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Ciao a tutti,
Smanettando un po' sui classici modelli di ottimizzazione di portafoglio (Markowitz; Treynor-Black; Black-Litterman) mi è venuta in mente un'idea circa una possibile strategia d'investimento. Mi piacerebbe avere un vostro feedback, se avete considerazioni/riflessioni/suggerimenti o soprattutto critiche da fare vi leggo molto volentieri.
Premetto che, affinché questa strategia (come qualsiasi altra strategia attiva di investimento in azioni) possa avere successo, è necessario un modello di valutazione e di stima dei rendimenti futuri (i.e. alpha dei titoli) affidabile e che abbia dimostrato un minimo di capacità predittiva sia nello spazio che nel tempo. Personalmente ho elaborato, già da un po' di tempo, un modello molto semplice (una regressione lineare multipla che stima il rendimento sulla base di alcune variabili di bilancio, di mercato e qualitative) che riesce a spiegare una buona percentuale della variabilità degli alpha tra i titoli, capacità che si riduce in mercato più ''razionali''.
Ora, ripartendo proprio dai principi base della teoria del portafoglio, considerando che si può esprimere la varianza di un portafoglio equipesato come
dove il primo addendo rappresenta il rischio specifico medio di ogni titolo, che si può ipotizzare come indipendente (o quasi), rapportato al numero di titoli posseduti. Il secondo addendo rappresenta la covarianza media tra tutti i titoli diversi, cioè la media di tutti i valori presenti nella matrice covarianze ad eccezione della diagonale (dove ci sono le varianze). Banalmente, all'aumentare del numero di titoli il primo addendo tende a zero e il coefficiente del secondo addendo tende all'unità.
Da ciò risulta evidente che, all'aumentare del numero di titoli presenti nel portafoglio, la varianza di portafoglio si riduce e tende alla sola covarianza media.
Da qui la mia idea: creare un portafoglio in cui non solo si tenta di far arrivare vicino a zero il primo addendo (che è facilissimo), ma anche il secondo. Considerando che i titoli di società molto piccole/piccole (capitalizzazione<150mln) tendono a essere molto più volatili rispetto ai titoli large cap ma allo stesso tempo sembrano essere più indipendenti dagli indici (questo lo dico senza però aver fatto studi empirici troppo profondi), sono proprio queste lo strumento per raggiungere tale obiettivo. Inoltre, la covarianza tra titoli small risulta già piuttosto bassa all'interno di un mercato nazionale, mentre ancora più bassa tra titoli small di nazioni e settori diversi.
In particolare, la strategia che ho pensato è quella di selezionare - attraverso il mio modello di stima degli alpha - per ciascuna diversa nazione alla quale posso avere accesso a costi sostenibili, i 5 o 10 titoli con maggior alpha stimato limitatamente ai titoli small, ponendo anche un vincolo sul beta massimo del titolo. Fatta questa prima scrematura per il maggior numero di mercati possibile, seleziono solo due titoli per ciascuna nazione (quindi circa una cinquantina di titoli) in base al massimo alpha stimato evitando il più possibile sovrapposizioni tra settori.
Alla fine il portafoglio equipesato dovrebbe essere composto da singole posizioni con profili estremi di rendimento atteso/rischio. Il rendimento atteso sarà dato dalla media dei rendimenti attesi dei singoli titoli. Il rischio del portafoglio nel complesso potrebbe risultare sorprendentemente basso: se è vero che i fattori specifici sono indipendenti o quasi, detenere una cinquantina di titoli fa sì che il primo addendo della relazione sopra diventi molto piccolo (se ipotizziamo una volatilità annua media dei titoli pari a 40% la volatilità del portafoglio per fattori specifici è intorno al 5%) e il secondo, grazie alla limitata covarianza media tra i titoli scelti, risulta anch'esso contenuto. Di fatto, la volatilità complessiva del portafoglio potrebbe essere molto simile se non leggermente inferiore a quella dei portafogli passivi (di norma tra tra il 15 e il 20%) con un rendimento atteso che però, considerando le caratteristiche dei titoli selezionati, potrebbe essere davvero consistente.
Ovviamente, come per tutte le strategie attive, questa è una strategia che potrebbe avere un senso solo nel momento in cui si dispone di un buon modello di stima degli alpha, altrimenti è da cestinare immediatamente e comprare un ETF azionario globale, visti anche costi di commissione piuttosto consistenti.
Curioso di sapere la vostra opinione su questa possibile strategia, se potrebbe secondo voi avere un senso cominciare a lavorarci in modo un po' più serio, o se ci sono aspetti che ho sopravvalutato/trascurato.
Grazie in anticipo per l'attenzione!
Smanettando un po' sui classici modelli di ottimizzazione di portafoglio (Markowitz; Treynor-Black; Black-Litterman) mi è venuta in mente un'idea circa una possibile strategia d'investimento. Mi piacerebbe avere un vostro feedback, se avete considerazioni/riflessioni/suggerimenti o soprattutto critiche da fare vi leggo molto volentieri.
Premetto che, affinché questa strategia (come qualsiasi altra strategia attiva di investimento in azioni) possa avere successo, è necessario un modello di valutazione e di stima dei rendimenti futuri (i.e. alpha dei titoli) affidabile e che abbia dimostrato un minimo di capacità predittiva sia nello spazio che nel tempo. Personalmente ho elaborato, già da un po' di tempo, un modello molto semplice (una regressione lineare multipla che stima il rendimento sulla base di alcune variabili di bilancio, di mercato e qualitative) che riesce a spiegare una buona percentuale della variabilità degli alpha tra i titoli, capacità che si riduce in mercato più ''razionali''.
Ora, ripartendo proprio dai principi base della teoria del portafoglio, considerando che si può esprimere la varianza di un portafoglio equipesato come
dove il primo addendo rappresenta il rischio specifico medio di ogni titolo, che si può ipotizzare come indipendente (o quasi), rapportato al numero di titoli posseduti. Il secondo addendo rappresenta la covarianza media tra tutti i titoli diversi, cioè la media di tutti i valori presenti nella matrice covarianze ad eccezione della diagonale (dove ci sono le varianze). Banalmente, all'aumentare del numero di titoli il primo addendo tende a zero e il coefficiente del secondo addendo tende all'unità.
Da ciò risulta evidente che, all'aumentare del numero di titoli presenti nel portafoglio, la varianza di portafoglio si riduce e tende alla sola covarianza media.
Da qui la mia idea: creare un portafoglio in cui non solo si tenta di far arrivare vicino a zero il primo addendo (che è facilissimo), ma anche il secondo. Considerando che i titoli di società molto piccole/piccole (capitalizzazione<150mln) tendono a essere molto più volatili rispetto ai titoli large cap ma allo stesso tempo sembrano essere più indipendenti dagli indici (questo lo dico senza però aver fatto studi empirici troppo profondi), sono proprio queste lo strumento per raggiungere tale obiettivo. Inoltre, la covarianza tra titoli small risulta già piuttosto bassa all'interno di un mercato nazionale, mentre ancora più bassa tra titoli small di nazioni e settori diversi.
In particolare, la strategia che ho pensato è quella di selezionare - attraverso il mio modello di stima degli alpha - per ciascuna diversa nazione alla quale posso avere accesso a costi sostenibili, i 5 o 10 titoli con maggior alpha stimato limitatamente ai titoli small, ponendo anche un vincolo sul beta massimo del titolo. Fatta questa prima scrematura per il maggior numero di mercati possibile, seleziono solo due titoli per ciascuna nazione (quindi circa una cinquantina di titoli) in base al massimo alpha stimato evitando il più possibile sovrapposizioni tra settori.
Alla fine il portafoglio equipesato dovrebbe essere composto da singole posizioni con profili estremi di rendimento atteso/rischio. Il rendimento atteso sarà dato dalla media dei rendimenti attesi dei singoli titoli. Il rischio del portafoglio nel complesso potrebbe risultare sorprendentemente basso: se è vero che i fattori specifici sono indipendenti o quasi, detenere una cinquantina di titoli fa sì che il primo addendo della relazione sopra diventi molto piccolo (se ipotizziamo una volatilità annua media dei titoli pari a 40% la volatilità del portafoglio per fattori specifici è intorno al 5%) e il secondo, grazie alla limitata covarianza media tra i titoli scelti, risulta anch'esso contenuto. Di fatto, la volatilità complessiva del portafoglio potrebbe essere molto simile se non leggermente inferiore a quella dei portafogli passivi (di norma tra tra il 15 e il 20%) con un rendimento atteso che però, considerando le caratteristiche dei titoli selezionati, potrebbe essere davvero consistente.
Ovviamente, come per tutte le strategie attive, questa è una strategia che potrebbe avere un senso solo nel momento in cui si dispone di un buon modello di stima degli alpha, altrimenti è da cestinare immediatamente e comprare un ETF azionario globale, visti anche costi di commissione piuttosto consistenti.
Curioso di sapere la vostra opinione su questa possibile strategia, se potrebbe secondo voi avere un senso cominciare a lavorarci in modo un po' più serio, o se ci sono aspetti che ho sopravvalutato/trascurato.
Grazie in anticipo per l'attenzione!
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