Sono due affermazioni del tutto infondate e cervellotiche: né il Salvini si è autosabotato né ha burlato.
Di fatto è l'unico che ha tentato di andare verso un razionale e equilibrato nazionalismo, nonostante una certa mancanza di quadri al Sud.
Il che gli ha causato una violenta opposizione da parte dell'oligarchia.
E' una lettura, per carità.
Propongo la mia.
Lega in ricostruzione, partito ben radicato e più sveglio di molti altri, con classe politica ormai esperta dopo le buffonate del passato. Col capitano arriva l'occasione: comunica duro, buca lo schermo, cammina tra la gente nei mercati, il potenziale è sotto l'occhio di tutti.
Parallelamente il CDX vede lo sfascio post Berlusconiano. Dopo grandi intese renziane e la perdita del leader servono volti nuovi. Fratelli d'Italia non era ancora matura, troppo casinari e troppo poco votabili (Giorgina negli anni ha imparato l'importanza di tacere).
Arriva l'opportunità: i voti del Sud. Capitano con set di magliette e felpe parte per l'Italia e convince i meridionali che alla fine non li schifavano così tanto, ci sono quelli più scuri da disprezzare prima. Arriva il primo successo elettorale. Inoltre la versione che strizza l'occhio ad un certo sovranismo viene buona sia per il nord che per il sud.
Certo, l'accoppiata col partito meridionalista per antonomasia dovrebbe insinuare il dubbio al nord, ma alternative latitavano.
Al governo il capitano lavora al meglio per la Lega. Mesi di campagna elettorale, l'eredità di Minniti e la capacità di personalizzare certe battaglie gli regalano un grande consenso. Arriva lo strappo, cade il Conte I. Primi malumori nell'elettorato, un po' agli elettori appare il giochino politico che vede il prevalere di logiche politiche sull'interesse nel concretizzare qualcosa al governo. Nell'agenda leghista inoltre vengono spinte misure come "quota100" e viene cavalcata la posizione Borghi-
Ma incredibilmente la fortuna bacia il capitano. Si trova all'opposizione quando arriva il Covid, ottima occasione per lasciare ad altri la patata bollente.
Arrivano le prime tensioni: l'esigenza politica di fare opposizione si scontra con la necessità dei governatori di fare cose, anche loro per fini politici. Tutto sommato l'intraprendenza di Zaia nelle prime fasi è molto apprezzata, mascherine e tamponi in abbondanza rispetto al resto d'Italia.
Arriva il gran finale. Fuori dal governo la Lega non si gioca il PNRR, per cui con il governone allargato di Draghi la Lega ci si rituffa. Da lì una serie di surreali contraddizioni.
Da una parte il tentare di mantenere la base sovranista/novax, dall'altra una serie "Non scherziamo" puntualmente smentiti da regolari voti in aula. Ciliegina, l'elezione del PdR. Dopo aver provato a farsi definire il manovratore dell'elezione, finisce magro col piatto vuoto e l'ennesima figura da pollo.
Di colpo Salvini perde parte del supporto imprenditoriale (che vede in Meloni una rappresentanza più stabile e meno affine sbandate pro Russia o eccessi verso l'UE, la quale rimane partner primario), perde il supporto del nord storico (che è stato accantonato per la scalata nazionale) e su scala nazionale si trova a dover pagare l'onta del supporto a Draghi e governo col PD, azioni in contrasto con le dichiarazioni sovraniste e simili.
Ritengo che comunque l'elezione (in seggi) non sia andata così male alla Lega, ma politicamente non vedo gran futuro al capitano.