda gestibile e una posta di bilancio ultraminoritaria...class action? credo che stellantis abbia sufficienti studi di avvocatura sparsi in tutti i continenti per gestire la questione


non capisco dove vuoi arrivare? ti fa schifo stellantis e ce l'hai? vendi subito. non ce l'hai? non comprarla

non ti fa schifo e ce l'hai, tieni e vivi sereno, che avrai soddisfazioni, come le abbiamo avute tutti negli ultimi 20 anni
non ti fa schifo e non ce l'hai? non comprarla lo stesso, tanto non (ci) cambia niente:yes:
 
Si può constatare che l'investor day Stellantis non sia stato tanto apprezzato ;)
Oggi non e' giornata per il comparto.

Questi tira e molla fra elettrico , dazi , esigenze di occupazione dei governi e concorrenza orientale non puo' fare molto bene

giornata.png
 
cosa vuol dire?


orcel ceo unicredit? personalmente disprezzo il settore bancario, in particolare quello italiano e il paragone con un CEO planetario come tavares o, oltretutto in un settore industriale ipercompetitivo a livello mondiale con un CEO locale in un mercato locale , provinciale e protetto, mi fa letteralmente orrore

insomma, non ci vedo nessun collegamento, neanche di striscio:yes:
Orcel è stato AD di UBS e poi lo voleva Santander. Alcuni soci hanno contestato lo stipendio e credo che lui abbia ricevuto 30 mln di risarcimento…..inoltre UniCredit, a differenza di Intesa, è una banca europea piu che italiana.
Capisco che le banche non ti piacciano ma lui ha veramente una marcia in più (per mia fortuna ho qualche azione UniCredit…) e a livello organizzativo ha rivoltato UniCredit 3 volte in 2 anni ottenendo ottimi risultati in tutti gli ambiti….
 
Orcel è stato AD di UBS e poi lo voleva Santander. Alcuni soci hanno contestato lo stipendio e credo che lui abbia ricevuto 30 mln di risarcimento…..inoltre UniCredit, a differenza di Intesa, è una banca europea piu che italiana.
Capisco che le banche non ti piacciano ma lui ha veramente una marcia in più (per mia fortuna ho qualche azione UniCredit…) e a livello organizzativo ha rivoltato UniCredit 3 volte in 2 anni ottenendo ottimi risultati in tutti gli ambiti….
è un settore protetto e "politico", per antonomasia...è come se non ci fosse concorrenza...non è proprio paragonabile all'automobilistico...continuerò a disprezzarlo profondamente
:yes:
 
Si può constatare che l'investor day Stellantis non sia stato tanto apprezzato ;)
so che sai perfettamente che non c'è alcuna relazione:)


ma , entrando comunque nel merito, mi sono visto la conference: che dire, quest'uomo ha le idee chiarissime, i piani e le contromisure. la precisa esecuzione , con già in mente la flessibilità necessaria in caso di imprevisti...sinceramente di quello che eventualmente il mercato prezza nel breve , mi infischierei altamente.i mercati nel breve sbagliano, eccome se "sbagliano" . la cosa fondamentale è non mettersi nelle condizioni di dover dipendere dai mercati nel breve...recuperano invece certamente nel lungo termine, quando possono fare per bene i confronti con i competitor... se sto CEO ipercazzuto , ogni singolo anno riuscirà a dare più dividendi e a fare più utili (chissenefrega del singolo trimestre), vedrai che il mercato se ne accorge (per quanto mi riguarda se ne è già ampiamente accorto tenuto conto che un anno fa il titolo era intorno ai 14-15 euro)
 
ah, da come ha parlato oggi, tavares, non ha alcuna intenzione, ma neanche lontanamente di alienare maserati (piuttosto che darla ad un concorrente , ribadisco, mi da l'idea di preferire di farla marcire, tenendosela)
 
Vendere Maserati significherebbe non avere le capacità di esecuzione, che è esattamente quello che Tavares sta dicendo da tempo.

Anche perché i soldi non mi sembrano il problema, anzi, giusto il contrario.
 
so che sai perfettamente che non c'è alcuna relazione:)


ma , entrando comunque nel merito, mi sono visto la conference: che dire, quest'uomo ha le idee chiarissime, i piani e le contromisure. la precisa esecuzione , con già in mente la flessibilità necessaria in caso di imprevisti...sinceramente di quello che eventualmente il mercato prezza nel breve , mi infischierei altamente.i mercati nel breve sbagliano, eccome se "sbagliano" . la cosa fondamentale è non mettersi nelle condizioni di dover dipendere dai mercati nel breve...recuperano invece certamente nel lungo termine, quando possono fare per bene i confronti con i competitor... se sto CEO ipercazzuto , ogni singolo anno riuscirà a dare più dividendi e a fare più utili (chissenefrega del singolo trimestre), vedrai che il mercato se ne accorge (per quanto mi riguarda se ne è già ampiamente accorto tenuto conto che un anno fa il titolo era intorno ai 14-15 euro)
L'ho scritto già in passato dubito molto che Stellantis possa replicare gli utili del 2023 nel 2024, personalmente firmerei per un utile netto attorno ai 15 miliardi contro gli oltre 18 del 2023. Troppi i fattori contro l'epoca dei rialzi infiniti dei prezzi delle auto è finita anzi è il contrario. In America il primo semestre per Ram e Jeep sarà pessimo, le scorte sono molto elevate e dovranno un pochino agire sul prezzo per ridurle e comunque ci sarà tanto margine in meno, rimango della mia idea e spero di dovermi mangiare il cappello....
Maserati io mi domando perchè Ferrari che è seduta sopra una montagna di soldi dovrebbe prendersi Maserati, in passato ci hanno già provato con risultati non straordinari. Ha 3 modelli in croce di cui due mc20 e gran turismo che vendono pochissimo il terzo Grecale vende ancora fino a quando, di propietà ha solo un ottimo v6 e nessun nuovo modello all'orizzonte per alcuni anni, ribadisco perchè Ferrari dovrebbe prendersela..
Per il riferimento borsistico che hai fatto è vero che a giugno 2023 valeva tra i 15 e i 16 euro, oggi rispetto ai massimi di marzo 2024 a 27,3 ha perso un 30% compreso dividendo ed è più vicina ormai ai valori di giugno 2023 che non a quelli di marzo2024.
 
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Che la massa mangi brioches!!



14 Giugno 2024

Pile scaricheI dazi sulle auto elettriche rallentano la decarbonizzazione​

Stefano Carli

Le tasse sull’importo di vetture e batterie dalla Cina possono dare il colpo decisivo al decollo del mercato, perché i prezzi non scenderanno. Un’analisi di Bcg rivela che gli stessi consumatori statunitensi sono scettici e si fidano più dei modelli ibridi: un segnale per il nuovo governo europeo​

AP/LaPresse

Se gli Stati Uniti e l’Europa prenderanno la decisione di introdurre dazi protettivi dei rispettivi sistemi industriali contro la prossima invasione di auto elettriche made in China, c’è da chiedersi quale sarà allora il futuro stesso dell’auto elettrica. Le prime analisi iniziano a spuntare e dicono che il primo effetto è che gli obiettivi di una decarbonizzazione rapida del settore automotive sono a rischio. Anzi, sono già praticamente da rimettere nel cassetto. Gli Stati Uniti puntano a un sessanta per cento di auto elettriche circolanti nel 2032. L’Unione europea si spinge di solo tre anni in avanti, al 2035, per decretare il bando ai motori termici, il che vuol dire che a quella data, tra meno di undici anni, il cento per cento delle nuove vetture messe in vendita dovranno essere esclusivamente elettriche. Uno studio appena pubblicato negli Stati Uniti da Boston Consulting Group, pur con molto tatto, inizia a spiegare perché questi numeri non saranno raggiungibili.

Si tratta in effetti di una reazione a catena innescata dai dazi. Un mese fa il presidente Joe Biden ha annunciato un piano per quadruplicare i dazi sull’import di auto elettriche da Pechino: la tassazione salirebbe dall’attuale venticinque per cento al cento per cento. Ma non si colpirebbero solo le auto importate. Un altro punto significativo del piano riguarda anche componenti strategiche dei motori delle auto elettriche, le batterie, anch’esse di fatto un quasi monopolio cinese, il cui prezzo all’ingresso nel mercato americano dovrà salire dall’attuale 7,5 per cento al settantacinque per cento. L’anno scorso l’industria Usa ha importato dalla Cina batterie e componenti di batterie per veicoli elettrici per un valore di tredici miliardi di dollari.

L’obiettivo è chiaro: difendere le quote di mercato dell’industria americana dell’auto: le cosiddette Big Three – Ford, Gm e Chrysler, che oggi fa capo a Stellantis – in quattro decenni, dal 1984 ad oggi, hanno visto quasi dimezzarsi la loro quota di mercato, dal settantacinque per cento all’attuale quaranta per cento. In questo scenario che effetto avrebbero i dazi? Bloccherebbero le auto elettriche cinesi o l’intero settore delle auto elettriche? Partiamo dai numeri attuali.


Oggi negli Stati Uniti le auto elettriche circolanti, quelle alimentate dalle sole batterie, sono il sei per cento del totale. Arrivare al sessanta per cento tra soli otto anni non sarebbe di per sé impossibile. Ma…

Boston Consulting Group ha realizzato un sondaggio tra i consumatori statunitensi e ne è emerso che in effetti il settanta per cento si è dichiarato pronto ad acquistare un’auto elettrica. Ma non subito. L’auto elettrica da acquisire non è oggi ma domani, quando i prezzi saranno scesi, i tempi di ricarica tagliati, l’autonomia di percorrenza aumentata. Insomma, i consumatori americani aspettano la prossima generazione di auto elettriche.
Ma quando i dazi saranno entrati in vigore, i prezzi delle auto a basso costo cinesi aumenteranno, rallentando così di parecchio la prima condizione, quella di trovare auto low cost. Ma non caleranno nemmeno, anzi, i prezzi delle auto elettriche made in Usa, perché saranno aumentati anche i costi delle batterie. E anche delle materie prime strategiche per il settore, come le terre rare che servono per produrre i motori elettrici (e non solo quelli delle auto ma anche quelli dell’intero sistema dell’automazione industriale) perché questa potrebbe essere la più logica e attesa contromossa cinese, che dell’export delle terre rare ha un quasi monopolio, e di cui si dovrebbero vedere i risultati entro il 2026.

A questo punto si innescherebbe una reazione a catena tutt’altro che virtuosa. I prezzi non scendono, il mercato non decolla nei tempi previsti dagli analisti finanziari e l’afflusso di liquidità finanziaria verso l’automotive elettrico rallenta. Al tempo stesso, notano gli analisti di Bcg, il ridotto scenario competitivo negli Stati Uniti rallenterebbe anche la naturale evoluzione del settore automotive verso soluzioni di maggiore efficienza e si rallenterebbe lo stesso comparto di ricerca e sviluppo.
Tirando le somme di tutto questo, il sessanta per cento di auto elettriche a batterie al 2032 negli Usa si allontana e gli analisti di Bcg vedono più plausibile un obiettivo del quaranta per cento. Ma non giudicano nemmeno impossibile che il risultato possa alla fine arrivare appena al venti per cento.

E l’Europa? Al momento l’Unione ha in fase istruttoria un’indagine per appurare l’entità e il perimetro operativo degli aiuti di Stato cinesi all’automotive di Pechino. Qui è solo una questione di tempo: bisogna attendere la nuova Commissione Ue uscita dal voto. Ma il risultato dell’istruttoria è nella sostanza scontato e si tratta solo di stabilire modalità ed entità degli interventi.
Come se ne esce? Rinunciare ai dazi non sembra una via percorribile perché sancirebbe nei fatti il vantaggio cinese nel settore e avvierebbe l’automotive americano ed europeo vero un declino scontato. L’unica vera possibilità è di correggere le strategie di decarbonizzazione dell’automotive, oggi troppo sbilanciate verso le auto a batteria.

D’altra parte anche il sondaggio di Bcg negli Stati Uniti non ha nascosto che quel settanta per cento di consumatori pronti a passare ad un’auto a batteria non è poi così compatto: solo il trentotto per cento ha risposto che ritiene che la sua prossima auto sarà un’elettrica a batteria. Il ventisette per cento ha risposto che lo ritiene probabile. Ma entrambi i gruppi di risposte si stavano comunque riferendo ad auto della prossima generazione, ossia modelli che verranno immessi sul mercato tra uno o due anni. E infatti sia nello scenario più realistico, quello di auto a batteria al quaranta per cento nel 2032, che in quello più pessimistico, con la quota di mercato che si dimezza al venti per cento, le intenzioni di acquisto dei consumatori Usa prevedono una quota di mercato attorno al venti per cento di auto ibride; elettriche sì, ma affiancate da un motore termico (e che usano quindi meno batterie).
Quello che emerge infine, dall’analisi di Bcg è che negli Stati Uniti l’auto elettrica a batteria è tuttora un bene che ha conquistato un particolare tipo di consumatori: millennial con cultura di livello minimo college, tecno- entusiasti e alto-spendenti. Insomma, un po’ il corrispettivo del partito della Ztl in Italia. Tutti consumatori che hanno come requisito minimo la possibilità di avere un sistema di ricarica privato, ossia un box dove parcheggiare l’auto di notte. Per arrivare a conquistare il mass market la strada sembra ancora molto lunga. Più lunga di quanto i tempi della decarbonizzazione possano aspettare.

https://www.linkiesta.it/2024/06/usa-auto-elettrica/

 
La Cina nucleare: una nuova potenza - Geopolitica.info


Tra il 2005 e il 2023 infatti sono stati costruiti e resi operativi 45 dei 55 reattori totali che compongono attualmente l’intera flotta della Repubblica popolare cinese. Dal punto di vista prettamente tecnologico, la linea adottata da Pechino è stata quella di rivolgersi a differenti potenze nucleari, inizialmente Francia, Canada e Russia, sviluppando un modello cooperativo che ha permesso un più veloce sviluppo di un industria nucleare locale e allo stesso tempo la costruzione in tempi relativamente brevi di decine di reattori.

Interessanti in questo senso sono i piani di espansione dell’industria atomica, che prevede entro il 2029 di attivare la produzione di ulteriori 26 reattori attualmente in costruzione, di cui solo quattro di questi basati su tecnologie totalmente straniere.
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Dico per fortuna la germania ha chiuso con il giogo nucleare, sti cinesi sono proprio dei mona :rotfl:

E cosi' quando dovrai realizzare qualche fabbrichetta per costruirci delle automobiline magari tavares fara' 2 conti
 
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